Ricapitolando. Anthony Scaramucci ha cacciato Sean Spicer, il capo ufficio stampa, e ha portato all’abbandono di Reince Priebus, il capo staff, che è stato sostituito da John Kelly, che ha cacciato Scaramucci. Il cerchio in qualche modo si chiude e le cronache della Casa Bianca assomigliano sempre più a una puntata di Game of Thrones: una trama complessa di alleanze, rivalità, lotte fratricide, colpi di scena, collaboratori deposti e altri improvvisamente elevati prima di cadere altrettanto improvvisamente in disgrazia. Il tutto governato da Donald Trump, che di colpi di scena televisivi è maestro, essendo stato il protagonista di The Apprentice.
L’allontanamento di Scaramucci è stato chiesto proprio da John Kelly, il generale a quattro stelle cui Trump ha affidato la guida logistica della sua amministrazione. Kelly ha assunto l’incarico con un obiettivo: imporre una disciplina militare a una West Wing in cui tutti sembrano poter dire (e fare) ciò che vogliono. È chiaro che il target principale del generale non poteva che essere Scaramucci, il nuovo capo della comunicazione che nelle prime dichiarazioni da nominato minacciava di licenziare mezza Casa Bianca, e definiva Reince Priebus (l’ex capo staff) “un fottuto paranoico” e Stephen Bannon (l’attuale capo stratega, non si sa per quanto), “uno cui piace guardarsi l’uccello”.
L’allontanamento di Scaramucci è stato chiesto proprio da John Kelly, il generale a quattro stelle cui Trump ha affidato la guida logistica della sua amministrazione
A Trump, Scaramucci è sempre piaciuto. Gli è sempre piaciuta la sua vis polemica, l’atteggiamento iconoclasta incurante di regole e buone maniere, il suo essere un avventuriero – arrivato alla politica dopo i fallimenti nella finanza – e un Mooch (il soprannome di Scaramucci), un camaleonte pronto a cambiare casacca a seconda degli interessi, delle circostanze, anche soltanto di come gli girava in un certo momento. Scaramucci raccoglieva fondi per la campagna elettorale di Barack Obama nel 2008; nel 2016 diceva che ogni candidato repubblicano era meglio di Trump. Dopo l’arrivo del tycoon alla Casa Bianca, si era trasformato in uno dei suoi più fieri sostenitori.
Scaramucci era insomma un “altro Trump”: incostante, imprevedibile, blasfemo. Ma alla Casa Bianca, per il momento, un Trump solo pare più che sufficiente; e le qualità non erano destinate a fare buona impressione su un militare di carriera come John Kelly, che nel suo primo giorno di lavoro come chief of staff ha chiesto la testa proprio di Scaramucci. Trump ha esitato. Poi, nel week end, sono intervenuti la figlia Ivanka e il genero Jared Kushner, i soli di cui il presidente si fidi in modo incondizionato. Figlia e genero gli hanno spiegato che Scaramucci era un peso e una potenziale minaccia per la stabilità dell’amministrazione. Lo hanno, alla fine, convinto. Avventuriero senza scrupoli, Scaramucci ha vissuto dieci giorni all’altezza della sua fama. Ha conquistato un potere enorme; ha fatto cacciare il suo nemico Sean Spicer; ha costretto all’abbandono un altro nemico, Reince Priebus; è caduto improvvisamente in disgrazia; è stato licenziato e accompagnato dalla security fuori della Casa Bianca. Nel frattempo, è stato anche mollato dalla moglie; e, nel volume degli alunni della sua alma mater, Harvard University, lo hanno erroneamente dichiarato “deceduto”.
Ivanka e il genero Jared Kushner sono i soli di cui il presidente si fidi in modo incondizionato
A questo punto si aprono scommesse e ipotesi sul futuro. Una cosa appare chiara. Nella Casa Bianca di Trump sono tutti a rischio. E’ stato più volte raccontato che, in politica, a Trump piace fare quello che faceva da imprenditore: stimolare la competizione, creare uno stato di continua incertezza che dovrebbe costringere i collaboratori a dare il meglio. Un solo ambito è sacro: la famiglia. Trump è intervenuto come un leone per difendere la figlia Ivanka dalle accuse di usare la Casa Bianca per vendere i suoi vestiti; ha dettato personalmente la dichiarazione in cui il figlio Donald Jr. nega qualsiasi addebito nell’incontro con l’avvocata russa Natalia Veselnitskaya; ha sempre esaltato le qualità del genero Jared Kushner, cui sono state affidate delicate questioni interne e internazionali.
