L’affluenza resta sotto ai due milioni, non di poco: non due milioni come hanno cominciato a scrivere i renziani subito dopo la chiusura dei seggi né un milione e 900mila come aveva ipotizzato il capo della mozione Renzi, Matteo Richetti. Un po’ sotto: i votanti alle primarie del Pd sono stati in tutto un milione e 848.658. Rispetto alle primarie del 2013, quindi, si è registrato un crollo di presenze di un milione di persone: tre anni e mezzo fa, infatti, si presentarono in due milioni e 814.881. Le cifre finali, arrivate dopo la bellezza di circa 16 ore e in attesa della verifica e della certificazione dei verbali, modificano leggermente anche le dimensioni della vittoria di Matteo Renzi e della sconfitta di Andrea Orlando e Michele Emiliano. Il segretario è riconfermato con il 70,01 per cento dei voti validi: in assoluto ha raccolto un milione e 283.389 preferenze (circa 600mila in meno del 2013). Al ministro ne sono andate 357.526 che corrispondono al 19,5 per cento. Per il governatore pugliese, infine, hanno votato in 192.219, pari al 10,49, quota superiore rispetto alle ipotesi che giravano con le proiezioni della serata di domenica. Significativo anche il numero di schede bianche o nulle, un altro piccolo segnale da parte degli elettori del Pd: in tutto gli elettori che si sono presentati ai seggi ma non hanno espresso un voto sono stati 15.524.
All’indomani dell’appuntamento che ha ri-legittimato il segretario uscente, il presidente Matteo Orfini sottolinea che “si apre una fase nuova nella vita del Pd e del Paese. Abbiamo superato momenti difficili, adesso ci rafforzeremo per arrivare pronti alla sfida elettorale, quando arriverà”. Da parte sua Orfini rassicura Gentiloni: “Il Pd è il principale partito che sostiene il governo, adesso sarà più semplice farlo”. A Renzi sono arrivate le congratulazioni di Emmanuel Macron, candidato all’Eliseo: “Ora io farò il massimo nei prossimi 8 giorni per vincere e tu fai il massimo per vincere le prossime elezioni politiche!”. “Insieme cambieremo l’Europa con tutti i progressisti”, scrive in tweet. Renzi ha risposto: “Grazie a te, caro Emmanuel! Noi siamo con te. Viva la Francia, viva l’Europa (che cambieremo insieme) #enmarch #incammino”.
Bravo à @matteorenzi “in cammino”/en marche lui aussi. Ensemble, changeons l’Europe avec tous les progressistes.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) 1 maggio 2017
Michele Emiliano conferma che non farà passare nessun “errore”, come dice lui, a Renzi: “Sia chiaro: si può dimenticare che facciamo quello che dice lui – dice il presidente della Puglia a Repubblica – Utilizzeremo la voce delle decine di migliaia di persone che ci hanno votato per impedirgli che ricommetta gli stessi errori evitando di condividere le scelte. Se dovesse rifare questo gioco, lo scontro sarà frontale”. Il risultato è la nascita di una nuova corrente: “Io di Renzi non mi fido. Non mi aspetto nulla da lui ma voglio capire cosa ha in testa. Noi ci siamo dati appuntamento il 6 maggio quando nascerà Fronte democratico“. Un’area, aggiunge, “composta da uomini liberi e forti. L’obiettivo è tenere vivo il partito. E il segretario dovrà garantirne la pluralità”.
Gli scontri interni al partito sembrano sopiti almeno per un po’, ma gli avvertimenti non mancano, soprattutto dal territorio. Il sindaco di Bologna Virginio Merola, che ha sostenuto Orlando, al Corriere della Sera sottolinea: “Il mio partito non può essere autosufficiente. Abbiamo bisogno di metterci insieme in tanti in una logica di coalizione”. I dati sulla partecipazione a Nord e a Sud e nelle regioni rosse indicano che “perdiamo parte del nostro popolo”, dice. Sono “la fotografia della delusione che c’è nella sinistra. La vittoria di Renzi non sancisce una ripresa: sarà il nuovo segretario, si preoccupi di esserlo davvero di tutti e si faccia carico di questo abbandono. Se, invece, pensa di ribadire l’ autosufficienza, vuol dire che non coglie il vero segnale”.
Il controcanto è anche oggi quello dei Cinquestelle. Luigi Di Maio sottolinea che “gli italiani volevano andare alle elezioni per eleggere un nuovo Parlamento oltre 5 mesi fa, quello sarebbe stato l’unico vero ‘trionfo della democrazia’ dopo il No al referendum. Invece ci hanno rifilato l’ennesimo Governo mai passato per le elezioni e le primarie, e non a caso hanno perso un altro milione di votanti”. Per il vicepresidente della Camera “questa impasse ha solo peggiorato le condizioni dell’Italia che addirittura è stata declassata dall’agenzia Fitch a Bbb”. Gli risponde ancora Orfini: “Che tenerezza Di Maio, costretto a commentare le nostre primarie con il fastidio di chi sa che un tale bagno di democrazia non lo farà mai”.