Nell’aprile 2014 la vendita dell’area software del gruppo Sole 24 Ore fruttò 100 milioni di euro. Denaro svanito nel giro di un anno. Per questo i giornalisti del Sole 24 Ore si chiedono come possa pensare Confindustria di riuscire a cavarsela sborsando solo 30 milioni per risanare e rilanciare l’editrice di viale Monterosa. Dal canto suo, il consiglio generale di Confindustria tira dritto per la sua strada. I rappresentanti degli industriali hanno deciso di dare man forte alla proposta del presidente Boccia di puntare una fiche da 30 milioni sul Sole nell’ambito della ricapitalizzazione da 50 milioni. A patto di mantenere il controllo dell’editrice di cui oggi gli industriali hanno il 67 per cento.
Ma consapevoli del fatto che si tratta di una toppa provvisoria. “Oggi abbiamo fatto un piano d’emergenza ma tutti sono convinti dell’esigenza di fare anche un progetto strategico per il futuro, per definire meglio la mission, dare continuità e rafforzare la posizione del Sole”, ha spiegato l’industriale bresciano Marco Bonometti, al termine del consiglio generale di Confindustria. Quanto all’entità dell’aumento, Bonometti ha precisato che, oltre ai 30 milioni che sottoscriverà Confindustria “per gli altri 20 c’è un consorzio di garanzia, poi ci potrebbero essere aziende interessate”. In questi termini, ha poi puntualizzato una nota di viale dell’Astronomia, l’operazione sarà “sostenibile dal punto di vista finanziario per Confindustria e coerente con il mandato del Comitato dei Saggi”. Per questo è piaciuta al Consiglio generale dove la proposta di Boccia ha riscosso un larghissimo consento: su 116 voti, una sola bocciatura (quella del vicentino Federico Visentin) e otto astensioni fra cui Giorgio Fossa. Senza contare che l’operazione riuscirà probabilmente a contenere i malumori fra gli industriali che il 23 maggio dovranno approvare il bilancio 2016 che dovrà tener conto della svalutazione del Sole.
“Ma qual è il valore che Confindustria ci attribuisce? Molto basso, a tutta evidenza. Dopo il consiglio di amministrazione di martedì sera le carte sono tutte sul tavolo – si erano invece chieste le rappresentanze sindacali dei giornalisti di radio, agenzia e quotidiano – (…) A fine marzo, allora, certifica la relazione trimestrale, il patrimonio netto è negativo per 40 milioni. Il che rende ancora più indifferibile quell’operazione di ricostituzione del capitale, imposta dal Codice civile e annunciata peraltro sin da settembre. Ora, dopo che in sedi ufficiali, era stata comunicata dai vertici della società una ricapitalizzazione di 70 milioni, ne prende forma una diversa”.
Il consiglio di amministrazione del Sole 24 ore ha infatti deciso di ridurre da 70 a 50 milioni l’importo dell’aumento di capitale grazie alla vendita di una quota di minoranza della divisione eventi e formazione. Per i giornalisti dell’editrice di Confindustria, “la ricapitalizzazione “pura”, al netto di un’operazione straordinaria che pudicamente viene ascritta sotto il titolo di <valorizzazione> e che in realtà potrebbe rappresentare un ulteriore depauperamento del valore del gruppo, andrà così ad attestarsi sui 50 milioni (sub judice oltretutto). A fronte di un patrimonio già negativo per 40, è evidente la sua assoluta inadeguatezza (…). Un intervento del tutto gracile, esangue. Con modalità discutibili, a fronte di una società che, quanto a capacità di far svaporare i proventi della cessione di asset importanti ha pochi rivali”.
Ma c’è di più perché secondo i giornalisti i tempi dell’operazione di salvataggio sono ancora incerti. Con il rischio che si arriverà ad una semestrale “che, a meno di interventi salvifici del tutto improbabili, certificherà l’ulteriore aggravarsi della situazione patrimoniale. A quel punto la conservazione del controllo sarà impossibile e l’impegno a sottoscrivere i 30 milioni non più valido”. Con il risultato che l’epilogo potrebbe essere quello di una cessione a prezzi di saldo “magari a beneficio dei <soliti noti>”. E il cerchio si richiude sulle parole di Bonometti.