“Abbiamo capito cos’era successo solo quando il macchinista ha aperto la porta della cabina di comando: aveva un vistoso taglio in volto e grondava sangue. E noi non avevamo più la campagna davanti”. Paola Panico, studentessa di vent’anni, ricostruisce il primo momento della consapevolezza: è stata una tragedia sfiorata. Poteva andare peggio. Poteva andare com’è andata sulla Andria-Corato, esattamente undici mesi fa. L’incidente ferroviario verificatosi nel pomeriggio di martedì in provincia di Lecce non ha fatto vittime. Quindici, però, i feriti, fortunatamente non gravi. La Procura ha sequestrato le scatole nere e ora iniziano ad emergere ricostruzioni diverse da quelle fornite dalle Ferrovie Sud Est, la società che gestisce le linee ferrate salentine.
“Uno dei convogli non ha rispettato il rosso” – Lo scontro frontale tra i due convogli è avvenuto poco dopo le 17.10 all’altezza di Galugnano, frazione di San Donato, alle porte del capoluogo. Binario unico, come l’intera linea Fse, nel cuore delle campagne, a un chilometro circa dalla stazione più vicina. “Da primi accertamenti risulta che uno dei due convogli era fermo al segnale di ingresso della stazione di Galugnano, mentre l’altro è partito in direzione Lecce non rispettando il segnale rosso. Il treno stava viaggiando a bassa velocità”. E’ quello che, in una nota, ha affermato la società.
L’altra versione: freno non funzionante su uno dei convogli – Spetterà agli inquirenti fare luce sulla reale dinamica dell’incidente, valutando anche l’altra versione dei fatti, diversa da quella fornita da Fse: uno dei due treni avrebbe avuto problemi al sistema frenante, motivo per cui non avrebbe arrestato la sua corsa presso la stazione di Galugnano, ma sarebbe scivolato lungo il binario, in quel tratto in leggera pendenza, senza possibilità di fermarsi. Registrazioni delle scatole nere e ascolto dei passeggeri e macchinisti consentiranno di smentire o dare sostanza a questa ipotesi. Il procuratore capo della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone de Castris, si è recato personalmente sul luogo dell’incidente, assieme al pm di turno, Giovanni Gagliotta. Nell’indagine avviata non viene finora ipotizzato un reato, in attesa dell’acquisizione dei primi elementi di prova.
La testimonianza: “un lungo fischio e poi lo schianto” – Paola Panico non ha dubbi: “Il macchinista è stato bravissimo, ha tentato di fare retromarcia, sono stati attimi di panico, abbiamo pensato addirittura ad un attacco terroristico”. Il suo treno è partito dalla stazione di Lecce in direzione Gagliano del Capo con leggero ritardo rispetto all’orario fissato per le 16.52. Tre carrozze piene zeppe di passeggeri: giovani, migranti, anziani, famiglie con bambini. “All’improvviso – racconta la studentessa di Andrano – abbiamo sentito un lunghissimo fischio e poi il convoglio ha iniziato a indietreggiare. Non capivamo. Dopo, l’urto violento. Siamo sbalzati all’indietro, poi in avanti, per tre volte. Molti di noi sono caduti a terra, hanno iniziato ad urlare. Il ferroviere ha aperto la porta e lo scenario che ci siamo ritrovati davanti era inimmaginabile”.
Quindici feriti, cinque in ospedale – Erano un’ottantina i passeggeri dei due treni che si sono scontrati. Stando ai dati diffusi dalla Asl, i feriti sono 15, tutti non gravi. Hanno riportato solo escoriazioni e qualche contusione. In cinque sono stati trasportati in ospedale, al pronto soccorso del Vito Fazzi di Lecce: si tratta uomo di 74 anni e una donna di 40 con sospette contusioni costali; di una signora di sessant’anni con un trauma contusivo ad un piede. Un’altra di vent’anni ha riportato un trauma cranico minore e suo marito un’abrasione ad un occhio, mentre il bambino che era con loro è rimasto illeso. I soccorritori hanno dovuto raggiungere a piedi il luogo dell’incidente, situato in una zona di difficile accesso per i mezzi, per poi riportare i feriti in stazione.
Il precedente sulla Andria-Corato – Undici mesi fa, sempre in Puglia, si verificò un altro scontro frontale. Il 12 luglio 2016, due treni della Ferrotramviaria che viaggiavano in direzione opposta sulla tratta Andria-Corato, in provincia di Bari, si scontrarono all’uscita di una curva: persero la vita 23 persone e 50 rimasero ferite, alcune in modo grave. Eppure, “un disastro come quello di Corato qui non potrebbe verificarsi”, avevano detto i ferrovieri delle Fse all’indomani di quei fatti. E questo perché quel metodo obsoleto usato dalla Ferrotramviaria per garantire la sicurezza sulle tratte, vale a dire il blocco telefonico tra capistazione per dare il via alla partenza dei convogli, nel Salento è stato abbandonato da cinque anni. Al suo posto, un controllo centralizzato di tutta la rete, con l’introduzione della figura del Dirigente Centrale Operativo (abbreviato in DCO).
