FIRENZE – “Non so se Dio esiste. Ma se esiste, spero che abbia una buona scusa”. (Woody Allen)
“Dio è ateo”. (Giovanni Papini)
Smontare pezzo per pezzo, riga per riga, parabola dopo insegnamento, non soltanto la religione cristiano-cattolica, ma anche l’istituzione della Famiglia, è l’intento di Heretico. Uno spettacolo di un’ora e 30 minuti, godibilissimo anche se visto a Fabbrica Europa, su poltrone tanto scomode da frantumarsi l’osso sacro. Un lavoro che tende a ridicolizzare credenze millenarie e comportamenti occidentali, con attimi di poesia, barlumi di acidità e stralci di riflessione. La scrittura di Simone Perinelli arriva a valanga, si apre a ventaglio sciorinando situazioni per superarle, dogmi per abbatterli, regole per disattenderle, principi per controvertirli. È un gioco al massacro, uno sradicamento, uno scardinamento, andando a fondo di assiomi dati per scontato. La risata si frammenta nell’illuminazione, il pensiero si sgretola nell’ilarità.”Grazie a Dio, sono ateo”. (Luis Bunuel)
È questa la grande fortuna, abilità e dote della penna del drammaturgo romano, che in queste ultime stagioni ha affondato i denti in Ulisse, Pinocchio e Van Gogh: affinità elettive. Come con un punteruolo e scalpello, come con un piede di porco ad alzare strati di disciplina e ammaestramenti, con il martello affilato che pulsa nelle parole, le scene mettono in luce la stupidità della fede e suggellano la supremazia della scienza.
Claudia Marsicano è ancora una volta positivamente d’impatto quando, prima di farsi Madonna con aureola, non si trattiene da grosse sghignazzate raccontando passi inverosimili della Genesi. “Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo”. (Voltaire)
In Heretico, targato Leviedelfool (ottimo l’apporto della danzatrice contemporanea Elisa Capecchi, “snoopyana”) non mancano i preti pedofili né le bestemmie (quattro, grandi, sonore e potenti). Non manca Giordano Bruno, il rapporto con l’autoerotismo, l’omosessualità. La gigantesca domanda di fondo è sempre quella: “Dio ha inventato l’uomo o l’uomo ha inventato Dio?”. E non c’è risposta, può esserci solo dialettica e pensiero. Recentemente Perinelli, con atto ufficiale, si è sbattezzato. Il segreto, l’incomprensibile, il fumoso e il nascosto hanno sempre fascino e avranno sempre nuovi adepti. Li puoi chiamare impauriti, ignoranti o analfabeti: la paura della morte li farà sempre aggrappare a qualcosa di ultraterreno. Pensa alle madonne che piangono, a Paolo Brosio e a Medjugorje. “Dio non esiste. Però noi siamo il suo popolo eletto”. (Woody Allen)
L’intento di Perinelli, però, non è semplicemente scandalizzare o provocare. La sua scrittura pare disorganica ma, come in un puzzle da migliaia di pezzi, pian piano le parti vanno incastrandosi: creano fili e rimandi, dialoghi tra i personaggi, passaggi tra i contesti. Un filo sottile che cuce di sottofondo. Altissima la prova di Perinelli (sempre più “rezziano” nonché “caparezziano”) nei panni della danzatrice sovrappeso-carillon-burattino interrotto-ballerina di Degas: in dosso il tutù, le immancabili All-Stars nere, la fascia da McEnroe, balla, piroetta sulle punte, ruota su se stesso spiegando il conformismo di molte vite di provincia che, mettendo da parte i sogni, scivolano senza nemmeno accorgersene, verso esistenze banali di mutuo, famiglia, figli nel solco già segnato della cosiddetta “normalità” accettata socialmente. Tante di queste famiglie diventano pentole a pressione, prigionie. “Non so se Dio esiste, ma se non esiste ci fa una figura migliore”. (Stefano Benni)
È Dio che ci libera dalle domande. Ci deresponsabilizza, ma non ci aiuta, perché i punti interrogativi aumentano e le risposte scarseggiano. L’Uomo, la salvezza la vuole cercare in terra e non da qualche parte nel pulviscolo dell’universo. L’Uomo deve necessariamente dare un nome, a volte una colpa, al dolore, alle ferite, alla malattia e in questo gli viene in soccorso (solo in apparenza) la Religione, con la sua dose di paura, con l’affidarsi acritico che ti rende non più libero pensatore, ma marionetta. La scaramanzia, la superstizione, a prima vista sono l’opposto della religione, qualunque essa sia; in realtà ne sono il motore, la legna nel camino che alimenta la fiamma dell’ignoranza. Siamo fragili, siamo fatti della stessa materia dei sogni, della stessa sostanza delle stelle. Un lavoro incisivo, potente, necessario.
