“Si applica una logica di disuguaglianza, non si tiene conto del principio di proporzionalità e non c’è informazione sul contenuto dei progetti per i quali in Italia oltre 46mila enti chiedono e ottengono il 5 per mille”. I dati, consultabili online, dell’Agenzia delle Entrate sulla platea degli enti che hanno usufruito nel 2015 del contributo dei cittadini (e sugli importi ad essi attribuiti) meritano una riflessione: diminuiscono rispetto all’anno prima le preferenze complessive, mentre aumentano gli enti che chiedono il beneficio. Per la prima volta si registra una flessione anche nel settore del volontariato, sia per quanto riguarda i sottoscrittori, sia per l’importo totale. Un trend negativo che non risparmia, tutt’altro, le grandi organizzazioni: per loro i firmatari sono diminuiti di quasi 140mila unità. C’è una ragione alla base di queste tendenze? C’è meno fiducia da parte dei cittadini? Non ha dubbi a riguardo l’economista Stefano Zamagni, ex presidente dell’Agenzia per il terzo settore, chiusa sotto il governo Monti dopo una scia di polemiche e diversi appelli rimasti inascoltati. A ilfattoquotidiano.it il professore, docente di Economia Politica all’Università di Bologna commenta: “Il 5 per mille è stata una grande innovazione sociale della quale non si può che parlare bene, ma come spesso succede in Italia un’idea innovativa e valida viene realizzata male. Invece il bene va fatto bene”. Da cosa dipende il calo delle preferenze, anche nel settore volontariato? Secondo Zamagni “da tre storture principali, a cui nei prossimi mesi si dovrebbe porre rimedio con i decreti attuativi della legge di riforma del terzo settore”.
I DATI SUL 5 PER MILLE – Torniamo, però, ai dati. Tra volontariato, ricerca sanitaria e scientifica, associazioni sportive e Comuni, sono 46.755 gli enti beneficiari del 5 per mille per il 2015: 39.168 operano nel settore del volontariato, 7.060 sono le associazioni sportive dilettantistiche, 421 gli enti impegnati nella ricerca scientifica, 106 quelli che operano nel settore della sanità. E poi ci sono 8.088 Comuni, cui sono destinati 15,3 milioni di euro. Nella classifica generale i primi posti sono occupati dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (che ha ricevuto 64,9 milioni, circa 1,2 milioni in meno rispetto al 2014), Emergency (che perde 487.371 euro rispetto a tre anni fa) e la Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro che porta a casa oltre 562mila euro. Resta al quarto posto (ma con oltre 375mila euro in più) Medici senza Frontiere, mentre dall’undicesimo posto arriva al quinto l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (che ha ricevuto oltre 2,2 milioni in più rispetto al 2014). Al sesto posto l’Unicef, seguita dall’Ail-Associazione italiana contro le leucemie e dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla. Tutte e tre perdono contributi rispetto allo scorso anno. Save the children è nona con 926.455 euro in più, mentre al decimo posto c’è la Lega del Filo d’Oro.
Per quanto riguarda il volontariato, al primo posto c’è ancora una volta la Ong-Onlus Emergency (quasi 380mila le scelte espresse, per un importo pari a 13,4milioni di euro). Seguono Medici senza Frontiere (oltre 247mila le scelte per più di 10 milioni di euro) e l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (oltre 283mila scelte e un importo che supera gli 8,2 milioni di euro). Per quanto riguarda la ricerca, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro occupa la prima posizione sia tra gli enti impegnati nella ricerca sanitaria sia tra quelli che operano nel settore della ricerca scientifica. Nel primo caso, sono 357mila le scelte espresse (con un beneficio di 16,5 milioni di euro), mentre per la ricerca scientifica le scelte superano il milione e arrivando a 40 milioni di euro. In totale, considerando tutti i diversi settori, incluso quello del volontariato, i fondi destinati all’Airc sfiorano i 65milioni di euro.