Al di fuori della famiglia, tutti sono a rischio. La lista dei “caduti” in sei mesi di presidenza, oltre Anthony Scaramucci, comprende: Sally Yates, l’acting attorney general, licenziata perché si opponeva al travel ban; Michael Flynn, l’ex consigliere alla sicurezza nazionale, restato sgradevolmente impigliato nel Russiagate; Katie Walsh, la vice chief of staff, dimessasi per le pressioni di Bannon e Kushner; Mike Dubke, il primo direttore della comunicazione, cui non è riuscito di risollevare le sorti del capo ufficio stampa, in difficoltà, Sean Spicer; lo stesso Sean Spicer, che se ne è andato travolto dai pessimi rapporti con i giornalisti e dalla rabbia di Trump per la pessima stampa; James Comey, l’ex direttore dell’FBI, allontanato per aver portato avanti con troppa autonomia l’indagine sulla Russia; KT McFarland, il vice consigliere alla sicurezza nazionale, mandato in Giappone dopo aver litigato con il suo nuovo capo HR McMaster; Walter Shaub, il direttore dell’Office of Government Ethics che se ne è andato dopo aver accusato Trump di “trasformare il Paese in una cleptocrazia”; Michael Short, vice capo ufficio stampa, accusato da Scaramucci di essere la “talpa” che passa informazioni riservate ai giornalisti; Reince Priebus, ex segretario del G.O.P. e messo a fare il capo staff per assicurare un canale diretto con i repubblicani del Congresso, costretto all’addio dopo gli attacchi scomposti di Scaramucci. Persino la usher della Casa Bianca, Angella Reid, la persona che ha in carico il cerimoniere, è stata messa alla porta dopo l’arrivo della nuova famiglia presidenziale.
Tutti, al di là dei parenti più stretti, possono perdere la fiducia del boss e finire scortati fuori dal loro ufficio dalle guardie della sicurezza
Trump può quindi dire, come ha fatto alcune ore prima del licenziamento di Scaramucci, che “non esiste il caos alla Casa Bianca”; almeno una certa confusione sembra però dominare. Tutti, al di fuori della famiglia, sono a rischio; tutti, al di là dei parenti più stretti, possono perdere la fiducia del boss e finire scortati fuori dal loro ufficio dalle guardie della sicurezza. Nei prossimi giorni la lista dei “caduti” potrebbe allungarsi. E’ in sicura uscita Jeff Sessions, l’attorney general vittima degli strali di Trump per essersi auto-sospeso nel Russiagate e aver lasciato l’inchiesta nelle mani di Robert Mueller (lo special counsel che Trump ha velatamente minacciato di licenziamento nel caso allargasse troppo lo spettro dell’indagine). E si moltiplicano le voci sull’addio di Rex Tillerson, che alla guida del Dipartimento di Stato si è spesso visto contraddetto da Trump, oltre a dover seguire i precipitosi cambiamenti di rotta del capo (un esempio: Tillerson era per mantenere l’assoluta neutralità nella crisi sul Qatar; Trump ha preso rumorosamente posizione a favore dell’Arabia Saudita).
C’è poi, ad accentuare incertezza e confusione, un dato che appare ormai evidente. Questa amministrazione sta sempre più tagliando ogni ponte con i repubblicani. Reince Priebus e Sean Spicer (entrambi molto vicini allo speaker della Camera Paul Ryan) erano la garanzia che il G.O.P. aveva un canale di comunicazione privilegiato con la Casa Bianca – e una certa forma di controllo su di essa. Con il loro addio, quella comunicazione si interrompe. Trump appare sempre più isolato dal suo partito – e le frequenti débacle parlamentari lo dimostrano – con un entourage fatto di familiari, generali in pensione ed ex democratici (lo era Scaramucci, lo è il genero Jared Kushner), senza grandi legami con il G.O.P. La domanda è: fino a quando i repubblicani potranno tollerare questa situazione?
Mondo
Usa, da Flynn a Scaramucci: tutti gli uomini silurati da Trump. Solo i famigliari hanno il posto assicurato alla Casa Bianca
Anthony Scaramucci è soltanto l'ultimo di una lunga lista di consiglieri e funzionari rispediti a casa nei primi sei mesi di amministrazione. Perché a Trump piace fare quello che faceva da imprenditore: stimolare la competizione, creare uno stato di continua incertezza che dovrebbe costringere i collaboratori a dare il meglio. E con l'addio di Priebus e Spicer si interrompe anche il canale di comunicazione privilegiato tra la Casa Bianca e il Gop
Ricapitolando. Anthony Scaramucci ha cacciato Sean Spicer, il capo ufficio stampa, e ha portato all’abbandono di Reince Priebus, il capo staff, che è stato sostituito da John Kelly, che ha cacciato Scaramucci. Il cerchio in qualche modo si chiude e le cronache della Casa Bianca assomigliano sempre più a una puntata di Game of Thrones: una trama complessa di alleanze, rivalità, lotte fratricide, colpi di scena, collaboratori deposti e altri improvvisamente elevati prima di cadere altrettanto improvvisamente in disgrazia. Il tutto governato da Donald Trump, che di colpi di scena televisivi è maestro, essendo stato il protagonista di The Apprentice.
