Bisogna uscire “dalla logica buonista e terzomondista” per cui “abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi”. Insomma, “non possiamo accoglierli tutti noi“. Dobbiamo liberarci “da una sorta di senso di colpa” perché “non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio”. Certo, “se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che noi abbiamo il dovere di salvarlo” ma “non abbiamo il dovere morale di accoglierli”. Piuttosto, “di aiutarli a casa loro”. E “chi viene qui deve fare i conti con la nostra identità“.
Lo scrive Matteo, sì, ma non si tratta Salvini. Il pensiero è di Renzi. Lo ha messo nero su bianco nel libro ‘Avanti’, che esce nei prossimi giorni. Alcuni stralci, riguardanti le politiche sull’immigrazione, sono stati anticipati dal sito del Partito Democratico durante la mattina. E se quelle righe non avessero avuto una firma in calce, sarebbe stato facile confonderle per un discorso del leader della Lega Nord. Tant’è che quando la pagina Facebook del Pd ha inserito un riassunto di quanto era stato pubblicato sul portale ufficiale del partito ha fatto rapidamente marcia indietro, cancellando il post.
“Stop a terzomondismo e business partenze”
Già al mattino presto, Renzi aveva dettato la linea durante la rassegna stampa Ore Nove: “Andiamo avanti sullo Ius Soli, ma serve il numero chiuso”. Forse un modo per “lanciare” l’anticipazione, diffusa sui canali ufficiali poco dopo. Nelle pagine di ‘Avanti’, il segretario del Pd spiega che “dobbiamo avere uno sguardo d’insieme uscendo dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi”. Quindi “se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che noi abbiamo il dovere di salvarlo” ma allo stesso tempo è necessario iniziare a “bloccare lo squallido business delle partenze e il racket che gestisce il flusso dei disperati che si accalcano su un gommone nelle notti libiche alla volta dell’Europa”. Perché, dice in maniera chiara”non possiamo accoglierli tutti noi”. E, aggiunge, “aver accettato i due regolamenti di Dublino, come hanno fatto gli esecutivi italiani del 2003 e del 2013, è stato un errore clamoroso”.
“Se accogliamo tutti, disastro etico, politico e sociale”
Ma, come aveva spiegato mercoledì l’ex ministro degli Esteri Emma Bonino in un’intervista al Giornale di Brescia, “siamo stati noi a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, anche violando Dublino”. E lo abbiamo fatto per due volte, “nel 2014 e nel 2016“, quindi proprio durante il governo Renzi. Che ora però sembra aver cambiato radicalmente idea. “Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico – spiega nel libro – Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro”.
“Chi viene qui deve fare i conti con la nostra identità”
Spiegando che a suo avviso “il controllo dell’immigrazione non è un atto di razzismo, ma di ragionevolezza” che “cozza con il buonismo filosofico e con l’utilitarismo universalista di certa classe dirigente e dei raffinati “ceti riflessivi” di alcune redazioni”, afferma Renzi, “c’è un ulteriore tassello che si chiama identità”. Una parola, ragiona il segretario del Pd, “positiva, non negativa” che “non è il contrario di integrazione”. “Senza identità non è possibile alcuna apertura. Senza identità la contaminazione sarebbe semplicemente annullamento – aggiunge – Può dialogare, contaminare e farsi contaminare chi ha un’identità forte, della quale non si vergogna. Chi viene qui deve fare i conti con la nostra identità. Che è innanzitutto identità, culturale, civile, spirituale, sociale”.
“Mancata profondità politica”
Concetti cari alla Lega Nord, da sempre, e ora sdoganati nel centrosinistra dal segretario del Pd. Del vocabolario salviniano manca solo il termine “invasione”, sostituito con un più politicamente corretto “disastro”. Del resto, lo aveva anticipato negli scorsi giorni: “L’immigrazione sarà il tema della prossima campagna elettorale e di quelle dei prossimi 20 anni”. La linea, dunque, è tracciata: “L’immigrazione è al quarto posto tra le preoccupazioni degli italiani”, aveva specificato l’ex premier durante la direzione del Pd e i dem devono dare risposte a queste paure. Le ha servite in una ventina di pagine del libro ‘Avanti’. “La storia è fatta di migrazioni. Ma anche il futuro lo sarà, sempre di più. Chi va in tv promettendo soluzioni in venti giorni ignora – o finge di ignorare – che questo problema durerà almeno altri vent’anni. E non abbiamo alternative a una gestione complessiva e complicata. Invece, per il bisogno spasmodico di dare una risposta tempestiva alle agenzie e alle dichiarazioni del momento, è mancata la necessaria profondità politica di una riflessione in questo settore. È giusto e doveroso riconoscerlo”, scrive Renzi. Ha ragione Salvini, insomma.
