Recessione, fuga di capitali, aumento della disoccupazione e quindi della povertà. Esattamente un anno fa, l’1 luglio 2016, il Centro studi di Confindustria profetizzava un futuro di tregenda per l’Italia in caso di vittoria del No al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. L’esito, come è noto, è stato una sonora bocciatura del progetto di riforma voluto da Matteo Renzi. Ma la catastrofe economica non si è verificata, anzi, la crescita, pur inferiore a quella dei partner europei, ha conosciuto un’accelerazione inattesa. Quindi “abbiamo avuto un incremento del Pil più elevato rispetto alle attese”. Chi lo dice? Confindustria, che negli ultimi sei mesi ha rivisto al rialzo le previsioni sul pil per due volte. L’ultima mercoledì 28, quando gli analisti di viale dell’Astronomia hanno ritoccato all’insù la crescita attesa per il 2017 di addirittura 0,5 punti percentuali, portandola all’1,3%. Nel 2018 si aspettano invece un +1,1%. Un anno fa assicuravano che se avesse vinto il No sarebbe stata recessione: -0,7% nel 2017, addirittura -1,2% nel 2018.
Già il 14 dicembre, a dieci giorni dalla consultazione e dalle dimissioni di Renzi, la paura era stata archiviata rilevando che la “maggiore flessibilità nel rapporto deficit pil previsa dalla legge di Bilancio” e il “forte effetto leva sugli investimenti in macchinari creato dagli stimoli fiscali” avrebbero dato slancio alla crescita: +0,9%. Il “caos politico”, ii 430mila nuovi poveri, la perdita di quattro punti di pil in tre anni e il calo di 590 euro del reddito pro capite? Erano “uno scenario che si sarebbe potuto avverare”, spiegò il numero uno del Centro studi, Luca Paolazzi, al Fatto. Ma alcuni degli esiti infausti prefigurati cinque mesi prima erano a dir poco improbabili: vedi “l’aumento dei rendimenti che l’Italia deve pagare per piazzare sul mercato i titolo del debito pubblico e la difficoltà nell’effettuare le aste con le quali il Tesoro emette i titolo di Stato” (il programma di acquisti della Bce, come è noto calmiera i tassi di interesse) e “il cambio dell’euro che potrebbe svalutarsi se i capitali in uscita dall’Italia abbandonassero anche l’Eurozona”. “Col senno di poi è facile sorriderne”, ammise Paolazzi.
A febbraio però le nubi erano tornate ad addensarsi sulla Penisola. Causa, in quel caso, una “instabilità politica” (la prospettiva delle urne) che rischiava di ridurre gli sforzi per il rilancio dell’economia e il sostegno all’occupazione. Ora che le elezioni sembrano rinviate al 2018, tutto va di nuovo benissimo: la “dinamica degli investimenti“, scrivono, “prosegue a un passo solido (+2,6% nel 2017 e +2,9% nel 2018)” e i consumi delle famiglie aumentano più del previsto e “alla fine del biennio previsivo gli occupati torneranno sopra il livello pre-crisi”. Unico neo: perché il pil torni ai livelli raggiunti prima del 2007 ci vorrà molto più tempo. A questo ritmo, ci arriveremo nel 2023. Sullo sfondo, immancabile, resta poi l’incognita della “incertezza politica”. Leggi le elezioni del 2018.
Economia
Crescita, Confindustria alza ancora le stime: +1,3%. Un anno fa profetizzava recessione se avesse vinto il No
A luglio 2016 il Centro studi di viale dell'Astronomia sosteneva che un'eventuale bocciatura della riforma di Renzi avrebbe fatto crollare il pil (-0,7% nel 2017 e -1,2% nel 2018) e aumentare disoccupazione e povertà. Il 14 dicembre il primo dietrofront. Ora le previsioni migliorano ancora: la "dinamica degli investimenti prosegue a un passo solido", i consumi delle famiglie salgono e "alla fine del biennio gli occupati torneranno sopra il livello pre-crisi"
Recessione, fuga di capitali, aumento della disoccupazione e quindi della povertà. Esattamente un anno fa, l’1 luglio 2016, il Centro studi di Confindustria profetizzava un futuro di tregenda per l’Italia in caso di vittoria del No al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. L’esito, come è noto, è stato una sonora bocciatura del progetto di riforma voluto da Matteo Renzi. Ma la catastrofe economica non si è verificata, anzi, la crescita, pur inferiore a quella dei partner europei, ha conosciuto un’accelerazione inattesa. Quindi “abbiamo avuto un incremento del Pil più elevato rispetto alle attese”. Chi lo dice? Confindustria, che negli ultimi sei mesi ha rivisto al rialzo le previsioni sul pil per due volte. L’ultima mercoledì 28, quando gli analisti di viale dell’Astronomia hanno ritoccato all’insù la crescita attesa per il 2017 di addirittura 0,5 punti percentuali, portandola all’1,3%. Nel 2018 si aspettano invece un +1,1%. Un anno fa assicuravano che se avesse vinto il No sarebbe stata recessione: -0,7% nel 2017, addirittura -1,2% nel 2018.
