Nicola Salvatore e Isabella Rotondo li hanno ammazzati nella loro profumeria in una delle vie principali di San Severo, il 24 maggio scorso. Di prima mattina e con un’azione fulminante, da killer professionisti. Trenta secondi per scendere da un pick-up, entrare nel negozio, centrare prima lui e poi mirare alla testa di lei. “Una scena raccapricciante”, la descrivono gli investigatori che hanno visionato i filmati. L’agguato è maturato in ambienti criminali: probabilmente una vendetta trasversale dovuta al fatto che il figlio dei due, ancora minorenne, a ottobre aveva ucciso un coetaneo per questioni legate a una ragazzina contesa. Poche ore dopo il loro omicidio, a Vieste, è scomparso Pasquale Notarangelo, figlio di Onofrio, fatto fuori il 27 gennaio, e nipote di Angelo “Cintaridd”, elemento di spicco della criminalità organizzata foggiana assassinato due anni fa. Lupara bianca, sospettano gli inquirenti.
In 6 mesi, 9 morti e 3 lupare bianche: “Situazione critica”
Sarebbe il terzo caso dall’inizio dell’anno, l’ennesimo macchiato di sangue nella provincia di Foggia. Dopo i 15 omicidi tra gennaio e dicembre scorsi, il 2017 si è aperto con la morte di Vincenzo Vescera, pregiudicato 32enne, ed è proseguito con le esecuzioni di Giuseppe Anastasio, che nel 2012 aveva ucciso per errore una bambina durante un agguato, e Giuseppe Silvestri, freddato alla periferia di Monte Sant’Angelo. A Torremaggiore, il 28 aprile, è toccato a Pasquale Maiellaro, netturbino con un omicidio per futili motivi alle spalle e nulla che apparentemente possa collocarlo sullo scacchiere della criminalità organizzata: lo hanno freddato con sei colpi di pistola alle 7 e mezza del mattino mentre raccoglieva i rifiuti. Antonio Petrella e suo nipote Nicola Ferrelli, ritenuto vicino al clan Di Summa, li hanno ammazzati senza pietà il 20 giugno alla periferia di Apricena. Dopo averli affiancati in corsa, i killer hanno crivellato di colpi la loro auto con pistole, fucili e kalashnikov. Poi sono scesi e, secondo la ricostruzione degli investigatori, hanno finito i due con diversi colpi al volto, sfigurandoli. Una mattanza. La malavita foggiana è violenta, apre il fuoco con disinvoltura. Regolamenti di conti e vendette hanno lasciato 9 morti sull’asfalto e fatto sparire nel nulla 3 persone negli ultimi sei mesi, nonostante l’incessante lavoro di polizia e carabinieri. “Nelle nostre missioni in varie zone d’Italia abbiamo registrato due criticità, una delle quali riguarda Foggia, dove ci è stato sottolineato il problema di immettere personale che abbia la capacità di leggere problematiche che prima non c’erano“, ha detto la presidente Rosy Bindi in una recente seduta della commissione Antimafia.
La Dna: “Impenetrabile, spietata e pericolosa”
L’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia, presentata negli scorsi giorni, evidenzia invece “lo spessore qualitativo della criminalità organizzata” foggiana, definita “impenetrabile, spietata e pericolosa”. E oltretutto proiettata, si legge nel documento della Dna, verso “un inarrestabile processo di infiltrazione non solo di tipo economico, ma anche amministativo-politico nella società civile”. Tra gli elementi che supportano la “solidità” e la “impenetrabilità” dei clan viene segnalato il “contesto civile della zona, caratterizzata da arretratezza culturale, omertà e illegalità diffusa”. Un “connubio micidiale”, scrive la Dna, che ha portato a un “capillare controllo del territorio” da parte di un’organizzazione criminale “moderna e flessibile”, proiettata verso il “modello di mafia degli affari”, ma che trae “la sua forza dalla capacità di coniugare la sua proiezione più avanzata con i tradizionali modelli culturali del territorio, primo tra tutti l’omertà”. E usa una “metodologia di imposizione delle proprie regole – all’interno e all’esterno dei gruppi – basata sulla forza che si trasforma in ferocia, con regole di vendetta e di punizione mutuate dalle più arcaiche comunità agricolo-pastorali“. Obiettivi raggiunti e consolidati “con una lunga scia di sangue e anche con un numero impressionante di “lupare bianche”, su cui gli inquirenti del Distretto stentano a far luce” a causa anche di due elementi inquietanti: “Nessun apporto collaborativo da parte della popolazione” e “assenza di collaboratori di giustizia”.
