Ricapitolando. Anthony Scaramucci ha cacciato Sean Spicer, il capo ufficio stampa, e ha portato all’abbandono di Reince Priebus, il capo staff, che è stato sostituito da John Kelly, che ha cacciato Scaramucci. Il cerchio in qualche modo si chiude e le cronache della Casa Bianca assomigliano sempre più a una puntata di Game of Thrones: una trama complessa di alleanze, rivalità, lotte fratricide, colpi di scena, collaboratori deposti e altri improvvisamente elevati prima di cadere altrettanto improvvisamente in disgrazia. Il tutto governato da Donald Trump, che di colpi di scena televisivi è maestro, essendo stato il protagonista di The Apprentice.
L’allontanamento di Scaramucci è stato chiesto proprio da John Kelly, il generale a quattro stelle cui Trump ha affidato la guida logistica della sua amministrazione. Kelly ha assunto l’incarico con un obiettivo: imporre una disciplina militare a una West Wing in cui tutti sembrano poter dire (e fare) ciò che vogliono. È chiaro che il target principale del generale non poteva che essere Scaramucci, il nuovo capo della comunicazione che nelle prime dichiarazioni da nominato minacciava di licenziare mezza Casa Bianca, e definiva Reince Priebus (l’ex capo staff) “un fottuto paranoico” e Stephen Bannon (l’attuale capo stratega, non si sa per quanto), “uno cui piace guardarsi l’uccello”.
L’allontanamento di Scaramucci è stato chiesto proprio da John Kelly, il generale a quattro stelle cui Trump ha affidato la guida logistica della sua amministrazione
A Trump, Scaramucci è sempre piaciuto. Gli è sempre piaciuta la sua vis polemica, l’atteggiamento iconoclasta incurante di regole e buone maniere, il suo essere un avventuriero – arrivato alla politica dopo i fallimenti nella finanza – e un Mooch (il soprannome di Scaramucci), un camaleonte pronto a cambiare casacca a seconda degli interessi, delle circostanze, anche soltanto di come gli girava in un certo momento. Scaramucci raccoglieva fondi per la campagna elettorale di Barack Obama nel 2008; nel 2016 diceva che ogni candidato repubblicano era meglio di Trump. Dopo l’arrivo del tycoon alla Casa Bianca, si era trasformato in uno dei suoi più fieri sostenitori.
Scaramucci era insomma un “altro Trump”: incostante, imprevedibile, blasfemo. Ma alla Casa Bianca, per il momento, un Trump solo pare più che sufficiente; e le qualità non erano destinate a fare buona impressione su un militare di carriera come John Kelly, che nel suo primo giorno di lavoro come chief of staff ha chiesto la testa proprio di Scaramucci. Trump ha esitato. Poi, nel week end, sono intervenuti la figlia Ivanka e il genero Jared Kushner, i soli di cui il presidente si fidi in modo incondizionato. Figlia e genero gli hanno spiegato che Scaramucci era un peso e una potenziale minaccia per la stabilità dell’amministrazione. Lo hanno, alla fine, convinto. Avventuriero senza scrupoli, Scaramucci ha vissuto dieci giorni all’altezza della sua fama. Ha conquistato un potere enorme; ha fatto cacciare il suo nemico Sean Spicer; ha costretto all’abbandono un altro nemico, Reince Priebus; è caduto improvvisamente in disgrazia; è stato licenziato e accompagnato dalla security fuori della Casa Bianca. Nel frattempo, è stato anche mollato dalla moglie; e, nel volume degli alunni della sua alma mater, Harvard University, lo hanno erroneamente dichiarato “deceduto”.
Ivanka e il genero Jared Kushner sono i soli di cui il presidente si fidi in modo incondizionato
A questo punto si aprono scommesse e ipotesi sul futuro. Una cosa appare chiara. Nella Casa Bianca di Trump sono tutti a rischio. E’ stato più volte raccontato che, in politica, a Trump piace fare quello che faceva da imprenditore: stimolare la competizione, creare uno stato di continua incertezza che dovrebbe costringere i collaboratori a dare il meglio. Un solo ambito è sacro: la famiglia. Trump è intervenuto come un leone per difendere la figlia Ivanka dalle accuse di usare la Casa Bianca per vendere i suoi vestiti; ha dettato personalmente la dichiarazione in cui il figlio Donald Jr. nega qualsiasi addebito nell’incontro con l’avvocata russa Natalia Veselnitskaya; ha sempre esaltato le qualità del genero Jared Kushner, cui sono state affidate delicate questioni interne e internazionali.