“C’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma”. (Primo Levi)
“Puoi chiamare Dio in mille modi: Dio, Allah, Buddha, Geova, Yahvè, Ernesto, tanto non ti risponde”. (Corrado Guzzanti)
(Foto a cura di Manuela Giusto)
Tommaso Chimenti
Critico teatrale
Cultura
Heretico a Firenze, abbiamo veramente bisogno di Dio?
FIRENZE – “Non so se Dio esiste. Ma se esiste, spero che abbia una buona scusa”. (Woody Allen)
“Dio è ateo”. (Giovanni Papini)
Smontare pezzo per pezzo, riga per riga, parabola dopo insegnamento, non soltanto la religione cristiano-cattolica, ma anche l’istituzione della Famiglia, è l’intento di Heretico. Uno spettacolo di un’ora e 30 minuti, godibilissimo anche se visto a Fabbrica Europa, su poltrone tanto scomode da frantumarsi l’osso sacro. Un lavoro che tende a ridicolizzare credenze millenarie e comportamenti occidentali, con attimi di poesia, barlumi di acidità e stralci di riflessione. La scrittura di Simone Perinelli arriva a valanga, si apre a ventaglio sciorinando situazioni per superarle, dogmi per abbatterli, regole per disattenderle, principi per controvertirli. È un gioco al massacro, uno sradicamento, uno scardinamento, andando a fondo di assiomi dati per scontato. La risata si frammenta nell’illuminazione, il pensiero si sgretola nell’ilarità.”Grazie a Dio, sono ateo”. (Luis Bunuel)
È questa la grande fortuna, abilità e dote della penna del drammaturgo romano, che in queste ultime stagioni ha affondato i denti in Ulisse, Pinocchio e Van Gogh: affinità elettive. Come con un punteruolo e scalpello, come con un piede di porco ad alzare strati di disciplina e ammaestramenti, con il martello affilato che pulsa nelle parole, le scene mettono in luce la stupidità della fede e suggellano la supremazia della scienza.
Claudia Marsicano è ancora una volta positivamente d’impatto quando, prima di farsi Madonna con aureola, non si trattiene da grosse sghignazzate raccontando passi inverosimili della Genesi. “Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo”. (Voltaire)
In Heretico, targato Leviedelfool (ottimo l’apporto della danzatrice contemporanea Elisa Capecchi, “snoopyana”) non mancano i preti pedofili né le bestemmie (quattro, grandi, sonore e potenti). Non manca Giordano Bruno, il rapporto con l’autoerotismo, l’omosessualità. La gigantesca domanda di fondo è sempre quella: “Dio ha inventato l’uomo o l’uomo ha inventato Dio?”. E non c’è risposta, può esserci solo dialettica e pensiero. Recentemente Perinelli, con atto ufficiale, si è sbattezzato. Il segreto, l’incomprensibile, il fumoso e il nascosto hanno sempre fascino e avranno sempre nuovi adepti. Li puoi chiamare impauriti, ignoranti o analfabeti: la paura della morte li farà sempre aggrappare a qualcosa di ultraterreno. Pensa alle madonne che piangono, a Paolo Brosio e a Medjugorje. “Dio non esiste. Però noi siamo il suo popolo eletto”. (Woody Allen)
L’intento di Perinelli, però, non è semplicemente scandalizzare o provocare. La sua scrittura pare disorganica ma, come in un puzzle da migliaia di pezzi, pian piano le parti vanno incastrandosi: creano fili e rimandi, dialoghi tra i personaggi, passaggi tra i contesti. Un filo sottile che cuce di sottofondo. Altissima la prova di Perinelli (sempre più “rezziano” nonché “caparezziano”) nei panni della danzatrice sovrappeso-carillon-burattino interrotto-ballerina di Degas: in dosso il tutù, le immancabili All-Stars nere, la fascia da McEnroe, balla, piroetta sulle punte, ruota su se stesso spiegando il conformismo di molte vite di provincia che, mettendo da parte i sogni, scivolano senza nemmeno accorgersene, verso esistenze banali di mutuo, famiglia, figli nel solco già segnato della cosiddetta “normalità” accettata socialmente. Tante di queste famiglie diventano pentole a pressione, prigionie. “Non so se Dio esiste, ma se non esiste ci fa una figura migliore”. (Stefano Benni)
È Dio che ci libera dalle domande. Ci deresponsabilizza, ma non ci aiuta, perché i punti interrogativi aumentano e le risposte scarseggiano. L’Uomo, la salvezza la vuole cercare in terra e non da qualche parte nel pulviscolo dell’universo. L’Uomo deve necessariamente dare un nome, a volte una colpa, al dolore, alle ferite, alla malattia e in questo gli viene in soccorso (solo in apparenza) la Religione, con la sua dose di paura, con l’affidarsi acritico che ti rende non più libero pensatore, ma marionetta. La scaramanzia, la superstizione, a prima vista sono l’opposto della religione, qualunque essa sia; in realtà ne sono il motore, la legna nel camino che alimenta la fiamma dell’ignoranza. Siamo fragili, siamo fatti della stessa materia dei sogni, della stessa sostanza delle stelle. Un lavoro incisivo, potente, necessario.
