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Trump fuori dall’accordo sul clima? Non abbiate paura, è solo poco furbo

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Avete presente la storia della mosca cocchiera? Sì, la mosca che ronzava intorno ai cavalli e pensava di guidare la carrozza. È la stessa cosa per i vari capi di governo: credono di contare qualcosa, ma in realtà anche loro ronzano intorno a forze che si illudono di controllare. Donald Trump si sta rivelando un moscone particolarmente rumoroso ma che non sembra in grado di fare molto di più che ronzare. Certo, può fare grossi danni lanciando bombe a casaccio e – in teoria – potrebbe anche decidere di scatenare una guerra nucleare sterminando più o meno tutti quanti. A parte questo, però, Trump sembra impegnato più che altro nella ricerca della propria sopravvivenza politica (e forse anche fisica).

Su questa vicenda dell’accordo di Parigi, chiunque al posto di Trump avrebbe pensato che la cosa più semplice da fare era restare nell’accordo per sabotarlo dall’interno (come gli suggeriva di fare il suo segretario di stato, Rex Tillerson). Questa è, incidentalmente, la strategia di molti governi, incluso quello italiano. Ma Trump ha deciso di fare a modo suo, andando giù a testa bassa contro l’accordo. Forse semplicemente perché non è molto furbo, forse perché è alla disperazione e cerca di ingraziarsi il nocciolo duro dei suoi elettori più orientati verso posizioni estreme. Comunque sia, ha fatto un grosso piacere ai suoi avversari, che adesso possono farsi belli supportando l’accordo di Parigi e che ringraziano per essersi ritrovati tra le mani un altro elemento utile per far fuori Trump politicamente.

E ora che succede con il clima? Sostanzialmente, niente cambia. L’accordo di Parigi non ha clausole obbligatorie, è una serie di asserzioni di buona volontà. Se riusciremo a ridurre le emissioni in modo sostanziale non sarà perché qualche pagliaccio che sta in cima ci obbligherà a farlo. E nemmeno perché ce lo dicono dei tizi barbuti con dei cartelli in mano. Nonostante il tentativo disperato di molti governi, incluso quello italiano, di tenere in piedi l’industria petrolifera, tutto il sistema economico mondiale si sta muovendo verso l’abbandono dei combustibili fossili. Sono ormai due anni che le emissioni di Co2 da combustibili fossili sono statiche o in diminuzione: è un cambiamento epocale (e non c’è Trump che tenga per invertirlo).

Il problema è che, nel frattempo, il riscaldamento globale non si ferma. Fra i tanti disastri in corso, stiamo vedendo un enorme pezzo di ghiaccio antartico che dovrebbe staccarsi nei prossimi giorni: un arnese più grande di tutta la Liguria e che prefigura l’intero crollo del ghiacciaio di Larsen. Ce la faremo ad evitare i danni peggiori del cambiamento climatico? Non lo possiamo dire, ma non diamo troppa importanza ai mosconi che ci ronzano intorno.

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