Sono lì ancora oggi e alcuni hanno fatto pure carriera, dal nipote di Formigoni al biografo di Don Giussani. Sono i 31 protagonisti di un vero e proprio “assalto alla dirigenza” assunti con incarico da dirigente a tempo indeterminato nel 2007 grazie a un concorso mai pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e per questo annullato tre anni dopo in via definitiva. E tuttavia conservano ancora oggi grandi scrivanie e lauti compensi cui non avevano diritto. La loro permanenza in servizio ad oggi è costata 30 milioni di euro ed uno dei pochi frutti tangibili dell’impalpabile interessenza tra potere ciellino e politica in Lombardia, dove la stessa Regione è stata trasformata per anni in ufficio privato di collocamento a beneficio di professionisti in quota parenti o in orbita a Comunione e Liberazione, l’anomalia di sistema a cavallo tra lobby e fede che nel formigonismo ha dispiegato tutto il suo potere, sbaragliando le residue resistenze e permeando ogni ambito pubblico, fin dentro la “macchina” della Regione.
Il conto è aperto dal 2006, l’anno del famoso concorso per 31 dirigenti bandito da Regione Lombardia e annullato da Tar (2008) e Consiglio di Stato (2009) perché mai pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ma solo su bollettino regionale. Un’anomalia ricordata solo poche settimane fa nella sentenza della Corte dei Conti che ha condannato Formigoni e la sua giunta per un incarico d’avvocato conferito illegittimamente, avendone 17 a disposizione. La sentenza menziona quei dirigenti ancora tutti lì perché nei loro confronti l’ente non ha mai esercitato la clausola di interruzione consensuale del rapporto che pure avevano firmato insieme al contratto in attesa degli esiti dei ricorsi. Del resto la resistenza dell’ente nei vari gradi di giudizio fa il paio col peccato originale che li motivò: l’omessa pubblicazione sulla Gazzetta, raccontano le cronache del tempo, era funzionale ad assicurare alcuni posti-chiave del sistema di Regione Lombardia a candidati in quota CL, così da rafforzare la presa sull’apparato burocratico e sulla “macchina” che muove ogni anno qualcosa come 25 miliardi di euro (17-18 in sanità) che veicola direttamente o tramite società in house (Finlombarda, Infrastrutture lombare, Arca, Asam etc). Dunque, che fine hanno fatto?
Regione Lombardia che ancora oggi li stipendia non ha particolari remore a trasmettere l’elenco dei 31 vincitori, con l’indicazione dell’incarico ricoperto e del compenso che gli viene versato (scarica il file). Del resto la giunta Maroni non c’entra con quella frittata che è stata – anche in termini di immagine – un parziale danno. “I contratti non sono stati interrotti”, conferma al fattoquotidiano.it una nota “anche perché la sentenza della Corte non interviene su questo aspetto e la valenza giuridica dei contratti di lavoro “operativi” ormai da tempo era molto radicata. In caso di rescissione dei contratti (ammesso di superare ricorsi al giudice del lavoro) la Giunta si sarebbe trovata senza il 25% dei dirigenti necessari a ricoprire gli incarichi”. Anche perché, aggiungiamo noi, chi invece la frittata la fece riuscì poi a rigirarla con una leggina regionale ad hoc che modificava gli obblighi di pubblicazione in modo retroattivo. L’espediente è servito solo in parte a sollevare la giunta Formigoni dagli addebiti (per fatti ormai largamente prescritti) ma ha assicurato il posto in Paradiso a parenti e amici di CL che sono anche cresciuti in termini di carriera.
Così è successo a uno dei pezzi grossi. Michele Camisasca, nipote dell’attuale vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, Massimo Camisasca, biografo del fondatore di Cl, don Giussani ha vinto il concorso ed è stato messo alla direzione del personale con 185mila euro di stipendio trovandosi poi in un peculiare conflitto di interessi nei panni dell’assunto con quel concorso – subito ipotecato dai ricorsi – e di direttore del personale che avrebbe potuto esercitare la clausola di rescissione dei rapporti in essere fatta sottoscrivere a tutti i dirigenti (lui compreso) in caso di annullamento, ma tant’è: non ha mandato a casa se stesso né gli altri, e oggi è il direttore generale di Arpa Lombardia, altra società pubblica finita nel mirino della Corte dei Conti che a febbraio ha chiesto un milione di euro agli ex vertici per “incarichi da dirigente a chi non aveva i requisiti”. Con un compenso da 172.192 euro.