“C’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma”. (Primo Levi)
“Puoi chiamare Dio in mille modi: Dio, Allah, Buddha, Geova, Yahvè, Ernesto, tanto non ti risponde”. (Corrado Guzzanti)
(Foto a cura di Manuela Giusto)
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Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Credo che, sotto il profilo geo culturale un'enfasi forte sul consesso europeo sia strettamente necessario perché ritengo che si stia perdendo culturalmente un ruolo che il nostro contesto geografico politico ha sempre avuto. Con il linguaggio dei numeri, il valore delle nostre imprese in relazione al totale delle imprese del mondo non è sceso, è crollato in modo ingiustificato. Se confrontate il 2005 con il 2024, vi accorgete che il prodotto interno lordo dell'Europa è passato dal 35% del totale del mondo al 20%. Siamo scesi come peso e come significatività. Se poi andiamo a vedere il peso delle società quotate, nel 2005 e oggi, troviamo che è passato dal 35% del totale a meno del 15%”. Così Maurizio Dallocchio, professore ordinario università Bocconi, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni e i cittadini.
Nel mondo, “le banche europee, sono irrilevanti - aggiunge Dallocchio - La prima banca europea per dimensione di capitalizzazione è dopo il numero 20. Nelle prime 10 ce ne sono 4 americane, 4 cinesi, una della Gran Bretagna e una giapponese. Non ce n'è una europea. Le banche europee, per finanziare le imprese europee, sono fortissime, sono importantissime - evidenzia il professore - Se consideriamo 100 il debito delle imprese europee, 75 è debito bancario e solo 25% è legato ai mercati e all'emissione di titoli obbligazionari. Credo che se partiamo da questi numeri ci rendiamo contro che stiamo diventando, in qualche modo, preda, sotto il profilo economico. Ma - avverte il professore - l'economia influisce sulla politica e sulla società ed evidentemente dà un impulso numerico alla cultura prevalente”.
C’è una concentrazione geopolitica delle maggiori imprese del mondo. “Tra le prime otto per capitalizzazione di borsa, sette sono statunitensi, l'altra è saudita e fa petrolio - illustra l’esperto - Quella che capitalizza di più in borsa, che vale 3.600 miliardi di dollari, molto di più del debito pubblico italiano per intenderci, quasi il doppio del Pil italiano, è una società che appartiene al settore tecnologico. Le sette americane sono tutte imprese tecnologiche. Per cui il secondo elemento di concentrazione, il settoriale, è potentissimo. Le prime otto società per capitalizzazione di borsa, nel 2005, l'anno di riferimento che ho preso insieme al 2024, erano presenti in sei settori diversi: il farmaceutico, diversificato, la grande distribuzione, il bancario, l'oil and gas e le tecnologie. Oggi i settori presenti sono, praticamente, uno”.
Inoltre, “la capitalizzazione di borsa delle prime cinque società al mondo per capitalizzazione - rimarca il professore - valgono il 30% del mercato di tutto il mondo. La sola, Nvidia, che è legata al mondo dell'intelligenza artificiale, da sola pesa una 1,6 tutta la borsa tedesca: una concentrazione dimensionale incredibile, mai esistita in passato. Altamente preoccupante è che si tratta di realtà proprietarie. Nel 2005, delle grandi imprese che connotavano il mondo, la concentrazione della proprietà era altamente diffusa. Nessuno possedeva più del 7 - 8 - 9%. Oggi, le prime otto società per capitalizzazione, si rifanno al nome di un padrone. Sotto il profilo evidentemente economico, finanziario, ma anche sociale e culturale, ha un impatto sul mondo che è straordinario”.
