I fan del pallone la paragonano a più riprese al calciomercato estivo: solo che al posto dei centravanti da 40 gol a stagione ci sono gli acchiappavoti da diecimila preferenze a elezione. È per questo motivo che i digiuni di calcio sono molto meno forbiti: per loro la campagna elettorale siciliana è soltanto un normalissimo mercato delle vacche. E d’altra parte non potrebbe essere diversamente: le regionali sull’isola, infatti, sono l’ultimo banco di prova prima delle politiche del 2018. E per il momento hanno persino la squadra campione già ad Agosto come accade in Serie A: è il Movimento 5 Stelle accreditato da tutti i sondaggi – ma con cifre diverse – come la prima forza tra le preferenze dei siciliani. I grillini hanno ricandidato Giancarlo Cancelleri (terzo col 18% nel 2012) e da qualche giorno hanno cominciato a girare la Sicilia: una campagna elettorale che da qui al 5 novembre durerà 3 mesi tondi.
Stanno quasi fermi, invece, gli uomini di Forza Italia e di Gianfranco Miccichè: non intendono appoggiare l’autocandidatura a destra di Nello Musumeci (che ha incassato solo il sostegno di Giorgia Meloni e Matteo Salvini) e inseguono il ritorno alla coalizione schiacciasassi capace di vincere per dieci anni di seguito con Totò Cuffaro prima, e con Raffaele Lombardo poi. Anche il Pd di Matteo Renzi naviga a vista: il segretario ripete continuamente che c’è bisogno di discontinuità nonostante abbia sostenuto per cinque anni la non esaltante (eufemismo) esperienza di Rosario Crocetta. Il governatore si è ricandidato in solitudine visto che il suo partito non intende appoggiarlo, ma i dem dopo il doppio rifiuto di Piero Grasso non ha ancora un candidato e nemmeno una coalizione.
Un asso pigliatutto con la faccia di Alfano – È in mezzo a questa caotica situazione che spunta un jolly, un asso pigliatutto con la faccia di Angelino Alfano: tutti lo vogliono, tutti lo cercano, tutti sono persino disposti a cedergli la scelta del candidato governatore pur di aggiudicarsene il sostegno. Ecco per capire in che condizioni sono i partiti a tre mesi dalle elezioni regionali in Sicilia, occorre andare a rileggersi una dichiarazione rilasciata dal ministro degli Esteri appena dieci giorni fa. “Attualmente io sono corteggiatissimo come non mai dalla sinistra in Sicilia”, aveva detto Alfano al quotidiano il Tempo. Era il periodo in cui il ritorno alla corte di Silvio Berlusconi sembrava ormai cosa fatta. Un’alleanza che secondo Micciché – tornato a fare il luogotenente di Berlusconi dopo un lustro da figliol prodigo – era propedeutica per tornare a al governo dell’amata Sicilia, la terra dei 61 seggi su 61 conquistati alle politiche del 2001. In cambio gli alfaniani chiedevano due cose: ovviamente la poltrona (e quando mai) di candidato governatore e soprattutto la rimozione della fatwa a livello nazionale. Ai piani alti di via del Plebiscito, però, hanno chiuso le porte: con Alfano mai più. E anche se Berlusconi è tornato recentemente a sentire l’ex pupillo al telefono, (“chiamata gradita e amichevole, ma tutto ci divide da Salvini”, l’ha definita Angelino) gli azzurri continuano a essere divisi da Ap: impossibile includere gli Alfaniani nella coalizione con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E in attesa di capire che strada sceglierà Forza Italia ecco che in pochi giorni il ministro degli Esteri ha cominciato a flirtare con il Pd, come se nulla fosse.
