Lo scorso 27 marzo al processo aveva testimoniato anche Silvio Berlusconi che aveva raccontato come, per uno dei suoi numerosi atti di generosità, avesse prestato a Lele Mora 2,8 milioni di euro per aiutarlo a non far fallire la sua società. Ma parte di quei soldi, secondo la Procura di Milano, era finita nelle mani di Emilio Fede. I giudici del Tribunale di Milano oggi hanno condannato l’ex direttore del Tg4 3 anni e mezzo per concorso in bancarotta nell’ambito della vicenda legata al fallimento della società di Mora (che ha già patteggiato) e del presunto dirottamento a suo favore di 1,1 milioni di euro della somma stanziata dal leader di Forza Italia per salvare la società dell’ex talent scout. Il Tribunale ha anche stabilito che il giornalista risarcisca per intero e immediatamente la somma distratta all’impresa individuale Dario Mora, la curatela del fallimento.
Quel denaro fu versato dall’ex premier, tramite il suo ragioniere di fiducia Giuseppe Spinelli, a Mora per evitare il fallimento della sua Lm Management, poi avvenuto nell’aprile 2011 perché i soldi sarebbero stati distratti dai due e quindi usati per altri scopi. Secondo il pm Eugenio Fusco, Fede avrebbe tenuto appunto per sé un milione e 110 mila euro, di cui 500 mila euro versati da Mora in un conto di Lugano.
I giudici hanno inflitto all’ex direttore del Tg4 una pena più alta di quella richiesta dalla Procura che aveva invocato 3 anni. Il pm Eugenio Fusco, durante la requisitoria, ha spiegato che la somma versata dall’ex premier è stata “distratta dal fallimento e divisa con Fede ma anche trattenuta da Mora” per i suoi “capricci inutili”. “Quel finanziamento – ha detto – sarebbe servito per sanare la disastrosa situazione in cui versava l’impresa di Mora. Quei denari non dovevano essere dirottati in parte a Fede per i suoi buoni uffici presso Berlusconi. Non ne aveva diritto”. Il pm nel chiedere la condanna era partito da una pena base di 4 anni. Considerando poi il comportamento processuale positivo di Fede aveva proposto il riconoscimento delle attenuanti. L’avvocato di parte civile per la procedura fallimentare Davide Sangiorgio aveva chiesto la liquidazione dell’integrale importo che sarebbe stato distratto pari a un milione e 100 mila euro e in subordine una provvisionale di 660 mila euro.
Nel corso della breve deposizione il pm aveva chiesto a Berlusconi quando avesse saputo che una parte dei soldi che aveva prestato a Mora erano stati “intascati” da Fede. “Non so se dai giornali o se qualcuno me ne ha parlato, ma si diceva in azienda anche che Mora aveva restituito a Fede parte di un prestito che quest’ultimo gli aveva concesso”. Ad ogni modo, ha specificato l’ex premier, “il signor Fede ha chiuso il suo rapporto con l’azienda (cioè Mediaset, ndr) e non ho più parlato con lui di questo e neanche con Mora che mi ha cercato a volte, ma io ho preferito non rispondere su suggerimento dei miei avvocati”. In quel periodo, infatti, era esploso il caso Ruby che ha fatto finire a processo anche l’ex talent scout e l’ex direttore del Tg4. Inoltre, sempre al pm che gli aveva chiesto quale atteggiamento avesse avuto quando circolavano le voci dei soldi trattenuti da Fede, Berlusconi ha risposto: “Non c’è stato alcun atteggiamento da parte mia, il prestito è stato un mio atto di generosità e poi ritenni di non interessarmene più“. “È una sentenza che certamente contesteremo perché è assolutamente ingiusta. Fede in questa vicenda è assolutamente estraneo e lo dimostreremo in appello – dice l’avvocato Alessandra Guarini, legale di Emilio Fede – Le testimonianze hanno provato l’innocenza di Fede ed è quindi sorprendente la condanna di Fede decisa dal Tribunale di Milano”.
Lo scorso 9 maggio per il giornalista era arrivata un’altra batosta con la richiesta da parte della procura di Milano di una pena a 4 anni e 9 mesi per il caso dei fotoricatti. In questo processo l’imputato è accusato di estorsione e tentata estorsione: la vicenda risale al 2012, quando furono confezionati alcuni fotomontaggi compromettenti per ricattare i vertici Mediaset e ottenere una buonuscita più vantaggiosa quando era stato allontanato dopo gli scandali legati a Ruby. Fede è poi a processo per il caso Ruby bis per il quale era stato condannato a 4 anni e 10 mesi, pena poi annullata con rinvio dalla Cassazione.