Il grande silenzio: “Zero pentiti”
È difficile mettere ordine in questa terra di confine tra Basilicata, Molise e Campania dove le mafie giocano una partita tutta loro, basata su regole arcaiche e silenzio. Nel quadrilatero tra il capoluogo, la vicina San Severo, il Gargano e Cerignola nessuno ha mai saltato il fosso per farsi pentito. Le parole della Dna vanno prese letteralmente: zero collaboratori di giustizia. “Ci proviamo ogni volta, ma non parla mai nessuno. Ci manca la conoscenza della struttura interna di questi gruppi, che non hanno riti di affiliazione ma sono impenetrabili e familistici come la ‘ndrangheta e violenti come la camorra”, spiega il questore di Foggia, Piernicola Silvis, tornato nella sua città quattro anni fa. Da allora, sono state decine le operazioni contro i circa 800 affiliati ai 28 clan, frammentati in tre criminalità organizzate che si spartiscono una delle province italiane con il territorio più vasto.
A Cerignola con gli Ak47 contro i blindati
I gruppi di Cerignola vivono soprattutto di assalti ai mezzi blindati. L’ultimo risale al 29 maggio, come testimonia il video in basso. Un commando di quattro persone, armate di kalashnikov, ha rapinato un portavalori che stava consegnando il denaro a una filiale del Banco di Napoli. Sventagliate di Ak47 contro le vetrine, un vigilantes colpito alla testa con il calcio di un fucile, 190mila euro di bottino, venticinque secondi tra l’arrivo e la fuga: un’azione paramilitare alle 8 del mattino nel cuore del paese. “Sono esperti e chirurgici. Colpiscono non solo lungo le strade pugliesi ma in tutta Italia, dalla Calabria alla Lombardia”, dice Silvis. E proprio alle porte di Milano, risiedono ormai da anni i vertici del clan Piarulli-Ferraro, il più ‘pesante’ della mala cerignolese. “È una vera e propria criminalità a sé stante, che si autoalimenta e autogestisce”, spiega il questore. E ha a disposizione grandi quantità di armi, come dimostrò il sequestro di un arsenale da guerra – corredato da ‘listino della spesa’ – nell’aprile 2014.
La calma apparente di Foggia dopo 2 anni di fuoco
Nel capoluogo del Tavoliere e nella vicina San Severo spadroneggia invece la Società Foggiana. Altra ‘pasta’ rispetto a Cerignola e nulla a che vedere con i gruppi baresi né con la Sacra Corona Unita salentina. Qui la storia inizia negli anni Settanta, quando la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo prova a conquistarsi uno spazio vitale, ma dopo aver organizzato la malavita viene estromessa dal territorio. Passata attraverso sette guerre di mafia, oggi Foggia è controllata da due clan, guidati secondo gli inquirenti da Roberto Sinesi e Rocco Moretti, 55 e 67 anni. “Data la vicinanza geografica tra le due città, i clan del capoluogo hanno ormai cooptato i sanseverini – racconta il questore – L’ultimo omicidio risale ad ottobre, ma da allora continue operazioni hanno riportato in galera le figure di spicco dopo un anno e mezzo turbolento, fatto di agguati e bombe. Il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura ha prodotto grandi risultati e la città è ora ben controllata, mentre le famiglie mafiose vivono un periodo di apparente silenzio”.
Il fronte più caldo: la faida nel Gargano
È in fibrillazione, invece, la terza organizzazione malavitosa della provincia, quella del Gargano, sostenuta da traffico di stupefacenti, usura ed estorsioni. Il forte indebolimento del clan Libergolis ha creato un vuoto di potere. E intanto Vieste, la perla del promontorio pugliese, si trova nel mezzo di una guerra senza esclusione di colpi iniziata dopo l’uccisione di Angelo Notarangelo, nel 2015. Da mesi si stanno fronteggiando gli uomini rimasti fedeli alla famiglia del boss assassinato e gli scissionisti legati al giovane Marco Raduano, ex braccio destro di Notarangelo tornato in libertà a febbraio e da allora sparito dai radar. A questa faida sarebbe riconducibile l’agguato del 27 gennaio a Vincenzo Vescera, ammazzato a colpi di fucile, e quello a Onofrio Notarangelo, fratello di Angelo, freddato dieci giorni prima. La scomparsa di suo figlio Pasquale, poche settimane fa, è solo l’ultimo tassello di un complesso puzzle che la magistratura sta cercando di ricostruire.
