“Il governo che formerò lavorerà per mantenere il Paese sicuro e protetto, dando alla polizia e alle autorità i poteri di farlo”. Le prime parole dopo la striminzita vittoria ottenuta alle elezioni che avrebbero dovuto consegnarle un mandato forte per affrontare la Brexit, Theresa May le pronuncia a Downing Street dopo aver ottenuto dalla regina Elisabetta l’autorizzazione a formare il governo con gli unionisti nord-irlandesi del Dup. “La Gran Bretagna adesso ha bisogno di certezze. Adesso mettiamoci a lavorare, Let’s work!”, ha concluso la premier. Come se nulla fosse. Come se quella di giovedì notte fosse stata una sconfitta come tante altre.
Il primo ministro conservatore ha sfidato le urne, ma non ha trovato l’investitura forte che sognava per completare la trattativa per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ed è stata costretta a trovare un alleato di governo. Il voto è stato un vero e proprio terremoto politico, “un’umiliazione“, scrive la Bbc: i Conservatori sognavano il plebiscito e l’aumento dei loro seggi alla Camera dei Comuni per distanziare gli avversari del Labour, ma si sono fermati a quota 318 seggi, 12 in meno rispetto al Parlamento uscente e 8 di quelli necessari ad avere la maggioranza assoluta. I laburisti di Jeremy Corbyn sono arrivati addirittura a 261, con un risultato tra i migliori di sempre. Così per evitare le dimissioni della May e formare il nuovo esecutivo, in nottata i Tory hanno stretto un accordo con gli unionisti nord-irlandesi del Dup – che hanno conquistato 10 seggi – per formare il governo: “La premier ha parlato con me stamattina e avvieremo discussioni con i conservatori per esplorare come possa essere possibile portare stabilità al nostro Paese in questo periodo di grande sfida”, ha detto leader del partito Arlene Foster.
“Volevo un risultato diverso, rifletterò su quanto è accaduto”. Puntavo “a una maggioranza più ampia e il risultato non è stato ottenuto”, ha ammesso nel pomeriggio la premier davanti alla telecamere della Bbc, dichiarandosi “dispiaciuta” verso “i candidati, i deputati uscenti e i sottosegretari” non rieletti che “non meritavano di perdere il seggio”. May evoca poi un “momento critico per il Paese”, confermando l’impegno a “formare un governo nell’interesse nazionale”: “serve “certezza per i negoziati sulla Brexit che iniziano fra 10 giorni”. Nel tardo pomeriggio Downing Street ha confermato che il ministro degli Esteri Boris Johnson, quello degli interni Amber Rudd, il cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, il ministro della Brexit David Davis e il ministro della Difesa Michael Fallon resteranno al loro posto. “Stasera non saranno fatte altre nomine”, ha fatto sapere il governo.
Tra le sorprese c’è anche l’esclusione del partito euroscettico Ukip (0 seggi). Chi osserva con attenzione le evoluzioni è l’Unione europea: le trattative per la Brexit infatti dovrebbero cominciare fra soli 11 giorni, ma nel nuovo scenario tante sono le condizioni da tenere in considerazione. Il commissario Ue al Bilancio Guenther Oettinger ha già detto che “la Brexit rischia di ritardare”. La May ha fatto sapere di non voler rimandare i negoziati, ma potrebbe non bastare. Il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani ha dichiarato: “La hard Brexit esce sconfitta dalle urne”.
“May ha perso tutta la sua autorità e credibilità“, ha commentato Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party, che esce comunque ridimensionato dalle urne, passando da 56 a 35 seggi. La ‘first minister’ ha inoltre sottolineato che i Tory devono abbandonare l’atteggiamento “sprezzante” mostrato finora sulla Brexit e ha ribadito la volontà del suo Snp di collaborare con gli altri partiti.
I risultati – I risultati del voto politico in Gran Bretagna consegnano al partito conservatore di Theresa May 318 seggi in Parlamento, dove ne perde 12 e non raggiunge la maggioranza assoluta. Il Labour di Jeremy Corbyn ne ottiene 261 (29 seggi in più). Manca il risultato nella circoscrizione di Kensington a Londra dove è testa a testa tra la candidata conservatrice, Victoria Borwick, e quella laburista, Emma Dent Coad, e il conteggio è stato sospeso. Il risultato è atteso più tardi nella giornata di oggi o addirittura domani. Brusca frenata per gli indipendentisti scozzesi di Nicola Sturgeon che perdono 21 deputati fermandosi a 35. Dodici seggi ai Lib-Dem (+4), mentre gli unionisti nordirlandesi del Dup ottengono 10 seggi (+2) e proprio su di loro i Tory potrebbero contare per formare un governo.