Il Pd flirta con Angelino – Per incoraggiare l’accoppiamento tra dem e alfaniani è intervenuto persino Pierferdinando Casini, in vacanza a Scicli dove ha convocato una surreale conferenza stampa agostana. “Alfano ha un percorso di coerenza cristallino. È stato ministro con Renzi e Gentiloni. In Sicilia collabora con il Pd”, ha detto l’ex leader dell’Udc, incensando il leader di Alternativa Popolare per provare a trascinarlo col centrosinistra. Un corteggiamento serrato ammesso persino da Giuseppe Castiglione, luogotenente degli Alfaniani in Sicilia. “Col Pd c’è un dialogo in corso”, ha detto il sottosegretario all’Agricoltura. Come dire: siamo pronti ad andare col miglior offerente. “Il tema non è con chi andiamo noi, ma chi viene con noi“, rettifica gongolante il ministro. Ma chi sono gli Alfaniani di Sicilia, esponenti di un partito che non supera il 3% a livello nazionale ma che sull’isola è ambito manco fosse il jolly capace di sottrarre la Regione ai pentastellati? Manco a dirlo si tratta di una serie di ras delle preferenze: quei centravanti da 40 gol a stagione che potrebbero forse cambiare il destino delle elezioni. Portandosi dietro, tra l’altro, una serie di indagini giudiziarie in corso.
Castiglione e il Cara di Mineo – Il primo della lista è sicuramente lo stesso Castiglione, genero ed erede del potentissimo Pino Ferrarello (ex senatore berlusconiano, già prescritto per una storia di tangenti dieci anni fa), autore dei successi del partito a Est dell’isola, cioè a Mineo, città nota soprattutto perché dal 2011 ospita il centro per richiedenti asilo più grande d’Europa. Se a livello nazionale Ncd ha collezionato risultati modesti, infatti, nella città in provincia di Catania è stata capace di sfiorare il 40%. Il motivo lo spiegano i magistrati della procura etnea nella richiesta di rinvio a giudizio per il luogotenente di Alfano e altre 17 persone, accusate di turbativa d’asta e corruzione elettorale (per le sue accuse Castiglione ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato). Si tratta della costola siciliana dell’inchiesta su Mafia capitale nata dalle dichiarazione di Luca Odevaine che ha fatto luce sulla gara d’appalto da 100 milioni per gestiste il centro d’accoglienza. Il sistema, per i pm, era semplice: a Mineo andava in scena “una spregiudicata gestione dei posti di lavoro (circa 400) per l’illecita acquisizione di consenso elettorale”. Tradotto: voti in cambio di posti di lavoro. In più ai dipendenti del Cara veniva addirittura chiesto di prendere la tessera di Ncd.
I voti che seguono Angelino – È in questo modo che il centro per richiedenti asilo è diventato una gigantesca macchina elettorale capace di garantire preferenze a vari partiti: alle politiche del 2013 – quando Alfano era ancora il delfino di Berlusconi – i voti della zona vanno al Pdl, alle amministrative dello stesso anno a una lista civica alfaniana (che elegge sindaco Anna Aloisi, anche lei indagata), mentre alle europee del 2014 vengono indirizzati verso la neonato partito del ministro agrigentino. È lo stesso turno in cui Giovanni La Via (ex assessore di Cuffaro ora tra i papabili candidati governatore) sbarca a Bruxelles come primo degli eletti: prende 56mila preferenze, 10mila in più rispetto a Maurizio Lupi, che all’epoca era ancora ministro. È una vera e propria prova di forza di Castiglione, che infatti è ancora in carica nonostante l’inchiesta che lo vede coinvolto.
Vicari, rolex e traghetti – Si è dovuta dimettere da sottosegretario, invece, Simona Vicari, altra alfaniana a 24 carati indagata per corruzione nell’inchiesta sulle tangenti per il trasporto marittimo: è accusata di aver intascato un Rolex dall’armatore Ettore Morace, arrestato insieme all’ex sindaco di Trapani Girolamo Fazio. In cambio la senatrice avrebbe fatto inserire nella legge di Bilancio un emendamento per tagliare dal 10 al 5 % l’Iva prevista per i servizi di trasporto marittimo urbano, fluviale e lagunare: in pratica quella norma dimezza l’aliquota agli armatori come Morace.
La villa di Cascio e il finanziamento da 6 milioni – Ha favorito due imprenditori che avevano chiesto un finanziamento europeo da sei milioni di euro, invece, Francesco Cascio, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana: soldi utilizzati per realizzare un resort con campo da golf sulle Madonie. In cambio ha ottenuto la sistemazione gratuita della sua villetta a Collesano, proprio nei pressi della lussuosa struttura turistica costruita grazie al denaro ottenuto da Bruxelles. Per questi fatti il gup di Palermo lo ha condannato a 2 anni e 8 mesi di carcere: una condanna che ha fatto scattare la sospensione del deputato dal consiglio regionale siciliano. Ma che non ha scalfito il rapporto con Alfano: subito dopo la sentenza il ministro ci ha tenuto a chiamare Cascio per ribadirgli “amicizia, stima e fiducia”.
