Un elettorato formato per il 65% da over 55: sembra un gioco di parole e invece è il ritratto di chi ha votato Renzi alle primarie, tracciato da Ilvo Diamanti su Repubblica. I dati sono forniti da un’indagine di CLS curata da Fulvio Venturino, Marco Valbruzzi e Antonella Seddone, che hanno intervistato 3700 persone all’uscita dei seggi. Primarie caratterizzate da una spiccata partecipazione, sì, ma prevalentemente di pensionati (41%), coerentemente con l’età media di chi si è messo in coda ai gazebo: il 42% ha più di 65 anni, il 21% è fra i 55 e i 64 anni, un altro 21% ha ha fra i 35 e i 54 anni e solo un 15% ha meno di 35 anni. Un notevole spostamento in avanti rispetto alle primarie del 2013, quando i più anziani alle urne costituivano il 29% (13 punti in meno) e i giovanissimi il 19% (4 punti in più). Queste sono le cifre globali dell’intero Pd, ma esistono differenze fra i tre candidati, e il primato di “anzianità elettorale” spetta al rottamatore di Firenze: altro che Simpson e giubotti di pelle, a restituire il partito a Renzi è stato il “popolo dai capelli grigi”, come lo definisce Diamanti. Più bassa l’età media degli elettori di Michele Emiliano: per il 20% sotto i 35 anni, 32% fra i 35 e i 54 anni, e quasi la metà sopra i 55 anni (44%). Anche gli elettori di Andrea Orlando hanno già la testa imbiancata: più della metà (58%) sono sopra i 55 anni, il 19% sono under 35 e il restante 43% è fra i 35 e i 54 anni.
Il 14% di chi ha partecipato alle primarie appartiene alla categoria dei lavoratori autonomi, e la stessa percentuale sono dipendenti del settore pubblico. Il 16% sono dipendenti privati; scompaiono gli studenti: solo il 7%, di fronte ai pensionati, che sono quasi sei volte tanto. Se si analizza il voto in base all’auto-collocazione politica, il 47% – oggi come nel 2013 – si definisce di “centrosinistra“. Cala leggermente la percentuale di chi si definisce di “sinistra” (37% contro 34%) e aumenta di 3 punti chi si colloca nell’aerea di centro e centrodestra. Fra gli elettori di Emiliano e di Orlando, rispettivamente il 44% e il 47% di loro si definisce di “sinistra”, mentre il 50% dei renziani si definisce di “centrosinistra”. Il risultato delle primarie sostanzialmente è lo specchio del referendum del 4 dicembre: il 90% di chi ha dato la propria preferenza a Renzi aveva votato “Sì” alla riforma costituzionale e in larghissima parte (86%) danno una valutazione positiva del governo Gentiloni. Gli altri due candidati hanno raccolto invece le opinioni dissidenti: la maggioranza di chi ha votato Emiliano (il 53%) aveva votato “No” al referendum e valuta negativamente (60%) il governo Gentiloni. I sostenitori di Orlando stanno nel mezzo: per il 59% hanno votato per il “Sì”alla riforma costituzionale e il 73% valuta positivamente il nuovo governo.