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‘L’infortunio’ e ‘M*A*S*H*’, l’ironia come arma di sopravvivenza

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Il 18 novembre del 1985 Joe Theismann, quarterback dei Washington Redskins, vede la sua carriera nel football interrompersi bruscamente a seguito del placcaggio di Lawrence Taylor, linebaker dei New York Giants, che gli causerà una frattura esposta alla gamba destra. Si tratta di uno degli infortuni sportivi più brutali e drammatici trasmessi in diretta dalla televisione americana. Da questo episodio prende il via il romanzo di Chris Bachelder, L’infortunio (traduzione di Damiano Abeni; Sur, 2017), finalista al National Book Award.

Ventidue quarantenni ogni anno si ritrovano in un hotel e ricostruiscono, nel campo di una scuola, la celebre azione dell’infortunio a Theismann. Attraverso questo rito, tra il goliardico e il nostalgico, l’autore analizza la vita dei suoi protagonisti. Un’operazione corale capace di svelare turbamenti, bassezze, generosità e patologie della sfera maschile statunitense e, in parte, occidentale.

Una scrittura leggera, volutamente comprensibile a ogni tipo di lettore senza mai cadere nello scontato. Un mosaico molto coerente, ricomposto, pagina dopo pagina, attraverso l’uso dell’ironia e dell’efficace e dosato dialogo diretto.

M*A*S*H* di Richard Hooker (traduzione di Marco Rossari; Sur, 2017), celebre romanzo che ha ispirato, nel 1970, l’omonimo film diretto da Robert Altman, si potrebbe riassumere come il tentativo letterario di descrivere come si possa rimanere sani di mente in mezzo alle atrocità della guerra.

Ambientato all’interno del Mobile army surgical hospital, l’ospedale chirurgico da campo stanziato sul 38° parallelo in Corea, durante il conflitto asiatico, il testo racconta le vicende quotidiane di tre medici, divisi tra interventi di alta chirurgia, picchi di lavoro durissimo e momenti di noia e frustrazione, che decidono di combattere lo stress con scherzi, battute e iniziative gioiose ai danni dei loro superiori, commilitoni, amici.

Ne viene fuori un incantevole ritratto politicamente scorretto, dove i contrasti tra la vita borghese e quella militare esplodono tra una risata e l’altra. Come Comma 22 di Joseph Heller, M*A*S*H* rappresenta una feroce critica alla guerra, alla demenza della morte in battaglia e, al contempo, omaggia il lettore di una carrellata di personaggi stravaganti, tutti colpevoli, volenti o nolenti, di sbeffeggiare la ferrea e folle logica delle gerarchie militari.

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