L’associazione dei familiari delle vittime della strage della stazione di Bologna, di cui oggi ricorre il 37esimo, ha lasciato l’aula del consiglio comunale di Bologna prima che il ministro Gian Luca Galletti, in rappresentanza del Governo, prendesse la parola. “Non abbiamo niente contro Galletti – ha detto il presidente Paolo Bolognesi – ma rappresenta un governo scorretto”. Bolognesi è anche deputato del Partito democratico. Secondo l’associazione dei familiari il governo non ha mantenuto alcune promesse: “Siamo stati traditi da chi doveva stare al nostro fianco. Gli impegni presi non sono stati mantenuti. Coloro che ricoprono incarichi di Governo non sono stati all’altezza del loro ruolo” ha detto Bolognesi. “Oggi – ha detto Merola – c’è contrarietà tra noi e tocca al ministro Galletti per dovere istituzionale prendersi le critiche che inevitabilmente ci saranno. Facciamo queste critiche, consapevoli che vogliamo rafforzare le istituzioni del nostro Paese”.

Video di Silvia De Santis

Continua Bolognesi: “E’ una scelta che cerchi di non fare, però qui si è costretti. Noi abbiamo una tradizione democratica, se no invece che fare l’Associazione dei familiari delle vittime facevamo qualcos’altro. E’ un’associazione che rispetta le istituzioni, però le istituzioni non ci rispettano“. I familiari delle vittime, riconoscibili dalla tradizionale gerbera bianca appuntata al petto, sono usciti in modo composto e silenzioso dall’aula del consiglio comunale. Poi si sono raggruppati nel cortile del Palazzo comunale, in attesa di formare il corteo diretto verso la stazione.

Il ministro Galletti ha spiegato: “Posso comprendere l’insoddisfazione dei familiari, sappiamo che la strada è ancora lunga, ma si sta continuando a lavorare per dare risposte e si sono fatti dei passi avanti”. Galletti, che è bolognese, aggiunge che “la desecretazione è un processo lungo, sono stati fatti alcuni passi avanti, sta per completarsi il trasferimento degli atti all’archivio centrale, sono state trovate le risorse, ci sono certamente altri ostacoli da superare, ma dobbiamo andare avanti. Anche sulle tutele previdenziali alcuni passi sono stati fatti, ma sappiamo che non basta”.

Prima dell’ingresso nell’aula del consiglio, Bolognesi e il ministro Galletti si sono salutati in modo cordiale, stringendosi la mano. Nella sala era già entrato il procuratore Giuseppe Amato, presente dunque, dopo che il sindaco l’aveva invitato a partecipare alla cerimonia a Palazzo D’Accursio: la Procura è nel mirino dell’Associazione per la decisione, negli scorsi mesi, di chiedere l’archiviazione dell’indagine sui mandanti. Nei giorni scorsi Amato aveva lasciato intendere che non sarebbe stato in piazza, ritenendo che la presenza della Procura non sarebbe stata “apprezzata”.

Quali sono le promesse non mantenute di cui parla Bolognesi? Il presidente dell’associazione, il deputato Pd Paolo Bolognesi, ha ferocemente criticato il governo sugli impegni presi a proposito di risarcimenti e desecretazione degli atti. Al fianco dei familiari delle vittime si è schierato il presidente del Senato Pietro Grasso. “Auspico che al più presto venga dato pieno seguito alle azioni concordate nel maggio scorso con l’Associazione delle Vittime e non ancora poste in essere al fine di ricucire il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni”.

Alle 10.25, l’orario in cui 37 anni scoppiò la bomba, il minuto di silenzio in memoria delle vittime. In piazza anche l’autobus 37, diventato uno dei simboli della strage e della reazione che la città intera seppe mettere in piedi. L’autobus fu prima un pronto soccorso improvvisato, poi fu usato per trasportare i morti dalla stazione all’obitorio. Dopo il suo “pensionamento” l’azienda di trasporti pubblici Tper conserva il mezzo come un cimelio. Per tutto il giorno, in vari luoghi della città, ci sarà il “Cantiere di narrazione popolare 2 agosto: 85 narratori” che racconteranno la storia delle 85 vittime. Sarà messa a disposizione una mappa cartacea e virtuale, attraverso la quale seguire gli itinerari delle narrazioni.

I processi e i tribunali
Nella strage, provocata da una bomba piazzata dai terroristi neofascisti del Nar, morirono 85 persone, oltre 200 rimasero ferite. Sotto il profilo processuale, intanto, sono già un’ottantina i familiari di vittime della strage del 2 agosto 1980 che chiederanno di costituirsi parte civile contro Gilberto Cavallini, l’ex Nar per cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per il concorso nell’attentato: in via definitiva sono stati condannati Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. L’udienza preliminare è in programma ad ottobre. Hanno già deciso di chiedere di essere parte civile anche la Regione Emilia-Romagna e la presidenza del Consiglio dei ministri. I familiari delle vittime parteciperanno inoltre come persona offesa all’udienza sulla richiesta di archiviazione dell’inchiesta sui mandanti della Strage, fissata per il 26 ottobre, decisione contestata dai familiari dei morti di Bologna.

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