Al di fuori della famiglia, tutti sono a rischio. La lista dei “caduti” in sei mesi di presidenza, oltre Anthony Scaramucci, comprende: Sally Yates, l’acting attorney general, licenziata perché si opponeva al travel ban; Michael Flynn, l’ex consigliere alla sicurezza nazionale, restato sgradevolmente impigliato nel Russiagate; Katie Walsh, la vice chief of staff, dimessasi per le pressioni di Bannon e Kushner; Mike Dubke, il primo direttore della comunicazione, cui non è riuscito di risollevare le sorti del capo ufficio stampa, in difficoltà, Sean Spicer; lo stesso Sean Spicer, che se ne è andato travolto dai pessimi rapporti con i giornalisti e dalla rabbia di Trump per la pessima stampa; James Comey, l’ex direttore dell’FBI, allontanato per aver portato avanti con troppa autonomia l’indagine sulla Russia; KT McFarland, il vice consigliere alla sicurezza nazionale, mandato in Giappone dopo aver litigato con il suo nuovo capo HR McMaster; Walter Shaub, il direttore dell’Office of Government Ethics che se ne è andato dopo aver accusato Trump di “trasformare il Paese in una cleptocrazia”; Michael Short, vice capo ufficio stampa, accusato da Scaramucci di essere la “talpa” che passa informazioni riservate ai giornalisti; Reince Priebus, ex segretario del G.O.P. e messo a fare il capo staff per assicurare un canale diretto con i repubblicani del Congresso, costretto all’addio dopo gli attacchi scomposti di Scaramucci. Persino la usher della Casa Bianca, Angella Reid, la persona che ha in carico il cerimoniere, è stata messa alla porta dopo l’arrivo della nuova famiglia presidenziale.
Tutti, al di là dei parenti più stretti, possono perdere la fiducia del boss e finire scortati fuori dal loro ufficio dalle guardie della sicurezza
Trump può quindi dire, come ha fatto alcune ore prima del licenziamento di Scaramucci, che “non esiste il caos alla Casa Bianca”; almeno una certa confusione sembra però dominare. Tutti, al di fuori della famiglia, sono a rischio; tutti, al di là dei parenti più stretti, possono perdere la fiducia del boss e finire scortati fuori dal loro ufficio dalle guardie della sicurezza. Nei prossimi giorni la lista dei “caduti” potrebbe allungarsi. E’ in sicura uscita Jeff Sessions, l’attorney general vittima degli strali di Trump per essersi auto-sospeso nel Russiagate e aver lasciato l’inchiesta nelle mani di Robert Mueller (lo special counsel che Trump ha velatamente minacciato di licenziamento nel caso allargasse troppo lo spettro dell’indagine). E si moltiplicano le voci sull’addio di Rex Tillerson, che alla guida del Dipartimento di Stato si è spesso visto contraddetto da Trump, oltre a dover seguire i precipitosi cambiamenti di rotta del capo (un esempio: Tillerson era per mantenere l’assoluta neutralità nella crisi sul Qatar; Trump ha preso rumorosamente posizione a favore dell’Arabia Saudita).
C’è poi, ad accentuare incertezza e confusione, un dato che appare ormai evidente. Questa amministrazione sta sempre più tagliando ogni ponte con i repubblicani. Reince Priebus e Sean Spicer (entrambi molto vicini allo speaker della Camera Paul Ryan) erano la garanzia che il G.O.P. aveva un canale di comunicazione privilegiato con la Casa Bianca – e una certa forma di controllo su di essa. Con il loro addio, quella comunicazione si interrompe. Trump appare sempre più isolato dal suo partito – e le frequenti débacle parlamentari lo dimostrano – con un entourage fatto di familiari, generali in pensione ed ex democratici (lo era Scaramucci, lo è il genero Jared Kushner), senza grandi legami con il G.O.P. La domanda è: fino a quando i repubblicani potranno tollerare questa situazione?
