Lo hanno silenziato con un rapido tratto di penna. Anzi di gomma. È bastato cancellare un comma dal nuovo codice degli appalti per ridimensionare i poteri dell’Autorità nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone. Come racconta l’Huffington Post, infatti, il consiglio dei ministri ha approvato le disposizione integrative e correttive al nuovo codice degli appalti. Solo che dentro c’era anche una norma piccola piccola con un effetto enorme: cancellare i poteri che consentivano a Cantone di intervenire nei casi di irregolarità senza aspettare il giudice ordinario. E adesso che tutto il Paese se ne è accorto il governo prova ad andare ai ripari. “Non c’è nessuna volontà politica di ridimensionare i poteri dell’Anac. Il presidente Paolo Gentiloni in missione a Washington, è stato in contatto con Cantone. Sul punto sarà posto rimedio già in sede di conversione del Dec e in maniera inequivocabile”, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi alle agenzie di stampa. Come dire: i poteri di Cantone sono stati aboliti per sbaglio. Sarà per questo che il presidente di Anac “prende atto positivamente” dell’impegno politico assunto dal premier. E pazienza se qualcuno deve averlo materialmente scritto quel comma che elimina le prerogative riconosciute all’Anticorruzione un anno fa.
Dopo gli scandali di Mafia Capitale e di Expo, viene approvata in pompa magna la legge delega con il nuovo codice degli appalti. Al comma 2 dell’articolo 211 ecco i nuovi poteri di Cantone: “Qualora l’Anac, nell’esercizio delle nuove funzioni, ritenga sussistente un vizio di legittimità in uno degli atti della procedura di are invita mediante atto di raccomandazione la stazione appaltante ad agire in autotutela e rimuovere altresì gli eventuali effetti degli atti illegittimi, entro un termine non superiore a 60 giorni. Il mancato adeguamento della stazione appaltante alla raccomandazione vincolante dell’Autorità entro il termine fissato è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria”.
È la norma fondamentale che consente a Cantone d’intervenire immediatamente senza attendere la magistratura, che per le indagini su eventuali irregolarità – casi di corruzione ma non solo – ha bisogno ovviamente di tempi più dilatati. In Parlamento, il consiglio di Stato suggerisce alcuni pareri e riformulazioni, strettamente non vincolanti, che in ogni caso non modificano in alcun modo il ruolo dell’Anac. Dodici mesi dopo il suo varo, dunque, il provvedimento torna sul tavolo del consiglio dei ministri per una sorta di “tagliando” dopo un anno dall’entrata in vigore. In teoria bisognava migliorarlo dopo averlo “provato” per dodici mesi.
E in effetti nel comunicato stampa del cdm di giovedì 13 aprile 2017 non si fa alcun riferimento alla modifica dei poteri dell’Anac. “Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, ha approvato, in esame definitivo, un decreto legislativo correttivo del Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. L’intervento apporta modifiche e integrazioni al Codice, volte a perfezionarne l’impianto normativo confermandone i pilastri fondamentali, in modo da perseguire efficacemente l’obiettivo dello sviluppo del settore”, si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi.
E invece, mentre i ministri erano probabilmente distratti, qualcuno ha sfoderato la penna e la gomma eliminando la principale prerogativa dell’Anticorruzione. “All’articolo 211 del decreto legislativo del 18 aprile 2016, n. 50, sono apportate le seguenti modificazioni: al comma 1, primo periodo, dopo le parole ‘esprime parere’ sono inserite le seguenti: ‘previo contraddittorio’. Il comma 2 è abrogato”. Bastano cinque parole – il comma 2 è abrogato – e Cantone non potrà più intervenire prima dei giudici. Una modifica gigantesca dagli effetti pratici ma anche politici che di fatto è orfana: mistero, infatti, su chi abbia voluto abrogare quel comma.
Il primo esponente dell’esecutivo a intervenire sulla questione, è il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. “Verificheremo se in effetti la norma produce quelle conseguenze e sulla base di questo credo si debba fare una riflessione”, ha detto il guardasigilli, mentre altri esponenti del Pd attaccano frontalmente la scelta del governo.
