A Napoli alcuni compagni di classe lo ricordano come un timido liceale che non riusciva a nascondere la verità davanti agli intransigenti padri gesuiti del prestigioso liceo classico Pontano. All’epoca non erano in tanti a scommettere su una carriera giornalistica così brillante per Mario Orfeo, nuovo direttore generale della Rai. Ma lui ha battuto ogni pronostico costruendo una carriera fulminante e un network di amicizie transpartisan. In una Campania feudo della democrazia cristiana, il giovane Orfeo, classe ’66, inizia a metà degli anni ’80 la sua carriera come cronista al giornale Napolinotte. L’esordio è in discesa: ad introdurlo è l’ex vicedirettore del Roma, lo zio, il senatore Ludovico Greco, che inizia la carriera politica con Lauro per poi passare alla democrazia cristiana. Orfeo si occupa di sport sotto la guida di Antonio Sasso che nell’ ’85 gli propone di entrare nell’avventura del Giornale di Napoli, che successivamente confluirà nel Roma di Achille Lauro.
L’esperienza nei giornali conservatori non limiterà il campo d’azione del giovane Orfeo che proseguirà la sua carriera al desk locale del quotidiano progressista La Repubblica dove entra nel 1990. Nella redazione partenopea del giornale diretto da Eugenio Scalfari, Orfeo si fa notare per le sue doti di uomo-macchina, un giornalista su cui si concentra l’attività di coordinamento: organizza il lavoro, distribuisce i compiti, impagina e titola dimostrando un certa dimestichezza con le nuove tecnologie introdotte a partire dagli inizi degli anni Novanta. L’impegno di Orfeo, ribattezzato dal sito napoletano justitia.it “l’enfant prodige che vive in redazione”, viene ben presto premiato: nel giro di pochi anni il giornalista è chiamato a far parte della redazione politica romana di La Repubblica lavorando fianco a fianco con Ezio Mauro che lo promuove successivamente a caporedattore con un ruolo centrale nel funzionamento della macchina del quotidiano di De Benedetti. Per Orfeo sono anni frenetici fatti di lunghe notti di redazione, ma anche di tante nuove conoscenze. E’ in questo periodo che a Roma, il giornalista incontra Massimo D’Alema, entra nelle grazie dell’ex presidente Giorgio Napolitano e di Pierferidinando Casini, stringe amicizia con il costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone. Nel 2002 arriva l’occasione per il grande salto: Caltagirone gli propone la direzione del quotidiano Il Mattino di Napoli in sostituzione di Paolo Gambescia.
Orfeo accetta senza esitazione. Per lui è una sfida importante che gli permette di entrare nel ristretto circolo dei direttori dei giornali e delle tv italiane. L’avventura partenopea si mostra sin da subito delicata: le redazioni sono sotto pressione per l’ingente quantità di lavoro caduta sulle loro spalle in seguito alla spietata concorrenza che fanno i quotidiani locali allo storico giornale fondato da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao. Il clima fra i giornalisti è pesante per via di un giro di trasferimenti e una riorganizzazione di organico legato a doppio filo con l’inizio della crisi della Caltagirone Editore. Non sono momenti facili soprattutto per i giornalisti de Il Mattino che non solo sono invitati alle sinergie infragruppo con l’ammiraglia romana Il Messaggero, ma anche ad impegnarsi sui nuovi supporti web del gruppo.
Nell’esperienza a via Chiatamone, Orfeo si muove con un equilibrio sapiente di stile democristiano, ma non presenterà mai un piano editoriale che pure i giornalisti partenopei attendono a lungo di poter votare. La sua gestione inoltre non mancherà di suscitare qualche malumore come spesso accade in quelle grandi famiglia che sono i giornali. I redattori de Il Mattino restano perplessi quando il giornale “buca” clamorosamente la notizia dell’arrivo di Silvio Berlusconi a Napoli per la festa di 18 anni di Noemi Letizia. Anche perché, secondo indiscrezioni, la vicenda alla base dello scoop della giornalista di La Repubblica, Concita Sannino, circola, infatti, già dal giorno prima in prefettura dove pure Orfeo ha i suoi potenti agganci. Per il resto gli anni a Napoli scorrono abbastanza tranquilli con posizioni politiche locali altalenanti che lo vedono in alcune occasioni contro il sindaco Rosa Russo Jervolino, ma a favore dell’ex governatore Luigi Bassolino.