Mondo
Usa, da Flynn a Scaramucci: tutti gli uomini silurati da Trump. Solo i famigliari hanno il posto assicurato alla Casa Bianca
Anthony Scaramucci è soltanto l'ultimo di una lunga lista di consiglieri e funzionari rispediti a casa nei primi sei mesi di amministrazione. Perché a Trump piace fare quello che faceva da imprenditore: stimolare la competizione, creare uno stato di continua incertezza che dovrebbe costringere i collaboratori a dare il meglio. E con l'addio di Priebus e Spicer si interrompe anche il canale di comunicazione privilegiato tra la Casa Bianca e il Gop
Ricapitolando. Anthony Scaramucci ha cacciato Sean Spicer, il capo ufficio stampa, e ha portato all’abbandono di Reince Priebus, il capo staff, che è stato sostituito da John Kelly, che ha cacciato Scaramucci. Il cerchio in qualche modo si chiude e le cronache della Casa Bianca assomigliano sempre più a una puntata di Game of Thrones: una trama complessa di alleanze, rivalità, lotte fratricide, colpi di scena, collaboratori deposti e altri improvvisamente elevati prima di cadere altrettanto improvvisamente in disgrazia. Il tutto governato da Donald Trump, che di colpi di scena televisivi è maestro, essendo stato il protagonista di The Apprentice.
L’allontanamento di Scaramucci è stato chiesto proprio da John Kelly, il generale a quattro stelle cui Trump ha affidato la guida logistica della sua amministrazione. Kelly ha assunto l’incarico con un obiettivo: imporre una disciplina militare a una West Wing in cui tutti sembrano poter dire (e fare) ciò che vogliono. È chiaro che il target principale del generale non poteva che essere Scaramucci, il nuovo capo della comunicazione che nelle prime dichiarazioni da nominato minacciava di licenziare mezza Casa Bianca, e definiva Reince Priebus (l’ex capo staff) “un fottuto paranoico” e Stephen Bannon (l’attuale capo stratega, non si sa per quanto), “uno cui piace guardarsi l’uccello”.
A Trump, Scaramucci è sempre piaciuto. Gli è sempre piaciuta la sua vis polemica, l’atteggiamento iconoclasta incurante di regole e buone maniere, il suo essere un avventuriero – arrivato alla politica dopo i fallimenti nella finanza – e un Mooch (il soprannome di Scaramucci), un camaleonte pronto a cambiare casacca a seconda degli interessi, delle circostanze, anche soltanto di come gli girava in un certo momento. Scaramucci raccoglieva fondi per la campagna elettorale di Barack Obama nel 2008; nel 2016 diceva che ogni candidato repubblicano era meglio di Trump. Dopo l’arrivo del tycoon alla Casa Bianca, si era trasformato in uno dei suoi più fieri sostenitori.
Scaramucci era insomma un “altro Trump”: incostante, imprevedibile, blasfemo. Ma alla Casa Bianca, per il momento, un Trump solo pare più che sufficiente; e le qualità non erano destinate a fare buona impressione su un militare di carriera come John Kelly, che nel suo primo giorno di lavoro come chief of staff ha chiesto la testa proprio di Scaramucci. Trump ha esitato. Poi, nel week end, sono intervenuti la figlia Ivanka e il genero Jared Kushner, i soli di cui il presidente si fidi in modo incondizionato. Figlia e genero gli hanno spiegato che Scaramucci era un peso e una potenziale minaccia per la stabilità dell’amministrazione. Lo hanno, alla fine, convinto. Avventuriero senza scrupoli, Scaramucci ha vissuto dieci giorni all’altezza della sua fama. Ha conquistato un potere enorme; ha fatto cacciare il suo nemico Sean Spicer; ha costretto all’abbandono un altro nemico, Reince Priebus; è caduto improvvisamente in disgrazia; è stato licenziato e accompagnato dalla security fuori della Casa Bianca. Nel frattempo, è stato anche mollato dalla moglie; e, nel volume degli alunni della sua alma mater, Harvard University, lo hanno erroneamente dichiarato “deceduto”.