Lo spettro di una saldatura tra le tre realtà
Anche perché gli investigatori ritengono possibile un avvicinamento tra le organizzazioni criminali della provincia. “Abbiamo notato traffici di stupefacenti sempre più frequenti tra la mafia albanese e i gruppi foggiani – ragiona Silvis – E nelle operazioni che hanno portato al sequestro di centinaia di chili di marijuana sono stati fermati elementi legati a tutte e tre le realtà presenti nella provincia di Foggia. Un fenomeno nuovo che seguiamo con attenzione: La Società, i clan di Cerignola e quelli garganici sono ancora realtà separate, ma potrebbero amalgamarsi e creare una cupola estendendo la loro influenza al di fuori del territorio nel quale hanno agito finora”. Del resto, anche la relazione della Dia del gennaio 2017 parla di una situazione “fluida” e pone l’accento su una realtà feroce e impenetrabile che due mesi fa il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, ha definito la quarta mafia.
Il questore: “Denunciate”. E Libera va da Locri a Foggia
Abituata finora ad operare nel silenzio non solo dei suoi affiliati, ma anche della popolazione. Nel pieno della stagione delle bombe piazzate per le vie di Foggia ai danni dei commercianti, Silvis annunciò di voler denunciare gli omertosi. “Un’evidente provocazione, non lo avrei mai fatto. Ma serviva un segnale, perché quando qualcuno denuncia, ci attiviamo e portiamo a termine le indagini. A chi decide di non tacere non è mai accaduto nulla – spiega oggi il questore – Riusciremo ad annientare la mafia solo quando i cittadini si alzeranno e decideranno di fidarsi di noi”. Intanto il ministero dell’Interno ha rinforzato la presenza sul territorio con la creazione di un nucleo del Ros dei carabinieri, mentre le associazioni antimafia continuano a tenere alta l’attenzione sulla realtà foggiana. Da tempo viene chiesta l’istituzione di sede operativa della Dda. Un segnale forte arriverà nella prossima primavera da Libera di don Luigi Ciotti, che ha deciso di spostare da Locri a Foggia la manifestazione nazionale nella Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia. Per accendere i riflettori su questa terra con troppe pallottole e ancor più silenzi.
Mafie
La mafia fluida di Foggia, tre clan si dividono rapine ed estorsioni. Omicidi e omertà: così nasce la quarta piovra
Al confine tra Basilicata, Molise, Campania e Puglia le associazioni criminali giocano una partita tutta loro, basata su regole arcaiche, silenzio e nessun collaboratore di giustizia. "Un fenomeno nuovo che seguiamo con attenzione", dice il questore Piernicola Silvis. "La Società, i clan di Cerignola e quelli garganici - spiega - sono ancora realtà separate, ma potrebbero amalgamarsi e creare una cupola estendendo la loro influenza al di fuori del territorio nel quale hanno agito finora”. Intanto il ministero dell’Interno ha creato un nucleo del Ros dei carabinieri, mentre anche la commissione Antimafia lancia l'allarme
Nicola Salvatore e Isabella Rotondo li hanno ammazzati nella loro profumeria in una delle vie principali di San Severo, il 24 maggio scorso. Di prima mattina e con un’azione fulminante, da killer professionisti. Trenta secondi per scendere da un pick-up, entrare nel negozio, centrare prima lui e poi mirare alla testa di lei. “Una scena raccapricciante”, la descrivono gli investigatori che hanno visionato i filmati. L’agguato è maturato in ambienti criminali: probabilmente una vendetta trasversale dovuta al fatto che il figlio dei due, ancora minorenne, a ottobre aveva ucciso un coetaneo per questioni legate a una ragazzina contesa. Poche ore dopo il loro omicidio, a Vieste, è scomparso Pasquale Notarangelo, figlio di Onofrio, fatto fuori il 27 gennaio, e nipote di Angelo “Cintaridd”, elemento di spicco della criminalità organizzata foggiana assassinato due anni fa. Lupara bianca, sospettano gli inquirenti.
