Era atteso. Il nuovo previsto cyberattacco su larga scala, dopo quello senza precedenti sferrato venerdì in 150 Paesi, si è verificato: WannaCry è tornato a colpire in Cina. Sono almeno 18mila gli indirizzi Ip raggiunti con certezza dal virus, secondo l’agenzia per la cyber-sicurezza di Pechino. Altri 5471 indirizzi, in gran parte localizzati tra la capitale, Shanghai e la costa, sono stati colpiti con alta probabilità. Altre fonti parlano di centinaia di migliaia di macchine colpite in 29.372 sedi di istituzioni di tutti i livelli. Già colpite, inoltre, le reti intranet di diverse imprese nel settore bancario, dell’istruzione, dell’energia elettrica, ma anche l’assistenza sanitaria e i trasporti hanno subito conseguenze. Da venerdì la diffusione del ransomware, il malaware che blocca l’accesso ai dati fino al pagamento di un riscatto, è in corso, anche se – assicurano le autorità – sta rallentando. Anche la compagnia elettrica di Taiwan ha annunciato che circa 770 computer della centrale statale sono finiti nel mirino degli hacker.

MalwareTech, il nickname del giovane tecnico inglese che è riuscito ad arginare il virus che venerdì ha colpito i pc di mezzo mondo, lo aveva previsto sabato. E ora che è arrivato si tenta di correre ai ripari. L’Autorità cinese per il cyberspazio ha avvertito gli utenti di installare e aggiornare i software di sicurezza per bloccare il ransomware. La polizia e il governo hanno fatto sapere di aver adottato misure contro l’attacco e anche le compagnie di sicurezza online, tra cui Qihoo 360, Tencent e Kingsoft Security hanno detto di essere al lavoro. Per le autorità si tratta di “una sfida senza precedenti in materia di sicurezza su Internet”.

Il governo del Regno Unito, tra i Paesi più colpiti dall’offensiva di venerdì, ha annunciato una riunione di emergenza alle 16 di oggi per “monitorare il problema”. Lo ha detto un portavoce della premier Theresa May, sottolineando che 48 su 248 servizi di assistenza sanitaria – gli organismi che gestiscono gli ospedali – sono stati colpiti da WannaCry. “La situazione al momento è simile a quella di venerdì – fanno sapere da Downing Street – è un problema molto complesso”.

Venerdì il ministro dell’Interno Amber Rudd aveva rassicurato sul fatto che la situazione fosse stata risolta ma domenica il Royal London Hospital, uno dei maggiori centri ospedalieri nella capitale britannica, ha diffuso un comunicato in cui si avverte che i suoi tecnici erano ancora all’opera per riportare il servizio alla normalità. Ma oggi le autorità britanniche hanno riferito che i danni non sono stati limitati al sistema operativo Microsoft Windows Xp.

Europol raccomanda di non pagare il riscatto chiesto dagli hacker perché “non c’è alcuna garanzia che il computer venga liberato”. “La novità” di Wannacry ed il motivo della sua “diffusione così rapida” è la combinazione di ransomware con un’applicazione worm (un malaware capace di autoreplicarsi spedendosi direttamente agli altri computer, ad esempio tramite e-mail), viene spiegato. “Questo significa che una volta entrato in un computer del network potrebbe facilmente propagarsi al resto della rete”, ha precisato il portavoce di Europol Jan Op Gen Oorth.

L’attacco in corso entra nell’agenda politica dei delle grandi potenze.  I servizi segreti dovrebbero “essere consapevoli dei rischi” insiti nella creazione di software che possono essere usati “per fini malvagi”, ha detto Vladimir Putin, parlando ai giornalisti a margine del vertice sulla nuova via della Seta a Pechino. Il leader russo ha fatto riferimento alle voci secondo cui WannaCry sarebbe stato sviluppato in origine dall’Agenzia per la sicurezza nazionale Usa e poi rubato dagli hacker. “Il management della Microsoft – è la pozione del presidente russo – ha detto chiaramente che il virus è nato dai servizi d’intelligence degli Usa” e lanciare tali virus significa “sollevare un coperchio che poi può ritorcersi contro chi l’ha creato”, compresi i servizi segreti.

L’attacco, secondo Putin, dovrebbe incoraggiare la comunità internazionale ad affrontare il tema della cybersicurezza “ai livelli politici più alti”. L’anno scorso, ha ricordato Putin, Mosca ha proposto agli Usa di arrivare a un accordo bilaterale sulle minacce cibernetiche ma “sfortunatamente Washington ha rifiutato la nostra offerta”.

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