La galera a vita per Raimondo “Tito” Caputo, l’uomo accusato dell’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, avvenuto a Caivano nel 2014. È la richiesta avanzata dai pm Domenico Airoma e Claudia Maone, al termine della requisitoria pronunciata davanti ai giudici della quinta sezione della Corte d’Assise di Napoli. I pm hanno chiesto anche 10 anni di reclusione per Marianna Fabozzi, ex compagna dell’uomo, imputata per concorso in abusi sessuali. Per Caputo la pubblica accusa ha chiesto anche sei mesi d’isolamento diurno.
“Condannandolo scriverete che l’omertà non serve, che la verità è più forte e alla fine viene fuori. In questo caso è venuta fuori per bocca dei bambini, gli adulti in questa vicenda non ci hanno fatto una bella figura”, ha detto il pm Airoma, alla fine della sua requisitoria. “Se lo condannerete – ha aggiunto il magistrato – non spareremo fuochi d’artificio, ogni fatto e condanna del genere è una sconfitta per l’umanità. Ma sarò contento, perché alcuni dei personaggi passati in questo dibattimento, che pensavano di trasformare quest’aula in una sorta di retrobottega di sceneggiata indegna della vera sceneggiata napoletana, saranno coperti da infamia per aver ostacolato la giustizia”.
E infatti è un muro di omertà, quello che ha protetto il 44enne ora accusato di violenza sessuale e omicidio volontario. Solo infatti grazie alle testimonianze di alcuni bambini gli inquirenti sono riusciti a far luce sulla tragica fine della bimba. Il contributo fondamentale alle indagini è arrivato infatti dai tre figli minorenni della compagna di Caputo.
Era il 24 giugno 2014, quando l’uomo spinse nel vuoto la bimba dall’ottavo piano del palazzo perché la piccola si era rifiutata di subire l’ennesimo abuso. Caputo, secondo gli investigatori, avrebbe costretto Fortuna a subire ripetuti atti sessuali e avrebbe abusato sessualmente di altre due minori, una delle quali compagna di gioco della piccola. L sei anni, era stata ritrovata agonizzante sul selciato dell’isolato 3 del Parco Verde del paese, e dall’autopsia era emerso che era stata vittima di “abusi sessuali cronici”. Le lesioni agli organi interni rilevate dai periti nell’autopsia erano inoltre compatibili “con una caduta da oltre 10 metri”. La compagna di Caputo, 26 anni, era la madre di Antonio Giglio, morto il 28 aprile 2013 a tre anni precipitando dal balcone dello stesso palazzo in cui morì un anno dopo la piccola.