Lo hanno silenziato con un rapido tratto di penna. Anzi di gomma. È bastato cancellare un comma dal nuovo codice degli appalti per ridimensionare i poteri dell’Autorità nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone. Come racconta l’Huffington Post, infatti, il consiglio dei ministri ha approvato le disposizione integrative e correttive al nuovo codice degli appalti. Solo che dentro c’era anche una norma piccola piccola con un effetto enorme: cancellare i poteri che consentivano a Cantone di intervenire nei casi di irregolarità senza aspettare il giudice ordinario. E adesso che tutto il Paese se ne è accorto il governo prova ad andare ai ripari. “Non c’è nessuna volontà politica di ridimensionare i poteri dell’Anac. Il presidente Paolo Gentiloni in missione a Washington, è stato in contatto con Cantone. Sul punto sarà posto rimedio già in sede di conversione del Dec e in maniera inequivocabile”, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi alle agenzie di stampa. Come dire: i poteri di Cantone sono stati aboliti per sbaglio. Sarà per questo che il presidente di Anac “prende atto positivamente” dell’impegno politico assunto dal premier. E pazienza se qualcuno deve averlo materialmente scritto quel comma che elimina le prerogative riconosciute all’Anticorruzione un anno fa.
Dopo gli scandali di Mafia Capitale e di Expo, viene approvata in pompa magna la legge delega con il nuovo codice degli appalti. Al comma 2 dell’articolo 211 ecco i nuovi poteri di Cantone: “Qualora l’Anac, nell’esercizio delle nuove funzioni, ritenga sussistente un vizio di legittimità in uno degli atti della procedura di are invita mediante atto di raccomandazione la stazione appaltante ad agire in autotutela e rimuovere altresì gli eventuali effetti degli atti illegittimi, entro un termine non superiore a 60 giorni. Il mancato adeguamento della stazione appaltante alla raccomandazione vincolante dell’Autorità entro il termine fissato è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria”.
È la norma fondamentale che consente a Cantone d’intervenire immediatamente senza attendere la magistratura, che per le indagini su eventuali irregolarità – casi di corruzione ma non solo – ha bisogno ovviamente di tempi più dilatati. In Parlamento, il consiglio di Stato suggerisce alcuni pareri e riformulazioni, strettamente non vincolanti, che in ogni caso non modificano in alcun modo il ruolo dell’Anac. Dodici mesi dopo il suo varo, dunque, il provvedimento torna sul tavolo del consiglio dei ministri per una sorta di “tagliando” dopo un anno dall’entrata in vigore. In teoria bisognava migliorarlo dopo averlo “provato” per dodici mesi.
E in effetti nel comunicato stampa del cdm di giovedì 13 aprile 2017 non si fa alcun riferimento alla modifica dei poteri dell’Anac. “Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, ha approvato, in esame definitivo, un decreto legislativo correttivo del Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. L’intervento apporta modifiche e integrazioni al Codice, volte a perfezionarne l’impianto normativo confermandone i pilastri fondamentali, in modo da perseguire efficacemente l’obiettivo dello sviluppo del settore”, si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi.
E invece, mentre i ministri erano probabilmente distratti, qualcuno ha sfoderato la penna e la gomma eliminando la principale prerogativa dell’Anticorruzione. “All’articolo 211 del decreto legislativo del 18 aprile 2016, n. 50, sono apportate le seguenti modificazioni: al comma 1, primo periodo, dopo le parole ‘esprime parere’ sono inserite le seguenti: ‘previo contraddittorio’. Il comma 2 è abrogato”. Bastano cinque parole – il comma 2 è abrogato – e Cantone non potrà più intervenire prima dei giudici. Una modifica gigantesca dagli effetti pratici ma anche politici che di fatto è orfana: mistero, infatti, su chi abbia voluto abrogare quel comma.
Il primo esponente dell’esecutivo a intervenire sulla questione, è il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. “Verificheremo se in effetti la norma produce quelle conseguenze e sulla base di questo credo si debba fare una riflessione”, ha detto il guardasigilli, mentre altri esponenti del Pd attaccano frontalmente la scelta del governo.
“Questa soppressione è un atto grave e i responsabili devono assumersene la responsabilità. Siamo di fronte a una violazione del rapporto tra Parlamento e governo, con l’abrogazione di uno strumento innovativo, l’articolo 2 appunto, voluto dal Parlamento. Uno strumento fortemente innovativo, col conferimento all’Anac di poteri sostanziali. Chiediamo al presidente Gentiloni e al ministro Delrio che venga posto rimedio a questo blitz che qualcuno ha compiuto”, dicono sempre all’Huffington Post, Stefano Esposito e Raffaella Mariani, relatori del codice in commissione Lavori Pubblici del Senato.
“Con un colpo di spugna l’Anac ha perso i suoi poteri. La legge è passata per il Consiglio dei Ministri che o non ha capito nulla e quindi firma segna leggere le carte oppure è complice, e infine la legge è stata firmata dal Presidente della Repubblica”, scrive invece su facebook la deputata del M5s Roberta Lombardi. “Chi ha materialmente scritto quella riga di legge è sconosciuto al momento – continua la pentastellata – ma rimane la domanda: chi vuole depotenziare l’Anac? Che poi significa: chi vuole proteggere la corruzione in Italia a discapito dei cittadini onesti? Nel frattempo crollano ponti e cavalcavia. E tra le macerie quelle più evidenti sono quelle della dignità della politica”.