Sicuramente Berlusconi è stato odiato in modo smisurato. Ma questo odio ha scelto di non travalicare alcuni limiti.
Ad esempio, non è mai stata condotta una campagna incisiva sul fatto che le aziende del presidente del Consiglio possedessero due reti televisive pornografiche a pagamento e un casinò online. Credo che sarebbe stato uno shock per i suoi cattolici elettori.
Parto da questa osservazione perché il tema del post è l’efficacia limitata dell’azione dei progressisti. Prova ne è che Berlusconi è durato 20 anni e se ne è andato solo dopo aver dato il colpo di grazia all’economia. E nonostante questo, è raro che si rinfacci alle destre il disastro che hanno realizzato. Se i progressisti avessero più senso pratico in ogni dibattito televisivo, qualunque cosa dicano gli esponenti delle destre dovremmo sentir rispondere: con che faccia mi parli, dopo che avete condotto l’Italia al tracollo economico? Invece, sento addirittura dei progressisti che si sgolano a dare la colpa della crisi alla Merkel e agli speculatori internazionali.
Non si vede che la nostra crisi è anomala, le nostre banche non sono collassate a causa della bolla dei derivati, da noi i soldi se li sono rubati prestandoli agli amici potenti, mentre i furbetti pagavano un affitto di un euro all’anno per case faraoniche di proprietà dello Stato, hanno pagato le siringhe degli ospedali dieci volte il loro prezzo e comprato reggiseni e vibratori col fondo spese comunale. Abbiamo difficoltà a concentrare tutte le nostre forze sul punto debole del sistema dell’impunità.
Gandhi e Martin Luther King ci hanno insegnato che per condurre campagne sociali vittoriose bisogna concentrare tutte le forze del movimento progressista su un unico obiettivo prioritario. In india era il monopolio inglese del sale, negli Usa la segregazione razziale sugli autobus di Montgomery. Quale obiettivo oggi potrebbe unificare la maggioranza degli italiani?
Quale obiettivo, se raggiunto, cambierebbe radicalmente la nostra situazione? Certamente, l’eccesso demenziale di burocrazia, con il corollario del non funzionamento dei processi, sarebbe un bersaglio condiviso dal 95% della popolazione.
La burocrazia delirante è una tassa spaventosa per le aziende, un peso insopportabile per i cittadini. Liberare il sistema Italia dal giogo della burocrazia vorrebbe dire recuperare competitività per le nostre aziende, quindi creare ricchezza e occupazione. Molti hanno affermato che nella competizione internazionale noi siamo costretti a correre in ginocchio.
Inoltre, la lentezza della burocrazia è la fonte inesauribile della discrezionalità che dà immensi poteri ai politici e ai funzionari pubblici, concimando la corruzione: “Per l’approvazione della tua pratica occorrono al minimo due anni, ma se sei carino con me ci possiamo riuscire in due mesi”.
Liberare gli Italiani dalla paranoia burocratica sarebbe grandioso!
Quest’obiettivo ha poi il vantaggio di essere presente (a parole) nel programma di tutti i partiti. E pure l’Unione europea, nella famosa lettera-ultimatum a Berlusconi, ci invitava a porre mano alla riforma della burocrazia e della giustizia. Quindi, teoricamente, siamo tutti d’accordo. Ma i progressisti, chissà per quale stortura mentale, non si impegnano veramente. Sono più attratti da altri temi perché li ritengono di maggior presa sugli elettori. La burocrazia, la lentezza della giustizia e la corruzione che ne consegue, ci costano secondo le statistiche ufficiali, almeno 140 miliardi di euro (60 per la lentezza e i tempi dedicati ad istruire le pratiche, 80 per le mazzette). Ma fa più presa parlare di finanziamento pubblico ai partiti e vitalizi che nel complesso costano meno di un decimo e hanno un impatto infinitamente minore sulla competitività delle imprese e i costi che alla fine pesano sui consumatori.
Lo Stato oggi non può tagliare più di tanto le tasse, visto che abbiamo un debito spaventoso, ma tagliare la burocrazia vorrebbe dire anche diminuire i costi di gestione dello Stato! Per ora, pare che nessuno voglia prendere in mano questa bandiera.
Visto che la situazione è questa, noi, che siamo un gruppo di amici, attivisti senza partito, abbiamo scelto di condurre una serie di battaglie prendendo di mira singoli aspetti cretini della burocrazia che colpiscono brutalmente le libertà energetiche. Se non puoi vincere una guerra grande cerca di vincere una guerra piccola.