In 6 mesi, 9 morti e 3 lupare bianche: “Situazione critica”
Sarebbe il terzo caso dall’inizio dell’anno, l’ennesimo macchiato di sangue nella provincia di Foggia. Dopo i 15 omicidi tra gennaio e dicembre scorsi, il 2017 si è aperto con la morte di Vincenzo Vescera, pregiudicato 32enne, ed è proseguito con le esecuzioni di Giuseppe Anastasio, che nel 2012 aveva ucciso per errore una bambina durante un agguato, e Giuseppe Silvestri, freddato alla periferia di Monte Sant’Angelo. A Torremaggiore, il 28 aprile, è toccato a Pasquale Maiellaro, netturbino con un omicidio per futili motivi alle spalle e nulla che apparentemente possa collocarlo sullo scacchiere della criminalità organizzata: lo hanno freddato con sei colpi di pistola alle 7 e mezza del mattino mentre raccoglieva i rifiuti. Antonio Petrella e suo nipote Nicola Ferrelli, ritenuto vicino al clan Di Summa, li hanno ammazzati senza pietà il 20 giugno alla periferia di Apricena. Dopo averli affiancati in corsa, i killer hanno crivellato di colpi la loro auto con pistole, fucili e kalashnikov. Poi sono scesi e, secondo la ricostruzione degli investigatori, hanno finito i due con diversi colpi al volto, sfigurandoli. Una mattanza. La malavita foggiana è violenta, apre il fuoco con disinvoltura. Regolamenti di conti e vendette hanno lasciato 9 morti sull’asfalto e fatto sparire nel nulla 3 persone negli ultimi sei mesi, nonostante l’incessante lavoro di polizia e carabinieri. “Nelle nostre missioni in varie zone d’Italia abbiamo registrato due criticità, una delle quali riguarda Foggia, dove ci è stato sottolineato il problema di immettere personale che abbia la capacità di leggere problematiche che prima non c’erano“, ha detto la presidente Rosy Bindi in una recente seduta della commissione Antimafia.
La Dna: “Impenetrabile, spietata e pericolosa”
L’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia, presentata negli scorsi giorni, evidenzia invece “lo spessore qualitativo della criminalità organizzata” foggiana, definita “impenetrabile, spietata e pericolosa”. E oltretutto proiettata, si legge nel documento della Dna, verso “un inarrestabile processo di infiltrazione non solo di tipo economico, ma anche amministativo-politico nella società civile”. Tra gli elementi che supportano la “solidità” e la “impenetrabilità” dei clan viene segnalato il “contesto civile della zona, caratterizzata da arretratezza culturale, omertà e illegalità diffusa”. Un “connubio micidiale”, scrive la Dna, che ha portato a un “capillare controllo del territorio” da parte di un’organizzazione criminale “moderna e flessibile”, proiettata verso il “modello di mafia degli affari”, ma che trae “la sua forza dalla capacità di coniugare la sua proiezione più avanzata con i tradizionali modelli culturali del territorio, primo tra tutti l’omertà”. E usa una “metodologia di imposizione delle proprie regole – all’interno e all’esterno dei gruppi – basata sulla forza che si trasforma in ferocia, con regole di vendetta e di punizione mutuate dalle più arcaiche comunità agricolo-pastorali“. Obiettivi raggiunti e consolidati “con una lunga scia di sangue e anche con un numero impressionante di “lupare bianche”, su cui gli inquirenti del Distretto stentano a far luce” a causa anche di due elementi inquietanti: “Nessun apporto collaborativo da parte della popolazione” e “assenza di collaboratori di giustizia”.
Il grande silenzio: “Zero pentiti”
È difficile mettere ordine in questa terra di confine tra Basilicata, Molise e Campania dove le mafie giocano una partita tutta loro, basata su regole arcaiche e silenzio. Nel quadrilatero tra il capoluogo, la vicina San Severo, il Gargano e Cerignola nessuno ha mai saltato il fosso per farsi pentito. Le parole della Dna vanno prese letteralmente: zero collaboratori di giustizia. “Ci proviamo ogni volta, ma non parla mai nessuno. Ci manca la conoscenza della struttura interna di questi gruppi, che non hanno riti di affiliazione ma sono impenetrabili e familistici come la ‘ndrangheta e violenti come la camorra”, spiega il questore di Foggia, Piernicola Silvis, tornato nella sua città quattro anni fa. Da allora, sono state decine le operazioni contro i circa 800 affiliati ai 28 clan, frammentati in tre criminalità organizzate che si spartiscono una delle province italiane con il territorio più vasto.
