Emissioni fuori controllo, richiami, accuse di aver addirittura formato un “cartello” dell’auto. Le quattro ruote tedesche sono in subbuglio, come forse mai era accaduto prima. In principio fu il dieselgate Volkswagen, di cui è stato scritto di tutto e di più, a gettare un’ombra sull’industria dell’auto più potente del mondo. E a far drizzare le antennine delle autorità, soprattutto quelle europee. Ma pare che quello sia stato solo l’inizio.
Pochi giorni fa è toccato alla Mercedes richiamare tre milioni di auto ufficialmente per “un’azione di servizio volontaria” sul software che ne gestisce i motori a gasolio. Costo stimato? 220 milioni di euro, che secondo gli analisti potrebbero diventare molti di più quando si arriverà a stimare i reali contorni di una vicenda che per ora resta fumosa.
A stretto giro di posta ha giocato d’anticipo anche Audi, proponendo qualcosa di simile. Ovvero un programma di aggiornamento per 850 mila vetture con motori a sei e otto cilindri diesel (V6 e V8 TDI), che torneranno in officina per essere dotate di un nuovo software in grado, secondo la casa di Ingolstadt, di “migliorare ulteriormente le loro emissioni in condizioni di guida reali oltre gli attuali requisiti di legge”. Un’operazione, tra l’altro, portata avanti in collaborazione con le autorità federali e che riguarderà anche modelli Porsche e Volkswagen equipaggiati con gli stessi propulsori.
Parliamo in totale di circa 4 milioni di auto coinvolte nei due casi, vendute sia nel vecchio continente che in altri paesi ad eccezione del nord America (Canada e Stati Uniti).
Il tutto mentre dalla Germania arrivano notizie inquietanti: secondo il settimanale Der Spiegel, i costruttori Audi, Bmw, Daimler, Porsche e Volkswagen avrebbero fin dagli anni ’90 messo su un cartello per coordinare tutto ciò che riguarda lo sviluppo delle vetture: dai motori alle trasmissioni, fino ai sistemi di scarico passando per freni e componentistica varia. Una sorta di “famiglia allargata”, formata da non meno di 200 dipendenti delle varie aziende che partecipavano a una sessantina di comitati industriali, decideva tutto nel dettaglio: dalle tecnologie fino a fornitori e costi, soprattutto quelli dei sistemi di trattamento delle emissioni dei motori a gasolio. Tutto legale? E’ quello che le autorità tedesche e quelle europee dovranno chiarire. Magari partendo dall’autodenuncia fatta all’autorità tedesca per la concorrenza fatta da Daimler e Volkswagen, come riporta Der Spiegel.
Come riferimento potrebbe aiutare quanto accaduto esattamente un anno fa, quando l’Antitrust dell’Unione Europea comminò una multa complessiva da tre miliardi di euro al cartello dei costruttori di camion formato da Daimler, Daf, Volvo/Renault e Iveco, per essersi accordati sia sulle tecnologie che sui prezzi dei sistemi antinquinamento. In quell’occasione si salvò la Man, che pur essendo coinvolta non ricevette addebiti perché aveva denunciato per prima l’esistenza di accordi illegali.
Succederà lo stesso? Per capirlo bisogna aspettare, ma nel mentre chiedersi anche cosa stia succedendo alla Germania dell’auto. Come mai quella che da sempre viene dipinta come una corazzata, stia dando prova di debolezza. Al punto da dover chiedere aiuto allo stato dal momento che esiste, come riportato dal sito specializzato Autonews.com che cita fonti governative, un piano di salvataggio: un accordo tra industriali e politici per “pulire” le auto diesel nel paese ed evitarne il bando dalle città, soluzione quet’ultima auspicata anche oggi dalla commissaria al mercato interno UE Elzbieta Bienkwoska.
Un piano dal costo stimato di due miliardi di euro che prevede l’aggiornamento di tutte le vetture equipaggiate con motori Euro 5 ed Euro 6, sia di marchi nazionali che esteri, con un upgrade del software che permetterebbe di tagliare fino al 20% di NOx (e le prestazioni…?). Lo stesso piano che ha dato il via ai richiami “preventivi” di Mercedes e Audi, di cui si è parlato prima. Comunque sia, un argomento caldo sul tavolo del ministro dei trasporti Dobrindt, che incontrerà i rappresentanti dei costruttori nazionali il 2 agosto per parlare di inquinamento da motori a gasolio. Ma ad essere calda, a ben vedere, è tutta l’estate dell’auto tedesca.