Ha parlato di pace all’uomo che ha lanciato la Moab, la “madre di tutte le bombe”, in Afghanistan e bombardato una base militare governativa in Siria. Gli ha anche regalato una copia dell’enciclica più ecologista della Storia, a lui che ha firmato un ordine esecutivo che cancella l’eredità di Barack Obama in fatto di politiche ambientali. E’ durata trenta minuti l’udienza in cui Papa Francesco ha ricevuto Donald Trump. Un incontro in Vaticano, che al di là della formale cordialità, simboleggia la distanza mai così ampia tra Washington e il Vaticano.
Il capo della Casa Bianca è arrivato in Vaticano poco dopo le 8, entrando dalla porta laterale del Perugino diretto al Cortile di San Damaso. Sceso dal Suv presidenziale Trump, accompagnato da un seguito di 12 persone capeggiato dalla moglie Melania, è stato accolto da monsignor Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia. Giunto nella Sala del Tronetto dell’appartamento papale, ad attenderlo c’era il Papa: i due si sono scambiati una cordiale stretta di mano e alcune parole di saluto. Il colloquio privato nella Sala della Biblioteca dell’appartamento pontificio è cominciato alle 8.32 e terminato alle 9.03. Con il tradizionale scambio di doni è cominciata la parte più politica della visita.
Se all’inizio molti degli osservatori presenti hanno rilevato un’atmosfera di tensione tra i due, quando al termine del colloquio privato sono state fatte entrare le delegazioni, il Papa sorrideva di più e il clima è diventato molto più familiare, soprattutto quando si sono trovati in tre: il pontefice, il presidente Usa e la first lady.
“Questo glielo regalo perché lei sia strumento di pace“, ha detto Francesco donando all’ospite il medaglione con il ramo di ulivo che unisce la pietra divisa. Quindi ha consegnato al leader statunitense tre documenti: l’Evangelii gaudium, l’enciclica ecologica Laudato si e Amoris Laetitia. Di forte valenza simbolica il fatto che il Papa abbia deciso di consegnare una copia del messaggio per la Giornata della pace del 2017. Che il presidente ha ricevuto commentando: “Abbiamo bisogno di pace”. Questo mentre negli Usa il suo staff inviava al Congresso una proposta di budget per il 2018 che taglia così tanto i fondi alle organizzazioni internazionali da far dire al portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarri che se passerà sarà “semplicemente impossibile per l’Onu proseguire il suo lavoro essenziale nella promozione di pace, sviluppo, diritti umani e assistenza umanitaria”.
Altrettanto significativa la scelta della Laudato si: la seconda enciclica di Bergoglio scritta nel suo terzo anno di pontificato sul tema del rispetto dell’ambiente. Un segnale preciso all’uomo che con l’ordine esecutivo firmato il 28 marzo ha azzerato le politiche del suo predecessore sul cambiamento climatico. “Bene, li leggerò”, ha risposto il presidente. Non sapendo, forse, che nella notte Greenpeace aveva proiettato sulla cupola della Basilica di San Pietro il messaggio ‘Planet Earth First!‘ (‘Prima il pianeta Terra!’) in risposta al motto di Trump ‘America First!‘. In quello che ha tutta l’aria di essere una sinergia tra il Santo Padre e l’organizzazione ambientalista.
Da parte sua il capo della Casa Bianca ha donato a Francesco al Papa un cofanetto di libri di Martin Luther King. “Questo è un regalo per lei – gli ha detto, presentandogli la confezione chiusa – penso che le piaceranno. Nella confezione è anche contenuto un pezzo di granito proveniente dal Martin Luther King Memorial di Washington. La Casa Bianca ha spiegato – riferisce l’Ap – che il dono “onora la speranza di King, la sua visione e l’ispirazione per le generazioni a venire”. Trump ha anche donato a Francesco una scultura in bronzo, dal titolo “Rising Above”. La Casa Bianca ha sottolineato che essa “rappresenta la speranza per un domani di pace”. “Grazie, grazie. Non dimenticherò quello che lei ha detto”, le parole di Trump al termine dell’incontro.
Subito dopo Trump è sceso nella prima Loggia del Palazzo apostolico per l’incontro con il segretario di Stato Vaticano cardinale Pietro Parolin, durato 50 aminuti, e Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Il presidente degli Stati Uniti ha quindi lasciato il Vaticano ed è giunto al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.