Da segnalare il fatto che sono tanti i nomi di peso dei Conservatori che restano fuori dal Parlamento. Ce l’ha fatta per un pelo ad esempio Amber Rudd, ministra degli Interni e fedelissima della premier May, che è stata rieletta nel collegio di Hastings and Rye con una risicata maggioranza di 346 voti (un crollo rispetto ai 4.796 del 2015). Non è andata bene invece al coautore del programma della premier, nonché uno dei suoi luogotenenti, Ben Gummer, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Con lui fuori anche il sottosegretario al Tesoro, Jane Ellison, e quello allo sviluppo internazionale James Wharton. Tutti sconfitti dal Labour. Infine, hanno perso il loro posto in parlamento anche Gavin Barwell, sottosegretario all’edilizia e Robin Wilson, alla cultura.
I Labour: “La politica è cambiata. Ora May se ne vada” – Chi festeggia in questo momento è Jeremy Corbyn che supera così le difficoltà e le critiche degli ultimi mesi e, grazie a una buona campagna elettorale, porta a casa un vero successo. Il suo messaggio contro l’austerità ha sfondato soprattutto tra i giovani e il partito ha beneficiato anche dell’aumento dell’affluenza. Forte del risultato, il leader Labour ha chiesto il passo indietro della May: “Ha perso sostegno”, ha detto nel suo primo intervento pubblico a risultati ancora parziali, “ha perso seggi e ha perso voti, io credo sia abbastanza perché se ne vada”. Ha quindi aggiunto: “La politica è cambiata, la gente ha fatto capire di non poterne più di austerity e tagli ai servizi pubblici, ma ha votato per la speranza”. Il partito laburista ha fatto sapere in mattinata di essere pronto a dar vita ad un governo di minoranza. A dichiararlo è stato il portavoce Labour e cancelliere-ombra John McDonnell. “Abbiamo sempre detto – ha dichiarato a SkyNews – che qualunque fossero le circostanze, siamo pronti a servire gli interessi del paese e siamo pronti a dar vita ad un governo. Nella nostra posizione sarebbe un governo di minoranza”.
La crisi dentro i Tory: “La Brexit dura nella spazzatura” – La leader dei Tory per il momento ha respinto le ipotesi di un passo indietro e alle 13.30 (ora italiana) andrà dalla Regina a chiedere l’autorizzazione a formare un nuovo governo. Nella notte ha dichiarato che la Gran Bretagna “ha bisogno di un periodo di stabilità” e i Tory lavoreranno per garantirla. Con un tremito nella voce, ha quindi insistito sulla necessità di attuare la Brexit e di difendere “l’interesse nazionale”. “Il partito Conservatore”, ha detto, “farà il suo dovere qualunque sia il risultato finale delle elezioni”. Ma non è così facile perché arrivano le prime velate richieste di dimissioni anche dall’interno del Partito conservatore. La premier “dovrebbe considerare ora la sua posizione”, ha detto alla Bbc, Anna Soubry, deputata anti-Brexit e da tempo voce critica nei confronti di May, rieletta d’un soffio dopo un primo annuncio ufficioso che l’aveva data per sconfitta. Una frase che tutti gli osservatori in studio hanno interpretato come un benservito. Ironico il commento di William Hague, ex leader Tory, che ha scritto: “Il nostro partito è una monarchia temperata dal regicidio”. L’ex cancelliere conservatore George Osborne ha invece parlato a Itv, dicendo: “La Brexit dura è finita nella spazzatura stanotte”, e “May sarà probabilmente una dei ministri rimasti in carica per meno tempo nella nostra storia”.
Ue: “Tempi Brexit ritarderanno” – Arrivano anche le prime reazioni a livello europeo. A esprimere perplessità è il commissario al Bilancio dell’Unione europea, Guenther Oettinger, che si dice dubbioso sul fatto che i negoziati della Brexit possano iniziare in tempo dinanzi a un ‘parlamento sospeso’. Parlando all’emittente Deutschlandfunk, il Commissario ha infatti sostenuto la necessità di avere come interlocutore, nel processo di divorzio dalla Ue, un governo forte e stabile, laddove un partner debole potrebbe portare a un risultato negativo. Più cauto il commissario europeo agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici: “Non è stato un referendum-bis, la Brexit si farà”, ha detto, ma ha anche specificato che il risultato del voto britannico “cambierà forse un certo numero di cose. Ci sarà senza dubbio un impatto sullo spirito dei negoziati, sul dato politico, ma l’apertura dei negoziati non è in discussione”. Ha quindi ribadito che che le trattative si terranno “su una base ferma, ma amichevole”. Effetti ci sono stati anche sui mercati. La sterlina, dopo il crollo subito dopo gli exit poll di ieri sera, è data in calo su tutte le principale valute mondiali dopo l’esito delle elezioni. Una situazione che renderà difficile la governabilità del Paese. La sterlina è scesa a 1,269 dollari (-1%) e a 139,8 yen giapponesi (-0,8%). Si rafforza a sua volta l’Euro sulla moneta inglese, che tocca gli 0,88 pound (+1,08%).