È ancora saldamente in carica, invece, Giovanni Lo Sciuto, consigliere regionale di Castelvetrano finito più volte tra le polemiche per i suoi vecchi rapporti di conoscenza con Matteo Messina Denaro. I due sono persino ritratti insieme in una fotografia – mostrata da Sandro Ruotolo – scattata al matrimonio della cugina del superlatitante. “All’epoca dei fatti, la famiglia Messina Denaro non aveva, per quelle che erano le mie conoscenze di ragazzino, problemi con la giustizia e, non avendo io il dono della chiaroveggenza, non potevo prevedere quello che sarebbe successo dopo la fine degli anni 80”, si è giustificato Lo Sciuto con Fanpage.it. Quella vecchia conoscenza con il boss di Cosa nostra, d’altra parte, non ha mai avuto conseguenze sulla sua carriera politica che nel 2012 ha raggiunto il livello più alto con l’elezione nella commissione antimafia dell’Assemblea regionale siciliana. Il Parlamentino dell’isola dove gli Alfaniani sono corteggiatissimi a destra e a sinistra, nonostante indagini, condanne e vecchie foto.
Twitter: @pipitone87
Politica
Regionali Sicilia, Pd e Forza Italia non hanno un candidato. E inseguono l’asso pigliatutto con la faccia di Alfano
Il partito di Silvio Berlusconi insegue il ritorno alla coalizione schiacciasassi capace di vincere per dieci anni di seguito con Totò Cuffaro prima, e con Raffaele Lombardo poi. I dem di Matteo Renzi ripetono continuamente che c'è bisogno di discontinuità nonostante abbiano sostenuto per cinque anni la non esaltante (eufemismo) esperienza di Rosario Crocetta. È in mezzo a questa caotica situazione che spunta il jolly del ministro degli Esteri, corteggiatissimo insieme ai suoi ras acchiappavoti
I fan del pallone la paragonano a più riprese al calciomercato estivo: solo che al posto dei centravanti da 40 gol a stagione ci sono gli acchiappavoti da diecimila preferenze a elezione. È per questo motivo che i digiuni di calcio sono molto meno forbiti: per loro la campagna elettorale siciliana è soltanto un normalissimo mercato delle vacche. E d’altra parte non potrebbe essere diversamente: le regionali sull’isola, infatti, sono l’ultimo banco di prova prima delle politiche del 2018. E per il momento hanno persino la squadra campione già ad Agosto come accade in Serie A: è il Movimento 5 Stelle accreditato da tutti i sondaggi – ma con cifre diverse – come la prima forza tra le preferenze dei siciliani. I grillini hanno ricandidato Giancarlo Cancelleri (terzo col 18% nel 2012) e da qualche giorno hanno cominciato a girare la Sicilia: una campagna elettorale che da qui al 5 novembre durerà 3 mesi tondi.
Stanno quasi fermi, invece, gli uomini di Forza Italia e di Gianfranco Miccichè: non intendono appoggiare l’autocandidatura a destra di Nello Musumeci (che ha incassato solo il sostegno di Giorgia Meloni e Matteo Salvini) e inseguono il ritorno alla coalizione schiacciasassi capace di vincere per dieci anni di seguito con Totò Cuffaro prima, e con Raffaele Lombardo poi. Anche il Pd di Matteo Renzi naviga a vista: il segretario ripete continuamente che c’è bisogno di discontinuità nonostante abbia sostenuto per cinque anni la non esaltante (eufemismo) esperienza di Rosario Crocetta. Il governatore si è ricandidato in solitudine visto che il suo partito non intende appoggiarlo, ma i dem dopo il doppio rifiuto di Piero Grasso non ha ancora un candidato e nemmeno una coalizione.