Come Europa, “se vogliamo tornare ad avere il ruolo sotto il profilo culturale in primo luogo sotto il profilo economico e sociale - suggerisce Dallocchio - è necessario accettare che ci sia un debito comune, è necessario provvedere a una difesa comune, al rilancio dei mercati e della finanza, intesa nel senso buono, dei soldi che finiscono alle aziende proveniendo dalle famiglie. È necessaria una fiscalità omogenea ed è necessario prendere consapevolezza del fatto che se vuoi essere competitivo devi investire in tecnologie e in intelligenza, che poi naturale o artificiale, con una visione di lungo periodo che porti a credibilità, a sostenibilità, a visibilità, a credito, che si trasformi anche in credito culturale della nostra Europa”. In questo contesto, l’Italia “è un Paese che paga una valanga di tasse. Partiamo da un livello di tassazione che, rispetto ad altri Paesi è mostruosamente superiore”. Va bene la rottamazione delle cartelle esattoriali? “Si, ma cum grano salis”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sulportale Eurofocus.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "La politica deve essere capace di guidare la narrazione, le trasformazioni, non deve essere esecutrice di decisioni raggiunte in altri ambiti. Meritocrazia Italia chiede un rinascimento della politica, per questo siamo a Firenze. La politica non è solo nei palazzi, parte dal basso e abbiamo ambizioni grandi, anche oltre confine". Lo ha detto Zenaide Crispino, ministro MI Turismo, Cultura, Impresa e Territorio, nel suo intervento al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"La geopolitica e la geo cultura si muovono in un gioco di specchi - spiega Crispino - perché si condizionano reciprocamente e il momento storico che viviamo ci pone di fronte a degli scontri asimmetrici. C'è un occidente che si dibatte per mantenere la geocultura, anche al cospetto di un sistema che manifesta delle crepe e delle fragilità. Ci sono Paesi come quelli del Golfo, l'India, la Cina che vogliono riscrivere le regole proprio della geopolitica, si muovono tra capitalismo e autoritarismo, tra egemonia e soft power. Le guerre vogliono riscrivere le frontiere del diritto internazionale. Poi c'è l'Europa, che sembra un po' dispersa tra questi giganti”. A livello internazionale, “sicuramente l'elezione di Trump vede degli Stati Uniti che accelerano sull'indipendenza energetica - illustra - ma che, nello stesso tempo, si svincolano da trattati internazionali che sono stati stilati proprio per una visione coesa internazionale contro il cambiamento climatico. C'è la Cina che, pur essendo uno dei paesi più inquinanti al mondo, ha il monopolio nella produzione delle tecnologie green. C'è l'Europa che insegue, una transizione ecologica giusta, ma tante volte anche ideologica. Ci siamo persi, a volte, perché scollati dalle esigenze delle economie reali".
Ma "l'ambiente non è solo un problema climatico, è anche un problema di sicurezza - sottolinea Crispino - perché dove ci sono delle crisi climatiche si evidenziano anche spesso delle crisi umanitarie e migratorie. Anche in questo caso la politica e la cultura non possono discostarsi l'una dall'altro. Tante volte meritocrazia ha chiesto l'integrazione reale che si basa sull'incontro di quelle culture che vengono in contatto, che restituiscano la tolleranza a chi deve ospitare e la dignità a chi viene ospitato. Questo, a dispetto di un'accoglienza indiscriminata, che invece crea quelle bolle di subcultura che genere illegalità e quindi intolleranza. Anche la giustizia è un elemento essenziale nell'immaginario collettivo. La giustizia deve essere percepita come equa, certa, svincolata dalla burocrazia, deve restituire sicurezza, certezza del diritto, ma anche della pena". Rimarcando l’importanza della politica, Crispino conclude mettendo in guarda sull’affacciarsi di "protagonisti, che sono soggetti privati, che perché dispongono di un potere finanziario tale, hanno la possibilità di gestire asset strategici, la comunicazione, la sicurezza, l'intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, fino alla conquista dello spazio. Il mio riferimento non è velato, sto parlando Musk, ovviamente".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "Stiamo assistendo a dei profondi cambiamenti. Non so se la geopolitica salverà il mondo, credo che la diplomazia lo possa fare, con tutte le dovute cautele. Il lavoro delle diplomazie di tutto il mondo" è "sempre stato fondamentale per evitare guerre o farle finire e questo è un momento in cui, nel quadrante dove lavoro io, cioè nel Golfo ma anche nel resto del Medio Oriente, stiamo assistendo, dopo oltre un anno, a qualche buona notizia. Cessate il fuoco a Gaza, cessate il fuoco in Libano. Ci sono stati dialoghi interregionali che sicuramente fanno sperare in una nuova fase. Tutto è ancora molto fragile e quindi dovremmo lavorarci con enorme forza". Lo ha detto Luigi Di Maio, rappresentante speciale dell’Ue per la regione del Golfo, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
"Sicuramente questo è un momento in cui a livello internazionale è meglio non lavorare da soli - aggiunge Di Maio - Più si può stare insieme e si può lavorare insieme ai nostri alleati, ai nostri partner, meglio è. L'illusione che si possa fare, si possa affrontare le dinamiche geopolitiche da soli è qualcosa che appartiene a un passato, neanche di grande successo, e questo è pienamente in linea anche con lo spirito con cui il governo italiano sta affrontando questo momento. Molti si meravigliano che l'incontro tra Trump e Putin possa avvenire in Arabia Saudita, ma l’Arabia Saudita ha costruito una politica estera, soprattutto nei momenti di grande polarizzazione del mondo. Dopo il Covid sui vaccini o dopo l'aggressione russa all'Ucraina, è chiaro ed evidente che questi Paesi" del Golfo “hanno investito in una politica multipolare, come la chiamano, e oggi riescono a dialogare con tutti, anche con gli europei, da una posizione molto credibile, evidentemente".