“Questa soppressione è un atto grave e i responsabili devono assumersene la responsabilità. Siamo di fronte a una violazione del rapporto tra Parlamento e governo, con l’abrogazione di uno strumento innovativo, l’articolo 2 appunto, voluto dal Parlamento. Uno strumento fortemente innovativo, col conferimento all’Anac di poteri sostanziali. Chiediamo al presidente Gentiloni e al ministro Delrio che venga posto rimedio a questo blitz che qualcuno ha compiuto”, dicono sempre all’Huffington Post, Stefano Esposito e Raffaella Mariani, relatori del codice in commissione Lavori Pubblici del Senato.
“Con un colpo di spugna l’Anac ha perso i suoi poteri. La legge è passata per il Consiglio dei Ministri che o non ha capito nulla e quindi firma segna leggere le carte oppure è complice, e infine la legge è stata firmata dal Presidente della Repubblica”, scrive invece su facebook la deputata del M5s Roberta Lombardi. “Chi ha materialmente scritto quella riga di legge è sconosciuto al momento – continua la pentastellata – ma rimane la domanda: chi vuole depotenziare l’Anac? Che poi significa: chi vuole proteggere la corruzione in Italia a discapito dei cittadini onesti? Nel frattempo crollano ponti e cavalcavia. E tra le macerie quelle più evidenti sono quelle della dignità della politica”.
Politica
Anac, il governo ridimensiona i poteri di Cantone. Poi la marcia indietro: “Non c’era volontà, rimedieremo”
Cancellato con un tratto di penna il comma 2 dell’articolo 211 del codice appalti che dava all’autorità la facoltà di intervenire direttamente prima della magistratura in casi di gravi irregolarità nei contratti. . Poi interviene Palazzo Chigi: "Sul punto sarà posto rimedio già in sede di conversione del Dec e in maniera inequivocabile"
Lo hanno silenziato con un rapido tratto di penna. Anzi di gomma. È bastato cancellare un comma dal nuovo codice degli appalti per ridimensionare i poteri dell’Autorità nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone. Come racconta l’Huffington Post, infatti, il consiglio dei ministri ha approvato le disposizione integrative e correttive al nuovo codice degli appalti. Solo che dentro c’era anche una norma piccola piccola con un effetto enorme: cancellare i poteri che consentivano a Cantone di intervenire nei casi di irregolarità senza aspettare il giudice ordinario. E adesso che tutto il Paese se ne è accorto il governo prova ad andare ai ripari. “Non c’è nessuna volontà politica di ridimensionare i poteri dell’Anac. Il presidente Paolo Gentiloni in missione a Washington, è stato in contatto con Cantone. Sul punto sarà posto rimedio già in sede di conversione del Dec e in maniera inequivocabile”, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi alle agenzie di stampa. Come dire: i poteri di Cantone sono stati aboliti per sbaglio. Sarà per questo che il presidente di Anac “prende atto positivamente” dell’impegno politico assunto dal premier. E pazienza se qualcuno deve averlo materialmente scritto quel comma che elimina le prerogative riconosciute all’Anticorruzione un anno fa.
Dopo gli scandali di Mafia Capitale e di Expo, viene approvata in pompa magna la legge delega con il nuovo codice degli appalti. Al comma 2 dell’articolo 211 ecco i nuovi poteri di Cantone: “Qualora l’Anac, nell’esercizio delle nuove funzioni, ritenga sussistente un vizio di legittimità in uno degli atti della procedura di are invita mediante atto di raccomandazione la stazione appaltante ad agire in autotutela e rimuovere altresì gli eventuali effetti degli atti illegittimi, entro un termine non superiore a 60 giorni. Il mancato adeguamento della stazione appaltante alla raccomandazione vincolante dell’Autorità entro il termine fissato è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria”.