Promozioni anche per Marco Carabelli, già vice del Segretario generale Nicola Maria Sanese che il 18 giugno 2007 firmò materialmente l’immissione in servizio dei candidati in graduatoria e per questo condannato, insieme a Formigoni, a rifondere parte dei 46mila euro di costo del concorso annullato. Carabelli nel frattempo è stato posto in “assegnazione temporanea” ad Areaexpo, la società a capitale pubblico partecipata tra gli altri da Mef (39%) e Regione Lombardia (21,05%) per acquisire le aree Expo e oggi per trasformarle in parco scientifico. Ne è diventato il direttore generale, con compenso pari a 180mila euro (più 50 di variabile).
Nell’elenco c’è poi Giacomo Boscagli, figlio dell’ex assessore regionale Giulio Boscagli, cognato di Formigoni. Si occupava di contabilità della giunta. Due anni dopo è già direttore finanze della Fiera Milano International Spa, dal maggio del 2010 è paracadutato come direttore all’Istituto dei tumori con compiti di controllo di gestione. Un altro ciellino, Franco Milani, anche lui entra in Regione nel luglio 2007 e viene messo alla Direzione generale Sanità dove si occupava di accreditamento e controlli. Settore quanto mai delicato dal quale esce, quattro anni dopo, per occuparsi di politiche del personale. Con uno stipendio, dice la tabella della Regione, di 90.754 euro.
Amaro il commento di quel dirigente “senza sponsor” che a suon di denunce nel maggio 2006 scoperchiò il pentolone che porterà ad acclarare l’illegittimità del concorso e a condanne che ”non fanno giustizia”. “Li volete mantenere, manteneteli” dice oggi al fattoquotidiano.it l’ingegnere Giuseppe Di Domenico, risultato poi vincitore di un secondo concorso ma per un solo posto da dirigente di fascia C (la più bassa) e non per la giunta come avrebbe voluto “perché i 31 posti erano occupati da quei professionisti assunti senza titolo che però restano ancora lì, a percepire alti compensi cui non hanno diritto”. Mentre lui che ha lottato e speso un sacco di soldi in questi anni (oltre 40mila euro, dice) per ripristinare la legalità nelle assunzioni pubbliche è confinato in un’agenzia regionale senza grandi prospettive di carriera. “Le loro, illegittime e tuttavia folgoranti, sono avvenute a detrimento di altri e gli consentono anche di guadagnare mediamente 20mila euro l’anno più di me”. Non è solo una questione personale. “Ancora spero che la Procura, che dal 2012 ha aperto un fascicolo penale sul quale pende una richiesta di archiviazione cui mi sono opposto, non si fermi al danno erariale e ai reati ormai prescritti ma accerti quello permanente e collettivo derivante dal non aver garantito la selezione delle migliori competenze nei servizi della pubblica amministrazione. Qui il reato è continuativo, si consuma anche in questo momento”.
Lobby
Lombardia, concorso annullato da 8 anni ma i dirigenti restano tutti al loro posto: in dieci anni ci sono costati 30 milioni
Alcuni hanno fatto anche carriera, come il nipote di Formigoni e il biografo di Don Giussani. In 31 furono assunti a tempo indeterminato grazie a un concorso del 2006 annullato definitivamente tre anni dopo. Sono lì ancora oggi, nonostante l'ex governatore e la sua giunta siano stati condannati. La beffa del candidato che si oppose alla morsa dei ciellini: "La Procura non archivi, c'è in ballo un danno permanente che non si prescrive"
Sono lì ancora oggi e alcuni hanno fatto pure carriera, dal nipote di Formigoni al biografo di Don Giussani. Sono i 31 protagonisti di un vero e proprio “assalto alla dirigenza” assunti con incarico da dirigente a tempo indeterminato nel 2007 grazie a un concorso mai pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e per questo annullato tre anni dopo in via definitiva. E tuttavia conservano ancora oggi grandi scrivanie e lauti compensi cui non avevano diritto. La loro permanenza in servizio ad oggi è costata 30 milioni di euro ed uno dei pochi frutti tangibili dell’impalpabile interessenza tra potere ciellino e politica in Lombardia, dove la stessa Regione è stata trasformata per anni in ufficio privato di collocamento a beneficio di professionisti in quota parenti o in orbita a Comunione e Liberazione, l’anomalia di sistema a cavallo tra lobby e fede che nel formigonismo ha dispiegato tutto il suo potere, sbaragliando le residue resistenze e permeando ogni ambito pubblico, fin dentro la “macchina” della Regione.
