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Cari amici, si dice “UNA TRANS” e non “UN TRANS”. E ci sono differenze tra trans, travestite, drag queen e trans operate. Perché il rispetto passa anche dalle parole

IL GIOVEDI CON ANDREA PINNA. "Cerchiamo di rispettare le persone per quello che pensano di essere o per ciò che stanno provando a diventare, anziché condannarle per un qualcosa che va poco oltre la registrazione all'anagrafe"

di Andrea Pinna

Oggi vorrei parlarvi di un errore comune alla metà dei miei contatti social e almeno ad un terzo dei giornalisti che mi capita di leggere quotidianamente. Quando un ragazzo (o un uomo) intraprende una cura ormonale e affronta interventi di vario genere tra cui la mastoplastica additiva (le tette, per intenderci) si dice essere transgender. Abbreviato trans. Sì, ma UNA TRANS, non UN TRANS. Come si fa a dare del maschile ad una con i tacchi, la gonna e i capelli di Eva Longoria? Come si fa ad usare il maschile con una che cammina come Linda Evangelista e ancheggia come Nicole Kidman ne “La donna perfetta“? E non venitemi a dire che è per via del volatile che ha in mezzo alle gambe perché vi sputo in faccia. Cosa ve ne frega a voi se fa pipì in piedi o seduta? Ma poi, soprattutto, cosa ne sapete? Siete mica attivisti della LIPU (lega italiana protezione uccelli)?

Una si ritrova intrappolata in un corpo che non le appartiene e passa anni d’inferno per diventare donna e voi, soldatini da tastiera o titolate firme di giornale, le date del maschile? Cioè secondo voi Vladimir Luxuria è un signore? Non fatemi ridere! Impariamo a rispettare le trans anche semplicemente con la nostra lingua. Sembra una piccolezza, ma non lo è.
I trans, al maschile, sono l’esatto contrario: donne che hanno intrapreso il percorso per diventare uomini.

E poi, visto che siamo in argomento, vorrei fare una grossa distinzione tra trans, travestite, drag queen e trans operate, perché anche su questo si fa una confusione che la metà basta per andar dall’analista. Le trans sono donne con ancora gli attributi maschili ma esteticamente donne in carne, silicone ed ossa. Le travestite sono uomini che si travestono all’occorrenza, per piacere, per uscire, quando gli pare. Non hanno subito interventi chirurgici importanti e piace loro questa duplice valenza di essere uomini o donne a seconda del momento o di come si sentono. Le drag queen invece sono degli uomini, precisamente degli artisti, che si travestono per fare spettacolo. Finito lo spettacolo tornano ad essere uomini e di certo non vanno a fare la spesa travestiti da Jessica Rabbit o facendo il playback di Lady Gaga. Le trans operate invece sono donne. A tutti gli effetti. Eran uomini che però hanno concluso il loro percorso di cambio di sesso e hanno esattamente tutto quello che ha una donna: sia a livello estetico che genitale. Quindi non sono ex uomini, trans, travestite, ladyboy: si chiamano DONNE. Hanno i documenti d’identità con il loro nuovo nome e nessuno dovrebbe permettersi di andare a sbandierare il loro passato come fosse un panno sporco, perché di sporco non c’è proprio nulla.

Che poi, queste distinzioni che vi ho elencato, lasciano un po’ il tempo che trovano. Io sono fermamente convinto che ognuno vada trattato per come vuole esser trattato. Se una persona si sente donna, chi se ne fotte se ha l’alone della barba, le tette finte, il pisello, la parrucca o le extension. Si sente donna e da donna la tratto. Sì, perché gli individui non vanno incasellati, non sono oggetti, sono persone! Ognuna con la propria storia, le proprie debolezze, i propri drammi e i propri sogni. Bisognerebbe dare più peso ai sogni da realizzare che ai passati da cancellare. Cerchiamo di rispettare le persone per quello che pensano di essere o per ciò che stanno provando a diventare, anziché condannarle per un qualcosa che va poco oltre la registrazione all’anagrafe.

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