Il diavolo si nasconde nei dettagli, anche se in apparenza gradevoli. “Entrate e parcheggiate, non si paga” dice cortese l’addetto alla vigilanza. E parcheggiamo senza ritirare il ticket davanti alla stazione Tav di Afragola. Peccato che la sosta gratuita dipenda dalla momentanea interdizione all’esercizio dell’attività. La documentazione amministrativa presentata da Metropark è incompleta. Per la stessa ragione anche il bar di Chef Express è chiuso, sbarrato, niente bottigliette d’acqua per dissetarsi nell’afa amplificata dall’assenza di impianti di condizionamento. Sullo sfondo c’è l’inquietudine di un sospetto della Procura di Napoli nord: che quel parcheggio, come l’intera stazione, siano stati realizzati su terreni misti a strati di immondizia, inquinati da una camorra senza scrupoli che tra gli anni ’90 e 2000 ha avvelenato gli anfratti dell’hinterland napoletano. E che nella corsa per realizzare l’opera e accelerarne l’ultimazione qualcuno si sia dimenticato di segnalare il problema, e di bonificare a fondo. Gli inquirenti ricordano che nella zona intorno alla stazione sono stati accertati più volte sversamenti illeciti. E filtrano indiscrezioni sull’imminente avvio di carotaggi, a cominciare dal parcheggio. Vogliono vedere cosa c’è sotto. L’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, Maurizio Gentile, in una intervista a Il Mattino ha assicurato che l’area non è contaminata, tutto è stato fatto seguendo le regole, e ci sarà massima collaborazione con la magistratura. Al momento non c’è motivo per non credere alle parole dell’ad, ma i pm Giovanni Corona e Domenico Airoma, coordinati dal procuratore capo Francesco Greco, hanno aperto un fascicolo a modello 21, con persone da identificare a cui accollare l’accusa di gestione illecita di rifiuti e omessa bonifica. I pm hanno chiesto alla Forestale notizie su un colossale sequestro giudiziario di rifiuti avvenuto in quelle aree nel 2007. Non si trova il provvedimento di dissequestro. Sparito. Smarrito. Che fine ha fatto l’immondizia scoperta e sigillata dieci anni fa? Come fu smaltita?
Ma andiamo con ordine e rimaniamo nel gioiello progettato da Zaha Hadid e finora costato circa 60 milioni di euro. Inaugurato il 6 giugno in fretta e furia per servire 36 treni dell’alta velocità (a Napoli ne passano 400) dal premier Paolo Gentiloni. Cinque giorni prima delle elezioni amministrative. In una provincia di Napoli dove il Pd è in crisi profonda di consenso. In fretta e furia, dicevamo. Il parcheggio gratuito è una gioia, certo. Ma si trasforma in delusione se hai una borsa pesante e alle 9.50 le scale mobili si bloccano per un intervento urgente di installazione di una telecamera in un ascensore. L’impianto elettrico è unico. Si ferma tutto. Poco male. Ci saranno dieci persone al massimo, compresi i vigilantes. In quindici minuti le scale mobili ripartono. Sulle vetrate camminano come formiche gli operai con le bluse fosforescenti che maneggiano pistole spara silicone. Pochi giorni prima ha piovuto dentro. Uno scempio. L’acqua veniva raccolta da un secchio al centro del corridoio. Scorreva da una telecamera di videosorveglianza. Cerchiamo in giro un estintore, nel malaugurato caso dovesse un giorno essercene bisogno. Non riusciamo a trovarlo. Non solo. Basta toccare con mano alcuni punti dei muri per intuire che nell’urgenza di inaugurare non si è badato alla qualità delle rifiniture. I pezzetti si strappano con facilità. I pannelli sembrano fissati con approssimazione. “Qui in dieci anni se ne cadrà tutto”, scherza un operaio delle pulizie. Eppoi sarà pure la stazione più bella del mondo, ma c’è un caldo bestiale, sotto il sole che picchia ovunque e senza aria condizionata. Se ne è accorto il pm Corona quando il 13 giugno si è recato sui luoghi accompagnato dai carabinieri dei Nas. Ha fatto numerose domande e osservazioni sul punto, verbalizzando le risposte minimizzanti degli addetti ai lavori. In Procura si chiedono se una persona obesa, una donna incinta o con problemi di pressione non rischi un collasso, o peggio.
Qualche mese fa l’impresa che stava realizzando una strada per tagliare l’asse mediano e abbreviare il tragitto verso la Stazione ha sospeso i lavori e chiuso il cantiere dopo aver estratto dagli scavi il rottame di un’automobile piena di rifiuti misteriosi. Una scena da Gomorra. E il sospetto sull’esistenza di altri rifiuti intombati cresce alla constatazione che intorno si cumulano montagne di spazzatura a cielo aperto. Basta girare sulle strade sterrate e sulle rotonde della provinciale 341. Proprio di fronte a un campo coltivato a pomodori qualche delinquente ha sversato di tutto: centinaia di toner usati, pneumatici, resti di mobili d’ufficio, panni bruciati, scartoffie, rimasugli edili. Rimestando quella robaccia trovi raccomandate ancora chiuse intestate a un’azienda del nord. E una tessera sanitaria scaduta di una signora nata a Sassuolo. Gli agricoltori allargano le braccia: “Avevamo messo una sbarra per proteggere questa zona, l’hanno rubata. Quella roba lì ogni tanto la tolgono e in una notte si riforma”. La foto simbolo è qui: la monnezza per terra, i pomodori affianco, la Tav sullo sfondo. “Avete la stazione più bella del mondo ma non vi tolgono i rifiuti da terra”. I ragazzi allargano le braccia. Accorrono gli ispettori ambientali. Hanno il volto di chi è chiamato a svuotare il mare con un cucchiaio. Ci vorrebbe un sistema di videosorveglianza. O forse ruberebbero anche quello.