di Monica Di Sisto*
Celebrare i rapporti tra Italia e Canada, spingere l’export Made in Italy oltreoceano e utilizzare l’alleanza con il mediatico premier Justin Trudeau per fare bella figura come alfieri della lotta ai cambiamenti climatici in chiave anti-Trump. Sono questi i tre fattori determinanti che spingono la maggioranza parlamentare a voler ratificare il più rapidamente possibile – o almeno a votargli parere favorevole in commissione Affari esteri del Senato – il trattato di liberalizzazione commerciale tra Europa e Canada, il Ceta.
Peccato che almeno due di queste tre convinzioni siano assolutamente propagandistiche e infondate. E per questo da Coldiretti alla Cgil, da Greenpeace a Slow food, a tutte le organizzazioni che sostengono da anni la campagna Stop Ttip Italia martedì 27 giugno, giorno in cui è atteso il voto in commissione Affari esteri, a Roma in piazza del Pantheon, e mercoledì 5 luglio a piazza Montecitorio, organizzano due presidi per smontare questa narrativa e sostenere le ragioni di un commercio più libero e più giusto, per le persone, i loro diritti e l’ambiente.
In realtà, la maggioranza puntava ad avere fin da questa settimana la ratifica del Ceta da parte del Senato, ma una imponente mobilitazione online rivolta ai senatori e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che sarà in Canada in visita ufficiale dal 25 giugno al 1 luglio ha costretto il presidente Pierferdinando Casini a cedere alle pressioni e tenere audizioni e una discussione di almeno due giorni su un tema tanto rilevante.
I senatori sono rimasti abbastanza sconcertati quando, partendo dal libro bianco sottoscritto con Coldiretti, Cgil, Greenpeace, Arci, Acli, Legambiente Fairwatch e tre associazioni di consumatori (Federconsumatori, Movimento consumatori e Adusbef) e due dossier tecnici abbiamo spiegato loro che il Ceta, che doveva entrare in vigore provvisoriamente il primo luglio prossimo, probabilmente non porterà oltreoceano neanche un container in più. In primo luogo perché il Quebec non ha ancora ratificato l’accordo di libero scambio con le altre province del Canada, in base al quale le presunte nuove esportazioni dovrebbero circolare nel territorio, e il voto non avverrà prima dell’autunno. In secondo luogo, i sostenitori italiani del Ceta vantavano di aver ottenuto che il Canada avesse accettato di allargare le attuali quote d’importazione di formaggio dall’Europa di altre 18mila tonnellate circa a tariffa zero. Peccato che i negoziatori canadesi che stanno lavorando ai dettagli pratici delle dichiarazioni politiche, hanno spiegato ai loro colleghi europei qualche giorno fa che intendevano che il 60% di questa quota aggiuntiva fosse riservata ai produttori e trasformatori lattiero-caseari domestici. Una fonte interna al team europeo ha spiegato che l’Europa teme che questa quota non verrà mai utilizzata e così sarà poco il formaggio nuovo che insidierà davvero i loro prodotti nazionali.
Ancora più balzana l’idea che Trudeau possa essere un testimonial credibile della lotta ai cambiamenti climatici: con le politiche attuali il Canada, infatti, mancherà sia il proprio impegno di riduzione delle emissioni per il 2020 che l’obiettivo al 2030. Il paese della foglia d’acero elargisce 3,3 miliardi di dollari l’anno in sussidi pubblici ai combustibili fossili, tra cui l’inquinante petrolio da sabbie bituminose. Le Nazioni unite hanno svolto un’ispezione nelle aree di estrazione e minerarie canadesi nelle scorse settimane e hanno richiamato lo Stato “che esorta le autorità canadesi e il settore delle imprese “a rafforzare i loro sforzi per prevenire e affrontare gli impatti negativi sui diritti umani delle attività produttive in patria e all’estero”. Il vicepresidente del gruppo di lavoro, Surya Deva, ha dichiarato che “il governo e le imprese devono integrare i diritti delle popolazioni indigene nelle loro politiche e nelle pratiche che disciplinano lo sfruttamento delle risorse naturali”. La delegazione ha inoltre sottolineato “l’importanza di proteggere i difensori dei diritti umani e gli ambientalisti dalle aggressioni e dalla violenza e la necessità per il governo di rafforzare l’accesso agli strumenti legali di ricorso per le vittime di abusi di diritto”.