A questo punto si aprono scommesse e ipotesi sul futuro. Una cosa appare chiara. Nella Casa Bianca di Trump sono tutti a rischio. E’ stato più volte raccontato che, in politica, a Trump piace fare quello che faceva da imprenditore: stimolare la competizione, creare uno stato di continua incertezza che dovrebbe costringere i collaboratori a dare il meglio. Un solo ambito è sacro: la famiglia. Trump è intervenuto come un leone per difendere la figlia Ivanka dalle accuse di usare la Casa Bianca per vendere i suoi vestiti; ha dettato personalmente la dichiarazione in cui il figlio Donald Jr. nega qualsiasi addebito nell’incontro con l’avvocata russa Natalia Veselnitskaya; ha sempre esaltato le qualità del genero Jared Kushner, cui sono state affidate delicate questioni interne e internazionali.
Al di fuori della famiglia, tutti sono a rischio. La lista dei “caduti” in sei mesi di presidenza, oltre Anthony Scaramucci, comprende: Sally Yates, l’acting attorney general, licenziata perché si opponeva al travel ban; Michael Flynn, l’ex consigliere alla sicurezza nazionale, restato sgradevolmente impigliato nel Russiagate; Katie Walsh, la vice chief of staff, dimessasi per le pressioni di Bannon e Kushner; Mike Dubke, il primo direttore della comunicazione, cui non è riuscito di risollevare le sorti del capo ufficio stampa, in difficoltà, Sean Spicer; lo stesso Sean Spicer, che se ne è andato travolto dai pessimi rapporti con i giornalisti e dalla rabbia di Trump per la pessima stampa; James Comey, l’ex direttore dell’FBI, allontanato per aver portato avanti con troppa autonomia l’indagine sulla Russia; KT McFarland, il vice consigliere alla sicurezza nazionale, mandato in Giappone dopo aver litigato con il suo nuovo capo HR McMaster; Walter Shaub, il direttore dell’Office of Government Ethics che se ne è andato dopo aver accusato Trump di “trasformare il Paese in una cleptocrazia”; Michael Short, vice capo ufficio stampa, accusato da Scaramucci di essere la “talpa” che passa informazioni riservate ai giornalisti; Reince Priebus, ex segretario del G.O.P. e messo a fare il capo staff per assicurare un canale diretto con i repubblicani del Congresso, costretto all’addio dopo gli attacchi scomposti di Scaramucci. Persino la usher della Casa Bianca, Angella Reid, la persona che ha in carico il cerimoniere, è stata messa alla porta dopo l’arrivo della nuova famiglia presidenziale.
Trump può quindi dire, come ha fatto alcune ore prima del licenziamento di Scaramucci, che “non esiste il caos alla Casa Bianca”; almeno una certa confusione sembra però dominare. Tutti, al di fuori della famiglia, sono a rischio; tutti, al di là dei parenti più stretti, possono perdere la fiducia del boss e finire scortati fuori dal loro ufficio dalle guardie della sicurezza. Nei prossimi giorni la lista dei “caduti” potrebbe allungarsi. E’ in sicura uscita Jeff Sessions, l’attorney general vittima degli strali di Trump per essersi auto-sospeso nel Russiagate e aver lasciato l’inchiesta nelle mani di Robert Mueller (lo special counsel che Trump ha velatamente minacciato di licenziamento nel caso allargasse troppo lo spettro dell’indagine). E si moltiplicano le voci sull’addio di Rex Tillerson, che alla guida del Dipartimento di Stato si è spesso visto contraddetto da Trump, oltre a dover seguire i precipitosi cambiamenti di rotta del capo (un esempio: Tillerson era per mantenere l’assoluta neutralità nella crisi sul Qatar; Trump ha preso rumorosamente posizione a favore dell’Arabia Saudita).
C’è poi, ad accentuare incertezza e confusione, un dato che appare ormai evidente. Questa amministrazione sta sempre più tagliando ogni ponte con i repubblicani. Reince Priebus e Sean Spicer (entrambi molto vicini allo speaker della Camera Paul Ryan) erano la garanzia che il G.O.P. aveva un canale di comunicazione privilegiato con la Casa Bianca – e una certa forma di controllo su di essa. Con il loro addio, quella comunicazione si interrompe. Trump appare sempre più isolato dal suo partito – e le frequenti débacle parlamentari lo dimostrano – con un entourage fatto di familiari, generali in pensione ed ex democratici (lo era Scaramucci, lo è il genero Jared Kushner), senza grandi legami con il G.O.P. La domanda è: fino a quando i repubblicani potranno tollerare questa situazione?
