Quattordici ore di interventi per bloccare il decreto sulle Banche venete. E’ questa la minaccia del Movimento 5 stelle che ha iniziato l’operazione di ostruzionismo a Montecitorio. Subito dopo la conferma della fiducia al governo (ottenuta con 318 voti a favore, 178 contrari e un astenuto), i grillini hanno deciso di prenotarsi per illustrare, per almeno dieci minuti ciascuno, gli ordini del giorno in discussione: in totale sono 14 ore. I deputati sono appunto 83 e tutti hanno annunciato che intendono iscriversi anche a parlare in dichiarazione di voto (altre quasi 14 ore). Se non si troverà una mediazione, l’approvazione definitiva potrebbe slittare a venerdì: il tempo stringe perché il decreto scade il 24 agosto e deve ancora passare al Senato. Beppe Grillo sul blog, parlando dell’emergenza incendi ha attaccato: “Questo accade in Italia, mentre chi ci dovrebbe governare è distratto da altro, è preoccupato di far arrivare il prima possibile alle banche venete l’ultima pioggia di miliardi. Guardate dove si trova questa notizia sugli ‘autorevoli’ siti di notizie. Cercatele nei telegiornali. Munitevi di microscopi per trovarne traccia negli atti del governo”. In Aula ha parlato il deputato M5s Alessandro Di Battista: “Per loro è normale regalare soldi nostri alle banche private mentre l’Italia brucia. Loro sono politicamente corretti, non si indignano, non si scaldano, non perdono mai le staffe piuttosto (da destra a sinistra) attaccano me. Attaccano chi si oppone al ‘regime delle banche'”.
Il testo su cui è stata posta la fiducia è quello uscito giovedì scorso dalla commissione, che aveva dato il via libera e il mandato al relatore senza votare gli emendamenti. Fallito il pressing del gruppo vicino a Michele Emiliano, che aveva definito il decreto ‘invotabile’, sono saltate le misure – previste da emendamenti del relatore Giovanni Sanga – sulla responsabilità dei manager e sull’ampliamento della platea dei rimborsi. Resta l’unica modifica al testo approvata la settimana scorsa, ovvero l’inserimento nel decreto del dl bond, che sospende per sei mesi il rimborso dei bond delle banche che hanno chiesto la ricapitalizzazione preventiva. Una blindatura dovuta alla necessità di approvare il provvedimento e di non modificarne l’impianto, due punti racchiusi nelle clausole del contratto con Banca Intesa che, se disattesi, avrebbero fatto saltare l’intera operazione di cessione della parte sana dei due istituti veneti.
Il decreto ha l’obiettivo di garantire la continuità del sostegno del credito alle famiglie e alle imprese del territorio e contemporaneamente facilitare la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, dichiarate dalla Bce in condizioni di dissesto (failing or likely to fail). Per questo il governo ha previsto aiuti di Stato per un massimo di 5,2 miliardi a vendita di parte delle attività delle due banche a Intesa Sanpaolo – operazione su cui è arrivato l’ok dell’Antitrust – ed il trasferimento del relativo personale. Protestano le opposizioni, con Renato Brunetta che nell’annunciare il No alla fiducia di Forza Italia ha attaccato: “Certamente si doveva intervenire, ma non in questo modo. Lo si è fatto tardi, male, e a pagare saranno i contribuenti, senza nessuno a giustificarsi davanti alla magistratura per quello che è successo”. Per il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, “siamo di fronte all’ennesimo schiaffo del governo e del Pd al Parlamento e al Paese. E’ ora di mettere al centro il bene comune e la tutela dell’interesse dei lavoratori e dei risparmiatori”.