Prende forma il reddito di inclusione (Rei), prima misura universale contro la povertà varata in Italia. Il consiglio dei ministri ha infatti approvato in via preliminare venerdì il decreto attuativo del ddl delega varato a marzo. Le risorse, 1,7 miliardi che dovrebbero salire a 2 dal 2018, restano largamente insufficienti per coprire le necessità di tutti gli italiani poveri, che secondo l’Istat sono 4,59 milioni pari a 1,58 milioni di famiglie. Ma per circa il 30% di loro, a partire dai nuclei con figli minorenni, arriverà una carta acquisti di un valore compreso tra i 190 e i 485 euro mensili. Un po’ di più rispetto al Sia, il Sostegno di inclusione attiva introdotto in via transitoria lo scorso anno, che vale 80 euro al mese.
I requisiti sono quelli concordati dal governo con le associazioni che compongono l’Alleanza contro la povertà a metà aprile: un Isee non superiore a 6mila euro e un indicatore della situazione reddituale (che tiene conto solo del reddito disponibile, escluse le spese per l’affitto e le eventuali spese condominiali) di 3mila. Chi è proprietario di una casa non sarà escluso dalla platea dei possibili beneficiari, se indigente. Avranno però priorità le famiglie con minori, disabili, donne in gravidanza o over 55 disoccupati. Secondo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nella prima fase otterranno la card “660mila famiglie, di cui 560mila con figli minori”.
L’Alleanza ha commentato con una nota che accoglie con soddisfazione “il primo atto concreto nella costruzione di una strategia nazionale di lotta all’esclusione che ci avvicina al resto d’Europa”. Tuttavia, continua il comunicato, “è necessario che, nella nota di aggiornamento del Def e sin dalla prossima legge di bilancio venga introdotto un Piano pluriennale che consenta di raggiungere, in tempi definiti e con finanziamenti precisi, gli obiettivi decisivi per la modernizzazione del nostro welfare. Primo tra tutti, l’universalità: tutte le persone e le famiglie in povertà assoluta devono essere raggiunte, compresi i cittadini stranieri. Secondo, l’adeguatezza: ogni povero deve ricevere un adeguato pacchetto di risposte, composto da un contributo economico sufficiente a raggiungere uno standard di vita decente e a servizi del welfare locale capaci di offrire la concreta possibilità di modificare il proprio percorso esistenziale”.
Il testo, sottolinea l’Alleanza, recepisce i contenuti del memorandum siglato il 14 aprile, tra cui “i meccanismi per evitare disincentivi economici alla ricerca di occupazione”, “l’attivazione di una linea di finanziamento strutturale per i servizi alla persona”, il finanziamento dei servizi, l’individuazione di una struttura nazionale permanente che affianchi le amministrazioni territoriali e la definizione di un piano operativo per la realizzazione delle attività di monitoraggio continuo della misura.
Poletti ha annunciato che il cdm ha deciso di dare il via libera anche all’assunzione di 600 persone nei centri per l’impiego: faranno da ponte “tra chi si occupa di politiche sociali e chi di politiche dell’occupazione, in modo che le persone che hanno diritto al Reddito d’inclusione potranno essere aiutate a cercare un posto di lavoro”. Il 15% del fondo per la lotta alla povertà sarà destinato proprio al potenziamento dei servizi e alle politiche attive. Per quanto riguarda gli stanziamenti, il ministro ha ricordato che gli 1,7 miliardi ora disponibili “si incrementeranno da una parte col riordino di alcuni fondi e da altro con l’integrazione del Pon inclusione”. Il decreto va ora in Parlamento per i pareri e dovrà poi tornare in cdm per l’approvazione definitiva.