A Cerignola con gli Ak47 contro i blindati
I gruppi di Cerignola vivono soprattutto di assalti ai mezzi blindati. L’ultimo risale al 29 maggio, come testimonia il video in basso. Un commando di quattro persone, armate di kalashnikov, ha rapinato un portavalori che stava consegnando il denaro a una filiale del Banco di Napoli. Sventagliate di Ak47 contro le vetrine, un vigilantes colpito alla testa con il calcio di un fucile, 190mila euro di bottino, venticinque secondi tra l’arrivo e la fuga: un’azione paramilitare alle 8 del mattino nel cuore del paese. “Sono esperti e chirurgici. Colpiscono non solo lungo le strade pugliesi ma in tutta Italia, dalla Calabria alla Lombardia”, dice Silvis. E proprio alle porte di Milano, risiedono ormai da anni i vertici del clan Piarulli-Ferraro, il più ‘pesante’ della mala cerignolese. “È una vera e propria criminalità a sé stante, che si autoalimenta e autogestisce”, spiega il questore. E ha a disposizione grandi quantità di armi, come dimostrò il sequestro di un arsenale da guerra – corredato da ‘listino della spesa’ – nell’aprile 2014.
La calma apparente di Foggia dopo 2 anni di fuoco
Nel capoluogo del Tavoliere e nella vicina San Severo spadroneggia invece la Società Foggiana. Altra ‘pasta’ rispetto a Cerignola e nulla a che vedere con i gruppi baresi né con la Sacra Corona Unita salentina. Qui la storia inizia negli anni Settanta, quando la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo prova a conquistarsi uno spazio vitale, ma dopo aver organizzato la malavita viene estromessa dal territorio. Passata attraverso sette guerre di mafia, oggi Foggia è controllata da due clan, guidati secondo gli inquirenti da Roberto Sinesi e Rocco Moretti, 55 e 67 anni. “Data la vicinanza geografica tra le due città, i clan del capoluogo hanno ormai cooptato i sanseverini – racconta il questore – L’ultimo omicidio risale ad ottobre, ma da allora continue operazioni hanno riportato in galera le figure di spicco dopo un anno e mezzo turbolento, fatto di agguati e bombe. Il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura ha prodotto grandi risultati e la città è ora ben controllata, mentre le famiglie mafiose vivono un periodo di apparente silenzio”.
Il fronte più caldo: la faida nel Gargano
È in fibrillazione, invece, la terza organizzazione malavitosa della provincia, quella del Gargano, sostenuta da traffico di stupefacenti, usura ed estorsioni. Il forte indebolimento del clan Libergolis ha creato un vuoto di potere. E intanto Vieste, la perla del promontorio pugliese, si trova nel mezzo di una guerra senza esclusione di colpi iniziata dopo l’uccisione di Angelo Notarangelo, nel 2015. Da mesi si stanno fronteggiando gli uomini rimasti fedeli alla famiglia del boss assassinato e gli scissionisti legati al giovane Marco Raduano, ex braccio destro di Notarangelo tornato in libertà a febbraio e da allora sparito dai radar. A questa faida sarebbe riconducibile l’agguato del 27 gennaio a Vincenzo Vescera, ammazzato a colpi di fucile, e quello a Onofrio Notarangelo, fratello di Angelo, freddato dieci giorni prima. La scomparsa di suo figlio Pasquale, poche settimane fa, è solo l’ultimo tassello di un complesso puzzle che la magistratura sta cercando di ricostruire.
Lo spettro di una saldatura tra le tre realtà
Anche perché gli investigatori ritengono possibile un avvicinamento tra le organizzazioni criminali della provincia. “Abbiamo notato traffici di stupefacenti sempre più frequenti tra la mafia albanese e i gruppi foggiani – ragiona Silvis – E nelle operazioni che hanno portato al sequestro di centinaia di chili di marijuana sono stati fermati elementi legati a tutte e tre le realtà presenti nella provincia di Foggia. Un fenomeno nuovo che seguiamo con attenzione: La Società, i clan di Cerignola e quelli garganici sono ancora realtà separate, ma potrebbero amalgamarsi e creare una cupola estendendo la loro influenza al di fuori del territorio nel quale hanno agito finora”. Del resto, anche la relazione della Dia del gennaio 2017 parla di una situazione “fluida” e pone l’accento su una realtà feroce e impenetrabile che due mesi fa il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, ha definito la quarta mafia.