Giustizia & Impunità
Emilio Fede condannato per concorso in bancarotta a 3 anni e mezzo. Da Ruby ai fotoricatti tutti i guai dell’ex direttore
La procura aveva chiesto 3 anni riconoscendo le attenuanti all'imputato per il suo comportamento processuale. Lele Mora aveva già patteggiato la pena. Testimone al processo anche Silvio Berlusconi che all'ex talent scout aveva prestato 2,8 milioni per salvare la società dal fallimento
Lo scorso 27 marzo al processo aveva testimoniato anche Silvio Berlusconi che aveva raccontato come, per uno dei suoi numerosi atti di generosità, avesse prestato a Lele Mora 2,8 milioni di euro per aiutarlo a non far fallire la sua società. Ma parte di quei soldi, secondo la Procura di Milano, era finita nelle mani di Emilio Fede. I giudici del Tribunale di Milano oggi hanno condannato l’ex direttore del Tg4 3 anni e mezzo per concorso in bancarotta nell’ambito della vicenda legata al fallimento della società di Mora (che ha già patteggiato) e del presunto dirottamento a suo favore di 1,1 milioni di euro della somma stanziata dal leader di Forza Italia per salvare la società dell’ex talent scout. Il Tribunale ha anche stabilito che il giornalista risarcisca per intero e immediatamente la somma distratta all’impresa individuale Dario Mora, la curatela del fallimento.
Quel denaro fu versato dall’ex premier, tramite il suo ragioniere di fiducia Giuseppe Spinelli, a Mora per evitare il fallimento della sua Lm Management, poi avvenuto nell’aprile 2011 perché i soldi sarebbero stati distratti dai due e quindi usati per altri scopi. Secondo il pm Eugenio Fusco, Fede avrebbe tenuto appunto per sé un milione e 110 mila euro, di cui 500 mila euro versati da Mora in un conto di Lugano.
I giudici hanno inflitto all’ex direttore del Tg4 una pena più alta di quella richiesta dalla Procura che aveva invocato 3 anni. Il pm Eugenio Fusco, durante la requisitoria, ha spiegato che la somma versata dall’ex premier è stata “distratta dal fallimento e divisa con Fede ma anche trattenuta da Mora” per i suoi “capricci inutili”. “Quel finanziamento – ha detto – sarebbe servito per sanare la disastrosa situazione in cui versava l’impresa di Mora. Quei denari non dovevano essere dirottati in parte a Fede per i suoi buoni uffici presso Berlusconi. Non ne aveva diritto”. Il pm nel chiedere la condanna era partito da una pena base di 4 anni. Considerando poi il comportamento processuale positivo di Fede aveva proposto il riconoscimento delle attenuanti. L’avvocato di parte civile per la procedura fallimentare Davide Sangiorgio aveva chiesto la liquidazione dell’integrale importo che sarebbe stato distratto pari a un milione e 100 mila euro e in subordine una provvisionale di 660 mila euro.
Nel corso della breve deposizione il pm aveva chiesto a Berlusconi quando avesse saputo che una parte dei soldi che aveva prestato a Mora erano stati “intascati” da Fede. “Non so se dai giornali o se qualcuno me ne ha parlato, ma si diceva in azienda anche che Mora aveva restituito a Fede parte di un prestito che quest’ultimo gli aveva concesso”. Ad ogni modo, ha specificato l’ex premier, “il signor Fede ha chiuso il suo rapporto con l’azienda (cioè Mediaset, ndr) e non ho più parlato con lui di questo e neanche con Mora che mi ha cercato a volte, ma io ho preferito non rispondere su suggerimento dei miei avvocati”. In quel periodo, infatti, era esploso il caso Ruby che ha fatto finire a processo anche l’ex talent scout e l’ex direttore del Tg4. Inoltre, sempre al pm che gli aveva chiesto quale atteggiamento avesse avuto quando circolavano le voci dei soldi trattenuti da Fede, Berlusconi ha risposto: “Non c’è stato alcun atteggiamento da parte mia, il prestito è stato un mio atto di generosità e poi ritenni di non interessarmene più“. “È una sentenza che certamente contesteremo perché è assolutamente ingiusta. Fede in questa vicenda è assolutamente estraneo e lo dimostreremo in appello – dice l’avvocato Alessandra Guarini, legale di Emilio Fede – Le testimonianze hanno provato l’innocenza di Fede ed è quindi sorprendente la condanna di Fede decisa dal Tribunale di Milano”.
Lo scorso 9 maggio per il giornalista era arrivata un’altra batosta con la richiesta da parte della procura di Milano di una pena a 4 anni e 9 mesi per il caso dei fotoricatti. In questo processo l’imputato è accusato di estorsione e tentata estorsione: la vicenda risale al 2012, quando furono confezionati alcuni fotomontaggi compromettenti per ricattare i vertici Mediaset e ottenere una buonuscita più vantaggiosa quando era stato allontanato dopo gli scandali legati a Ruby. Fede è poi a processo per il caso Ruby bis per il quale era stato condannato a 4 anni e 10 mesi, pena poi annullata con rinvio dalla Cassazione.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.