Anni fa ho condotto un’inchiesta per il mensile Alp che ha richiesto parecchio tempo, dedicata a quei borghi montani che erano scomparsi a causa della costruzione di dighe per la produzione di energia idroelettrica. Non mi convinceva il termine di “energia pulita” per l’idroelettrico. Rinnovabile, sì, ma pulita per niente. E l’ho dimostrato.
Certo, il caso dei borghi alpini sacrificati sull’altare del progresso magari era un po’ estremo, oggi forse non si annegherebbero più i morti del cimitero come avvenne alla frazione Castello in alta Val Varaita (Cuneo), ma si può attualmente affermare che l’idroelettrico è neutro dal punto di vista ambientale? Tutt’altro.
Certo, oggi non vanno più di moda i grandi sbarramenti (almeno qui da noi, ma in India, Cina, Brasile, Laos la storia è ben diversa e drammatica), ma si realizza il piccolo idroelettrico. Piccolo è bello? Mica tanto. Il piccolo idroelettrico è sotto i tre megawatt di potenza e per poter essere redditizio deve sfruttare una certa portata d’acqua e un certo dislivello. Si capta l’acqua a monte, la si sottrae al suo naturale corso, la si canalizza fino a una centrale che produce l’energia e poi la si rilascia. Per tutta la lunghezza della condotta, il corso d’acqua sarà soffocato. Spesso perderà quasi interamente l’acqua (il deflusso minimo vitale è una barzelletta) col risultato che le chiare, fresche e dolci acque si trasformeranno in un rigagnolo biologicamente morto.
Di esempi di questo genere purtroppo le nostre Alpi sono piene. Solo sull’arco alpino occidentale sono centinaia le (cosiddette) centraline realizzate. E non si salvano neppure le aree protette.
A proposito di aree protette, al loro interno, all’art. 11 della legge quadro n° 394 si legge: “Nei parchi sono vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette e ai rispettivi habitat. In particolare sono vietati:
– la modificazione del regime delle acque. (1c)”
Ciò premesso, veniamo al Parco nazionale del Pollino, dove, chi c’è stato, come mio figlio, mi parla di un territorio splendido, ancora in parte selvaggio.
Bene, in questi giorni, proprio all’interno del Parco si sta realizzando una strada per realizzare una centralina idroelettrica. Quanto sia “ina” l’opera lo testimoniano i numeri: una condotta di presa lunga 6,8 km che alimenterà una vasca di carico di dimensioni in pianta di 15,7 m x 27,4 e una profondità di 5 m per una capacità di 1269 metri cubi. Una ulteriore condotta forzata di diametro 900 mm e una lunghezza di 2591 m che alimenterà due turbine ospitate in un edificio di centrale in cemento armato di dimensioni pari a 14,9m x 11 m ed una altezza di 6,23 m. Infine, verrà costruito un canale di restituzione di 2×2 m anch’esso in cemento armato. L’opera avrà una portata massima di 1351 litri al secondo e garantirà solamente 150 litri al secondo di deflusso minimo vitale, il che, a tutta evidenza, significa trasformare il corso d’acqua in rigagnolo.
Sul progetto si è espressa anche la Federazione italiana pesca sportiva (Fipsas): “Il Frido è tra i maggiori corsi d’acqua del Parco Nazionale del Pollino, di grandissima importanza ambientale, vedi la presenza accertata della lontra, della trota fario e di tantissime altre forme di vita e una simile violenza metterebbe in serio pericolo le loro specie. Il piano del parco vieta qualsiasi captazione idrica proprio per la presenza di queste specie e di questo habitat particolare Quindi, lasciamo immaginare il grave danno che si ripercuoterebbe sull’ecosistema fluviale”.
La delibera della Regione Basilicata risalente al luglio 2013 prevede “un percorso didattico naturalistico che (…) sarà attrezzato con una serie di attività ludico-ricreative grazie alle quali gli utenti potranno scoprire come l’energia elettrica possa essere generata con il ricorso a fonti rinnovabili”.
Verrebbe da sorridere, se non ci fosse da piangere.
Sullo scempio in atto e quello futuro si è espressa solamente l’Associazione italiana Wilderness. Le altre per il momento tacciono. L’idroelettrico ha troppi santi in paradiso?