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Roma, 14 mar. (Adnkronos) - ''Per la sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo, l’Italia rappresenta un ponte energetico tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente''. Terna, presentando il piano di sviluppo 2025, conferma gli interventi di interconnessione con l’estero, al fine di ''garantire sicurezza, sostenibilità ed efficienza, tramite la possibilità di mutuo soccorso tra sistemi interconnessi. In aggiunta, queste infrastrutture costituiscono un fondamentale strumento di flessibilità per condividere risorse di generazione e capacità di accumulo, a fronte della variabilità della produzione rinnovabile''.
Tra i principali progetti pianificati Terna segnala 'Sa.Co.I.3', il progetto di ammodernamento e potenziamento dell’attuale interconnessione tra Sardegna, Corsica e Toscana, il progetto di interconnessione tra Italia e Tunisia 'Elmed', il raddoppio interconnessione Italia-Grecia, che ''consentirà la gestione in sicurezza dell’intera Zona Sud e favorirà approvvigionamenti efficienti di energia, grazie alla possibilità di abilitare nuove risorse attraverso il coupling del mercato elettrico e di mantenere lo scambio di energia tra i due Paesi anche in presenza di manutenzioni''.
Inoltre, nel piano di sviluppo 2025 sono presenti ulteriori progetti di interconnessione, noti come 'Merchant lines', a cura di altri promotori e/o non titolari di concessioni di trasporto. Il numero di tali iniziative ha subito un’accelerazione negli ultimi anni. Risultano in fase di avvio consultazione 11 richieste per oltre 12 Gw di capacità. Terna segnala che la gestione delle richieste di connessione alla rete in alta tensione, principalmente concentrate al sud e nelle isole, permette di ''avere una visione sistemica delle future evoluzioni degli impianti rinnovabili e dei sistemi di accumulo, così da realizzare uno sviluppo sinergico delle infrastrutture e garantire la massima efficienza nella realizzazione delle opere di rete''.
Secondo i dati di Terna, al 31 dicembre 2024, risultano 348 Gw di richieste di connessione per impianti rinnovabili (di cui 152 Gw di solare, 110 Gw di eolico on-shore e 86 Gw di eolico off-shore) e 277 Gw per sistemi di accumulo. Questi numeri, che ''superano ampiamente il fabbisogno nazionale individuato dal documento di descrizione degli scenari 2024 Terna-Snam e dai target nazionali, confermano che il Paese rappresenta una significativa opzione di investimento, anche grazie a meccanismi legislativi di sostegno alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e ad una regolamentazione che ne incentiva lo sviluppo'', secondo la società.
In aggiunta, nell’ultimo biennio si è registrata una crescita delle richieste anche per gli utenti di consumo, che prelevano direttamente energia dalla rete di trasmissione nazionale e includono, ad esempio, impianti ad alto consumo energetico. Le richieste di connessione per questi utenti possono riguardare sia l’adeguamento di impianti già operativi sia la connessione di nuovi impianti alla rete. Tale tendenza è attribuibile per larga parte ai centri di elaborazione (data center): al 31 dicembre 2024 le richieste erano pari a circa 30 Gw, dato annuale 24 volte superiore rispetto a quello del 2021. Tali richieste sono principalmente localizzate nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia.
Terna annuncia che ''con lo scopo di favorire una sempre più ampia abilitazione delle rinnovabili e per garantire un’elevata qualità del servizio, in sinergia con i concessionari del servizio di distribuzione, è stato individuato un set di Cabine primarie da potenziare o da connettere alla Rete di trasmissione nazionale''. Il trend di tali richieste di connessione si è ulteriormente ampliato per effetto dei fondi messi a disposizione nell’ambito del Pnrr. Terna ha definito un approccio di gestione delle richieste di connessione basato sulla definizione di 76 'microzone' che ''consentono di modellare in modo efficace un perimetro all’interno del quale studiare soluzioni di connessione e quantificare la capacità rinnovabile addizionale che può essere integrata nella rete''.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Dallo sviluppo di infrastrutture abilitanti e innovative alla garanzia di stabilità e sicurezza della rete elettrica, passando per la risoluzione delle congestioni locali. Sono gli obiettivi del piano di sviluppo 2025 presentato da Terna. ''Considerato il complesso e sfidante contesto elettrico'' Terna comunica di aver ''svolto una importante attività di definizione delle priorità di sviluppo. Sono stati privilegiati gli interventi che offrono il massimo valore per il sistema, individuando soluzioni 'capital light' al fine di ridurre i costi e massimizzare l'efficacia degli investimenti necessari alla transizione energetica''.