L’allontanamento di Scaramucci è stato chiesto proprio da John Kelly, il generale a quattro stelle cui Trump ha affidato la guida logistica della sua amministrazione. Kelly ha assunto l’incarico con un obiettivo: imporre una disciplina militare a una West Wing in cui tutti sembrano poter dire (e fare) ciò che vogliono. È chiaro che il target principale del generale non poteva che essere Scaramucci, il nuovo capo della comunicazione che nelle prime dichiarazioni da nominato minacciava di licenziare mezza Casa Bianca, e definiva Reince Priebus (l’ex capo staff) “un fottuto paranoico” e Stephen Bannon (l’attuale capo stratega, non si sa per quanto), “uno cui piace guardarsi l’uccello”.
A Trump, Scaramucci è sempre piaciuto. Gli è sempre piaciuta la sua vis polemica, l’atteggiamento iconoclasta incurante di regole e buone maniere, il suo essere un avventuriero – arrivato alla politica dopo i fallimenti nella finanza – e un Mooch (il soprannome di Scaramucci), un camaleonte pronto a cambiare casacca a seconda degli interessi, delle circostanze, anche soltanto di come gli girava in un certo momento. Scaramucci raccoglieva fondi per la campagna elettorale di Barack Obama nel 2008; nel 2016 diceva che ogni candidato repubblicano era meglio di Trump. Dopo l’arrivo del tycoon alla Casa Bianca, si era trasformato in uno dei suoi più fieri sostenitori.
Scaramucci era insomma un “altro Trump”: incostante, imprevedibile, blasfemo. Ma alla Casa Bianca, per il momento, un Trump solo pare più che sufficiente; e le qualità non erano destinate a fare buona impressione su un militare di carriera come John Kelly, che nel suo primo giorno di lavoro come chief of staff ha chiesto la testa proprio di Scaramucci. Trump ha esitato. Poi, nel week end, sono intervenuti la figlia Ivanka e il genero Jared Kushner, i soli di cui il presidente si fidi in modo incondizionato. Figlia e genero gli hanno spiegato che Scaramucci era un peso e una potenziale minaccia per la stabilità dell’amministrazione. Lo hanno, alla fine, convinto. Avventuriero senza scrupoli, Scaramucci ha vissuto dieci giorni all’altezza della sua fama. Ha conquistato un potere enorme; ha fatto cacciare il suo nemico Sean Spicer; ha costretto all’abbandono un altro nemico, Reince Priebus; è caduto improvvisamente in disgrazia; è stato licenziato e accompagnato dalla security fuori della Casa Bianca. Nel frattempo, è stato anche mollato dalla moglie; e, nel volume degli alunni della sua alma mater, Harvard University, lo hanno erroneamente dichiarato “deceduto”.
A questo punto si aprono scommesse e ipotesi sul futuro. Una cosa appare chiara. Nella Casa Bianca di Trump sono tutti a rischio. E’ stato più volte raccontato che, in politica, a Trump piace fare quello che faceva da imprenditore: stimolare la competizione, creare uno stato di continua incertezza che dovrebbe costringere i collaboratori a dare il meglio. Un solo ambito è sacro: la famiglia. Trump è intervenuto come un leone per difendere la figlia Ivanka dalle accuse di usare la Casa Bianca per vendere i suoi vestiti; ha dettato personalmente la dichiarazione in cui il figlio Donald Jr. nega qualsiasi addebito nell’incontro con l’avvocata russa Natalia Veselnitskaya; ha sempre esaltato le qualità del genero Jared Kushner, cui sono state affidate delicate questioni interne e internazionali.