La stampa: “Choc, sbando” – “May e la Brexit allo sbando” e ancora “Scommessa-boomerang di May” oppure, a sottolineare l’incertezza dovuta a un parlamento senza maggioranza, “incubo” e “caos”: sono i titoli e le parole scelte oggi dai principali quotidiani del Regno Unito per descrivere l’esito delle elezioni. A puntare sul “disarray”, lo sbando e lo scompiglio, è ‘The Independent’. Che sottolinea come la sconfitta per la May sia giunta ad appena 11 giorni dall’avvio dei negoziati tra Londra e l’Unione Europea su Brexit. Il nesso con l’esito del voto, segnato pure dall’avanzata dei laburisti di Jeremy Corbyn, è al centro di editoriali pubblicati anche su altri giornali. Decisi a evidenziare che le elezioni, anticipate di due anni, si siano trasformate per la premier in un “incubo”. Lo scrive anche ‘The Times’, storico foglio conservatore, che sottolinea come la May oggi abbia chiesto “un periodo di stabilità” proprio mentre Corbyn le chiedeva di dimettersi. Secondo il ‘Guardian’, quotidiano progressista, le chiavi di lettura sono la crescita del Labour nel Sud e il rifiuto degli elettori di dare alla premier “un forte mandato personale per negoziare Brexit”. A prendere atto della disfatta conservatrice è poi anche ‘The Sun’, uno dei tabloid più venduti, che nei giorni scorsi aveva preso apertamente le parti di May. Le parole chiave sono ancora “Hung Parliament” e poi “Jazza”, il nomigliolo affibbiato a Corbyn, il nemico già accusato di voler aprire le frontiere favorendo i terroristi: per lui un solo aggettivo: “entusiasta”.
Mondo
Elezioni Gran Bretagna 2017, May: “Nuovo governo per un Paese sicuro e la Brexit”. Accordo con unionisti nord-irlandesi
Britain’s Prime Minister Theresa May gives an election campaign speech to Conservative Party supporters in Norwich, June 7, 2017. REUTERS/Toby Melville
I Conservatori dopo le urne anticipate ottengono 318 seggi, non arrivano alla soglia necessaria per governare da soli, ma la leader e primo ministro uscente ottiene l'incarico per formare il nuovo esecutivo. Successo del Labour di Jeremy Corbyn: "Ora premier se ne vada". Ukip azzerato. Dubbi sugli effetti sui negoziati per la Brexit che dovrebbero iniziare fra 11 giorni
“Il governo che formerò lavorerà per mantenere il Paese sicuro e protetto, dando alla polizia e alle autorità i poteri di farlo”. Le prime parole dopo la striminzita vittoria ottenuta alle elezioni che avrebbero dovuto consegnarle un mandato forte per affrontare la Brexit, Theresa May le pronuncia a Downing Street dopo aver ottenuto dalla regina Elisabetta l’autorizzazione a formare il governo con gli unionisti nord-irlandesi del Dup. “La Gran Bretagna adesso ha bisogno di certezze. Adesso mettiamoci a lavorare, Let’s work!”, ha concluso la premier. Come se nulla fosse. Come se quella di giovedì notte fosse stata una sconfitta come tante altre.
Il primo ministro conservatore ha sfidato le urne, ma non ha trovato l’investitura forte che sognava per completare la trattativa per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ed è stata costretta a trovare un alleato di governo. Il voto è stato un vero e proprio terremoto politico, “un’umiliazione“, scrive la Bbc: i Conservatori sognavano il plebiscito e l’aumento dei loro seggi alla Camera dei Comuni per distanziare gli avversari del Labour, ma si sono fermati a quota 318 seggi, 12 in meno rispetto al Parlamento uscente e 8 di quelli necessari ad avere la maggioranza assoluta. I laburisti di Jeremy Corbyn sono arrivati addirittura a 261, con un risultato tra i migliori di sempre. Così per evitare le dimissioni della May e formare il nuovo esecutivo, in nottata i Tory hanno stretto un accordo con gli unionisti nord-irlandesi del Dup – che hanno conquistato 10 seggi – per formare il governo: “La premier ha parlato con me stamattina e avvieremo discussioni con i conservatori per esplorare come possa essere possibile portare stabilità al nostro Paese in questo periodo di grande sfida”, ha detto leader del partito Arlene Foster.