Il questore: “Denunciate”. E Libera va da Locri a Foggia
Abituata finora ad operare nel silenzio non solo dei suoi affiliati, ma anche della popolazione. Nel pieno della stagione delle bombe piazzate per le vie di Foggia ai danni dei commercianti, Silvis annunciò di voler denunciare gli omertosi. “Un’evidente provocazione, non lo avrei mai fatto. Ma serviva un segnale, perché quando qualcuno denuncia, ci attiviamo e portiamo a termine le indagini. A chi decide di non tacere non è mai accaduto nulla – spiega oggi il questore – Riusciremo ad annientare la mafia solo quando i cittadini si alzeranno e decideranno di fidarsi di noi”. Intanto il ministero dell’Interno ha rinforzato la presenza sul territorio con la creazione di un nucleo del Ros dei carabinieri, mentre le associazioni antimafia continuano a tenere alta l’attenzione sulla realtà foggiana. Da tempo viene chiesta l’istituzione di sede operativa della Dda. Un segnale forte arriverà nella prossima primavera da Libera di don Luigi Ciotti, che ha deciso di spostare da Locri a Foggia la manifestazione nazionale nella Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia. Per accendere i riflettori su questa terra con troppe pallottole e ancor più silenzi.
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Milano, 6 mar. (Adnkronos) - Paolo Mazzoleni, assessore all'Urbanistica di Torino, risulta indagato in qualità di progettista o ex componente della Commissione paesaggio del Comune di Milano in quattro fascicoli della procura meneghina su abusi edilizi e falsi su altrettanti progetti immobiliari. E' quanto si rileva dagli atti d'indagine che ieri hanno portato all'arresto dell'architetto ed ex dirigente comunale Giovanni Oggioni. Dall'ordinanza eseguita ieri risulta che Mazzoleni è indagato, in concorso con l'ex vicepresidente della Commissione paesaggio Oggioni e altri, per il Lambrate Twin Palace di via Sbodio, a Milano. Il nome del progettista Mazzoleni era già emerso in altri tre fascicoli riguardanti presunti abusi edilizi: per la palazzina in piazza Aspromonte, per l'area Scalo House dove è previsto uno studentato e per le Residenze Lac di via Cancano.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Un piano B per il Festival della Rai. In attesa di conoscere nei dettagli la delibera con cui il Comune di Sanremo ha deciso di disegnare il bando per una gara con cui assegnare la realizzazione del festival, la Rai si è messa al lavoro per approntare un'ipotesi alternativa che parte dalla conseguenza più logica: immaginare l'organizzazione in un'altra città di un festival che avrà necessariamente alcune caratteristiche diverse. A partire dal nome: non più Festival della Canzone Italiana, che è la denominazione legata al festival di Sanremo e quindi a possibili contese di copyright, ma un titolo alternativo che potrebbe essere Festival della Musica Italiana o qualcosa di simile. L'evento sarebbe in ogni caso, visto che la Rai è membro Ebu, il festival che eleggerebbe il rappresentante italiano all'Eurovision Song Contest.
Per la location si è già parlato insistentemente di Torino in questi mesi ma - a quanto apprende l'Adnkronos - non è stata presa ancora alcuna decisione al riguardo. Torino viene citata al momento come esempio solo perché nel capoluogo piemontese la Rai ha organizzato un'edizione dell'Eurovision Song Contest nel 2022 particolarmente riuscita tanto da ottenere il plauso dell'Ebu. La scelta della città, oltre che alla presenza di strutture adeguate ad ospitare un simile evento, dipenderà anche dalla qualità dell'eventuale accordo con l'amministrazione comunale. La Rai, naturalmente, punterà ad una convenzione lunga e inattaccabile, che metta cioè al riparo da quanto accaduto con Sanremo.
Intanto, il servizio pubblico aspetta anche di leggere nella sua interezza la delibera con cui il Comune istituisce il bando di gara. Una delibera che, alla lettura delle anticipazioni, ha piuttosto irritato la Rai, sia per la richiesta di un cospicuo aumento della richiesta economica (la base d'asta sarebbe di 6,5 milioni l'anno, contro gli attuali 5 previsti dall'ultima convenzione), sia per l'inserimento della richiesta vincolante di realizzare ben altri 4 programmi tv in onda dalla città dei fiori. Il Comune, dal canto suo, ha fatto sapere che la delibera è il frutto di una riflessione sulle tempistiche per l'organizzazione di un evento che richiede tempi lunghi di preparazione. Non sarebbero invece molte le speranze riposte nell'esito del ricorso in appello al Consiglio di Stato, dopo la decisione del Tar della Liguria che a dicembre ha dichiarato illegittimo l'affidamento diretto (senza gara) alla Rai dell'organizzazione del Festival della Canzone Italiana. Ricorso che verrà dibattuto nel merito il 22 maggio prossimo.