Un asso pigliatutto con la faccia di Alfano – È in mezzo a questa caotica situazione che spunta un jolly, un asso pigliatutto con la faccia di Angelino Alfano: tutti lo vogliono, tutti lo cercano, tutti sono persino disposti a cedergli la scelta del candidato governatore pur di aggiudicarsene il sostegno. Ecco per capire in che condizioni sono i partiti a tre mesi dalle elezioni regionali in Sicilia, occorre andare a rileggersi una dichiarazione rilasciata dal ministro degli Esteri appena dieci giorni fa. “Attualmente io sono corteggiatissimo come non mai dalla sinistra in Sicilia”, aveva detto Alfano al quotidiano il Tempo. Era il periodo in cui il ritorno alla corte di Silvio Berlusconi sembrava ormai cosa fatta. Un’alleanza che secondo Micciché – tornato a fare il luogotenente di Berlusconi dopo un lustro da figliol prodigo – era propedeutica per tornare a al governo dell’amata Sicilia, la terra dei 61 seggi su 61 conquistati alle politiche del 2001. In cambio gli alfaniani chiedevano due cose: ovviamente la poltrona (e quando mai) di candidato governatore e soprattutto la rimozione della fatwa a livello nazionale. Ai piani alti di via del Plebiscito, però, hanno chiuso le porte: con Alfano mai più. E anche se Berlusconi è tornato recentemente a sentire l’ex pupillo al telefono, (“chiamata gradita e amichevole, ma tutto ci divide da Salvini”, l’ha definita Angelino) gli azzurri continuano a essere divisi da Ap: impossibile includere gli Alfaniani nella coalizione con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E in attesa di capire che strada sceglierà Forza Italia ecco che in pochi giorni il ministro degli Esteri ha cominciato a flirtare con il Pd, come se nulla fosse.
Il Pd flirta con Angelino – Per incoraggiare l’accoppiamento tra dem e alfaniani è intervenuto persino Pierferdinando Casini, in vacanza a Scicli dove ha convocato una surreale conferenza stampa agostana. “Alfano ha un percorso di coerenza cristallino. È stato ministro con Renzi e Gentiloni. In Sicilia collabora con il Pd”, ha detto l’ex leader dell’Udc, incensando il leader di Alternativa Popolare per provare a trascinarlo col centrosinistra. Un corteggiamento serrato ammesso persino da Giuseppe Castiglione, luogotenente degli Alfaniani in Sicilia. “Col Pd c’è un dialogo in corso”, ha detto il sottosegretario all’Agricoltura. Come dire: siamo pronti ad andare col miglior offerente. “Il tema non è con chi andiamo noi, ma chi viene con noi“, rettifica gongolante il ministro. Ma chi sono gli Alfaniani di Sicilia, esponenti di un partito che non supera il 3% a livello nazionale ma che sull’isola è ambito manco fosse il jolly capace di sottrarre la Regione ai pentastellati? Manco a dirlo si tratta di una serie di ras delle preferenze: quei centravanti da 40 gol a stagione che potrebbero forse cambiare il destino delle elezioni. Portandosi dietro, tra l’altro, una serie di indagini giudiziarie in corso.
Castiglione e il Cara di Mineo – Il primo della lista è sicuramente lo stesso Castiglione, genero ed erede del potentissimo Pino Ferrarello (ex senatore berlusconiano, già prescritto per una storia di tangenti dieci anni fa), autore dei successi del partito a Est dell’isola, cioè a Mineo, città nota soprattutto perché dal 2011 ospita il centro per richiedenti asilo più grande d’Europa. Se a livello nazionale Ncd ha collezionato risultati modesti, infatti, nella città in provincia di Catania è stata capace di sfiorare il 40%. Il motivo lo spiegano i magistrati della procura etnea nella richiesta di rinvio a giudizio per il luogotenente di Alfano e altre 17 persone, accusate di turbativa d’asta e corruzione elettorale (per le sue accuse Castiglione ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato). Si tratta della costola siciliana dell’inchiesta su Mafia capitale nata dalle dichiarazione di Luca Odevaine che ha fatto luce sulla gara d’appalto da 100 milioni per gestiste il centro d’accoglienza. Il sistema, per i pm, era semplice: a Mineo andava in scena “una spregiudicata gestione dei posti di lavoro (circa 400) per l’illecita acquisizione di consenso elettorale”. Tradotto: voti in cambio di posti di lavoro. In più ai dipendenti del Cara veniva addirittura chiesto di prendere la tessera di Ncd.