Intanto Orfeo ha anche il tempo di stringere nuove amicizie come quella con l’ex ministro Mara Carfagna. L’esperienza al Mattino finisce nell’estate del 2009, non prima di aver varato un piano di tagli lacrime e sangue in cui si prevede di ridurre la forza lavoro del 25 per cento. Orfeo parte nuovamente per Roma dove, sotto il governo Berlusconi, viene nominato numero uno del TG2 su proposta del direttore generale Mauro Masi che nel marzo di due anni dopo è coinvolto del Tranigate ed è oggi ai vertici dell’azienda pubblica Consap. In quel periodo si scontra anche con il collega Augusto Minzolin, direttore del TG1, che accusa di una linea editoriale “filogovernativa”.
Infine, dopo quasi due anni, Orfeo dice addio alla Rai per rientrare nei ranghi della Caltagirone editore dove questa volta diventa direttore de Il Messaggero. Per favorire la digitalizzazione del quotidiano romano, Orfeo si scontra con il sindacato perché ha dato “carta bianca” alle assunzioni sul sito. Per i collaboratori del quotidiano romano, il direttore meglio avrebbe fatto a valutare “una selezione basata anche sui collaboratori e sul personale interno” e dare massima visibilità alla ricerca di nuove figure da inserire in organico. “Invece niente” come riferisce una nota diramata attraverso dall’associazione sindacale Stampa Romana.
L’esperienza a Il Messaggero non durerà comunque a lungo perché il 29 novembre del 2012, Orfeo ritorna in Rai su indicazione del direttore generale, Luigi Gubitosi, ex uomo Fiat che lo propone per la direzione del TG1. La sua candidatura, a differenza di quanto accaduto nella prima esperienza a viale Mazzini, non è condivisa da tutti i membri del consiglio di amministrazione. A votare contro sono la giornalista e scrittrice Benedetta Tobagi e l’ex magistrato Gherardo Colombo, ma anche i due consiglieri di Forza Italia Luisa Todini e Antonio Pilati. Ma lui non se la lega al dito: sa bene che la vita da direttore è fatta di corsi e ricorsi. Così inaugura, come di consueto, una gestione equilibrata.
Ciononostante, nell’agosto 2014, Orfeo finisce nel mirino del Movimento 5 Stelle con Beppe Grillo che lo accusa di disinformazione per aver tagliato la parte del messaggio del leader in cui si parla grave situazione economica del Paese. I 5 stelle chiedono, invano, le dimissioni di Orfeo, che incassa la solidarietà di Pd, Forza Italia, Sel e Nuovo Centro Destra. In un certo senso, si tratta della testimonianza di un gradimento di fondo delle diverse forze politiche alla sua linea editoriale, tanto gradita ai poteri forti da portarlo ad un soffio dalla poltrona di direttore del Corriere della Sera quando nel 2015 esce di scena Ferruccio De Bortoli. L’ipotesi sfuma infatti dopo un consiglio di amministrazione infuocato in Rcs, l’editrice del quotidiano di via Solferino. Ma, dal suo punto di vista, non tutti i mali vengono per nuocere: nel suo destino c’è la direzione generale della Rai in cui le sfide da affrontare sono decisamente tante. Inclusa la ristrutturazione e i tagli ai costi delle redazioni, un argomento che Orfeo conosce bene.
Media & Regime
Rai, la carriera del dg Mario Orfeo: stile democristiano e amicizie importanti, da Napolitano a Caltagirone
In una Campania feudo della Dc, il giovane Orfeo, classe '66, inizia a metà degli anni '80 la sua carriera come cronista al giornale Napolinotte. Definito "enfant prodige che vive in redazione", negli anni diventa direttore di Mattino, Messaggero e Tg1. Fino alla nomina al vertice di Viale Mazzini, dove le sfide sono tante
A Napoli alcuni compagni di classe lo ricordano come un timido liceale che non riusciva a nascondere la verità davanti agli intransigenti padri gesuiti del prestigioso liceo classico Pontano. All’epoca non erano in tanti a scommettere su una carriera giornalistica così brillante per Mario Orfeo, nuovo direttore generale della Rai. Ma lui ha battuto ogni pronostico costruendo una carriera fulminante e un network di amicizie transpartisan. In una Campania feudo della democrazia cristiana, il giovane Orfeo, classe ’66, inizia a metà degli anni ’80 la sua carriera come cronista al giornale Napolinotte. L’esordio è in discesa: ad introdurlo è l’ex vicedirettore del Roma, lo zio, il senatore Ludovico Greco, che inizia la carriera politica con Lauro per poi passare alla democrazia cristiana. Orfeo si occupa di sport sotto la guida di Antonio Sasso che nell’ ’85 gli propone di entrare nell’avventura del Giornale di Napoli, che successivamente confluirà nel Roma di Achille Lauro.
