“Lonate Pozzolo è una piccola Sicilia lombarda. C’è un po’ di tutto: traffici illeciti, la ‘ndrangheta e la gente preferisce stare in silenzio perché parlare è pericoloso”. Così un abitante commenta il clima che si respira a Lonate Pozzolo (Varese). Il piccolo paese del Varesotto è finito sulle cronache nazionali dopo l’arresto del sindaco per corruzione, tentata concussione e abuso d’ufficio. Secondo l’accusa, Danilo Rivolta abusava del suolo di primo cittadino per favorire alcuni imprenditori locali tra cui il fratello, titolare del più grosso studio di progettazione della zona. Lonate aveva già fatto parlare di sé negli anni 2000 quando era stata smantellata una locale della ‘ndrangheta affiliata alla cosca crotonese Farao-Marincola. Oggi nel 2017, quando si entra nei bar del paese la gente, pur di non commentare la vicenda di del sindaco Rivolta, sostiene di non conoscerlo e di non averlo mai visto. “Non facciamo omertà – spiegano – e che proprio non ci abbiamo mai avuto a che fare”. Altri esitano a definirlo un corrotto per paura di perdere il lavoro. In un’intercettazione Rivolta commenta con la compagna i 13mila euro presi da una tangente: “Con questi ci rifacciamo il salotto”. Per ora la giunta non si è voluta dimettere. “E’ un atto di responsabilità civica – spiega Ausilia Angelino, assessore ai Servizi sociali a Lonate – Io voglio pensare solo a risolvere i problemi dei miei cittadini. Se la magistratura accerterà i fatti sono pronta a prendere le distanze”. Ma alla domanda se è ha fiducia che le cose si possano risolvere per il meglio risponde: “Io non ho fiducia in niente”.
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