E’ morto a Roma Oliviero Beha. Aveva 68 anni. Lo annuncia la figlia Germana. “E’ stato un male molto veloce. Papà se n’è andato abbracciato da tutta la sua grande famiglia allargata di parenti e amici”. Giornalista, scrittore, saggista, conduttore televisivo e radiofonico, Beha era nato a Firenze il 14 gennaio 1949.
“E ahimè oggi, mi presento… sono una delle figlie. Nelle ultime settimane mi è capitato di essere le mani di papà che hanno trasferito in parole scritte su un monitor quello che lui velocemente mi dettava. Si perché, gli articoli lui, li aveva in testa, non seguiva appunti, non doveva cambiare o correggere delle frasi… lui parlava ed io scrivevo perché animare, vibrare e far venire vere le parole, Lui, l’aveva come dono”: con queste parole lo ricorda la figlia, in un lungo posto pubblicato sul sito Olivierobeha.it. “Scrivo queste righe – continua – perché con grande orgoglio, sono convinta che papà lascerà un vuoto profondo nel mondo dell’informazione perché a dispetto del suo carattere burrascoso, a volte irriverente, spesso ironico, dispotico e a tratti per alcuni arrogante, è stato, è, e rimarrà un giornalista libero. La “libertà è un lusso di pochi” mi ripeteva…”
“Buon viaggio papà, continua, come sempre hai fatto a camminare e pensare veloce…” >> https://t.co/fcbQcAo7p0
— Oliviero Beha (@olivierobeha) 13 maggio 2017
Un inizio a Tutto Sport e a Paese Sera per poi approdare, nel 1976, a Repubblica. Editorialista e commentatore per Il Messaggero e Il Mattino, nel 1987 Beha inizia la sua attività televisiva con Andrea Barbato dando vita a Va’ Pensiero, un contenitore culturale in onda su RaiTre tutte le domeniche. Alla stampa e alla tv affianca anche la radio e il suo programma Radio Zorro raggiunge un enorme successo tanto che, dopo tre stagioni di programmazione breve, nel 1995 si fonde con lo storico “3131” e diventa il caso radiofonico dell’anno. Dal novembre 1995 al giugno 1996 conduce anche una versione televisiva, “Video Zorro”, su RaiTre.
Autore di testi teatrali, di numerosi saggi e di raccolte di poesie, ecco alcuni tra i suoi libri pubblicati: ‘Sono stato io’ (Tropea Editore, 2004), ‘Crescete e Prostituitevi’ (Bur, 2005), ‘Indagine sul calcio’ (Bur, 2006, con Andrea Di Caro), ‘Italiopoli’ (Chiarelettere, 2007, prefazione di Beppe Grillo), ‘Dopo di lui il Diluvio’ (Chiarelettere, 2010), ‘Il calcio alla sbarra’ (Bur, 2011, insieme ad Andrea di Caro), ‘Il culo e lo stivale’ (Chiarelettere, 2012), ‘Un cuore in fuga’ (Piemme, 2014).
“Mio nipote nella giungla” è il titolo del libro che Beha ha pubblicato nel 2016 per Chiarelettere e che, secondo Pietrangelo Buttafuoco è “un amaro calepino attraverso cui quel bastian contrario che è Beha – quello stesso che gli italiani hanno imparato a conoscere dai lontani anni in cui partecipava a una trasmissione di Andrea Barbato in onda su Rai3 – continua ad andare controvento. Con un sovrappiù di cura”.
E’ dedicato a Francesco Totti l’ultimo post pubblicato su Facebook: “Se hanno fatto questo macello con #Totti, presumibilmente in grado di difendersi, figuratevi con gli altri – scrive Beha, linkando un suo articolo pubblicato sul ‘Fatto’ dal titolo ‘La gestione-Totti. È autolesionismo’ – il calcio italiano è una landa opaca in cui competenze, sentimenti, emozioni, denaro, denaro, denaro finiscono in un buco nero in cui è difficile distinguere qualunque cosa”.
In molti ricordano una delle sue inchieste più famose, condotta nel 1984 insieme a Roberto Chiodi. I due giornalisti sostenevano che la partita tra Italia e Camerun del Campionato mondiale di calcio 1982 fosse stata combinata. Ipotesi, questa, mai confermata e anzi molto contestata ma Beha, raccontando l’inchiesta sul suo blog molti anni dopo, definiva il match “combinato per antonomasia e sotto gli occhi di tutti”. Dal 2009 era editorialista per il Fatto Quotidiano. Lascia la moglie Rosalia e i figli Saveria, Germana e Manfredi.