“Volevo un risultato diverso, rifletterò su quanto è accaduto”. Puntavo “a una maggioranza più ampia e il risultato non è stato ottenuto”, ha ammesso nel pomeriggio la premier davanti alla telecamere della Bbc, dichiarandosi “dispiaciuta” verso “i candidati, i deputati uscenti e i sottosegretari” non rieletti che “non meritavano di perdere il seggio”. May evoca poi un “momento critico per il Paese”, confermando l’impegno a “formare un governo nell’interesse nazionale”: “serve “certezza per i negoziati sulla Brexit che iniziano fra 10 giorni”. Nel tardo pomeriggio Downing Street ha confermato che il ministro degli Esteri Boris Johnson, quello degli interni Amber Rudd, il cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, il ministro della Brexit David Davis e il ministro della Difesa Michael Fallon resteranno al loro posto. “Stasera non saranno fatte altre nomine”, ha fatto sapere il governo.
Tra le sorprese c’è anche l’esclusione del partito euroscettico Ukip (0 seggi). Chi osserva con attenzione le evoluzioni è l’Unione europea: le trattative per la Brexit infatti dovrebbero cominciare fra soli 11 giorni, ma nel nuovo scenario tante sono le condizioni da tenere in considerazione. Il commissario Ue al Bilancio Guenther Oettinger ha già detto che “la Brexit rischia di ritardare”. La May ha fatto sapere di non voler rimandare i negoziati, ma potrebbe non bastare. Il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani ha dichiarato: “La hard Brexit esce sconfitta dalle urne”.
“May ha perso tutta la sua autorità e credibilità“, ha commentato Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party, che esce comunque ridimensionato dalle urne, passando da 56 a 35 seggi. La ‘first minister’ ha inoltre sottolineato che i Tory devono abbandonare l’atteggiamento “sprezzante” mostrato finora sulla Brexit e ha ribadito la volontà del suo Snp di collaborare con gli altri partiti.
I risultati – I risultati del voto politico in Gran Bretagna consegnano al partito conservatore di Theresa May 318 seggi in Parlamento, dove ne perde 12 e non raggiunge la maggioranza assoluta. Il Labour di Jeremy Corbyn ne ottiene 261 (29 seggi in più). Manca il risultato nella circoscrizione di Kensington a Londra dove è testa a testa tra la candidata conservatrice, Victoria Borwick, e quella laburista, Emma Dent Coad, e il conteggio è stato sospeso. Il risultato è atteso più tardi nella giornata di oggi o addirittura domani. Brusca frenata per gli indipendentisti scozzesi di Nicola Sturgeon che perdono 21 deputati fermandosi a 35. Dodici seggi ai Lib-Dem (+4), mentre gli unionisti nordirlandesi del Dup ottengono 10 seggi (+2) e proprio su di loro i Tory potrebbero contare per formare un governo.
Da segnalare il fatto che sono tanti i nomi di peso dei Conservatori che restano fuori dal Parlamento. Ce l’ha fatta per un pelo ad esempio Amber Rudd, ministra degli Interni e fedelissima della premier May, che è stata rieletta nel collegio di Hastings and Rye con una risicata maggioranza di 346 voti (un crollo rispetto ai 4.796 del 2015). Non è andata bene invece al coautore del programma della premier, nonché uno dei suoi luogotenenti, Ben Gummer, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Con lui fuori anche il sottosegretario al Tesoro, Jane Ellison, e quello allo sviluppo internazionale James Wharton. Tutti sconfitti dal Labour. Infine, hanno perso il loro posto in parlamento anche Gavin Barwell, sottosegretario all’edilizia e Robin Wilson, alla cultura.