L’ANALISI: “NON PIU’ DI 40 ENTI PRENDONO OLTRE IL 50% DEI FONDI” – Facendo un confronto con i dati dello scorso anno qualche novità salta all’occhio. Perché le preferenze complessive continuano a diminuire. Sono passate dalle 16.604.008 del 2014 alle 16.297.009 del 2015, mentre gli enti che si iscrivono alle liste per avere il contributo aumentano. Erano 53.461 nel 2014 e nel 2015 sono stati 54.843. Per la prima volta, poi, a risentire del trend negativo sono proprio gli enti che si occupano di volontariato, ancora di più le grandi organizzazioni, tanto che le prime 20 perdono quasi 139mila preferenze (il 40% della perdita complessiva). Da cosa dipende: mancanza di fiducia, scandali, da un sistema da rivedere? “Il primo problema – spiega Zamagni – è che non più di 40 enti no profit si prendono oltre il 50 per cento dei fondi del 5 per mille e questo è marcatamente iniquo e immorale”. Ancora di più “perché fra questi, quelli che portano a casa oltre 2 milioni sono molti di meno”. Qual è la ragione? “Non raccolgono di più perché fanno meglio degli altri – spiega l’economista – ma perché le grandi organizzazioni possono permettersi un marketing tale da convincere il cittadino medio”. A questa prima stortura, se ne aggiungerebbe un’altra: “Non si tiene conto del principio di proporzionalità, ossia l’ente di terzo settore che vuole iscriversi deve affrontare dei costi che alcune volte non possono permettersi e questi costi seguono gli stessi criteri sia per le grandi che per le piccole realtà”. Entro la fine di maggio le cose potrebbero cambiare. “Con l’Agenzia per il terzo settore avevamo avanzato una proposta di revisione, che è stata poi accolta dal governo attuale – aggiunge Zamagni – incaricato di emanare i decreti attuativi della legge di riforma del terzo settore”.
UNA QUESTIONE DI FIDUCIA: “CONTROLLI SUI PROGETTI? SOLO FORMALI” – Eppure, nonostante i vantaggi che finora avrebbero avuto, le preferenze per le grandi organizzazioni sembrano diminuire, almeno stando agli ultimi dati. “Certo – aggiunge Zamagni – perché si può prendere in giro una volta, poi la gente si stufa e i risultati si vedono”. Dunque, influisce anche la mancanza di fiducia? “E arriviamo alla terza stortura del sistema: i soggetti di terzo settore che fanno domanda all’Agenzia delle Entrate della regione in cui operano, sono sì soggetti a verifiche, ma solo formali e non sui contenuti dei progetti per i quali quell’ente chiede il 5 per mille”. Il risultato? “Molti enti, anche se hanno cessato l’attività, restano beneficiari, né l’Agenzia è tenuta a controllare, perché non c’è l’obbligo della rendicontazione”. Anche questo aspetto dovrebbe essere modificato. “Intanto, però – spiega Zamagni – gli effetti si sono visti”. Se le istituzioni non obbligano i percettori dei fondi a dare conto, è più facile creare il sospetto che i soldi siano spesi male e molti cittadini preferiscono non donare. “Non è un caso – conclude l’esperto – che in Europa siamo al penultimo posto in quanto a donazioni al terzo settore”.