Gli interventi previsti dal piano, che consentiranno di operare con una visione di lungo termine in considerazione delle esigenze della rete, rispondono alla necessità di ''sviluppare infrastrutture abilitanti e innovative, funzionali al raggiungimento della capacità obiettivo efficiente, per aumentare i limiti di transito tra le sezioni di mercato e massimizzare lo scambio di energia''. Il programma prevede anche di ''risolvere le congestioni locali, garantendo l’esercizio in sicurezza all’interno delle zone di mercato, tramite la pianificazione di interventi intrazonali''.
Terna punta inoltre a ''rispondere in modo efficiente a tutte le richieste di connessione alla rete attraverso la definizione di un nuovo modello, la Programmazione territoriale efficiente''. Infine sarà garantita ''la stabilità e la sicurezza della rete elettrica e l’integrazione dei mercati tramite le interconnessioni con l’estero, che consentono una gestione flessibile e bilanciata delle risorse energetiche, favorendo gli scambi tra le reti nazionali''.
Nell’orizzonte temporale del piano di sviluppo 2025, la maggioranza degli interventi previsti in esercizio entro il 2030 ha ottenuto l’autorizzazione o è già in fase di autorizzazione. Tra questi figurano le principali opere infrastrutturali dell’azienda, come Tyrrhenian Link, il collegamento hvdc sottomarino a 500 kV che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna. ''L’opera consentirà una maggiore integrazione tra le diverse zone di mercato e un più efficace utilizzo dei flussi di energia proveniente da fonti rinnovabili''. L’opera sarà completata entro il 2028.
Tra le opere principali Terna segnala Adriatic Link: il collegamento hvdc tra Abruzzo e Marche da 1.000 MW di potenza lungo circa 250 km, di cui 210 km sottomarini. L’entrata in esercizio è prevista per il 2029. Entro il 2034 sono poi previsti ulteriori rinforzi infrastrutturali tra cui la Dorsale Adriatica: collegamento in corrente continua tra Foggia e Forlì che garantirà il rafforzamento del corridoio adriatico, permettendo un incremento sostanziale della capacità di scambio.
Terna prevede inoltre la realizzazione di importanti infrastrutture che hanno l’obiettivo di aumentare il livello di sicurezza della rete e la capacità intrazonale. Si tratta di interventi che favoriscono lo scambio di energia all’interno della stessa zona di mercato, funzionali all’integrazione delle fonti rinnovabili e alla risoluzione delle congestioni di rete a livello locale. Tra le opere previste, tre collegamenti a 380 kV in Sicilia (Chiaramonte Gulfi-Ciminna, Caracoli-Ciminna e Paternò-Priolo) e uno in Lombardia (Milano-Brescia).
Il Piano di Sviluppo 2025 di Terna si pone l’obiettivo di estrarre maggior valore dagli asset esistenti, tramite interventi di tipo 'capital light', che si basano su strumenti e soluzioni innovative e che si affiancano ai tradizionali interventi infrastrutturali, consentendo di perseguire rilevanti benefici per la rete. L’attività di Terna di pianificazione della futura rete elettrica può contare oggi su iter di approvazione semplificati per le grandi infrastrutture da parte di Arera e Mase. In particolare, l’Autorità, attraverso il meccanismo dell’approvazione per fasi, ha semplificato il processo fornendo strumenti per velocizzare il percorso di progettazione, autorizzazione e realizzazione.
Anche a valle delle recenti semplificazioni normative ''è stato possibile raggiungere una significativa riduzione dei tempip''. La realizzazione delle infrastrutture sarà supportata anche da strumenti che assicurano e garantiscono la sicurezza e la flessibilità del sistema. Su tutti, il Capacity market con cui Terna si approvvigiona di capacità tramite contratti aggiudicati attraverso aste competitive, e il Macse (Meccanismo per l’approvvigionamento di capacità di stoccaggio elettrico). La prima asta del Macse sarà svolta da Terna il prossimo 30 settembre.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.