Abbiamo già ottenuto grandi risultati in queste micro battaglie: fino a due anni fa i comuni erano costretti, da regolamenti alcolizzati, a conferire alle discariche sfalci e potature di bordi stradali e parchi. Oggi possono venderli come biomassa: 200 milioni di euro potenzialmente risparmiati (non tutti i sindaci si sono accorti della nuova legge).
Altra vittoria il fatto che oggi non è più vietato utilizzare il biogas autoprodotto per alimentare mezzi di trasporto. Il che permetterà agli agricoltori di affiancare la produzione energetica a quella agricola. E sarà anche conveniente convertire le tecniche agricole al biologico e a un sistema più razionale di concimazione e lavorazione dei terreni, come sta già accadendo in molte aziende (vedi Cooperativa La Piana, Ecofuturo 2016)
Ora abbiamo deciso di attaccare un altro divieto che limita la libertà energetica: vogliamo che sia possibile creare aree di scambio sul posto tra piccoli produttori di energia elettrica e consumatori. Si tratta di isolare queste aree dal resto della rete elettrica quando la produzione interna copre tutto il fabbisogno. Il che è importante, sia perché la vendita sul posto è più conveniente economicamente per produttori e consumatori, sia perché si limita la dispersione elettrica che avviene costantemente nel sistema elettrico nazionale. Una rete piccola disperde meno corrente di una rete grande, lungo la quale viaggia per centinaia di chilometri. Una piccola modifica al regolamento, non serve neppure una legge.
Abbiamo già raccolto 15mila firme, nel disinteresse dei media.
E il 20 aprile porteremo questa proposta in una conferenza stampa al Parlamento. E se firmi anche tu saremo più convincenti.
Per firmare petizione: https://www.change.org/p/al-presidente-del-consiglio-paolo-gentiloni-scambiare-o-vendere-energie-rinnovabili-sia-libero-per-tutti
Per saperne di più clicca qui e qui.
Jacopo Fo
Autore, attore e scrittore
Ambiente & Veleni - 19 Aprile 2017
Crisi e burocrazia, scambiare o vendere energie rinnovabili sia libero per tutti
Sicuramente Berlusconi è stato odiato in modo smisurato. Ma questo odio ha scelto di non travalicare alcuni limiti.
Ad esempio, non è mai stata condotta una campagna incisiva sul fatto che le aziende del presidente del Consiglio possedessero due reti televisive pornografiche a pagamento e un casinò online. Credo che sarebbe stato uno shock per i suoi cattolici elettori.
Parto da questa osservazione perché il tema del post è l’efficacia limitata dell’azione dei progressisti. Prova ne è che Berlusconi è durato 20 anni e se ne è andato solo dopo aver dato il colpo di grazia all’economia. E nonostante questo, è raro che si rinfacci alle destre il disastro che hanno realizzato. Se i progressisti avessero più senso pratico in ogni dibattito televisivo, qualunque cosa dicano gli esponenti delle destre dovremmo sentir rispondere: con che faccia mi parli, dopo che avete condotto l’Italia al tracollo economico? Invece, sento addirittura dei progressisti che si sgolano a dare la colpa della crisi alla Merkel e agli speculatori internazionali.
Non si vede che la nostra crisi è anomala, le nostre banche non sono collassate a causa della bolla dei derivati, da noi i soldi se li sono rubati prestandoli agli amici potenti, mentre i furbetti pagavano un affitto di un euro all’anno per case faraoniche di proprietà dello Stato, hanno pagato le siringhe degli ospedali dieci volte il loro prezzo e comprato reggiseni e vibratori col fondo spese comunale. Abbiamo difficoltà a concentrare tutte le nostre forze sul punto debole del sistema dell’impunità.
Gandhi e Martin Luther King ci hanno insegnato che per condurre campagne sociali vittoriose bisogna concentrare tutte le forze del movimento progressista su un unico obiettivo prioritario. In india era il monopolio inglese del sale, negli Usa la segregazione razziale sugli autobus di Montgomery. Quale obiettivo oggi potrebbe unificare la maggioranza degli italiani?