Lo stesso Trudeau ha supportato incondizionatamente la costruzione dell’oleodotto Keystone XL, un progetto da 8 miliardi di dollari per portare quel petrolio negli Stati Uniti. Senza contare che ha contribuito a siglare un accordo come il Ceta, che non garantisce il rispetto delle politiche climatiche negli scambi commerciali e restringe il perimetro dello Stato che intenda arginare le attività inquinanti degli investitori esteri.
Per questi motivi ben 106 parlamentari francesi, in gran parte socialdemocratici, di sinistra e verdi, hanno presentato un ricorso alla Corte costituzionale che si pronuncerà entro metà luglio, sostenendo che il Ceta violi le condizioni di base di esercizio della sovranità nazionale”. E anche il partito socialista spagnolo ha annunciato che ritirerà il suo appoggio alla ratifica del trattato. L’Italia potrebbe così diventare il terzo Paese a ratificare il Ceta dopo Lettonia e Danimarca, mentre le altre grandi democrazie europee, Grecia compresa, istituiscono commissioni di studio, audizioni nazionali, barricate per fermare gli effetti negativi del trattato. Noi saremo in piazza per evitarlo, vi aspettiamo!
*Campagna Stop TTIP Italia
Stop TTIP
Campagna Stop TTIP Italia
Zonaeuro - 23 Giugno 2017
Ceta, contro il Trattato Ue – Canada in piazza si prepara la protesta
di Monica Di Sisto*
Celebrare i rapporti tra Italia e Canada, spingere l’export Made in Italy oltreoceano e utilizzare l’alleanza con il mediatico premier Justin Trudeau per fare bella figura come alfieri della lotta ai cambiamenti climatici in chiave anti-Trump. Sono questi i tre fattori determinanti che spingono la maggioranza parlamentare a voler ratificare il più rapidamente possibile – o almeno a votargli parere favorevole in commissione Affari esteri del Senato – il trattato di liberalizzazione commerciale tra Europa e Canada, il Ceta.
Peccato che almeno due di queste tre convinzioni siano assolutamente propagandistiche e infondate. E per questo da Coldiretti alla Cgil, da Greenpeace a Slow food, a tutte le organizzazioni che sostengono da anni la campagna Stop Ttip Italia martedì 27 giugno, giorno in cui è atteso il voto in commissione Affari esteri, a Roma in piazza del Pantheon, e mercoledì 5 luglio a piazza Montecitorio, organizzano due presidi per smontare questa narrativa e sostenere le ragioni di un commercio più libero e più giusto, per le persone, i loro diritti e l’ambiente.
In realtà, la maggioranza puntava ad avere fin da questa settimana la ratifica del Ceta da parte del Senato, ma una imponente mobilitazione online rivolta ai senatori e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che sarà in Canada in visita ufficiale dal 25 giugno al 1 luglio ha costretto il presidente Pierferdinando Casini a cedere alle pressioni e tenere audizioni e una discussione di almeno due giorni su un tema tanto rilevante.
I senatori sono rimasti abbastanza sconcertati quando, partendo dal libro bianco sottoscritto con Coldiretti, Cgil, Greenpeace, Arci, Acli, Legambiente Fairwatch e tre associazioni di consumatori (Federconsumatori, Movimento consumatori e Adusbef) e due dossier tecnici abbiamo spiegato loro che il Ceta, che doveva entrare in vigore provvisoriamente il primo luglio prossimo, probabilmente non porterà oltreoceano neanche un container in più. In primo luogo perché il Quebec non ha ancora ratificato l’accordo di libero scambio con le altre province del Canada, in base al quale le presunte nuove esportazioni dovrebbero circolare nel territorio, e il voto non avverrà prima dell’autunno. In secondo luogo, i sostenitori italiani del Ceta vantavano di aver ottenuto che il Canada avesse accettato di allargare le attuali quote d’importazione di formaggio dall’Europa di altre 18mila tonnellate circa a tariffa zero. Peccato che i negoziatori canadesi che stanno lavorando ai dettagli pratici delle dichiarazioni politiche, hanno spiegato ai loro colleghi europei qualche giorno fa che intendevano che il 60% di questa quota aggiuntiva fosse riservata ai produttori e trasformatori lattiero-caseari domestici. Una fonte interna al team europeo ha spiegato che l’Europa teme che questa quota non verrà mai utilizzata e così sarà poco il formaggio nuovo che insidierà davvero i loro prodotti nazionali.