Ma su Sanremo, si sa, in Rai si comincia a lavorare all'edizione successiva il giorno dopo la finale di ogni anno. E la prima opzione dell'azienda resterebbe comunque il festival a Sanremo se potessero ripetersi le condizioni degli ultimi anni. Quel che è certo è che il servizio pubblico non può rinunciare a quello che è l'evento dell'anno per l'intrattenimento televisivo: una kermesse che illumina ben più di una settimana di programmazione e che ha totalizzato nell'ultima edizione oltre 65 milioni di raccolta pubblicitaria, con un trend continuamente in crescita negli ultimi 6 anni. Quindi a Sanremo o altrove, questo festival s'ha da fare. (di Antonella Nesi)
Napoli , 6 mar. - (Adnkronos) - Max blitz antidroga dei carabinieri tra Napoli e Salerno: smantellate 15 piazze di spaccio e indagato a piede per favoreggiamento anche un sacerdote. I militari del Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata hanno eseguito un'ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal gip del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura oplontina, nei confronti di 51 soggetti (dei quali 15 in carcere, 17 agli arresti domiciliari e 19 sottoposti all'obbligo di presentazione alla p.g.) gravemente indiziati dei reati di detenzione illecita e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina. Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti di 48 indagati, mentre dei restanti tre, due sono attualmente all'estero e il terzo è tuttora attivamente ricercato. Tra questi anche il tiktoker Antonio Gemignani, noto come Papusciello.
Avvalendosi di corrieri della droga provenienti da Napoli e Roma - si legge in una nota a firma del procuratore Nunzio Fragliasso - gli indagati avrebbero posto in essere un giro di affari di circa otto milioni di euro, con oltre 500.000 euro in contanti sequestrati dagli inquirenti nel corso delle indagini. Le investigazioni, condotte attraverso una poderosa attività di intercettazione telefonica e ambientale, che si è protratta per diversi mesi, hanno consentito di documentare e ricostruire le dinamiche relative alla gestione dell'attività di spaccio in ben 15 piazze di diverse città, in provincia di Napoli e di Salerno, nonché di recuperare e sequestrare complessivamente 19 chilogrammi di cocaina. Dalle indagini è emerso che alcuni indagati si servivano delle abitazioni di soggetti incensurati e anziani per occultare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, mentre altri sfruttavano la presenza di neonati per eludere eventuali controlli.
E tra gli indagati figura anche un sacerdote di Torre Annunziata. Inoltre, una donna è stata ripresa durante lo spaccio di droga con un neonato in braccio. L'approvvigionamento delle varie piazze di spaccio avveniva mediante il ricorso a fidati corrieri che, a tal fine, utilizzavano autovetture dotate di scomparti segreti in cui lo stupefacente veniva abilmente occultato. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno operato sette arresti in flagranza di reato, individuando anche soggetti in possesso di armi detenute illegalmente.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Domani, venerdì 7 marzo, dalle ore 15 alle ore 17, presso ExtraLibera, Via Stamira 5, a Roma, si terrà l’assemblea dei soggetti che fanno parte del comitato promotore del Referendum cittadinanza. Interverranno, tra gli altri, Emma Bonino, Riccardo Magi, Elly Schlein, Angelo Bonelli, Deepika Salhan, Sonny Olumati, Francesca Druetti, Antonella Soldo, Katia Scannavini, Pippo Civati, Paolo Bonetti, Natale Di Cola, Ileana Bello, Walter Massa e molti altri.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. Pertanto, i tassi di interesse sui depositi presso la Bce, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,50%, al 2,65% e al 2,90%, con effetto dal 12 marzo 2025. E’ quanto si legge nel comunicato diffuso dall’Eurotower.
Il consiglio direttivo “è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine” soprattutto “nelle attuali condizioni caratterizzate da crescente incertezza, definirà l’orientamento di politica monetaria adeguato seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”, viene evidenziato nella nota.
L’approccio della Banca centrale continuerà ad essere basato sui dati e a procedere ‘riunione per riunione’, ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa a Francoforte. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo in materia di tassi di interesse “si baseranno sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, della dinamica dell'inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si impegna a seguire un particolare percorso dei tassi”, ha sottolineato Lagarde, per la quale "i rischi per la crescita economica rimangono orientati verso il basso”.
“Un'escalation delle tensioni commerciali ridurrebbe la crescita dell’eurozona, frenando le esportazioni e indebolendo l'economia globale” e “il perdurare dell'incertezza sulle politiche commerciali globali potrebbe trascinare al ribasso gli investimenti”. Allo stesso modo “le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono un'importante fonte di incertezza. La crescita potrebbe diminuire se gli effetti ritardati dell'inasprimento della politica monetaria durassero più a lungo del previsto”.