I voti che seguono Angelino – È in questo modo che il centro per richiedenti asilo è diventato una gigantesca macchina elettorale capace di garantire preferenze a vari partiti: alle politiche del 2013 – quando Alfano era ancora il delfino di Berlusconi – i voti della zona vanno al Pdl, alle amministrative dello stesso anno a una lista civica alfaniana (che elegge sindaco Anna Aloisi, anche lei indagata), mentre alle europee del 2014 vengono indirizzati verso la neonato partito del ministro agrigentino. È lo stesso turno in cui Giovanni La Via (ex assessore di Cuffaro ora tra i papabili candidati governatore) sbarca a Bruxelles come primo degli eletti: prende 56mila preferenze, 10mila in più rispetto a Maurizio Lupi, che all’epoca era ancora ministro. È una vera e propria prova di forza di Castiglione, che infatti è ancora in carica nonostante l’inchiesta che lo vede coinvolto.
Vicari, rolex e traghetti – Si è dovuta dimettere da sottosegretario, invece, Simona Vicari, altra alfaniana a 24 carati indagata per corruzione nell’inchiesta sulle tangenti per il trasporto marittimo: è accusata di aver intascato un Rolex dall’armatore Ettore Morace, arrestato insieme all’ex sindaco di Trapani Girolamo Fazio. In cambio la senatrice avrebbe fatto inserire nella legge di Bilancio un emendamento per tagliare dal 10 al 5 % l’Iva prevista per i servizi di trasporto marittimo urbano, fluviale e lagunare: in pratica quella norma dimezza l’aliquota agli armatori come Morace.
La villa di Cascio e il finanziamento da 6 milioni – Ha favorito due imprenditori che avevano chiesto un finanziamento europeo da sei milioni di euro, invece, Francesco Cascio, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana: soldi utilizzati per realizzare un resort con campo da golf sulle Madonie. In cambio ha ottenuto la sistemazione gratuita della sua villetta a Collesano, proprio nei pressi della lussuosa struttura turistica costruita grazie al denaro ottenuto da Bruxelles. Per questi fatti il gup di Palermo lo ha condannato a 2 anni e 8 mesi di carcere: una condanna che ha fatto scattare la sospensione del deputato dal consiglio regionale siciliano. Ma che non ha scalfito il rapporto con Alfano: subito dopo la sentenza il ministro ci ha tenuto a chiamare Cascio per ribadirgli “amicizia, stima e fiducia”.
È ancora saldamente in carica, invece, Giovanni Lo Sciuto, consigliere regionale di Castelvetrano finito più volte tra le polemiche per i suoi vecchi rapporti di conoscenza con Matteo Messina Denaro. I due sono persino ritratti insieme in una fotografia – mostrata da Sandro Ruotolo – scattata al matrimonio della cugina del superlatitante. “All’epoca dei fatti, la famiglia Messina Denaro non aveva, per quelle che erano le mie conoscenze di ragazzino, problemi con la giustizia e, non avendo io il dono della chiaroveggenza, non potevo prevedere quello che sarebbe successo dopo la fine degli anni 80”, si è giustificato Lo Sciuto con Fanpage.it. Quella vecchia conoscenza con il boss di Cosa nostra, d’altra parte, non ha mai avuto conseguenze sulla sua carriera politica che nel 2012 ha raggiunto il livello più alto con l’elezione nella commissione antimafia dell’Assemblea regionale siciliana. Il Parlamentino dell’isola dove gli Alfaniani sono corteggiatissimi a destra e a sinistra, nonostante indagini, condanne e vecchie foto.
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Un piano B per il Festival della Rai. In attesa di conoscere nei dettagli la delibera con cui il Comune di Sanremo ha deciso di disegnare il bando per una gara con cui assegnare la realizzazione del festival, la Rai si è messa al lavoro per approntare un'ipotesi alternativa che parte dalla conseguenza più logica: immaginare l'organizzazione in un'altra città di un festival che avrà necessariamente alcune caratteristiche diverse. A partire dal nome: non più Festival della Canzone Italiana, che è la denominazione legata al festival di Sanremo e quindi a possibili contese di copyright, ma un titolo alternativo che potrebbe essere Festival della Musica Italiana o qualcosa di simile. L'evento sarebbe in ogni caso, visto che la Rai è membro Ebu, il festival che eleggerebbe il rappresentante italiano all'Eurovision Song Contest.