Il conto è aperto dal 2006, l’anno del famoso concorso per 31 dirigenti bandito da Regione Lombardia e annullato da Tar (2008) e Consiglio di Stato (2009) perché mai pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ma solo su bollettino regionale. Un’anomalia ricordata solo poche settimane fa nella sentenza della Corte dei Conti che ha condannato Formigoni e la sua giunta per un incarico d’avvocato conferito illegittimamente, avendone 17 a disposizione. La sentenza menziona quei dirigenti ancora tutti lì perché nei loro confronti l’ente non ha mai esercitato la clausola di interruzione consensuale del rapporto che pure avevano firmato insieme al contratto in attesa degli esiti dei ricorsi. Del resto la resistenza dell’ente nei vari gradi di giudizio fa il paio col peccato originale che li motivò: l’omessa pubblicazione sulla Gazzetta, raccontano le cronache del tempo, era funzionale ad assicurare alcuni posti-chiave del sistema di Regione Lombardia a candidati in quota CL, così da rafforzare la presa sull’apparato burocratico e sulla “macchina” che muove ogni anno qualcosa come 25 miliardi di euro (17-18 in sanità) che veicola direttamente o tramite società in house (Finlombarda, Infrastrutture lombare, Arca, Asam etc). Dunque, che fine hanno fatto?
Regione Lombardia che ancora oggi li stipendia non ha particolari remore a trasmettere l’elenco dei 31 vincitori, con l’indicazione dell’incarico ricoperto e del compenso che gli viene versato (scarica il file). Del resto la giunta Maroni non c’entra con quella frittata che è stata – anche in termini di immagine – un parziale danno. “I contratti non sono stati interrotti”, conferma al fattoquotidiano.it una nota “anche perché la sentenza della Corte non interviene su questo aspetto e la valenza giuridica dei contratti di lavoro “operativi” ormai da tempo era molto radicata. In caso di rescissione dei contratti (ammesso di superare ricorsi al giudice del lavoro) la Giunta si sarebbe trovata senza il 25% dei dirigenti necessari a ricoprire gli incarichi”. Anche perché, aggiungiamo noi, chi invece la frittata la fece riuscì poi a rigirarla con una leggina regionale ad hoc che modificava gli obblighi di pubblicazione in modo retroattivo. L’espediente è servito solo in parte a sollevare la giunta Formigoni dagli addebiti (per fatti ormai largamente prescritti) ma ha assicurato il posto in Paradiso a parenti e amici di CL che sono anche cresciuti in termini di carriera.
Così è successo a uno dei pezzi grossi. Michele Camisasca, nipote dell’attuale vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, Massimo Camisasca, biografo del fondatore di Cl, don Giussani ha vinto il concorso ed è stato messo alla direzione del personale con 185mila euro di stipendio trovandosi poi in un peculiare conflitto di interessi nei panni dell’assunto con quel concorso – subito ipotecato dai ricorsi – e di direttore del personale che avrebbe potuto esercitare la clausola di rescissione dei rapporti in essere fatta sottoscrivere a tutti i dirigenti (lui compreso) in caso di annullamento, ma tant’è: non ha mandato a casa se stesso né gli altri, e oggi è il direttore generale di Arpa Lombardia, altra società pubblica finita nel mirino della Corte dei Conti che a febbraio ha chiesto un milione di euro agli ex vertici per “incarichi da dirigente a chi non aveva i requisiti”. Con un compenso da 172.192 euro.
Promozioni anche per Marco Carabelli, già vice del Segretario generale Nicola Maria Sanese che il 18 giugno 2007 firmò materialmente l’immissione in servizio dei candidati in graduatoria e per questo condannato, insieme a Formigoni, a rifondere parte dei 46mila euro di costo del concorso annullato. Carabelli nel frattempo è stato posto in “assegnazione temporanea” ad Areaexpo, la società a capitale pubblico partecipata tra gli altri da Mef (39%) e Regione Lombardia (21,05%) per acquisire le aree Expo e oggi per trasformarle in parco scientifico. Ne è diventato il direttore generale, con compenso pari a 180mila euro (più 50 di variabile).