Onlus & Dintorni
5 per mille, primo calo delle firme per le grandi onlus. Zamagni: “Colpa di iniquità e scarsi controlli su risultati dei progetti”
I contribuenti che hanno destinato una parte della loro Irpef alle maggiori organizzazioni sono diminuiti di quasi 140mila unità. Secondo l’economista che ha presieduto l’Agenzia per il terzo settore (chiusa da Monti) dipende dal funzionamento del sistema, che premia chi spende molto in marketing e penalizza le piccole realtà. Inoltre non c'è obbligo di rendicontazione. "Così la gente si stufa"
“Si applica una logica di disuguaglianza, non si tiene conto del principio di proporzionalità e non c’è informazione sul contenuto dei progetti per i quali in Italia oltre 46mila enti chiedono e ottengono il 5 per mille”. I dati, consultabili online, dell’Agenzia delle Entrate sulla platea degli enti che hanno usufruito nel 2015 del contributo dei cittadini (e sugli importi ad essi attribuiti) meritano una riflessione: diminuiscono rispetto all’anno prima le preferenze complessive, mentre aumentano gli enti che chiedono il beneficio. Per la prima volta si registra una flessione anche nel settore del volontariato, sia per quanto riguarda i sottoscrittori, sia per l’importo totale. Un trend negativo che non risparmia, tutt’altro, le grandi organizzazioni: per loro i firmatari sono diminuiti di quasi 140mila unità. C’è una ragione alla base di queste tendenze? C’è meno fiducia da parte dei cittadini? Non ha dubbi a riguardo l’economista Stefano Zamagni, ex presidente dell’Agenzia per il terzo settore, chiusa sotto il governo Monti dopo una scia di polemiche e diversi appelli rimasti inascoltati. A ilfattoquotidiano.it il professore, docente di Economia Politica all’Università di Bologna commenta: “Il 5 per mille è stata una grande innovazione sociale della quale non si può che parlare bene, ma come spesso succede in Italia un’idea innovativa e valida viene realizzata male. Invece il bene va fatto bene”. Da cosa dipende il calo delle preferenze, anche nel settore volontariato? Secondo Zamagni “da tre storture principali, a cui nei prossimi mesi si dovrebbe porre rimedio con i decreti attuativi della legge di riforma del terzo settore”.
I DATI SUL 5 PER MILLE – Torniamo, però, ai dati. Tra volontariato, ricerca sanitaria e scientifica, associazioni sportive e Comuni, sono 46.755 gli enti beneficiari del 5 per mille per il 2015: 39.168 operano nel settore del volontariato, 7.060 sono le associazioni sportive dilettantistiche, 421 gli enti impegnati nella ricerca scientifica, 106 quelli che operano nel settore della sanità. E poi ci sono 8.088 Comuni, cui sono destinati 15,3 milioni di euro. Nella classifica generale i primi posti sono occupati dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (che ha ricevuto 64,9 milioni, circa 1,2 milioni in meno rispetto al 2014), Emergency (che perde 487.371 euro rispetto a tre anni fa) e la Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro che porta a casa oltre 562mila euro. Resta al quarto posto (ma con oltre 375mila euro in più) Medici senza Frontiere, mentre dall’undicesimo posto arriva al quinto l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (che ha ricevuto oltre 2,2 milioni in più rispetto al 2014). Al sesto posto l’Unicef, seguita dall’Ail-Associazione italiana contro le leucemie e dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla. Tutte e tre perdono contributi rispetto allo scorso anno. Save the children è nona con 926.455 euro in più, mentre al decimo posto c’è la Lega del Filo d’Oro.
Per quanto riguarda il volontariato, al primo posto c’è ancora una volta la Ong-Onlus Emergency (quasi 380mila le scelte espresse, per un importo pari a 13,4milioni di euro). Seguono Medici senza Frontiere (oltre 247mila le scelte per più di 10 milioni di euro) e l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (oltre 283mila scelte e un importo che supera gli 8,2 milioni di euro). Per quanto riguarda la ricerca, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro occupa la prima posizione sia tra gli enti impegnati nella ricerca sanitaria sia tra quelli che operano nel settore della ricerca scientifica. Nel primo caso, sono 357mila le scelte espresse (con un beneficio di 16,5 milioni di euro), mentre per la ricerca scientifica le scelte superano il milione e arrivando a 40 milioni di euro. In totale, considerando tutti i diversi settori, incluso quello del volontariato, i fondi destinati all’Airc sfiorano i 65milioni di euro.
