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Venezuela, morti altri due manifestanti e un sergente durante le proteste contro il governo di Maduro

Le vittime in queste settimane di manifestazioni sono state già nove. I due morti a Caracas e San Cristobal sono stati uccisi dai colectivos, gruppi armati progovernativi. Mercoledì, festa nazionale, centinaia di migliaia di persone (per l'opposizione sei milioni) sono scese in piazza per chiedere nuove elezioni e il rilascio di leader dell’opposizione in carcere
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Tre persone hanno perso la vita durante un’altra giornata di proteste antigovernative in Venezuela. Carlos José Moreno, 17 anni, è stato raggiunto da uno sparo alla testa mentre si trovava a un corteo dell’opposizione nel centro di Caracas. Paola Ramírez, 23 anni, è morta a San Cristobal per colpi d’arma da fuoco sparati dai colectivos, gruppi armati progovernativi che terrorizzano i manifestanti. In serata il sergente della guardia nazionale Neomar San Clemente Barrios è stato colpito e ucciso “da un cecchino”, riferisce il Difensore del popolo Tarek William Saab, mentre si trovava a Los Salias, a sud della capitale. In tre settimane di scontri, sono state uccise almeno nove persone e quasi un migliaio, secondo l’ong Foro Penal, sono state arrestate, in un Paese che vive una gravissima crisi economica e politica e dove l’opposizione, maggioritaria in Parlamento dalla fine del 2015, chiede le dimissioni del presidente socialista Nicolás Maduro.

Mercoledì, festa nazionale in Venezuela, centinaia di migliaia di persone – l’opposizione parla addirittura di sei milioni di manifestanti, 2,5 solo a Caracas – sono scese in piazza in tutto il Paese per chiedere nuove elezioni e il rilascio di leader dell’opposizione in carcere. Allo stesso tempo, sostenitori del governo hanno organizzato una contromanifestazione a Caracas. La polizia è intervenuta con i gas lacrimogeni per disperdere la folla e si sono registrati violenti scontri che hanno portato all’arresto di circa 400 persone.

Venezuela: nuova sfida di piazza fra Maduro e l'opposizione
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Maduro ha denunciato che l’opposizione “ha cercato ancora una volta di prendere il potere oggi, ma noi li abbiamo di nuovo sconfitti” e ha richiesto l’arresto del presidente del Parlamento, Julio Borges, accusandolo di essere il responsabile della violenza durante le proteste di piazza. Il presidente venezuelano ha ribadito che è “deciso a difendere la patria, senza retrocedere di un millimetro” e ha definito Borges un “ipocrita, fariseo, golpista, codardo e pagliaccio“.  Nel comizio in occasione della festa nazionale del 19 aprile, Maduro non ha fatto cenno ai manifestanti morti a Caracas e San Cristobal, affermando invece che le forze di sicurezza hanno arrestato “terroristi incappucciati” che “volevano seminare morte e distruzione”.

L’opposizione venezuelana ha annunciato per giovedì una nuova giornata di mobilitazione e proteste: “Se milioni di persone sono scese in strada oggi, ancora di più sono quelli che devono andare domani”, ha dichiarato ieri il leader di opposizione Henrique Capriles, annunciando le nuove manifestazioni contro il governo del presidente Nicolás Maduro. Intanto Rex Tillerson, segretario di stato americano, ha spiegato che il presidente Trump è preoccupato per “la violazione della Costituzione” perpetrata da Maduro, col governo di Caracas che “non permette all’opposizione di parlare liberamente e di organizzarsi in modo da esprimere il pensiero del popolo venezuelano”.

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