Ancora più balzana l’idea che Trudeau possa essere un testimonial credibile della lotta ai cambiamenti climatici: con le politiche attuali il Canada, infatti, mancherà sia il proprio impegno di riduzione delle emissioni per il 2020 che l’obiettivo al 2030. Il paese della foglia d’acero elargisce 3,3 miliardi di dollari l’anno in sussidi pubblici ai combustibili fossili, tra cui l’inquinante petrolio da sabbie bituminose. Le Nazioni unite hanno svolto un’ispezione nelle aree di estrazione e minerarie canadesi nelle scorse settimane e hanno richiamato lo Stato “che esorta le autorità canadesi e il settore delle imprese “a rafforzare i loro sforzi per prevenire e affrontare gli impatti negativi sui diritti umani delle attività produttive in patria e all’estero”. Il vicepresidente del gruppo di lavoro, Surya Deva, ha dichiarato che “il governo e le imprese devono integrare i diritti delle popolazioni indigene nelle loro politiche e nelle pratiche che disciplinano lo sfruttamento delle risorse naturali”. La delegazione ha inoltre sottolineato “l’importanza di proteggere i difensori dei diritti umani e gli ambientalisti dalle aggressioni e dalla violenza e la necessità per il governo di rafforzare l’accesso agli strumenti legali di ricorso per le vittime di abusi di diritto”.
Lo stesso Trudeau ha supportato incondizionatamente la costruzione dell’oleodotto Keystone XL, un progetto da 8 miliardi di dollari per portare quel petrolio negli Stati Uniti. Senza contare che ha contribuito a siglare un accordo come il Ceta, che non garantisce il rispetto delle politiche climatiche negli scambi commerciali e restringe il perimetro dello Stato che intenda arginare le attività inquinanti degli investitori esteri.
Per questi motivi ben 106 parlamentari francesi, in gran parte socialdemocratici, di sinistra e verdi, hanno presentato un ricorso alla Corte costituzionale che si pronuncerà entro metà luglio, sostenendo che il Ceta violi le condizioni di base di esercizio della sovranità nazionale”. E anche il partito socialista spagnolo ha annunciato che ritirerà il suo appoggio alla ratifica del trattato. L’Italia potrebbe così diventare il terzo Paese a ratificare il Ceta dopo Lettonia e Danimarca, mentre le altre grandi democrazie europee, Grecia compresa, istituiscono commissioni di studio, audizioni nazionali, barricate per fermare gli effetti negativi del trattato. Noi saremo in piazza per evitarlo, vi aspettiamo!
*Campagna Stop TTIP Italia
Articolo Precedente
Brexit, Juncker e leader europei alla May: “Proposte per cittadini Ue non sono sufficienti”. La risposta: “Offerta giusta”
Articolo Successivo
Accordo Ue-Giappone, come (e peggio) del Ceta: negoziati segreti e disinteresse ambientale
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Ucraina, Trump vede Starmer: ‘Peacekeeper? Prima l’accordo’. Il britannico ringrazia per il ‘cambio di rotta. Possibile intesa storica’
Giustizia & Impunità
Sciopero magistrati, l’adesione all’80%. “Lo facciamo per i cittadini”. Milano, il giudice Roia: “Paura quando si vogliono sentenze in nome di aspettative politiche”
Cronaca
“Papa migliora, ma la prognosi non può essere sciolta”: bollettino. Dal Vaticano: “Usciti da fase più critica”
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "I continui rinvii del governo Meloni sembravano indirizzati a portare a compimento qualcosa di più della semplice propaganda, ma invece si va verso il nulla. Tre miliardi rispetto alla marea di aumenti sulle bollette sono davvero poca cosa, quasi una presa in giro. Milioni di cittadini stanno subendo rincari di quasi il 40%, migliaia di aziende rischiano la chiusura e altrettanti lavoratori il proprio posto. Ma d'altronde sbagliamo noi a stupirci. Per il governo Meloni il modello d'imprenditoria è quello della ministra Santanchè. Sbaglia chi si spacca la schiena come i cittadini che cercano di far quadrare i conti a fine mese o le imprese che fanno di tutto per stare sul mercato. Per Giorgia Meloni la cosa migliore è cercare qualche santo in paradiso o, meglio ancora, qualche amicizia che conti". Così in una nota Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S alla Camera.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Ci sono modalità diverse con le quali ci si rapporta a Trump. Credo che la presidente Meloni senta la responsabilità di essere un ponte fra l'Europa e l'America dati i suoi buoni rapporti con Trump". Lo ha detto l'eurodeputata di Fi, Letizia Moratti, a Otto e mezzo su La7.