Tale situazione "non riguarda soltanto i sauditi - conclude Di Maio - Gli emiratini nell'ultimo anno hanno negoziato il rilascio di prigionieri sia russi che ucraini, per oltre 2000 persone, i catarini hanno fatto rientrare i bambini ucraini in Ucraina dalla Russia, grazie ad una mediazione tra Russia e Ucraina e così via. Assistiamo a un Golfo, il paese e la regione in cui lavoro, che diventa sempre più un hub per mediazioni diplomatiche e facilitazioni diplomatiche. La buona notizia è che noi", come italiani "abbiamo ottimi rapporti con loro e siamo partner strategici di questi paesi. Lo dico senza nessun interesse, e come una persona che sicuramente ha avuto anche diverse discussioni, con gli attuali leader politici: credo che siamo in un momento europeo in cui l'Italia si sta dimostrando uno dei paesi più stabili politicamente e questa non è una cosa da poco. Dobbiamo cercare di ricostruire sempre più una politica che tenga al centro l'interesse europeo, abbiamo bisogno adesso di mettere al centro l'interesse europeo".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Nella riforma della giustizia "il problema è nella narrazione. Conosco centinaia di colleghi assolutamente onesti, desiderosi di esprimersi in collettività. Definire i gruppi come delle correnti, gruppi di potere per alterare il meccanismo della giustizia, non corrisponde alla realtà globale che conosco”. Così Cesare Parodi, presidente Associazione nazionale magistrati, partecipando focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze, sottolinea che “gli interlocutori per Anm sono tutti, quindi anche con il governo: anche in un momento difficile come questo, se qualcuno è disposto ad ascoltarci, la porta è aperta. È un principio irrinunciabile, ma serve una volontà. La speranza è che ci possa essere un dialogo assolutamente franco, leale e costruttivo da entrambe le parti".
Sulla geopolitica "l’unica cosa sensata che posso dire - aggiunge Parodi - è una profonda e profondissima preoccupazione a livello internazionale con prospettive molto pericolose e negative, non solo a livello bellico, ma anche per le ricadute economiche che possono verificarsi. Da cittadino, prima che da magistrato, chiederei una maggiore capacità di sedersi intorno al tavolo. Sono morti troppi ragazzi russi e ucraini. Il sentimento di preoccupazione penso possa essere condiviso".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Il Senato della Repubblica ha deciso di ricordare il terzo anniversario dell'invasione dell'Ucraina. Lunedì 24 febbraio la facciata di Palazzo Madama sarà illuminata con i colori della bandiera ucraina dalle ore 18 fino alle 7 del giorno successivo.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Nessun ordine di cancellare il video, ma una 'diffida' a divulgarlo. E' questa la spiegazione fornita da carabinieri, indagati per depistaggio e favoreggiamento, sentiti in procura a Milano nell'inchiesta sull'incidente accaduto la sera del 24 novembre nel quartiere Corvetto dove ha perso la vita Ramy Elgaml, 19 anni di origine egiziana. I due militari sono arrivati con una terza gazzella quando il T Max era già a terra e un collega stava praticando il massaggio cardiaco al diciannovenne. I militari, che hanno identificato il giovane che stava filmando, gli avrebbero chiesto di non mostrare le immagini perché dal contenuto fortemente sensibile.