Al di fuori della famiglia, tutti sono a rischio. La lista dei “caduti” in sei mesi di presidenza, oltre Anthony Scaramucci, comprende: Sally Yates, l’acting attorney general, licenziata perché si opponeva al travel ban; Michael Flynn, l’ex consigliere alla sicurezza nazionale, restato sgradevolmente impigliato nel Russiagate; Katie Walsh, la vice chief of staff, dimessasi per le pressioni di Bannon e Kushner; Mike Dubke, il primo direttore della comunicazione, cui non è riuscito di risollevare le sorti del capo ufficio stampa, in difficoltà, Sean Spicer; lo stesso Sean Spicer, che se ne è andato travolto dai pessimi rapporti con i giornalisti e dalla rabbia di Trump per la pessima stampa; James Comey, l’ex direttore dell’FBI, allontanato per aver portato avanti con troppa autonomia l’indagine sulla Russia; KT McFarland, il vice consigliere alla sicurezza nazionale, mandato in Giappone dopo aver litigato con il suo nuovo capo HR McMaster; Walter Shaub, il direttore dell’Office of Government Ethics che se ne è andato dopo aver accusato Trump di “trasformare il Paese in una cleptocrazia”; Michael Short, vice capo ufficio stampa, accusato da Scaramucci di essere la “talpa” che passa informazioni riservate ai giornalisti; Reince Priebus, ex segretario del G.O.P. e messo a fare il capo staff per assicurare un canale diretto con i repubblicani del Congresso, costretto all’addio dopo gli attacchi scomposti di Scaramucci. Persino la usher della Casa Bianca, Angella Reid, la persona che ha in carico il cerimoniere, è stata messa alla porta dopo l’arrivo della nuova famiglia presidenziale.
Trump può quindi dire, come ha fatto alcune ore prima del licenziamento di Scaramucci, che “non esiste il caos alla Casa Bianca”; almeno una certa confusione sembra però dominare. Tutti, al di fuori della famiglia, sono a rischio; tutti, al di là dei parenti più stretti, possono perdere la fiducia del boss e finire scortati fuori dal loro ufficio dalle guardie della sicurezza. Nei prossimi giorni la lista dei “caduti” potrebbe allungarsi. E’ in sicura uscita Jeff Sessions, l’attorney general vittima degli strali di Trump per essersi auto-sospeso nel Russiagate e aver lasciato l’inchiesta nelle mani di Robert Mueller (lo special counsel che Trump ha velatamente minacciato di licenziamento nel caso allargasse troppo lo spettro dell’indagine). E si moltiplicano le voci sull’addio di Rex Tillerson, che alla guida del Dipartimento di Stato si è spesso visto contraddetto da Trump, oltre a dover seguire i precipitosi cambiamenti di rotta del capo (un esempio: Tillerson era per mantenere l’assoluta neutralità nella crisi sul Qatar; Trump ha preso rumorosamente posizione a favore dell’Arabia Saudita).
C’è poi, ad accentuare incertezza e confusione, un dato che appare ormai evidente. Questa amministrazione sta sempre più tagliando ogni ponte con i repubblicani. Reince Priebus e Sean Spicer (entrambi molto vicini allo speaker della Camera Paul Ryan) erano la garanzia che il G.O.P. aveva un canale di comunicazione privilegiato con la Casa Bianca – e una certa forma di controllo su di essa. Con il loro addio, quella comunicazione si interrompe. Trump appare sempre più isolato dal suo partito – e le frequenti débacle parlamentari lo dimostrano – con un entourage fatto di familiari, generali in pensione ed ex democratici (lo era Scaramucci, lo è il genero Jared Kushner), senza grandi legami con il G.O.P. La domanda è: fino a quando i repubblicani potranno tollerare questa situazione?
TRUMP POWER
di Furio Colombo 12€ AcquistaArticolo Precedente
Venezuela, elogio di Maduro e del patriottismo anti-Usa
Articolo Successivo
Vado? Vadi, vadi… L’involontario tributo del camionista impaziente al mitico Fantozzi
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Trump: “Colloqui produttivi con Putin, buone chance di finire la guerra”. Da Mosca “cauto ottimismo”. Kiev: “Pronti a tregua di 30 giorni”
Politica
Giustizia, Delmastro boccia la riforma Nordio: “Così i pm divoreranno i giudici”. Poi tenta il dietrofront, ma spunta l’audio. Il ministro lo difende: “Tutto chiarito”
Lavoro & Precari
Urso ha la soluzione per l’auto in crisi: “Incentivi a chi si riconverte nella difesa. La Fiom: “È assurdo”
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Giovedì prossimo 20 marzo, alle ore 9, avrà luogo alla Camera l'informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e sullo stato di attuazione degli interventi per la popolazione.
Milano, 14 mar. (Adnkronos) - Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco, va confrontato con il Dna trovato "sotto le unghie della vittima e con le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine". E' quanto ha disposto, con un provvedimento del 6 marzo scorso, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che ha autorizzato il prelievo coattivo della traccia biologica dell'indagato effettuato ieri.