Per la location si è già parlato insistentemente di Torino in questi mesi ma - a quanto apprende l'Adnkronos - non è stata presa ancora alcuna decisione al riguardo. Torino viene citata al momento come esempio solo perché nel capoluogo piemontese la Rai ha organizzato un'edizione dell'Eurovision Song Contest nel 2022 particolarmente riuscita tanto da ottenere il plauso dell'Ebu. La scelta della città, oltre che alla presenza di strutture adeguate ad ospitare un simile evento, dipenderà anche dalla qualità dell'eventuale accordo con l'amministrazione comunale. La Rai, naturalmente, punterà ad una convenzione lunga e inattaccabile, che metta cioè al riparo da quanto accaduto con Sanremo.
Intanto, il servizio pubblico aspetta anche di leggere nella sua interezza la delibera con cui il Comune istituisce il bando di gara. Una delibera che, alla lettura delle anticipazioni, ha piuttosto irritato la Rai, sia per la richiesta di un cospicuo aumento della richiesta economica (la base d'asta sarebbe di 6,5 milioni l'anno, contro gli attuali 5 previsti dall'ultima convenzione), sia per l'inserimento della richiesta vincolante di realizzare ben altri 4 programmi tv in onda dalla città dei fiori. Il Comune, dal canto suo, ha fatto sapere che la delibera è il frutto di una riflessione sulle tempistiche per l'organizzazione di un evento che richiede tempi lunghi di preparazione. Non sarebbero invece molte le speranze riposte nell'esito del ricorso in appello al Consiglio di Stato, dopo la decisione del Tar della Liguria che a dicembre ha dichiarato illegittimo l'affidamento diretto (senza gara) alla Rai dell'organizzazione del Festival della Canzone Italiana. Ricorso che verrà dibattuto nel merito il 22 maggio prossimo.
Ma su Sanremo, si sa, in Rai si comincia a lavorare all'edizione successiva il giorno dopo la finale di ogni anno. E la prima opzione dell'azienda resterebbe comunque il festival a Sanremo se potessero ripetersi le condizioni degli ultimi anni. Quel che è certo è che il servizio pubblico non può rinunciare a quello che è l'evento dell'anno per l'intrattenimento televisivo: una kermesse che illumina ben più di una settimana di programmazione e che ha totalizzato nell'ultima edizione oltre 65 milioni di raccolta pubblicitaria, con un trend continuamente in crescita negli ultimi 6 anni. Quindi a Sanremo o altrove, questo festival s'ha da fare. (di Antonella Nesi)
Napoli , 6 mar. - (Adnkronos) - Max blitz antidroga dei carabinieri tra Napoli e Salerno: smantellate 15 piazze di spaccio e indagato a piede per favoreggiamento anche un sacerdote. I militari del Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata hanno eseguito un'ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal gip del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura oplontina, nei confronti di 51 soggetti (dei quali 15 in carcere, 17 agli arresti domiciliari e 19 sottoposti all'obbligo di presentazione alla p.g.) gravemente indiziati dei reati di detenzione illecita e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina. Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti di 48 indagati, mentre dei restanti tre, due sono attualmente all'estero e il terzo è tuttora attivamente ricercato. Tra questi anche il tiktoker Antonio Gemignani, noto come Papusciello.
Avvalendosi di corrieri della droga provenienti da Napoli e Roma - si legge in una nota a firma del procuratore Nunzio Fragliasso - gli indagati avrebbero posto in essere un giro di affari di circa otto milioni di euro, con oltre 500.000 euro in contanti sequestrati dagli inquirenti nel corso delle indagini. Le investigazioni, condotte attraverso una poderosa attività di intercettazione telefonica e ambientale, che si è protratta per diversi mesi, hanno consentito di documentare e ricostruire le dinamiche relative alla gestione dell'attività di spaccio in ben 15 piazze di diverse città, in provincia di Napoli e di Salerno, nonché di recuperare e sequestrare complessivamente 19 chilogrammi di cocaina. Dalle indagini è emerso che alcuni indagati si servivano delle abitazioni di soggetti incensurati e anziani per occultare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, mentre altri sfruttavano la presenza di neonati per eludere eventuali controlli.