L’esperienza nei giornali conservatori non limiterà il campo d’azione del giovane Orfeo che proseguirà la sua carriera al desk locale del quotidiano progressista La Repubblica dove entra nel 1990. Nella redazione partenopea del giornale diretto da Eugenio Scalfari, Orfeo si fa notare per le sue doti di uomo-macchina, un giornalista su cui si concentra l’attività di coordinamento: organizza il lavoro, distribuisce i compiti, impagina e titola dimostrando un certa dimestichezza con le nuove tecnologie introdotte a partire dagli inizi degli anni Novanta. L’impegno di Orfeo, ribattezzato dal sito napoletano justitia.it “l’enfant prodige che vive in redazione”, viene ben presto premiato: nel giro di pochi anni il giornalista è chiamato a far parte della redazione politica romana di La Repubblica lavorando fianco a fianco con Ezio Mauro che lo promuove successivamente a caporedattore con un ruolo centrale nel funzionamento della macchina del quotidiano di De Benedetti. Per Orfeo sono anni frenetici fatti di lunghe notti di redazione, ma anche di tante nuove conoscenze. E’ in questo periodo che a Roma, il giornalista incontra Massimo D’Alema, entra nelle grazie dell’ex presidente Giorgio Napolitano e di Pierferidinando Casini, stringe amicizia con il costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone. Nel 2002 arriva l’occasione per il grande salto: Caltagirone gli propone la direzione del quotidiano Il Mattino di Napoli in sostituzione di Paolo Gambescia.
Orfeo accetta senza esitazione. Per lui è una sfida importante che gli permette di entrare nel ristretto circolo dei direttori dei giornali e delle tv italiane. L’avventura partenopea si mostra sin da subito delicata: le redazioni sono sotto pressione per l’ingente quantità di lavoro caduta sulle loro spalle in seguito alla spietata concorrenza che fanno i quotidiani locali allo storico giornale fondato da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao. Il clima fra i giornalisti è pesante per via di un giro di trasferimenti e una riorganizzazione di organico legato a doppio filo con l’inizio della crisi della Caltagirone Editore. Non sono momenti facili soprattutto per i giornalisti de Il Mattino che non solo sono invitati alle sinergie infragruppo con l’ammiraglia romana Il Messaggero, ma anche ad impegnarsi sui nuovi supporti web del gruppo.
Nell’esperienza a via Chiatamone, Orfeo si muove con un equilibrio sapiente di stile democristiano, ma non presenterà mai un piano editoriale che pure i giornalisti partenopei attendono a lungo di poter votare. La sua gestione inoltre non mancherà di suscitare qualche malumore come spesso accade in quelle grandi famiglia che sono i giornali. I redattori de Il Mattino restano perplessi quando il giornale “buca” clamorosamente la notizia dell’arrivo di Silvio Berlusconi a Napoli per la festa di 18 anni di Noemi Letizia. Anche perché, secondo indiscrezioni, la vicenda alla base dello scoop della giornalista di La Repubblica, Concita Sannino, circola, infatti, già dal giorno prima in prefettura dove pure Orfeo ha i suoi potenti agganci. Per il resto gli anni a Napoli scorrono abbastanza tranquilli con posizioni politiche locali altalenanti che lo vedono in alcune occasioni contro il sindaco Rosa Russo Jervolino, ma a favore dell’ex governatore Luigi Bassolino.
Intanto Orfeo ha anche il tempo di stringere nuove amicizie come quella con l’ex ministro Mara Carfagna. L’esperienza al Mattino finisce nell’estate del 2009, non prima di aver varato un piano di tagli lacrime e sangue in cui si prevede di ridurre la forza lavoro del 25 per cento. Orfeo parte nuovamente per Roma dove, sotto il governo Berlusconi, viene nominato numero uno del TG2 su proposta del direttore generale Mauro Masi che nel marzo di due anni dopo è coinvolto del Tranigate ed è oggi ai vertici dell’azienda pubblica Consap. In quel periodo si scontra anche con il collega Augusto Minzolin, direttore del TG1, che accusa di una linea editoriale “filogovernativa”.
Infine, dopo quasi due anni, Orfeo dice addio alla Rai per rientrare nei ranghi della Caltagirone editore dove questa volta diventa direttore de Il Messaggero. Per favorire la digitalizzazione del quotidiano romano, Orfeo si scontra con il sindacato perché ha dato “carta bianca” alle assunzioni sul sito. Per i collaboratori del quotidiano romano, il direttore meglio avrebbe fatto a valutare “una selezione basata anche sui collaboratori e sul personale interno” e dare massima visibilità alla ricerca di nuove figure da inserire in organico. “Invece niente” come riferisce una nota diramata attraverso dall’associazione sindacale Stampa Romana.