Nell’elenco c’è poi Giacomo Boscagli, figlio dell’ex assessore regionale Giulio Boscagli, cognato di Formigoni. Si occupava di contabilità della giunta. Due anni dopo è già direttore finanze della Fiera Milano International Spa, dal maggio del 2010 è paracadutato come direttore all’Istituto dei tumori con compiti di controllo di gestione. Un altro ciellino, Franco Milani, anche lui entra in Regione nel luglio 2007 e viene messo alla Direzione generale Sanità dove si occupava di accreditamento e controlli. Settore quanto mai delicato dal quale esce, quattro anni dopo, per occuparsi di politiche del personale. Con uno stipendio, dice la tabella della Regione, di 90.754 euro.
Amaro il commento di quel dirigente “senza sponsor” che a suon di denunce nel maggio 2006 scoperchiò il pentolone che porterà ad acclarare l’illegittimità del concorso e a condanne che ”non fanno giustizia”. “Li volete mantenere, manteneteli” dice oggi al fattoquotidiano.it l’ingegnere Giuseppe Di Domenico, risultato poi vincitore di un secondo concorso ma per un solo posto da dirigente di fascia C (la più bassa) e non per la giunta come avrebbe voluto “perché i 31 posti erano occupati da quei professionisti assunti senza titolo che però restano ancora lì, a percepire alti compensi cui non hanno diritto”. Mentre lui che ha lottato e speso un sacco di soldi in questi anni (oltre 40mila euro, dice) per ripristinare la legalità nelle assunzioni pubbliche è confinato in un’agenzia regionale senza grandi prospettive di carriera. “Le loro, illegittime e tuttavia folgoranti, sono avvenute a detrimento di altri e gli consentono anche di guadagnare mediamente 20mila euro l’anno più di me”. Non è solo una questione personale. “Ancora spero che la Procura, che dal 2012 ha aperto un fascicolo penale sul quale pende una richiesta di archiviazione cui mi sono opposto, non si fermi al danno erariale e ai reati ormai prescritti ma accerti quello permanente e collettivo derivante dal non aver garantito la selezione delle migliori competenze nei servizi della pubblica amministrazione. Qui il reato è continuativo, si consuma anche in questo momento”.
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Napoli , 6 mar. - (Adnkronos) - Max blitz antidroga dei carabinieri tra Napoli e Salerno: smantellate 15 piazze di spaccio e indagato a piede per favoreggiamento anche un sacerdote. I militari del Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata hanno eseguito un'ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal gip del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura oplontina, nei confronti di 51 soggetti (dei quali 15 in carcere, 17 agli arresti domiciliari e 19 sottoposti all'obbligo di presentazione alla p.g.) gravemente indiziati dei reati di detenzione illecita e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina. Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti di 48 indagati, mentre dei restanti tre, due sono attualmente all'estero e il terzo è tuttora attivamente ricercato. Tra questi anche il tiktoker Antonio Gemignani, noto come Papusciello.
Avvalendosi di corrieri della droga provenienti da Napoli e Roma - si legge in una nota a firma del procuratore Nunzio Fragliasso - gli indagati avrebbero posto in essere un giro di affari di circa otto milioni di euro, con oltre 500.000 euro in contanti sequestrati dagli inquirenti nel corso delle indagini. Le investigazioni, condotte attraverso una poderosa attività di intercettazione telefonica e ambientale, che si è protratta per diversi mesi, hanno consentito di documentare e ricostruire le dinamiche relative alla gestione dell'attività di spaccio in ben 15 piazze di diverse città, in provincia di Napoli e di Salerno, nonché di recuperare e sequestrare complessivamente 19 chilogrammi di cocaina. Dalle indagini è emerso che alcuni indagati si servivano delle abitazioni di soggetti incensurati e anziani per occultare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, mentre altri sfruttavano la presenza di neonati per eludere eventuali controlli.