È la norma fondamentale che consente a Cantone d’intervenire immediatamente senza attendere la magistratura, che per le indagini su eventuali irregolarità – casi di corruzione ma non solo – ha bisogno ovviamente di tempi più dilatati. In Parlamento, il consiglio di Stato suggerisce alcuni pareri e riformulazioni, strettamente non vincolanti, che in ogni caso non modificano in alcun modo il ruolo dell’Anac. Dodici mesi dopo il suo varo, dunque, il provvedimento torna sul tavolo del consiglio dei ministri per una sorta di “tagliando” dopo un anno dall’entrata in vigore. In teoria bisognava migliorarlo dopo averlo “provato” per dodici mesi.
E in effetti nel comunicato stampa del cdm di giovedì 13 aprile 2017 non si fa alcun riferimento alla modifica dei poteri dell’Anac. “Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, ha approvato, in esame definitivo, un decreto legislativo correttivo del Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. L’intervento apporta modifiche e integrazioni al Codice, volte a perfezionarne l’impianto normativo confermandone i pilastri fondamentali, in modo da perseguire efficacemente l’obiettivo dello sviluppo del settore”, si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi.
E invece, mentre i ministri erano probabilmente distratti, qualcuno ha sfoderato la penna e la gomma eliminando la principale prerogativa dell’Anticorruzione. “All’articolo 211 del decreto legislativo del 18 aprile 2016, n. 50, sono apportate le seguenti modificazioni: al comma 1, primo periodo, dopo le parole ‘esprime parere’ sono inserite le seguenti: ‘previo contraddittorio’. Il comma 2 è abrogato”. Bastano cinque parole – il comma 2 è abrogato – e Cantone non potrà più intervenire prima dei giudici. Una modifica gigantesca dagli effetti pratici ma anche politici che di fatto è orfana: mistero, infatti, su chi abbia voluto abrogare quel comma.
Il primo esponente dell’esecutivo a intervenire sulla questione, è il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. “Verificheremo se in effetti la norma produce quelle conseguenze e sulla base di questo credo si debba fare una riflessione”, ha detto il guardasigilli, mentre altri esponenti del Pd attaccano frontalmente la scelta del governo.
“Questa soppressione è un atto grave e i responsabili devono assumersene la responsabilità. Siamo di fronte a una violazione del rapporto tra Parlamento e governo, con l’abrogazione di uno strumento innovativo, l’articolo 2 appunto, voluto dal Parlamento. Uno strumento fortemente innovativo, col conferimento all’Anac di poteri sostanziali. Chiediamo al presidente Gentiloni e al ministro Delrio che venga posto rimedio a questo blitz che qualcuno ha compiuto”, dicono sempre all’Huffington Post, Stefano Esposito e Raffaella Mariani, relatori del codice in commissione Lavori Pubblici del Senato.
“Con un colpo di spugna l’Anac ha perso i suoi poteri. La legge è passata per il Consiglio dei Ministri che o non ha capito nulla e quindi firma segna leggere le carte oppure è complice, e infine la legge è stata firmata dal Presidente della Repubblica”, scrive invece su facebook la deputata del M5s Roberta Lombardi. “Chi ha materialmente scritto quella riga di legge è sconosciuto al momento – continua la pentastellata – ma rimane la domanda: chi vuole depotenziare l’Anac? Che poi significa: chi vuole proteggere la corruzione in Italia a discapito dei cittadini onesti? Nel frattempo crollano ponti e cavalcavia. E tra le macerie quelle più evidenti sono quelle della dignità della politica”.
Articolo Precedente
Vitalizi, 60 ex consiglieri del Veneto fanno ricorso contro Consiglio di Stato che ha confermato i mini tagli
Articolo Successivo
25 aprile, Grasso: “Non dimenticare gli ideali partigiani, nessuno strumentalizzi la Liberazione”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Zonaeuro
L’assalto all’Ue dei lobbisti delle armi: 18 incontri con i commissari nei primi tre mesi del von der Leyen II. E il budget dei gruppi di pressione fa +40% in un anno
Mondo
Anche l’Italia al vertice di Parigi con i capi di Stato maggiore: “Il tema è l’invio di truppe in Ucraina”
Mondo
Ucraina, Mattarella: “Pace basata su prepotenza non durerebbe a lungo”. Truppe italiane? “Presto per dirlo”
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.