I Labour: “La politica è cambiata. Ora May se ne vada” – Chi festeggia in questo momento è Jeremy Corbyn che supera così le difficoltà e le critiche degli ultimi mesi e, grazie a una buona campagna elettorale, porta a casa un vero successo. Il suo messaggio contro l’austerità ha sfondato soprattutto tra i giovani e il partito ha beneficiato anche dell’aumento dell’affluenza. Forte del risultato, il leader Labour ha chiesto il passo indietro della May: “Ha perso sostegno”, ha detto nel suo primo intervento pubblico a risultati ancora parziali, “ha perso seggi e ha perso voti, io credo sia abbastanza perché se ne vada”. Ha quindi aggiunto: “La politica è cambiata, la gente ha fatto capire di non poterne più di austerity e tagli ai servizi pubblici, ma ha votato per la speranza”. Il partito laburista ha fatto sapere in mattinata di essere pronto a dar vita ad un governo di minoranza. A dichiararlo è stato il portavoce Labour e cancelliere-ombra John McDonnell. “Abbiamo sempre detto – ha dichiarato a SkyNews – che qualunque fossero le circostanze, siamo pronti a servire gli interessi del paese e siamo pronti a dar vita ad un governo. Nella nostra posizione sarebbe un governo di minoranza”.
La crisi dentro i Tory: “La Brexit dura nella spazzatura” – La leader dei Tory per il momento ha respinto le ipotesi di un passo indietro e alle 13.30 (ora italiana) andrà dalla Regina a chiedere l’autorizzazione a formare un nuovo governo. Nella notte ha dichiarato che la Gran Bretagna “ha bisogno di un periodo di stabilità” e i Tory lavoreranno per garantirla. Con un tremito nella voce, ha quindi insistito sulla necessità di attuare la Brexit e di difendere “l’interesse nazionale”. “Il partito Conservatore”, ha detto, “farà il suo dovere qualunque sia il risultato finale delle elezioni”. Ma non è così facile perché arrivano le prime velate richieste di dimissioni anche dall’interno del Partito conservatore. La premier “dovrebbe considerare ora la sua posizione”, ha detto alla Bbc, Anna Soubry, deputata anti-Brexit e da tempo voce critica nei confronti di May, rieletta d’un soffio dopo un primo annuncio ufficioso che l’aveva data per sconfitta. Una frase che tutti gli osservatori in studio hanno interpretato come un benservito. Ironico il commento di William Hague, ex leader Tory, che ha scritto: “Il nostro partito è una monarchia temperata dal regicidio”. L’ex cancelliere conservatore George Osborne ha invece parlato a Itv, dicendo: “La Brexit dura è finita nella spazzatura stanotte”, e “May sarà probabilmente una dei ministri rimasti in carica per meno tempo nella nostra storia”.
Ue: “Tempi Brexit ritarderanno” – Arrivano anche le prime reazioni a livello europeo. A esprimere perplessità è il commissario al Bilancio dell’Unione europea, Guenther Oettinger, che si dice dubbioso sul fatto che i negoziati della Brexit possano iniziare in tempo dinanzi a un ‘parlamento sospeso’. Parlando all’emittente Deutschlandfunk, il Commissario ha infatti sostenuto la necessità di avere come interlocutore, nel processo di divorzio dalla Ue, un governo forte e stabile, laddove un partner debole potrebbe portare a un risultato negativo. Più cauto il commissario europeo agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici: “Non è stato un referendum-bis, la Brexit si farà”, ha detto, ma ha anche specificato che il risultato del voto britannico “cambierà forse un certo numero di cose. Ci sarà senza dubbio un impatto sullo spirito dei negoziati, sul dato politico, ma l’apertura dei negoziati non è in discussione”. Ha quindi ribadito che che le trattative si terranno “su una base ferma, ma amichevole”. Effetti ci sono stati anche sui mercati. La sterlina, dopo il crollo subito dopo gli exit poll di ieri sera, è data in calo su tutte le principale valute mondiali dopo l’esito delle elezioni. Una situazione che renderà difficile la governabilità del Paese. La sterlina è scesa a 1,269 dollari (-1%) e a 139,8 yen giapponesi (-0,8%). Si rafforza a sua volta l’Euro sulla moneta inglese, che tocca gli 0,88 pound (+1,08%).
La stampa: “Choc, sbando” – “May e la Brexit allo sbando” e ancora “Scommessa-boomerang di May” oppure, a sottolineare l’incertezza dovuta a un parlamento senza maggioranza, “incubo” e “caos”: sono i titoli e le parole scelte oggi dai principali quotidiani del Regno Unito per descrivere l’esito delle elezioni. A puntare sul “disarray”, lo sbando e lo scompiglio, è ‘The Independent’. Che sottolinea come la sconfitta per la May sia giunta ad appena 11 giorni dall’avvio dei negoziati tra Londra e l’Unione Europea su Brexit. Il nesso con l’esito del voto, segnato pure dall’avanzata dei laburisti di Jeremy Corbyn, è al centro di editoriali pubblicati anche su altri giornali. Decisi a evidenziare che le elezioni, anticipate di due anni, si siano trasformate per la premier in un “incubo”. Lo scrive anche ‘The Times’, storico foglio conservatore, che sottolinea come la May oggi abbia chiesto “un periodo di stabilità” proprio mentre Corbyn le chiedeva di dimettersi. Secondo il ‘Guardian’, quotidiano progressista, le chiavi di lettura sono la crescita del Labour nel Sud e il rifiuto degli elettori di dare alla premier “un forte mandato personale per negoziare Brexit”. A prendere atto della disfatta conservatrice è poi anche ‘The Sun’, uno dei tabloid più venduti, che nei giorni scorsi aveva preso apertamente le parti di May. Le parole chiave sono ancora “Hung Parliament” e poi “Jazza”, il nomigliolo affibbiato a Corbyn, il nemico già accusato di voler aprire le frontiere favorendo i terroristi: per lui un solo aggettivo: “entusiasta”.