Come funziona il controllo sulla rete delle Ferrovie Sud Est – Il primo “cervello” delle Fse è dislocato nella stazione di Novoli, da cui si monitora l’intera rete leccese fino a Martina Franca, visionata anche da un secondo occhio nella stazione centrale di Nardò. L’altro è nelle stazioni di Putignano e Bari, a cui è affidata la giurisdizione sul resto delle tratte più a nord. A quei centri nevralgici sono collegati in telecomando anche i posti periferici. Ecco perché l’incidente a Galugnano, che si trova sulla dorsale Lecce-Maglie, è ancora più inspiegabile. Lungo i 474 km di Ferrovie Sud Est, al momento, infatti, solo due tratte sfuggono al sistema di controllo centralizzato: sono la Maglie-Otranto e la Casarano-Gallipoli, quelle, cioè, percorse da un unico convoglio che va avanti e indietro.
Fse: “già investiti 72 milioni di euro per la sicurezza” – La rete ferroviaria e i servizi di trasporto di Ferrovie del Sud Est sono stati integrati nel Gruppo FS Italiane a fine 2016, dopo il trasferimento dell’ex ferrovia concessa. Il nuovo piano di rilancio su una rete a dir poco vetusta prevede l’installazione di più moderni sistemi di gestione e controllo del traffico ferroviario e di distanziamento in sicurezza dei treni. “I primi lavori sono stati avviati già lo scorso anno e si concluderanno entro il 2017 – spiegano dall’azienda – per un investimento complessivo 19 milioni di euro. La seconda parte degli interventi di potenziamento infrastrutturale e tecnologico partiranno, come programmato, nelle prossime settimane e saranno conclusi entro il 2018 (Bari e Taranto) e il 2019 (Salento), con un investimento pari a 53 milioni di euro. Entrambi gli interventi sono finanziati dalla Regione Puglia”.
Senza sistema di controllo marcia-treno: si viaggia a 50 km/h – Sulle tratte salentine, molto spesso si viaggia ancora in “littorina”, treni datati 1959, solo in parte sostituiti. Dai primi mesi del 2017, da quando cioè Fse è stata inserita sotto il controllo dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie, i convogli sono costretti, poi, a rispettare una velocità massima di 50 km/h. E così si proseguirà fino a quando binari e treni, come previsto dalla normativa, non saranno dotati del sistema di sicurezza “Scmt”, il sistema di controllo marcia-treno, che permette il controllo della velocità massima ammessa, istante per istante, in relazione ai vincoli previsti, sia in condizioni normali che di degrado.
L’assessore ai trasporti: “Binario unico, ma c’è conta-assi” – L’assessore ai Trasporti della Regione, Giovanni Giannini, ha precisato con una nota che “la linea ferroviaria interessata dall’incidente è a binario unico, ma è attrezzata con il sistema di sicurezza ‘conta assi’, che in caso di linea già impegnata da un convoglio, fa scattare il semaforo rosso per altri treni sulla linea”. Giannini ha quindi richiesto alle Ferrovie Sud-Est una dettagliata relazione sull’accaduto e sulle cause che lo hanno determinato. L’assessore, inoltre, ha ricordato che, con la “programmazione 2007-13 dei fondi Fesr, la Regione Puglia stanziò 83 milioni per la sicurezza ferroviaria, in particolare per il montaggio degli Scmt a bordo treno e a terra”. Trentasei di questi, continua l’assessore, “furono assegnati alle Fse” ma “la società ha utilizzato solo in minima parte, non avendo rispettato il termine di scadenza per l’utilizzo dei fondi Por”. Sono fondi che nei prossimi sei anni saranno implementati.
Emiliano: “Anche colpa di chi ha spolpato la società” – Le Fse sono sull’orlo del fallimento da diverso tempo, ormai. E sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Michele Emiliano: “Lo scandalo delle Ferrovie Sud-Est, i cui sviluppi giudiziari mi auguro possano accertare le responsabilità dei tanti che hanno spolpato una società della quale è stato azionista unico per decenni il governo, ha oggi contribuito oggettivamente alla mancata realizzazione, anche su quel tratto ferroviario, di sistemi di sicurezza per i quali la Regione Puglia aveva già messo a disposizione delle Ferrovie Sud-Est il denaro necessario. Su questa questione chiedo che la Procura indaghi sino in fondo perché non possiamo accettare che il Salento in particolare e la Puglia in generale rimangano strette in una morsa nella quale le difficoltà della mobilità incidono non solo sullo sviluppo del territorio, ma anche sulla sicurezza dei cittadini”.