Quale obiettivo, se raggiunto, cambierebbe radicalmente la nostra situazione? Certamente, l’eccesso demenziale di burocrazia, con il corollario del non funzionamento dei processi, sarebbe un bersaglio condiviso dal 95% della popolazione.
La burocrazia delirante è una tassa spaventosa per le aziende, un peso insopportabile per i cittadini. Liberare il sistema Italia dal giogo della burocrazia vorrebbe dire recuperare competitività per le nostre aziende, quindi creare ricchezza e occupazione. Molti hanno affermato che nella competizione internazionale noi siamo costretti a correre in ginocchio.
Inoltre, la lentezza della burocrazia è la fonte inesauribile della discrezionalità che dà immensi poteri ai politici e ai funzionari pubblici, concimando la corruzione: “Per l’approvazione della tua pratica occorrono al minimo due anni, ma se sei carino con me ci possiamo riuscire in due mesi”.
Liberare gli Italiani dalla paranoia burocratica sarebbe grandioso!
Quest’obiettivo ha poi il vantaggio di essere presente (a parole) nel programma di tutti i partiti. E pure l’Unione europea, nella famosa lettera-ultimatum a Berlusconi, ci invitava a porre mano alla riforma della burocrazia e della giustizia. Quindi, teoricamente, siamo tutti d’accordo. Ma i progressisti, chissà per quale stortura mentale, non si impegnano veramente. Sono più attratti da altri temi perché li ritengono di maggior presa sugli elettori. La burocrazia, la lentezza della giustizia e la corruzione che ne consegue, ci costano secondo le statistiche ufficiali, almeno 140 miliardi di euro (60 per la lentezza e i tempi dedicati ad istruire le pratiche, 80 per le mazzette). Ma fa più presa parlare di finanziamento pubblico ai partiti e vitalizi che nel complesso costano meno di un decimo e hanno un impatto infinitamente minore sulla competitività delle imprese e i costi che alla fine pesano sui consumatori.
Lo Stato oggi non può tagliare più di tanto le tasse, visto che abbiamo un debito spaventoso, ma tagliare la burocrazia vorrebbe dire anche diminuire i costi di gestione dello Stato! Per ora, pare che nessuno voglia prendere in mano questa bandiera.
Visto che la situazione è questa, noi, che siamo un gruppo di amici, attivisti senza partito, abbiamo scelto di condurre una serie di battaglie prendendo di mira singoli aspetti cretini della burocrazia che colpiscono brutalmente le libertà energetiche. Se non puoi vincere una guerra grande cerca di vincere una guerra piccola.
Abbiamo già ottenuto grandi risultati in queste micro battaglie: fino a due anni fa i comuni erano costretti, da regolamenti alcolizzati, a conferire alle discariche sfalci e potature di bordi stradali e parchi. Oggi possono venderli come biomassa: 200 milioni di euro potenzialmente risparmiati (non tutti i sindaci si sono accorti della nuova legge).
Altra vittoria il fatto che oggi non è più vietato utilizzare il biogas autoprodotto per alimentare mezzi di trasporto. Il che permetterà agli agricoltori di affiancare la produzione energetica a quella agricola. E sarà anche conveniente convertire le tecniche agricole al biologico e a un sistema più razionale di concimazione e lavorazione dei terreni, come sta già accadendo in molte aziende (vedi Cooperativa La Piana, Ecofuturo 2016)
Ora abbiamo deciso di attaccare un altro divieto che limita la libertà energetica: vogliamo che sia possibile creare aree di scambio sul posto tra piccoli produttori di energia elettrica e consumatori. Si tratta di isolare queste aree dal resto della rete elettrica quando la produzione interna copre tutto il fabbisogno. Il che è importante, sia perché la vendita sul posto è più conveniente economicamente per produttori e consumatori, sia perché si limita la dispersione elettrica che avviene costantemente nel sistema elettrico nazionale. Una rete piccola disperde meno corrente di una rete grande, lungo la quale viaggia per centinaia di chilometri. Una piccola modifica al regolamento, non serve neppure una legge.
Abbiamo già raccolto 15mila firme, nel disinteresse dei media.
E il 20 aprile porteremo questa proposta in una conferenza stampa al Parlamento. E se firmi anche tu saremo più convincenti.
Per firmare petizione: https://www.change.org/p/al-presidente-del-consiglio-paolo-gentiloni-scambiare-o-vendere-energie-rinnovabili-sia-libero-per-tutti
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B.COME BASTA!
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.