“Renzi, con la sua ossessione di tornare a Palazzo Chigi, rischia di essere un ostacolo per la ricomposizione del centrosinistra”. Quando mancano meno di due settimane alle primarie per decidere il segretario del Partito democratico, il candidato e ministro della Giustizia Andrea Orlando ha deciso di attaccare direttamente l’avversario ed ex premier. “Dobbiamo batterci perché il Pd non diventi il partito di una persona soltanto”, ha detto intervenendo a Palermo nel corso di un’iniziativa pubblica. Intervistato da Rainews sul rischio flop della consultazione, ha replicato: “La campagna per le primarie “è stata troppo sotto traccia e questo è un errore. Se andranno a votare meno elettori dell’altra volta per il Pd è un segno negativo. Per attirare l’ attenzione potremmo fare più confronti tv ma per ora non è possibile per indisponibilità di Renzi”.
Orlando ha quindi parlato del suo progetto politico: “Dovevamo essere il partito del nuovo millennio”, ha detto, “siamo diventati il partito che replica pratiche della democrazia prefascista, siamo diventati il partito dei notabili”. E ancora: “Le condizioni economiche del paese sono difficilissime e una forza politica che vuole sfidare forze populiste deve dire la verità. E la verità è che per uscire da una situazione così grave c’è bisogno di tanti sforzi. Dobbiamo dare un messaggio alla società, ricostruire il rapporto con la società con parole nuove; essere il partito che sa ricomporre questa Italia lacerata“.
Sempre parlando a Rainews, Orlando ha anche detto di essere contrario alle larghe intese. In particolare, ha scartato senza condizioni la proposta del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che, intervistato dal Foglio, aveva parlato dell’ipotesi di stringere un patto con le forze di centrodestra prima del voto. “Io credo”, ha detto, “che le larghe intese siano da evitare, si può fare un accordo con le forze moderate del centrodestra sulle regole fondamentale, ma sul governo abbiamo già dato, non si può replicare se non a spese della tenuta democratica del Paese con il rischio che aumenti il disincanto. Calenda si renda conto poi che il centrodestra è largamente anti-europeista”.