E tra gli indagati figura anche un sacerdote di Torre Annunziata. Inoltre, una donna è stata ripresa durante lo spaccio di droga con un neonato in braccio. L'approvvigionamento delle varie piazze di spaccio avveniva mediante il ricorso a fidati corrieri che, a tal fine, utilizzavano autovetture dotate di scomparti segreti in cui lo stupefacente veniva abilmente occultato. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno operato sette arresti in flagranza di reato, individuando anche soggetti in possesso di armi detenute illegalmente.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Domani, venerdì 7 marzo, dalle ore 15 alle ore 17, presso ExtraLibera, Via Stamira 5, a Roma, si terrà l’assemblea dei soggetti che fanno parte del comitato promotore del Referendum cittadinanza. Interverranno, tra gli altri, Emma Bonino, Riccardo Magi, Elly Schlein, Angelo Bonelli, Deepika Salhan, Sonny Olumati, Francesca Druetti, Antonella Soldo, Katia Scannavini, Pippo Civati, Paolo Bonetti, Natale Di Cola, Ileana Bello, Walter Massa e molti altri.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. Pertanto, i tassi di interesse sui depositi presso la Bce, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,50%, al 2,65% e al 2,90%, con effetto dal 12 marzo 2025. E’ quanto si legge nel comunicato diffuso dall’Eurotower.
Il consiglio direttivo “è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine” soprattutto “nelle attuali condizioni caratterizzate da crescente incertezza, definirà l’orientamento di politica monetaria adeguato seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”, viene evidenziato nella nota.
L’approccio della Banca centrale continuerà ad essere basato sui dati e a procedere ‘riunione per riunione’, ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa a Francoforte. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo in materia di tassi di interesse “si baseranno sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, della dinamica dell'inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si impegna a seguire un particolare percorso dei tassi”, ha sottolineato Lagarde, per la quale "i rischi per la crescita economica rimangono orientati verso il basso”.
“Un'escalation delle tensioni commerciali ridurrebbe la crescita dell’eurozona, frenando le esportazioni e indebolendo l'economia globale” e “il perdurare dell'incertezza sulle politiche commerciali globali potrebbe trascinare al ribasso gli investimenti”. Allo stesso modo “le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono un'importante fonte di incertezza. La crescita potrebbe diminuire se gli effetti ritardati dell'inasprimento della politica monetaria durassero più a lungo del previsto”.
La crescita dell’eurozona “potrebbe essere più elevata se le condizioni di finanziamento più facili e il calo dell'inflazione consentiranno una ripresa più rapida dei consumi e degli investimenti interni. Anche un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe contribuire alla crescita”, ha detto ancora la presidente della Bce.
Infine Lagarde spiega che "l'incertezza è aumentata e probabilmente peserà sugli investimenti e sulle esportazioni più di quanto previsto in precedenza”. La crescita “dovrebbe essere sostenuta dall'aumento dei redditi e dalla riduzione dei costi di finanziamento” e secondo le proiezioni dei tecnici “anche le esportazioni dovrebbero essere sostenute dall'aumento della domanda globale, a patto che le tensioni commerciali non si intensifichino ulteriormente”.
Le decisioni della Bce sui tassi di interesse quindi continueranno ad essere basate “sulla valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
L'inflazione complessiva, indicano gli esperti, ora "si collocherebbe in media al 2,3% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2,0% nel 2027. La revisione al rialzo dell’inflazione complessiva per il 2025 riflette la più vigorosa dinamica dei prezzi dell’energia”. “L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,2% nel 2025, al 2,0% nel 2026 e all’1,9% nel 2027”. Le misure dell’inflazione di fondo “suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine. L’inflazione interna resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell’inflazione con considerevole ritardo. La crescita delle retribuzioni si sta però moderando secondo le attese e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione”, evidenzia Francoforte. Tuttavia, “il processo disinflazionistico è ben avviato. L’andamento dell’inflazione ha continuato a rispecchiare pressoché le attese dei nostri esperti e le ultime proiezioni sono strettamente in linea con le prospettive di inflazione precedenti”.
“La politica monetaria diviene sensibilmente meno restrittiva, poiché le riduzioni dei tassi di interesse rendono meno onerosi i nuovi prestiti a imprese e famiglie e il credito accelera”, si legge nella nota diffusa dalla Bce al termine del consiglio direttivo. “Al tempo stesso – sottolinea però l’Eurotower – l’allentamento delle condizioni di finanziamento è contrastato dai passati rialzi dei tassi di interesse che si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere, e il volume dei prestiti resta nel complesso contenuto”.