Ius Soli: “Questione di buon senso e umanità”
Non sullo Ius Soli, però, perché “consente ai bambini nati in Italia che frequentino un ciclo di studi nella scuola italiana di ottenere la cittadinanza al termine di questo percorso e non al compimento dei diciott’anni”. È una questione “di buon senso, l’anticipo di un dato che già esiste, il riconoscimento di un fatto di civiltà per cui due compagne di scuola media che condividono gli stessi momenti in classe o a pallavolo, al corso di musica o nella piazza del paese non possono essere diversamente cittadine solo perché una si chiama Maria e una si chiama Miriam – conclude l’ex premier – È un fatto di umanità, è un fatto di giustizia. Giocare su questo una battaglia culturale per prendere dieci voti in più sulla pelle dei minori a mio avviso è profondamente ingiusto”. La battaglia con Salvini sui voti di chi apprezza il concetto del “basta buonismo, aiutiamoli a casa loro”, invece, è appena iniziata.
Le reazioni di Gentiloni e Letta
“La scelta tra Renzi e Merkel chiesta a me è un po’ esagerata. Sono dalla parte italiana – ha detto il premier Paolo Gentiloni riguardo alla proposta del tetto sui migranti- E’ normale ragionare sul fatto che non c’è una capacità illimitata di accoglienza. Stiamo ragionando, lo stiamo facendo con grandissima solidarietà che fa fatica a tradursi in fatti concreti”. A margine di un evento a Genova, ha parlato anche l’ex primo ministro Enrico Letta. Riguardo alla gestione dell’immigrazione “uno sforzo va messo nell’introduzione di regole vincolanti anche sul tema dei migranti – ha affermato – come quelle che già esistono in altre materie comunitarie”. Per poi precisare “non entro nella discussione, ma ho visto quanto accade a Tallin. O si affronta la questione cambiando le regole europee, non più su base volontaristica ma obbligatoria, o non funzionerà mai”.
Le reazioni politiche da destra
Per Matteo Salvini, Renzi è “ridicolo” e, poiché esprime la forza di governo, “non deve parlare, deve fare, altrimenti è un buffone“. Poi ha aggiunto su Twitter ‘ritoccando’ il post poi cancellato dal Pd: “No comment, loro chiacchierano e se ne vergognano. Noi non vediamo l’ora di farlo veramente”. Secondo l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, invece, “Renzi si scopre improvvisamente di destra, facendo propri i nostri slogan sull’immigrazione” ma dimentica “il fatto che l’invasione che affligge il nostro Paese è soprattutto causa sua e delle leggi approvate anche dal suo governo”. All’attacco anche Giovanni Toti, governatore della Liguria e consigliere politico di Silvio Berlusconi: “Ora Renzi e il Pd parlano di numero chiuso per immigrati e voce grossa con l’Europa – scrive su Twitter – Forse si sono accorti che siamo in emergenza. O l’Unione Europea si muove, ma subito, o l’Italia faccia da sola. Bisogna bloccare le partenze”. Tra gli uomini di Forza Italia, parla anche il deputato Gregorio Fontana, che fa parte della Commissione d’inchiesta sui migranti: “Nella miglior tradizione del PD, il segretario Matteo Renzi dimentica il disastro commesso sui ricollocamenti dei migranti: era lui a capo del Governo nel 2015 e non può non ricordare che fu lui, insieme al titolare del Viminale Alfano, a negoziare quel patto scellerato con l’Europa che ha tradito gli interessi nazionali, consentendo lo sbarco di centinaia di migliaia di migranti sulle coste italiane, traghettati dalle navi di tutti i Paesi partecipanti all’operazione Triton“.