L’ANALISI: “NON PIU’ DI 40 ENTI PRENDONO OLTRE IL 50% DEI FONDI” – Facendo un confronto con i dati dello scorso anno qualche novità salta all’occhio. Perché le preferenze complessive continuano a diminuire. Sono passate dalle 16.604.008 del 2014 alle 16.297.009 del 2015, mentre gli enti che si iscrivono alle liste per avere il contributo aumentano. Erano 53.461 nel 2014 e nel 2015 sono stati 54.843. Per la prima volta, poi, a risentire del trend negativo sono proprio gli enti che si occupano di volontariato, ancora di più le grandi organizzazioni, tanto che le prime 20 perdono quasi 139mila preferenze (il 40% della perdita complessiva). Da cosa dipende: mancanza di fiducia, scandali, da un sistema da rivedere? “Il primo problema – spiega Zamagni – è che non più di 40 enti no profit si prendono oltre il 50 per cento dei fondi del 5 per mille e questo è marcatamente iniquo e immorale”. Ancora di più “perché fra questi, quelli che portano a casa oltre 2 milioni sono molti di meno”. Qual è la ragione? “Non raccolgono di più perché fanno meglio degli altri – spiega l’economista – ma perché le grandi organizzazioni possono permettersi un marketing tale da convincere il cittadino medio”. A questa prima stortura, se ne aggiungerebbe un’altra: “Non si tiene conto del principio di proporzionalità, ossia l’ente di terzo settore che vuole iscriversi deve affrontare dei costi che alcune volte non possono permettersi e questi costi seguono gli stessi criteri sia per le grandi che per le piccole realtà”. Entro la fine di maggio le cose potrebbero cambiare. “Con l’Agenzia per il terzo settore avevamo avanzato una proposta di revisione, che è stata poi accolta dal governo attuale – aggiunge Zamagni – incaricato di emanare i decreti attuativi della legge di riforma del terzo settore”.
UNA QUESTIONE DI FIDUCIA: “CONTROLLI SUI PROGETTI? SOLO FORMALI” – Eppure, nonostante i vantaggi che finora avrebbero avuto, le preferenze per le grandi organizzazioni sembrano diminuire, almeno stando agli ultimi dati. “Certo – aggiunge Zamagni – perché si può prendere in giro una volta, poi la gente si stufa e i risultati si vedono”. Dunque, influisce anche la mancanza di fiducia? “E arriviamo alla terza stortura del sistema: i soggetti di terzo settore che fanno domanda all’Agenzia delle Entrate della regione in cui operano, sono sì soggetti a verifiche, ma solo formali e non sui contenuti dei progetti per i quali quell’ente chiede il 5 per mille”. Il risultato? “Molti enti, anche se hanno cessato l’attività, restano beneficiari, né l’Agenzia è tenuta a controllare, perché non c’è l’obbligo della rendicontazione”. Anche questo aspetto dovrebbe essere modificato. “Intanto, però – spiega Zamagni – gli effetti si sono visti”. Se le istituzioni non obbligano i percettori dei fondi a dare conto, è più facile creare il sospetto che i soldi siano spesi male e molti cittadini preferiscono non donare. “Non è un caso – conclude l’esperto – che in Europa siamo al penultimo posto in quanto a donazioni al terzo settore”.
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A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
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Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Ofri Bibas, sorella dell'ostaggio liberato Yarden Bibas, ha criticato duramente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonché i notiziari, gli utenti dei social media e i diplomatici pubblici, per aver descritto in dettaglio, contro la volontà della famiglia, gli omicidi avvenuti durante la prigionia della moglie di Yarden, Shiri, e dei suoi figli piccoli Ariel e Kfir. Pubblicare tali informazioni nonostante le ripetute richieste della famiglia è stato "un abuso fine a se stesso nei confronti di una famiglia che ha attraversato 16 mesi di inferno e che deve ancora affrontare il peggio", ha sritto Ofri Bibas su Facebook.
Netanyahu ha descritto l'omicidio dei ragazzi in modo molto dettagliato in un discorso tenuto davanti all'America Israel Public Action Committee e, mentre teneva in mano una foto delle vittime, durante una cerimonia militare tenutasi ieri, in seguito alla quale, la famiglia Bibas ha inviato una lettera di diffida a Netanyahu e ad altri uffici governativi, chiedendo loro di smettere di pubblicare dettagli non approvati sugli omicidi, riporta il sito di notizie Ynet.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Questa decisione lacera l'indipendenza di una stampa libera negli Stati Uniti". Lo ha detto il presidente della White House Correspondents' Association Eugene Daniels, criticando l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver affermato che d'ora in poi sarà lei stessa a decidere quali giornalisti potranno seguire gli eventi della Casa Bianca. "In un paese libero, i leader non devono scegliere le testate" da accreditare, ha aggiunto.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.