La Bce rende inoltre noto che l’economia fronteggia perduranti difficoltà e i nostri esperti hanno nuovamente corretto al ribasso le proiezioni di crescita: allo 0,9% per il 2025, all’1,2% per il 2026 e all’1,3% per il 2027.
Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026, sottolinea l'Eurotower, "riflettono la diminuzione delle esportazioni e la continua debolezza degli investimenti, in parte a seguito dell’elevata incertezza sulle politiche commerciali e su quelle economiche più in generale. L’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti dei rialzi passati dei tassi di interesse restano le principali determinanti alla base dell’atteso incremento della domanda nel corso del tempo".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "C'è bisogno di un'Europa più coraggiosa, più forte e più giusta. Per questo è necessario andare avanti sulla strada del rafforzamento dell'Unione europea e della sua capacità di iniziativa politica". Così Pierfrancesco Majorino, componente della segreteria nazionale Pd.
"In questo quadro il vertice odierno del Pse ha visto in campo le proposte del Partito Democratico. Il contributo di Elly Schlein è stato essenziale e ha inevitabilmente messo in luce anche le contraddizioni del piano di Ursula von der Leyen. Un piano che ad oggi non porta alla difesa comune, ma al semplice riarmo generalizzato dei singoli Stati nazionali e a inevitabili tagli di voci che vanno invece assolutamente potenziate. Penso a coesione sociale e welfare".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Innovazione protagonista nella serata di ieri a Key - The Energy Transition Expo, nella seconda edizione del Premio 'Lorenzo Cagnoni', che è stato consegnato agli espositori per i sette progetti più innovativi presentati in fiera, uno per ogni settore merceologico della manifestazione, e alle tre Start-up dell’Innovation District dal più alto potenziale innovativo.
A premiare gli espositori, Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director della divisione Green&Technolgy di Ieg, Christian Previati, Exhibition Manager di Key, Francesco Naso, segretario generale Motus-E e Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.
Le aziende premiate sono state: Horay Solar Co., Ltd, Italian Wind Technologies, Energy Dome, Rina, Renovis, Camel Energy GmbH e Alperia. Le tre Start-up che hanno ricevuto il riconoscimento sono state: Trailslight, Reefilla e Sizable Energy.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Innovazione protagonista nella serata di ieri a Key - The Energy Transition Expo, nella seconda edizione del Premio 'Lorenzo Cagnoni', che è stato consegnato agli espositori per i sette progetti più innovativi presentati in fiera, uno per ogni settore merceologico della manifestazione, e alle tre Start-up dell’Innovation District dal più alto potenziale innovativo.
A premiare gli espositori, Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director della divisione Green&Technolgy di Ieg, Christian Previati, Exhibition Manager di Key, Francesco Naso, segretario generale Motus-E e Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.
Le aziende premiate sono state: Horay Solar Co., Ltd, Italian Wind Technologies, Energy Dome, Rina, Renovis, Camel Energy GmbH e Alperia. Le tre Start-up che hanno ricevuto il riconoscimento sono state: Trailslight, Reefilla e Sizable Energy.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Una riunione al vertice del Pse molto importante e impegnativa. Con la piena consapevolezza della gravità della situazione e della necessità di una risposta europea. La segretaria Elly Schlein ha portato il nostro punto di vista. Riarmare 27 eserciti nazionali non fa deterrenza". Così il responsabile Esteri nella segreteria nazionale Pd, Giuseppe Provenzano, appena terminato il prevertice socialista a Bruxelles a cui ha partecipato con la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Più che prestiti ai singoli paesi servirebbero investimenti europei in progetti comuni. Ma la sfida è più grande. Serve investire in sicurezza comune, ma non solo. Per l’autonomia strategica serve una politica estera, un’economia forte, una società coesa. La risposta dev’essere più coraggiosa, come è stato con la pandemia".
"Di certo, non si possono sostituire le spese sociali con le spese militari, consentendo di dirottare i fondi di coesione. Su questa nostra priorità, c’è stato consenso tra i socialisti europei. La nostra critica al Piano di Von der Leyen non è dunque per frenare la risposta europea. Ma per rafforzarla, per costruire un’Europa davvero unita, capace di compiere la svolta politica necessaria a costruire pace, giustizia e sicurezza".