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Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - Le scelte nello stile di vita possono avere un impatto significativo anche nella gestione della fibrillazione atriale, un disturbo del ritmo cardiaco che rischia di sviluppare 1 over 40 su 4 e che rappresenta una delle principali cause di ictus che colpisce milioni di donne e uomini in tutta Europa. Alcuni alimenti come alcol, caffeina o cibi piccanti possono scatenare un episodio di questa condizione cronica che spesso può passare inosservata: molti non ne sono consapevoli e non ricevono una diagnosi. Per aiutare le persone a comprendere meglio il legame tra alimentazione e fibrillazione atriale - riporta una nota - Daiichi Sankyo Europe ha ospitato a Milano oggi 'Beats and Bites', che gioca sul suono dei termini inglesi 'battiti e morsi'. All'evento, esperti di malattie cardiovascolari insieme alla European Nutrition for Health Alliance e Alice (Associazione per la lotta all'ictus cerebrale) Lombardia hanno affrontato le preoccupazioni comuni ed evidenziato le strategie di riduzione del rischio con la partecipazione dello chef italiano Ruben Bondì, che ha creato un menù di ricette semplici, gustose e salutari per il cuore.
"Gli operatori sanitari oggi devono fornire ai pazienti le giuste informazioni per comprendere il loro rischio di fibrillazione atriale e adottare misure proattive di prevenzione - spiega Daniele Andreini, direttore della Divisione di Cardiologia universitaria e Imaging cardiaco dell'Irccs ospedale Galeazzi Sant'Ambrogio di Milano - I cambiamenti nello stile di vita, come il movimento regolare e l'alimentazione equilibrata, svolgono un ruolo cruciale nel migliorare la salute del cuore". Tra le strategie alimentari da adottare, gli esperti consigliano: consumare 2 porzioni di pesce ricco di omega-3 alla settimana per gli adulti e ridurre il sale a meno di 5 g al giorno; fare attenzione alle dimensioni delle porzioni e gestire i livelli di stress e di sonno, che potrebbero portare all'obesità e complicare i problemi cardiovascolari se non gestiti correttamente. Infine, fare circa 2 ore di esercizio fisico di intensità moderata alla settimana - passeggiare, fare le scale o ballare - oltre ad un allenamento di resistenza, 2 giorni alla settimana.
"Eventi come 'Beats and Bites' forniscono un utile supporto, offrendo consigli pratici e mostrando l'impatto che semplici cambiamenti nella dieta e nel movimento possono avere nel ridurre il rischio di fibrillazione atriale - rimarca Giacomo Falzi, vicepresidente Alice Lombardia - E' incoraggiante vedere al centro dell'attenzione il benessere dei pazienti, con esperti e sostenitori che si uniscono per dare a individui e famiglie la possibilità di assumere il controllo della propria salute cardiovascolare".
Le lacune nella conoscenza e nella gestione della fibrillazione atriale lasciano molti pazienti senza le informazioni e il supporto di cui hanno bisogno. "Daiichi Sankyo Europa aspira ad arricchire la qualità della vita delle persone in tutto il mondo - afferma Ilaria Leggeri, direttore del Patient Engagement della farmaceutica - Per questo è necessario andare oltre la malattia, guardare alle persone che convivono con la patologia, alla loro qualità della vita, alle loro scelte di vita e ai risultati che contano per loro". L'evento 'Beats and Bites' fa parte della più ampia iniziativa dell'azienda 'Il tuo cuore, nelle tue mani: fibrillazione atriale', dedicata all'educazione e alla responsabilizzazione delle persone, affinché diano priorità alla loro salute cardiovascolare.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - In occasione della Giornata dell'Unità nazionale e del Tricolore, che ricorre lunedì prossimo, 17 marzo, sulla facciata di Montecitorio verrà proiettata la bandiera nazionale, dalla mezzanotte e nelle successive ore serali e notturne.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - "Per il loro concreto e costante sostegno nel percorso di avvicinamento delle comunità di Gorizia e Nova Gorica soprattutto nel contesto di Go 2025", il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello emerito della Slovenia, Borut Pahor, verranno insigniti domani, con una cerimonia in programma alle 11.30 al Teatro comunale Giuseppe Verdi, del Premio 'Santi Ilario e Taziano-Città di Gorizia'. Un nuovo riconoscimento per i due statisti ai quali nell'aprile scorso fu attribuita la laurea honoris causa in Giurisprudenza dall'Università di Trieste, a conferma di un impegno comune per rimarginare le ferite della storia e mantenere vivi un'amicizia e un legame tra due i popoli, saldando un rapporto anche sul piano personale.
