Il Veneto di Luca Zaia si mette di traverso. E annuncia ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto del governo che reintroduce l’obbligatorietà delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola portandole da 4 a 12. “Non lo facciamo perché siamo contro i vaccini”, chiarisce il governatore della Regione che per prima, nel 2007, ha sospeso l’obbligo delle immunizzazioni. “Io non incontro mamme che mi dicono ‘no senza se e senza ma’ ma mamme che sono preoccupate dal numero dei vaccini e dall’impossibilità di scegliere un programma vaccinale. L’obbligatorietà non risolve il problema del dialogo con le famiglie e in Veneto l’abbiamo dimostrato”.
“Questo decreto va addirittura oltre l’obbligatorietà, con misure coercitive”, ha continuato Zaia. “Le mamme dicono ’12 vaccini nel corpicino del mio bimbo mi sembrano un’esagerazione'”. Insomma, “si è scritto un decreto che andava e che va oltre l’obbligatorietà. Ha battuto anche il muro del suono questo decreto. È una roba solo italiana”. Di conseguenza, nonostante la posizione della Regione sia “non mettere in discussione il vaccino con la ‘v’ maiuscola, che cosa rappresentano i vaccini per la salute umana”, secondo il presidente del Veneto bisogna “sicuramente mettere in discussione alcuni aspetti di questo decreto”. Non è bastato dunque che nella versione firmata dal presidente della Repubblica il 7 giugno sia stato eliminato il riferimento alla possibilità di sospendere la potestà genitoriale a chi non fa vaccinare i bambini e sia stata prevista la possibilità di iscrizione a scuola con una semplice autocertificazione in cui si dichiara che i vaccini sono stati fatti.
Il Veneto, che non ha l’obbligo vaccinale e ha scelto di “irrobustire il dialogo con i genitori”, ha una performance nelle vaccinazioni del 92,6%. “Questo dimostra che l’obbligo vaccinale non è direttamente proporzionale alle vaccinazioni”, ha rivendicato Zaia, ricordando che in 15 paesi in Europa l’obbligo non esiste. “La nostra preoccupazione è che un decreto che va oltre l’obbligo ci crei un abbandono. Noi non vogliamo che il ricorso sia visto come una posizione contro i vaccini. Siamo gli unici ad avere un’anagrafe digitale sul tema, con dati in tempo reale. L’impegnativa si fa su tutta una serie di fronti e per la lesa autonomia di una Regione che ha un suo programma vaccinale e un suo rapporto con i cittadini”.
Intanto sempre martedì l’assessore regionale alla Sanità dell’Emilia-Romagna, Sergio Venturi, ha commentato la nuova manifestazione dei comitati no vax che si è tenuta a Bologna dicendo che la lotta contro l’obbligo vaccinale “è una battaglia molto, molto di destra. Credo che questa resistenza sia una battaglia molto, molto di destra, ci si appella a una pseudo-libertà individuale ma nessuno la mette in discussione”. Piuttosto, sostiene l’assessore, l’obbligo vaccinale è un provvedimento “per i più deboli. Chi va al nido o a scuola e ha una malattia o un’immunodepressione per cui non può essere vaccinato non deve essere messo nella condizione che deve rimanere a casa da scuola perché due genitori hanno deciso che il proprio figlio non si vaccina in nome di una pseudo-libertà”.
Nel frattempo il Tar dell’Emilia-Romagna ha rinviato la decisione sui ricorsi di una trentina di famiglie e del Codacons contro le norme regionali che dispongono l’obbligo della vaccinazione per la frequentazione di asili nido. Il pronunciamento del tribunale amministrativo, secondo quanto riferisce la Regione, slitta al 17 ottobre e fino ad allora non viene sospesa la normativa impugnata. Ad aprile i giudici avevano rinviato per ricevere dal ministero della Salute la relazione sulla divisione di competenze tra ministero stesso, Aifa, Istituto superiore di sanità e Regioni in ordine all’assenza in commercio del solo vaccino monodose antidifterico. Ma, spiega la Regione, “dopo la decisione del Governo di estendere l’obbligo vaccinale a livello nazionale, i quattro vaccini resi obbligatori dalla legge regionale sono tutti disponibili nella dose unica esavalente, che contiene anche pertosse e haemophilus influenzae di tipo B”.