Condannato in primo grado a tre anni per peculato, interdetto a vita dai pubblici uffici, ma rieletto a furor di popolo alla guida dell’Aero Club d’Italia con una larghissima maggioranza, 81 voti contro i 33 ricevuti dal suo concorrente, il generale Carlo Landi. Giuseppe Leoni, fondatore della Lega Nord con Umberto Bossi, deputato e senatore dal 1987 per la bellezza di sei legislature, appassionato di aerei e voli tanto da essere soprannominato il Barone Verde, per un quindicennio alla guida degli Aero Club, resta imperterrito al suo posto di presidente nonostante le disavventure giudiziarie. Alle dimissioni non ci aveva mai pensato neanche un minuto dopo la condanna subita il 14 dicembre dell’anno passato e al Fattoquotidiano.it aveva risposto senza un filo di esitazione: “Dimettermi dall’Aero Club? E perché?”.
Gli avvocati di Leoni sostengono che al loro assistito non si deve applicare la legge Severino che sancisce l’immediata decadenza di un condannato in un organismo pubblico (e l’Aero Club lo è). Affermano che ricoprendo la carica di presidente al momento dei fatti alla base della condanna, Leoni non avrebbe avuto il controllo diretto dei fondi dell’associazione. I suoi avversari fanno invece notare che il Barone Verde non era presidente al tempo dei fatti contestati, ma commissario e in questa veste riassumeva su di sé tutti i poteri e quindi a maggior ragione deve considerarsi decaduto e quindi non rieleggibile.
La maggioranza dei presidenti degli Aero Club federati che ha rinnovato la fiducia a Leoni nel segreto dell’urna la pensa evidentemente come lui, ritenendo che una condanna per un reato grave come il peculato e l’interdizione dai pubblici uffici siano incidenti di percorso che in fin dei conti possono essere anche messi tra parentesi. E non ravvisando di conseguenza alcun elemento di imbarazzo a vedersi ufficialmente ancora rappresentati da un presidente ritenuto colpevole da un tribunale della Repubblica. Con la rielezione Leoni resterà alla guida degli Aero Club d’Italia per altri quattro anni arrivando a sfiorare il ventennio dopo aver alternato periodi in cui è stato presidente ad altri in cui è stato commissario. A meno che la fronda che sta montando contro la sua conferma non ribalti nel frattempo la situazione e lo costringa alle dimissioni o impedisca la presa d’atto del voto.
Oltre cento piloti si sono rivolti a Giovanni Malagò, presidente del Coni (l’Aero Club fa parte del Comitato Olimpico) supplicandolo di non procedere alla ratifica dell’elezione di Leoni al fine di tutelare il buon nome e la reputazione dell’Aero Club e dello stesso Coni. Anche perché secondo i piloti nel frattempo il Barone Verde si sta dando da fare per blindare la sua riconferma alla presidenza aggirando la condanna: “In aperto contrasto con il principio di lealtà e correttezza imposto alla sua figura dal Codice di comportamento del Coni (articolo 2), il Leoni sta anzi promuovendo una modifica statutaria con la quale, inserendo una norma ad personam, intende illegittimamente abrogare dallo Statuto dell’Ente la norma che prevede l’incandidabilità di soggetti che sono sottoposti a provvedimenti disciplinari per lesione dei principi di onorabilità”.
Con una risposta stringata di mezza pagina Malagò se ne è sostanzialmente lavato le mani passando la patata bollente al ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, ricordando che è lui, il ministro, a dover dire la sua sulla contestata rielezione perché spetta a lui la decisione finale, cioè l’emanazione o meno del decreto di ratifica. In tutta la vicenda della elezione del nuovo presidente dell’Aero Club il Coni ha deciso di stare sott’acqua. Prima delle elezioni e quasi controvoglia i dirigenti del Comitato olimpico hanno sospeso formalmente il Barone Verde dalle sue funzioni in seguito alla condanna di sei mesi prima, ma poi non hanno mosso foglia per impedire che si ricandidasse. In pratica hanno usato con Leoni un trattamento di riguardo, assai più mite e diverso da quello riservato, per esempio, agli atleti iscritti alle federazioni sportive ai quali in seguito alla sospensione viene interdetta con rigore ogni attività. A questo punto tra Leoni e il traguardo del ventennio alla guida dell’Aero Club c’è solo il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. Imporrà il rispetto della legge o si schiererà anche lui con il Barone Verde?