"Sul tema dei dazi, credo che Trump sia uno shock per l'Europa, uno stimolo positivo perché l'Ue può mettere in atto le riforme richieste nel rapporto Draghi e Letta che chiedono un'Europa più competitiva, più favorevole agli investimenti, con una transizione energetica sostenibile e quindi in grado di sostenere il welfare."
"Siamo alleati storici degli Usa - continua Moratti - e in questo momento dobbiamo avere la consapevolezza di dover comunque avere a che fare con un presidente eletto ed anche amato dai cittadini americani. L'Europa non può permettersi di non avere un dialogo con Trump. Sono moderata e liberale e il suo stile non mi appartiene ma nell'ambito del mio ruolo di parlamentare europea credo sia dovere rispondergli con fermezza e immediatezza ma cercando sempre il dialogo che porta vantaggi reciproci, come ha detto oggi la presidente Metsola."
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Nel momento in cui Donald Trump "fa saltare l'ordine internazionale basato sul multilateralismo" e "mette a rischio l'unità europea", è importante non far mancare "il nostro sostegno all'Ucraina" parallelamente ai negoziati che "non potranno coinvolgere Europa e Ucraina". Così Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia Popolare, alla Direzione del Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Il giorno in cui Eni annuncia un utile di 14,3 miliardi di euro, la maggioranza presenta un decreto truffa che non affronta la vera questione di come ridurre il peso delle bollette. Il Governo Meloni per aiutare veramente le famiglie italiane avrebbe dovuto tassare gli extraprofitti, rivedere la decisione di trasferire 4,5 milioni di famiglie dal mercato tutelato a quello libero, e puntare sulle rinnovabili invece che sul gas". Così Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
"La realtà dei fatti resta una sola: il governo di Giorgia Meloni ha favorito i grandi colossi energetici, che hanno accumulato extraprofitti per oltre 60 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane hanno visto raddoppiare le bollette e molte sono costrette a non riscaldarsi per paura di non poterle pagare".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Benissimo il governo sulle bollette: previsti tre miliardi che andranno a sostegno di imprese e almeno 8 milioni di famiglie. Dalle parole ai fatti”. Così Armando Siri, Consigliere per le politiche economiche del Vicepremier Matteo Salvini e coordinatore dipartimenti Lega.
Roma, 27 feb (Adnkronos) - "Alcune veloci considerazioni a partire dalle cose che credo vadano meglio precisate. La prima: non siamo stati e non siamo di fronte a postura bellicista dell’Europa. Non è mai stata l’Ue a voler fare o a voler continuare la guerra e non è nemmeno vero che la mancanza di iniziative di pace siano dipese da una mancanza di volontà politica della ue. È stato Putin a rifiutare sempre ogni dialogo, quel dialogo che oggi riconosce a Trump perché lo legittima come suo alleato", Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.
"Occorre spingere con forza per un’autonomia strategica e politica dell’Europa, iniziando subito il percorso di cooperazione sulla difesa perché non saranno le buone intenzioni a rendere forte l’Unione Europea ma la capacità di imporsi e esercitare deterrenza, non escludendo nessuna opzione che sarà necessario adottare e che sarà stabilita in quadro di solidarietà europea".
"Per noi, democratici e europei, è il tempo di decidere - aggiunge Picierno- se essere solo un pezzetto di un Risiko in cui altri tirano i dadi o se essere un continente libero e forte. E va chiarito tanto ai nemici della democrazia quanto ai nostri alleati, senza perdere altro tempo e senza cincischiare noi: l’unica lotta che definisce il nostro tempo e il campo della politica, oggi, è quella dell’europeismo e in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli".
"Siamo noi tutti in questo campo? Pensiamo ad un'alternativa alla destra che parta da questo campo? A me onestamente non è ancora chiaro. Sarei felice di essere smentita, ovviamente. Ma servono parole chiare che vanno pronunciate senza più giocare a nascondino. Crediamo tutti in un’Europa competitiva, con attori strategici del mercato più grandi e forti, un’Europa pronta ad affrontare le crisi internazionali sul piano politico e militare? Perchè questa è l’Europa che serve al mondo e agli europei. Non domani, oggi".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni, "nell’incontro di Parigi c’era in ritardo e di malavoglia. Intanto partecipa con trasporto e passione agli incontri della destra mondiale che considera l’Europa un incidente della storia. A Kyiv alle celebrazioni per il terzo anno della resistenza, non c’era proprio. A dir il vero ero sola proprio come italiana, ma con tanti colleghi progressisti e socialisti, c’era il mondo libero, i leader e parlamentari progressisti consapevoli della sfida che abbiamo di fronte e che il tempo di agire è ora". Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.