Circa due ore per rispondere alle domande del procuratore aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Mario Palazzi. È finito poco prima delle 17 e 30 l’interrogatorio della giornalista Federica Sciarelli, arrivata in procura a Roma per essere sentita sulla fuga di notizie nel caso Consip. “Sono stata sempre tranquilla”, è l’unica frase pronunciata dalla conduttrice di Chi l’ha Visto, all’uscita dal palazzo di giustizia di piazzale Clodio. “Ha risposto a tutte le domande e fornito tutti i chiarimenti del caso”, ha spiegato invece il suo legale, Giorgia Papiri ha anche spiegato che il telefono cellulare della Sciarelli, sequestrato nei giorni scorsi, non è stato ancora restituito “perché il consulente non ha finito gli accertamenti sui messaggi di Whatsapp”.
La conduttrice è indagata per violazione del segreto d’ufficio in concorso con il pm di Napoli, Herny John Woodcock. Nell’interrogatorio di oggi ha ribadito ai pm romani di essere estranea alla fuga di notizie del 21 dicembre dello scorso anno culminata, il giorno successivo, nella pubblicazione dello scoop di Marco Lillo sul Fatto Quotidiano: un articolo che ha svelato l’esistenza dell’indagine sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione. Per l’accusa, infatti, la giornalista avrebbe fatto da tramite per il passaggio delle informazioni tra Woodcock e Lillo , che però ha a sua volta completamente smentito questa versione dei fatti. “Se il procuratore Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi, volessero sentire la mia versione sono pronto a testimoniare oggi stesso. La verità è che Federica Sciarelli non ha messo in contatto il magistrato Henry John Woodccok con Marco Lillo per scrivere di Consip. La tesi dell’accusa è fondata, da quel che si legge, su un tabulato telefonico del mio cellulare. Ebbene, non c’è grigio in questo caso ma solo bianco o nero: Woodcock e Sciarelli sono innocenti e la Procura si è sbagliata”, ha scritto sul fattoquotidiano.it il giornalista.
L’indagine sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione era stata aperta dalla procura di Napoli che indagava sull’imprenditore Alfredo Romeo: Woodcock era uno dei pm titolari del fascicolo, che a dicembre è passato nella Capitale per competenza. Nel frattempo, infatti, sotto inchiesta erano finiti anche il ministro Luca Lotti, il comandante dei carabinieri della Legione Toscana, Emanuele Saltalamacchia, il comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette: i tre sono accusati di violazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento per aver fatto trapelare notizie relative alle indagini in corso. Lillo sul Fatto Quotidiano ha svelato in esclusiva sia l’esistenza dell’inchiesta sulla Consip che l’indagine a carico dell’ex sottosegretario di Matteo Renzi a Palazzo Chigi e dei due alti ufficiali dei carabinieri. La pubblicazione degli scoop del Fatto risale ai giorni successivi rispetto all’arrivo del fascicolo dell’indagine sui tavoli della procura di Roma. Per gli inquirenti capitolini, però, è Woodcock ad essere sospettato di essere uno degli artefici di quella fuga di notizie.