La crescita dell’eurozona “potrebbe essere più elevata se le condizioni di finanziamento più facili e il calo dell'inflazione consentiranno una ripresa più rapida dei consumi e degli investimenti interni. Anche un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe contribuire alla crescita”, ha detto ancora la presidente della Bce.
Infine Lagarde spiega che "l'incertezza è aumentata e probabilmente peserà sugli investimenti e sulle esportazioni più di quanto previsto in precedenza”. La crescita “dovrebbe essere sostenuta dall'aumento dei redditi e dalla riduzione dei costi di finanziamento” e secondo le proiezioni dei tecnici “anche le esportazioni dovrebbero essere sostenute dall'aumento della domanda globale, a patto che le tensioni commerciali non si intensifichino ulteriormente”.
Le decisioni della Bce sui tassi di interesse quindi continueranno ad essere basate “sulla valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
L'inflazione complessiva, indicano gli esperti, ora "si collocherebbe in media al 2,3% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2,0% nel 2027. La revisione al rialzo dell’inflazione complessiva per il 2025 riflette la più vigorosa dinamica dei prezzi dell’energia”. “L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,2% nel 2025, al 2,0% nel 2026 e all’1,9% nel 2027”. Le misure dell’inflazione di fondo “suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine. L’inflazione interna resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell’inflazione con considerevole ritardo. La crescita delle retribuzioni si sta però moderando secondo le attese e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione”, evidenzia Francoforte. Tuttavia, “il processo disinflazionistico è ben avviato. L’andamento dell’inflazione ha continuato a rispecchiare pressoché le attese dei nostri esperti e le ultime proiezioni sono strettamente in linea con le prospettive di inflazione precedenti”.
“La politica monetaria diviene sensibilmente meno restrittiva, poiché le riduzioni dei tassi di interesse rendono meno onerosi i nuovi prestiti a imprese e famiglie e il credito accelera”, si legge nella nota diffusa dalla Bce al termine del consiglio direttivo. “Al tempo stesso – sottolinea però l’Eurotower – l’allentamento delle condizioni di finanziamento è contrastato dai passati rialzi dei tassi di interesse che si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere, e il volume dei prestiti resta nel complesso contenuto”.
La Bce rende inoltre noto che l’economia fronteggia perduranti difficoltà e i nostri esperti hanno nuovamente corretto al ribasso le proiezioni di crescita: allo 0,9% per il 2025, all’1,2% per il 2026 e all’1,3% per il 2027.
Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026, sottolinea l'Eurotower, "riflettono la diminuzione delle esportazioni e la continua debolezza degli investimenti, in parte a seguito dell’elevata incertezza sulle politiche commerciali e su quelle economiche più in generale. L’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti dei rialzi passati dei tassi di interesse restano le principali determinanti alla base dell’atteso incremento della domanda nel corso del tempo".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "C'è bisogno di un'Europa più coraggiosa, più forte e più giusta. Per questo è necessario andare avanti sulla strada del rafforzamento dell'Unione europea e della sua capacità di iniziativa politica". Così Pierfrancesco Majorino, componente della segreteria nazionale Pd.
"In questo quadro il vertice odierno del Pse ha visto in campo le proposte del Partito Democratico. Il contributo di Elly Schlein è stato essenziale e ha inevitabilmente messo in luce anche le contraddizioni del piano di Ursula von der Leyen. Un piano che ad oggi non porta alla difesa comune, ma al semplice riarmo generalizzato dei singoli Stati nazionali e a inevitabili tagli di voci che vanno invece assolutamente potenziate. Penso a coesione sociale e welfare".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Innovazione protagonista nella serata di ieri a Key - The Energy Transition Expo, nella seconda edizione del Premio 'Lorenzo Cagnoni', che è stato consegnato agli espositori per i sette progetti più innovativi presentati in fiera, uno per ogni settore merceologico della manifestazione, e alle tre Start-up dell’Innovation District dal più alto potenziale innovativo.
A premiare gli espositori, Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director della divisione Green&Technolgy di Ieg, Christian Previati, Exhibition Manager di Key, Francesco Naso, segretario generale Motus-E e Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.
Le aziende premiate sono state: Horay Solar Co., Ltd, Italian Wind Technologies, Energy Dome, Rina, Renovis, Camel Energy GmbH e Alperia. Le tre Start-up che hanno ricevuto il riconoscimento sono state: Trailslight, Reefilla e Sizable Energy.