Vero è che, secondo Donald Trump, a pagare il muro doveva essere il Messico. Ma non sembra un buon segnale per la realizzabilità della barriera anti migranti promessa dal presidente Usa il fatto che, come ammesso dalla sua consigliera Kellyanne Conway, nella legge di spesa che dovrà essere approvata entro venerdì non ci siano i fondi necessari per iniziarne la costruzione. Nonostante, secondo Conway, il progetto resti una “priorità molto importante” per l’amministrazione. Il fatto è che i Democratici avevano minacciato di bloccare il disegno di legge se il denaro fosse stato destinato alla recinzione. Trump dal canto suo ha precisato su Twitter che il progetto, fulcro della sua campagna elettorale, non si ferma: “Non fatevi dire dai media fasulli che ho cambiato idea sul muro”: “Sarà costruito e fermerà droga e traffico di esseri umani”, ha twittato il presidente americano. Che intanto, dopo lo stop al bando anti immigrati musulmani varato a gennaio (e in seguito riscritto), deve incassare però la bocciatura di un altro decreto esecutivo: quello che tagliava i fondi federali alle cosiddette ‘città santuario‘, quelle – comprese New York e Los Angeles – che proteggono gli immigrati irregolari rifiutandosi di consegnarli alle forze dell’ordine per l’espulsione.

Un giudice federale di San Francisco ha bloccato temporaneamente l’ordine dell’amministrazione dopo il ricorso stato avanzato da due contee californiane, che temono di perdere miliardi di dollari. Il giudice William H. Orrick ha emesso una ingiunzione preliminare che ordina di fatto il blocco all’ordine, con la motivazione che l’applicazione del provvedimento può risultare incostituzionale. Le contee di San Francisco e e Santa Clara “hanno un forte interesse nell’evitare l’incostituzionale applicazione a livello federale e la significativa incertezza di bilancio che è emersa dal minaccioso linguaggio dell’ordine”, ha sottolineato il giudice nel motivare la sua decisione.

La guerra alle città santuario dichiarata da Trump era stata ribadita nelle scorse settimane dal responsabile della Giustizia, Jeff Session, con un duro monito rivolto alle municipalità: “o collaborano con gli agenti federali e seguono le indicazioni dell’amministrazione, o perderanno i fondi federali”. In più era arrivata la minaccia di recuperare le somme già versate. Fin dalla campagna elettorale Trump ha messo nel mirino Stati e comunità locali che riconoscono la residenza agli immigrati irregolari, evitando loro il rimpatrio forzato nel Paese d’origine. Con la residenza viene riconosciuto anche l’accesso ai servizi sanitari, sociali e all’istruzione per i minori.

Il capo di gabinetto della Casa Bianca, Reince Priebus, ha annunciato il ricorso in appello. “I giudici stanno ‘dando i numeri” ha detto Priebus alla Cnn in un’intervista dove sottolinea come sia assurdo che un’amministrazione non possa decidere di restringere le modalità con cui il suo denaro viene speso. Il dipartimento di Giustizia Usa ha sottolineato che il blocco non ferma l’amministrazione dall’applicare la legge sull’immigrazione e che continuerà ad applicare la legge federale che vieta alle comunità di impedire segnalazioni alle autorità federali sullo status di individui in tema di immigrazione, oltre alle condizioni in vigore relative all’assegnazione di fondi federali là dove regolate dalla legge.

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