No comment! Loro chiacchierano e se ne vergognano, noi non vediamo l’ora di farlo veramente!#andiamoagovernare #Salvini pic.twitter.com/bmfH01hi6t
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 7 luglio 2017
M5s: “Non riesce a gestire il problema”
“Il Pd non riesce a gestire questo problema, è un dato di fatto: dicono una cosa su Facebook e poi la cancellano, dicono che le proposte del Movimento 5 Stelle sono da razzisti e poi sono riprese pari pari da un loro ministro mentre un altro ancora dice il contrario – scrivono i pentastellati sul blog di Beppe Grillo – A pagare la loro incapacità totale sono gli italiani. Il Paese nelle loro mani è una bici con le ruote sgonfie, come quella montata dall’ex premier in una foto infelice”.
Le reazioni politiche da sinistra
Tra i primi a far notare la svolta a destra c’è Pippo Civati, che rilanciando il post poi rimosso da Facebook nel quale si sintetizzava il Renzi-pensiero annota: “Diffidate dalle imitazioni, mi raccomando. Anche l’altro si chiama Matteo”. Nel Pd il primo a parlare è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che riguardo al numero chiuso proposto dal segretario afferma: “Credo sia uno dei molti modi, come quello della questione dei porti, di dire all’Europa: noi non riusciamo a gestire da soli un fenomeno che durerà ancora nel tempo, che non riguarda l’Italia, ma tutta l’Europa e che riguarda l’Italia solo perché è il luogo d’approdo più vicino alle rotte dei migranti. È questo il messaggio, che spero sia raccolto”. Poco più tardi arriva il commento del governatore della Puglia Michele Emiliano, secondo il quale non è corretto “banalizzare un episodio storico”. “Capisco che siamo sotto attacco perché ci siamo permessi di dire che vogliamo che i bimbi nati qui abbiano la cittadinanza italiana e questo dal punto di vista elettorale costa un po’ – spiega il leader di Fronte Democratico – però dopo che si è avuto questo coraggio non si può cercare di rimediare dicendo una cosa che ha senso se inserita in una politica migratoria più ampia, non si può accontentare la platea con una frase ad effetto“. Aggiunge, poi, che “non è il momento di andare in giro a presentare libri, serve un segretario che sia capace di tenere unito il partito”. All’attacco Nicola Fratoianni: “Da un Matteo all’altro a volte il passo è più breve di quello che sembra. La verità è che Renzi, il suo partito e il suo governo – dice il segretario di Sinistra Italiana – reagiscono alla disfatta dei ballottaggi per le elezioni amministrative inseguendo la Lega e il Movimento 5 Stelle sul peggior terreno possibile: quello della retorica xenofoba ‘dell’aiutiamoli a casa loro’. Con l’aggiunta creativa del numero chiuso. Così il cerchio si chiude. E in un dibattito sempre più regressivo il combustibile nel motore della destra sociale, culturale e politica aumenta sempre di più”. Su Twitter interviene anche Arturo Scotto, deputato di Mdp: “Dopo imitazione Berlusconi per Ponte sullo Stretto ora tocca a Salvini per immigrazione. Prima o poi Renzi dovrà pagare diritti di autore“.
Diffidate delle imitazioni, mi raccomando. Anche l’altro si chiama Matteo. pic.twitter.com/EQcG3CoTmG
— Giuseppe Civati (@civati) 7 luglio 2017
E Renzi insiste: “Non retorica, ma progetto serio”
Dopo aver acceso la miccia, Renzi risponde alle critiche: “Oggi l’anticipazione di ‘Avanti’ sull’immigrazione tocca temi delicati. I soldi per la cooperazione internazionale, innanzitutto: aiutiamoli a casa loro significa aumentare i denari per la cooperazione internazionale, noi lo abbiamo fatto. Questo significa ‘Aiutiamoli a casa loro’: non è retorica ma è un progetto articolato, complessivo – scrive sulla propria pagina Facebook, ribattendo anche nei commenti – E comprende un piano per l’Africa, la battaglia per i fondi europei, cambiare il regolamento di Dublino che risale al 2003, la necessità di salvare tutti ma l’impossibilità di accoglierli tutti in una sola nazione, lo Ius Soli”. Poi dice che ci saranno “altri argomenti che faranno discutere” nel libro e, bollando gli attacchi come “ideologici, senza leggere ciò che l’altro scrive”, aggiunge: “Ho fatto una scommessa affascinante: parlare di cose serie sui social. Non rincorrere i ‘mi piace’, ma affrontare temi difficili, delicati”.