L’esperienza a Il Messaggero non durerà comunque a lungo perché il 29 novembre del 2012, Orfeo ritorna in Rai su indicazione del direttore generale, Luigi Gubitosi, ex uomo Fiat che lo propone per la direzione del TG1. La sua candidatura, a differenza di quanto accaduto nella prima esperienza a viale Mazzini, non è condivisa da tutti i membri del consiglio di amministrazione. A votare contro sono la giornalista e scrittrice Benedetta Tobagi e l’ex magistrato Gherardo Colombo, ma anche i due consiglieri di Forza Italia Luisa Todini e Antonio Pilati. Ma lui non se la lega al dito: sa bene che la vita da direttore è fatta di corsi e ricorsi. Così inaugura, come di consueto, una gestione equilibrata.
Ciononostante, nell’agosto 2014, Orfeo finisce nel mirino del Movimento 5 Stelle con Beppe Grillo che lo accusa di disinformazione per aver tagliato la parte del messaggio del leader in cui si parla grave situazione economica del Paese. I 5 stelle chiedono, invano, le dimissioni di Orfeo, che incassa la solidarietà di Pd, Forza Italia, Sel e Nuovo Centro Destra. In un certo senso, si tratta della testimonianza di un gradimento di fondo delle diverse forze politiche alla sua linea editoriale, tanto gradita ai poteri forti da portarlo ad un soffio dalla poltrona di direttore del Corriere della Sera quando nel 2015 esce di scena Ferruccio De Bortoli. L’ipotesi sfuma infatti dopo un consiglio di amministrazione infuocato in Rcs, l’editrice del quotidiano di via Solferino. Ma, dal suo punto di vista, non tutti i mali vengono per nuocere: nel suo destino c’è la direzione generale della Rai in cui le sfide da affrontare sono decisamente tante. Inclusa la ristrutturazione e i tagli ai costi delle redazioni, un argomento che Orfeo conosce bene.
Articolo Precedente
Jim Messina e gli altri spin doctor, c’era una volta il guru (che oggi perde le elezioni)
Articolo Successivo
Fq MillenniuM, le scimmie sono più intelligenti del software di Facebook. Campagna bloccata: “No al nudo”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Economia & Lobby
La Bce taglia i tassi dello 0,25%. Lagarde: “L’aumento della spesa per la difesa può aiutare la crescita”
Cronaca
Equalize, video esclusivo: così Gallo e Calamucci facevano dossieraggio sull’ex europarlamentare Aiuto
Mondo
Per Mosca Macron è “come Napoleone e Hitler”: “Parole sul nucleare una minaccia”. Lituania fuori dal trattato su bombe a grappolo: “Temiamo la Russia”
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Per i socialisti e democratici europei, il piano della UE per la difesa comune è un primo passo avanti che ne richiede molti altri. Di fronte a una crisi si risponde con il coraggio. Insieme". Lo scrive su Twitter la deputata del Pd Marianna Madia.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica passa anche attraverso la semplicità dei pagamenti. Fortech, azienda attiva nelle soluzioni di automazione e pagamento per la mobilità, è presente a Key - The Energy Transition Expo per mostrare le sue soluzioni tecnologiche per rendere la ricarica elettrica più accessibile, efficiente e integrata.
Due sono le soluzioni presentate in fiera, per il pagamento e la gestione delle ricariche elettriche: Optcompact ed e-smartOpt. Optcompact è un terminale compatto, versatile ed efficiente, dotato di lettore di carte con chip, banda magnetica, Nfc e Qr code. Disponibile in tre configurazioni (Embedded, Wall Mount e Stand Alone). E-smartOpt è un terminale multifunzione, progettato per gestire contemporaneamente più punti di ricarica e parcheggi.
Con questi dispositivi, Fortech offre agli operatori un’infrastruttura di pagamento sicura, flessibile e adatta a qualsiasi contesto di ricarica, semplificando l’esperienza per gli utenti finali.
Oltre a innovare il pagamento, Fortech presenta in fiera una piattaforma all-in-one che permette agli operatori di gestire l’intera rete di ricarica da un’unica interfaccia. Fortech offre, poi, soluzioni avanzate per la fatturazione elettronica e la gestione dei corrispettivi telematici, garantendo agli operatori della ricarica elettrica massima trasparenza e conformità normativa.
“Il nostro obiettivo è semplificare la ricarica elettrica per utenti e operatori. La nostra tecnologia consente di gestire pagamenti e infrastrutture in modo intuitivo, senza barriere e con la massima efficienza. Ci definiamo Mobilty Makers e questo significa che vogliamo offrire strumenti concreti per accelerare la transizione alla mobilità sostenibile”, dichiara Luca Banci, Ev Charge Development Manager.