Numerose le occasioni di incontro e i gesti simbolici. A partire dal 26 ottobre 2016, quando i due presidenti parteciparono alla cerimonia sul tema "L'Europa luogo di superamento dei conflitti", nel centenario dell'unione di Gorizia all'Italia. Fu quella l'occasione per la deposizione di due corone d'alloro sul monumento dedicato ai soldati sloveni caduti sul fronte dell'Isonzo 1915-1917 a Doberdò del Lago, mentre in precedenza il Capo dello Stato italiano, al Parco della Rimembranza di Gorizia, aveva reso omaggio al monumento ai caduti della Prima guerra mondiale e al lapidario che ricorda i deportati goriziani.
Ma fu soprattutto il bilaterale a Trieste il 13 luglio 2020 particolarmente denso di significati. Mattarella e Pahor resero omaggio, mano nella mano, alla Foiba di Basovizza e al Monumento ai caduti sloveni antifascisti Ferdo Bidovec, Fran Marusic, Zvonimir Milos e Alojzij Valencic, condannati a morte nel 1930. Quindi i due presidenti conferirono a Boris Pahor, scrittore sloveno naturalizzato italiano, rispettivamente l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e l’Ordine per Meriti eccezionali. Fu quindi firmato il protocollo di restituzione del Narodni Dom, l'edificio che ospitava le associazioni culturali slovene distrutto dalla violenza nazionalista dello squadrismo fascista nel 1920.
"La storia –disse Mattarella in quella occasione- non si cancella e le esperienze dolorose, sofferte dalle popolazioni di queste terre, non si dimenticano. Proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità, a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite, da una parte e dall’altra, l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimento e rancore, oppure, al contrario, farne patrimonio comune, nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro".
"Al di qua e al di là della frontiera -il cui significato di separazione è ormai, per fortuna, superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione europea -sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro, in nome dei valori oggi comuni: libertà, democrazia, pace. Oggi, qui a Trieste -con la presenza dell’amico presidente Borut Pahor- segniamo una tappa importante nel dialogo tra le culture che contrassegnano queste aree di confine e che rendono queste aree di confine preziose per la vita dell’Europa". Concetti ribaditi nell’incontro del 21 ottobre 2021, per celebrare la designazione congiunta di Gorizia e Nova Gorica 'Capitale europea della Cultura 2025 con il progetto 'Go! Borderless'. “Un meraviglioso esempio della costruzione di un futuro comune nell’Unione europea".
L'avvicendamento alla guida della Slovenia, con l'elezione della presidente Nataša Pirc Musar, ha visto proseguire le iniziative di collaborazione e dialogo tra i vertici istituzionali dei due Paesi. Mattarella nell'aprile dello scorso anno partecipò alle celebrazioni per il ventennale dell'adesione della Slovenia all'Ue e con l'omologa Pirc Musar ha inaugurato a febbraio di quest'anno Go 2025, Prima Capitale europea della cultura transfrontaliera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - Il lupus eritematoso sistemico (Les) è una malattia autoimmune che può colpire vari organi e apparati del nostro organismo. Da qui la difficoltà nella diagnosi e nel trattamento. "Negli ultimi 10 anni, per la malattia, è cambiato il paradigma terapeutico" ed è possibile "raggiungere la remissione, spegnere una delle sue complicanze, quale la nefrite lupica, e ridurre al minimo", fino "anche a sospendere, il cortisone". Protagonisti di questa rivoluzione sono, "in particolare, i Jak inibitori, famiglia di nuovi farmaci già disponibili in Italia da dicembre 2017 per l'artrite reumatoide". Così Fabrizio Conti, professore di Reumatologia Università Sapienza e direttore della Uoc di Reumatologia del Policlinico Umberto I di Roma, riassume all'Adnkronos Salute l'evoluzione nella gestione di questa patologia cronica che è caratterizzata da manifestazioni eritematose cutanee e mucose con sensibilità alla luce del sole, ma che può coinvolgere altri organi come rene, articolazioni e sistema nervoso centrale.