Già il 14 dicembre, a dieci giorni dalla consultazione e dalle dimissioni di Renzi, la paura era stata archiviata rilevando che la “maggiore flessibilità nel rapporto deficit pil previsa dalla legge di Bilancio” e il “forte effetto leva sugli investimenti in macchinari creato dagli stimoli fiscali” avrebbero dato slancio alla crescita: +0,9%. Il “caos politico”, ii 430mila nuovi poveri, la perdita di quattro punti di pil in tre anni e il calo di 590 euro del reddito pro capite? Erano “uno scenario che si sarebbe potuto avverare”, spiegò il numero uno del Centro studi, Luca Paolazzi, al Fatto. Ma alcuni degli esiti infausti prefigurati cinque mesi prima erano a dir poco improbabili: vedi “l’aumento dei rendimenti che l’Italia deve pagare per piazzare sul mercato i titolo del debito pubblico e la difficoltà nell’effettuare le aste con le quali il Tesoro emette i titolo di Stato” (il programma di acquisti della Bce, come è noto calmiera i tassi di interesse) e “il cambio dell’euro che potrebbe svalutarsi se i capitali in uscita dall’Italia abbandonassero anche l’Eurozona”. “Col senno di poi è facile sorriderne”, ammise Paolazzi.
A febbraio però le nubi erano tornate ad addensarsi sulla Penisola. Causa, in quel caso, una “instabilità politica” (la prospettiva delle urne) che rischiava di ridurre gli sforzi per il rilancio dell’economia e il sostegno all’occupazione. Ora che le elezioni sembrano rinviate al 2018, tutto va di nuovo benissimo: la “dinamica degli investimenti“, scrivono, “prosegue a un passo solido (+2,6% nel 2017 e +2,9% nel 2018)” e i consumi delle famiglie aumentano più del previsto e “alla fine del biennio previsivo gli occupati torneranno sopra il livello pre-crisi”. Unico neo: perché il pil torni ai livelli raggiunti prima del 2007 ci vorrà molto più tempo. A questo ritmo, ci arriveremo nel 2023. Sullo sfondo, immancabile, resta poi l’incognita della “incertezza politica”. Leggi le elezioni del 2018.
Articolo Precedente
Cina, “troppi debiti per comprare aziende all’estero”. Nel mirino dell’authority sulle banche anche l’acquisizione del Milan
Articolo Successivo
Brexit, l’economia inglese accusa il colpo: salgono i prezzi, le famiglie si indebitano e May studia nuovo piano di austerity
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Putin: “Non vogliamo ciò che non è nostro, ma non rinunceremo a ciò che lo è”. La Lituania esce dal trattato sulle bombe a grappolo: “Temiamo la Russia”
Mondo
‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
Politica
Tajani: “L’Italia non userà fondi di coesione per comprare armi”. Si spacca il Pd: chi sta con Schlein
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "I fondi di coesione sono fondamentali per ridurre i divari e le disuguaglianze nel nostro paese e in tutta Europa, non possono e non devono essere usati per spese militari. Il Pd oggi ha difeso questa impostazione. Un’Europa forte e sicura e’ innanzitutto un’Europa più coesa. Elly Schlein e Giuseppe Provenzano hanno detto anche questo oggi al vertice socialista a Bruxelles. Dobbiamo essere tutti uniti per la tutela di questo strumento necessario a garantire protezione sociale e opportunità per una crescita giusta". Così in una nota Marco Sarracino, responsabile Coesione territoriale, Sud e aree interne nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Un episodio grave e inaccettabile che deve essere condannato con forza e determinazione: la sofferenza del popolo palestinese non può e non deve essere strumentalizzata da delinquenti intenzionati a spargere nelle nostre città odio antisemita profanando un luogo nato per coltivare la memoria dell’orrore della Shoah". Lo dice all'Adnkronos il deputato del Pd Andrea Casu a proposito della vicenda del museo della Shoah di Roma.
Milano, 6 mar. (Adnkronos) - La Procura di Milano ha chiesto al Comune - nell'ambito dell'inchiesta sull'urbanistica - la consegna delle dichiarazioni e delle comunicazioni (previste per legge) concernenti "l'assenza di conflitti di interesse, anche potenziali", sottoscritte da Giovanni Oggioni (arrestato ieri per corruzione), sia riguardo l'incarico di direttore del Sportello unico per l'edilizia (Sue), che per quello di componente della Commissione per il paesaggio; dell'ex dirigente Franco Zinna; degli indagati Andrea Viaroli e Carla Carbone e "di tutti i membri delle Commissioni per il paesaggio, a partire almeno dal 2015 in poi", ossia delle quattro commissioni (compresa l'attuale) che si sono succedute nel corso degli ultimi dieci anni.
Per la procura, si legge nel provvedimento, è "altrettanto necessario completare (aggiornandole sino alla data odierna) le acquisizioni dei 'verbali delle riunioni cosiddette di staff', nonché i verbali della Commissione attuazione nuovo Pgt e la relativa determina del 23 luglio 2020, nonché del 'Gruppo di lavoro' istituito in seno all'Area Rigenerazione Urbana", a partire dal primo giugno 2024 a oggi.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.