La cordata Am Investco Italy, formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia con il sostegno di Intesa Sanpaolo, secondo “fonti vicine al dossier” citate dall’agenzia Ansa si è aggiudicata l’Ilva. A breve sarà diffusa la graduatoria delle offerte presentate ai commissari Piero Gnudi, Enrico Carrubba ed Enrico Laghi, a cui il governo ha affidato la gestione del siderurgico fino alla vendita ai privati prevista da un decreto del 2016. E Am Investco risulta appunto in testa. Gli elementi valutati sono stati il prezzo offerto, circa 1,8 miliardi, l’impatto ambientale e il piano industriale.
L’altro pretendente era AcciaItalia, cordata costituita da Arvedi, Cassa Depositi e prestiti, Delfin (la holding finanziaria della famiglia Del Vecchio) e l’indiana Jsw Steel, che fa capo a Sajjan Jindal. Che, se vincitore, aveva annunciato di voler utilizzare, per alimentare l’impianto, il preridotto e altre soluzioni tecniche basate sul gas, in modo da ridurre l’inquinamento prodotto dal siderurgico.
La decisione finale spetta al ministero dello Sviluppo economico, che si pronuncerà nei prossimi giorni. Il ministro Carlo Calenda ha convocato per il 30 maggio i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Ugl Metalmeccanici, Cgil, Cisl e Uil per “comunicare lo stato di attuazione della procedura relativa alla cessione degli impianti”. Successivamente scatterà un periodo di 30 giorni per verificare la rispondenza del piano ambientale presentato dall’azienda assegnataria alle indicazioni del ministero dell’Ambiente, che entro l’autunno emetterà un proprio decreto. A quel punto scatterà l’esecutività del contratto di acquisizione. A condizione che il vincitore della gara passi il vaglio dell’antitrust europeo. Che lo scorso 10 aprile aveva inviato a Gnudi, Carrubba e Laghi una lettera per ammonire sulle “regole della procedura per gli aiuti di Stato” e “i rischi correlati ai due offerenti”, tra cui anche “quelli di natura regolatoria che potrebbero rendere la vendita difficile da completare, a fortiori, se questa venisse completata in tempi brevi”.
Infatti ArcelorMittal in Europa è tra le aziende leader e rischierebbe di sforare il 40% delle quote di mercato. Mercoledì scorso però AcciaItalia e Am Investco hanno accettato la richiesta dei commissari di mantenere l’offerta invariata in termini economici – quindi garantire gli investimenti già indicati e non modificare il piano, compreso il perimetro dell’azienda, anche in presenza di eventuali prescrizioni dell’Antitrust. In caso di contestazioni, dunque, ArcelorMittal dovrà cedere attività in altri Paesi.
Se non ci saranno problemi, il via libera di Bruxelles arriverà entro 25 giorni lavorativi dalla notifica, come vuole la procedura. Se il caso dovesse essere più complicato scatterebbe una seconda fase, che può arrivare fino a oltre 100 giorni lavorativi. L’acquirente potrà contare su una dote di 1,3 miliardi da utilizzare per la bonifica delle aree inquinate dal siderurgico: si tratta dei soldi che la famiglia Riva aveva depositato in Svizzera. Nei giorni scorsi Adriano Riva ha patteggiato due anni e mezzo di carcere per bancarotta, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fraudolento di valori e ha contestualmente rinunciato alla cifra, già sequestrata dai pm milanesi, sbloccandone il trasferimento in Italia.