"Il Les si presenta in modo variabile da persona a persona", sottolinea Rosa Pelissero, presidente Gruppo Les Odv, ma colpisce "soprattutto donne giovani in età fertile". Il rapporto di incidenza tra femmine e maschi è di 9 a 1. "Dopo la diagnosi ci si trova da un giorno all'altro malati di una malattia cronica. Si deve imparare a convivere con una nuova normalità. La ricerca è importante: 40-50 anni fa l'obiettivo era la sopravvivenza. C'era solo il cortisone ad alti dosaggi", come cura. "L'avvento di nuovi farmaci - chiarisce - apre alla possibilità di sospenderlo e quindi anche di ridurre gli effetti collaterali e i danni" del farmaco. "La gravidanza", allora, era "assolutamente" inimmaginabile. "Oggi invece, grazie ai progressi fatti, le donne affette da lupus sanno di poter affrontare un gravidanza. La nostra aspettativa è sempre di avere nuovi farmaci, il più efficaci possibili, con meno effetti collaterali e che possano essere somministrati su larga scala".
Il decorso della patologia, spesso, "è di tipo relapsing-remitting in cui, a fasi di attività di malattia, si alternano fasi di quiescenza - spiega Gian Domenico Sebastiani, direttore Uoc di Reumatologia dell'Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma - I Jak inibitori, piccole molecole sintetizzate chimicamente, assunte per via orale, inibiscono l'attività di diverse citochine, che sono molecole pro infiammatorie. I Jak inibitori differiscono dai farmaci usati fino ad oggi perché - precisa - vanno a colpire meccanismi mirati della patologia", ma anche perché, essendo orali, hanno più "facilità di somministrazione", cosa importante per "l'aderenza" al trattamento. Inoltre, "per la rapidità di azione", se devono essere sospesi "smettono velocemente di agire".
Questa "nuova classe di immunomodulatori per via orale bloccano uno specifico enzima", janus chinasi, "che attiva diversi recettori cellulari - rimarca Gianluca Moroncini, professore di Medicina interna, direttore Dipartimento Scienze cliniche e molecolari, Università Politecnica delle Marche e direttore Clinica medica, Aou delle Marche - Pur riconoscendo un bersaglio molecolare specifico, in realtà, sono antinfiammatori modulatori ad ampio spettro. Il mio centro è impegnato in un trial clinico multicentrico per verificare se abbiano, nel Lupus eritematoso sistemico, un'efficacia pari a quella che hanno già dimostrato in altre malattie per le quali sono autorizzate, come l'artrite reumatoide o l'artrite psoriasica. Attendiamo con ansia l'esito delle sperimentazioni".
Roma, 14 mar (Adnkronos) - "Ho apprezzato molto la posizione di Elly Schlein quando ha detto no al piano di riarmo. Una buona premessa per impostare un progetto di alternativa a questo governo". Lo ha detto Giuseppe Conte alla Stampa estera.
"Se ci dobbiamo ritrovare con una alternativa che segue la Meloni e sottoscrive la politica estera disastrosa della Meloni è un disastro, che alternativa puoi presentare agli italiani se ti trovi a votare con la Meloni per l'escalation militare? Per non parlare di Gaza", ha spiegato il leader del M5s.
Roma, 14 mar (Adnkronos) - "Il problema è che il Pd ha dimostrato di essere un partito troppo plurale, lo dico con una battuta. Ci sono dei momenti di sintesi e quando il tuo leader prende una posizione così chiara, qualche chiarimento adesso andrebbe operato. Ma il problema non riguarda me ma un'altra forza politica". Lo ha detto Giuseppe Conte alla Stampa estera.
Roma, 14 mag (Adnkronos) - "Oggi scopriamo che ci sono i proprietari delle reti che vogliono dettare le condizioni, vogliono utilizzare gli algoritmi per condizionare il dibattito, usare gli algoritmi per condizionare le elezioni. Ci dobbiamo svegliare". Lo ha detto Giuseppe Conte alla Stampa estera.
"Il problema vero è che sono monopolisti, come Starlink per i satelliti a bassa quota. Che garanzia di sicurezza abbiamo che domani, come per l'Ucraina, Musk non si svegli e dica chiudo l'interruttore? L'Europa è l'unico contesto sovranazionale che cerca di dettare regole su questo fronte. E' un problema serio da affrontare", ha spiegato il leader del M5s.