Per la prima volta spuntano note di speranza. Ma restano tendenze negative difficili da sradicare. E’ a due facce il rapporto Ecomafie di Legambiente: da una parte diminuiscono i reati e aumentano le azioni giudiziarie, primi risultati positivi della nuova legge sugli ecoreati varata nel 2015; dall’altra crescono gli abusi edilizi, i traffici illegali di rifiuti, gli incendi e i casi di agromafia. Il fatturato delle ecomafie diminuisce di un terzo, ma soprattutto per i tagli alla spesa pubblica nelle Regioni con maggiore insediamento mafioso. Intanto da governo e Parlamento si attendono altri provvedimenti necessari, ma rimasti in stand by e l’Ispra lancia un grido di allarme per mancanza di finanziamenti da parte del ministero dell’Ambiente che la costringerà all’inattività entro poche settimane.
I primi frutti della legge sugli ecoreati
A due anni dal varo della legge numero 68, che ha inserito nel Codice penale i delitti ambientali, si vedono i primi risultati. Nel 2016, secondo i dati di Legambiente, i reati ambientali accertati da forze dell’ordine e Capitanerie sono diminuiti del 7 per cento, passando da quasi 27.800 a meno di 26mila. Sono invece cresciute le azioni giudiziarie: 225 arresti (contro i 188 del 2015), oltre 28.800 denunce (a fronte delle 24.623 dell’anno precedente) e quasi 7.300 sequestri (nel 2015 erano stati 7.055). “A fronte di 1.215 controlli, nel 2016 la legge 68/2015 ha consentito di sanzionare 574 ecoreati, più di uno e mezzo al giorno, denunciare 971 persone e 43 aziende, sequestrare 133 beni per un valore di circa 15 milioni di euro con l’emissione di 18 ordinanze di custodia cautelare. Sono 41 i procedimenti giudiziari che nel 2015 si sono conclusi con condanne di primo grado grazie alla nuova legge, mediante patteggiamenti e riqualificazione di reati contestati precedentemente sotto altro titolo”, spiegano da Legambiente. Certo, non è tutto oro quel che luccica: nel 2016 anche il fatturato delle ecomafie ha subito un calo del 32 per cento, scendendo a 13 miliardi di euro, ma questo è dovuto soprattutto alla riduzione degli investimenti pubblici per opere infrastrutturali nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso e solo in piccola parte al ridimensionamento delle attività illegali.
Ecoreati si diffondono fuori dal Meridione
Osservando la distribuzione geografica degli ecoreati, si nota anche uno spostamento dalle regioni dove la criminalità organizzata è da sempre più radicata verso il centro-nord. Se infatti la classifica degli ecoreati continua ad essere guidata da Campania (3.728 illeciti), Sicilia (3.084), Puglia (2.339) e Calabria (2.303), queste oggi pesano per il 44 per cento delle infrazioni contro il 48 del 2015. La Liguria resta la prima regione del Nord, il Lazio quella del Centro. A livello provinciale, l’area di Napoli è stabilmente la più colpita con 1.361 infrazioni, seguita da Salerno (963), Roma (820), Cosenza (816) e Palermo (811). Un esempio su tutti è il caso della corruzione, sempre più diffusa fuori dal Meridione in associazione a reati ambientali: tra gennaio 2016 e giugno 2017 Legambiente ha censito 76 inchieste, per un totale di 320 persone arrestate e 820 denunciate in 14 regioni. Sempre più al centro e al nord Italia, dove si concentrano il potere politico ed economico: “Negli ultimi 6 anni, dal 2010 al 2016, le inchieste degne di rilievo e censite per questo lavoro sono state 352: le due regioni più colpite sono il Lazio (49) e la Lombardia (44), davanti alla Campania, alla Sicilia, alla Calabria e alla Puglia”, fanno notare dall’associazione.
Crescono abusivismo, traffico illecito rifiuti e agromafie
La corruzione non è l’unico illecito a crescere. Nel 2016 sono stati costruiti 17mila immobili abusivi e sono cresciuti del 12 per cento i reati contestati nella gestione dei rifiuti, superando quota 5.700, con 118 arresti, oltre 2.200 sequestri e 16 persone denunciate ogni giorno. Oggi si contano quasi 350 inchieste per attività organizzate di traffico illecito dei rifiuti, con 1649 ordinanze di custodia cautelare, 7.976 denunce e il coinvolgimento di 914 aziende. I paesi esteri coinvolti sono saliti a 37: 15 europei, 8 asiatici e 13 africani e uno americano. “Sommando i sequestri effettuati nell’ultimo anno e mezzo, e solo nell’ambito di 29 inchieste monitorate da Legambiente, le tonnellate bloccate sono state più di 756mila. Un quantitativo di rifiuti tale che per trasportarlo servirebbero 30.240 tir, che messi in fila coprirebbero la stessa strada che da Roma arriva a Modena”. Allarmanti anche i dati sugli incendi (oltre 4.600 roghi nel 2016), con un aumento di casi di fiamme in stabilimenti che trattano rifiuti, e sulle agromafie. Nell’agroalimentare, nel 2016 ci sono stati 33mila illeciti amministrativi e più di 7mila illeciti penali, portando alla denuncia di oltre 18.000 soggetti. Le infrazioni riguardano soprattutto pesce, vini e altri alcolici.