La nuova crisi de L’Unità va ormai avanti da mesi, ma al di là delle parole (“Faremo di tutto per salvarla”) Renzi e il Partito democratico, socio al 20% del giornale, restano ancora in silenzio. Così da martedì 16 maggio i giornalisti de L’Unità, “sotto la minaccia di 20 licenziamenti collettivi e ricatti dell’editore sugli stipendi”, denunciano i cronisti del quotidiano, hanno annunciato lo sciopero a oltranza: “Una cosa che non ha precedenti nella nostra storia”, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa nella sede della Fnsi Umberto De Giovannangeli, membro del cdr del quotidiano. “Di fronte ad una richiesta del Cdr riguardo i tempi di pagamento degli stipendi la risposta dell’editore è stata che sarebbero stati pagati dopo che “direte ai colleghi di ritirare le azioni di pignoramento”, ha denunciato Lorusso (segretario Fnsi) “Un ricatto al quale non è possibile sottostare”, ha attaccato il Cdr. Per poi chiarire: “Su questa vicenda ci sono evidenti responsabilità politiche. Il Pd non può restare in silenzio, lo stesso vale per il governo e il ministro Luca Lotti. Non hanno niente da dire sul fatto che all’Unità si sta cancellando un pezzo forte del diritto del lavoro? Antonio Gramsci si sta rivoltando nella tomba”. De Giovannangeli ha lanciato un ultimo appello a Matteo Renzi, da poco rieletto ai vertici del Nazareno: “Ha detto che voleva salvare l’Unità? Noi di fatti ne abbiamo visti molto pochi”. E, in merito alla querelle nata dopo l’inchiesta di Report sul salvataggio dell’Unità grazie all’intervento dell’’imprenditore milanese Massimo Pessina, De Giovannangeli ha aggiunto: “Non abbiamo prove su “do ut des”, ma gli attuali proprietari tutto hanno fatto tranne che gli editori. Non hanno mai presentato un piano industriale. Il Pd ci dica perché sono stati scelti Pessina e Stefanelli come editori di questo giornale. Non erano i soli interessati. Non abbiamo ancora ottenuto una risposta”. “Il Pd ha scelto l’azionista di maggioranza, ora lo convinca a risedersi al tavolo”, ha concluso un altro membro del Cdr, Massimo Solani.
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