E tra gli indagati figura anche un sacerdote di Torre Annunziata. Inoltre, una donna è stata ripresa durante lo spaccio di droga con un neonato in braccio. L'approvvigionamento delle varie piazze di spaccio avveniva mediante il ricorso a fidati corrieri che, a tal fine, utilizzavano autovetture dotate di scomparti segreti in cui lo stupefacente veniva abilmente occultato. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno operato sette arresti in flagranza di reato, individuando anche soggetti in possesso di armi detenute illegalmente.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Domani, venerdì 7 marzo, dalle ore 15 alle ore 17, presso ExtraLibera, Via Stamira 5, a Roma, si terrà l’assemblea dei soggetti che fanno parte del comitato promotore del Referendum cittadinanza. Interverranno, tra gli altri, Emma Bonino, Riccardo Magi, Elly Schlein, Angelo Bonelli, Deepika Salhan, Sonny Olumati, Francesca Druetti, Antonella Soldo, Katia Scannavini, Pippo Civati, Paolo Bonetti, Natale Di Cola, Ileana Bello, Walter Massa e molti altri.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. Pertanto, i tassi di interesse sui depositi presso la Bce, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,50%, al 2,65% e al 2,90%, con effetto dal 12 marzo 2025. E’ quanto si legge nel comunicato diffuso dall’Eurotower.
Il consiglio direttivo “è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine” soprattutto “nelle attuali condizioni caratterizzate da crescente incertezza, definirà l’orientamento di politica monetaria adeguato seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”, viene evidenziato nella nota.
L’approccio della Banca centrale continuerà ad essere basato sui dati e a procedere ‘riunione per riunione’, ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa a Francoforte. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo in materia di tassi di interesse “si baseranno sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, della dinamica dell'inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si impegna a seguire un particolare percorso dei tassi”, ha sottolineato Lagarde, per la quale "i rischi per la crescita economica rimangono orientati verso il basso”.
“Un'escalation delle tensioni commerciali ridurrebbe la crescita dell’eurozona, frenando le esportazioni e indebolendo l'economia globale” e “il perdurare dell'incertezza sulle politiche commerciali globali potrebbe trascinare al ribasso gli investimenti”. Allo stesso modo “le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono un'importante fonte di incertezza. La crescita potrebbe diminuire se gli effetti ritardati dell'inasprimento della politica monetaria durassero più a lungo del previsto”.
La crescita dell’eurozona “potrebbe essere più elevata se le condizioni di finanziamento più facili e il calo dell'inflazione consentiranno una ripresa più rapida dei consumi e degli investimenti interni. Anche un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe contribuire alla crescita”, ha detto ancora la presidente della Bce.
Infine Lagarde spiega che "l'incertezza è aumentata e probabilmente peserà sugli investimenti e sulle esportazioni più di quanto previsto in precedenza”. La crescita “dovrebbe essere sostenuta dall'aumento dei redditi e dalla riduzione dei costi di finanziamento” e secondo le proiezioni dei tecnici “anche le esportazioni dovrebbero essere sostenute dall'aumento della domanda globale, a patto che le tensioni commerciali non si intensifichino ulteriormente”.
Le decisioni della Bce sui tassi di interesse quindi continueranno ad essere basate “sulla valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
L'inflazione complessiva, indicano gli esperti, ora "si collocherebbe in media al 2,3% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2,0% nel 2027. La revisione al rialzo dell’inflazione complessiva per il 2025 riflette la più vigorosa dinamica dei prezzi dell’energia”. “L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,2% nel 2025, al 2,0% nel 2026 e all’1,9% nel 2027”. Le misure dell’inflazione di fondo “suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine. L’inflazione interna resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell’inflazione con considerevole ritardo. La crescita delle retribuzioni si sta però moderando secondo le attese e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione”, evidenzia Francoforte. Tuttavia, “il processo disinflazionistico è ben avviato. L’andamento dell’inflazione ha continuato a rispecchiare pressoché le attese dei nostri esperti e le ultime proiezioni sono strettamente in linea con le prospettive di inflazione precedenti”.
“La politica monetaria diviene sensibilmente meno restrittiva, poiché le riduzioni dei tassi di interesse rendono meno onerosi i nuovi prestiti a imprese e famiglie e il credito accelera”, si legge nella nota diffusa dalla Bce al termine del consiglio direttivo. “Al tempo stesso – sottolinea però l’Eurotower – l’allentamento delle condizioni di finanziamento è contrastato dai passati rialzi dei tassi di interesse che si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere, e il volume dei prestiti resta nel complesso contenuto”.
La Bce rende inoltre noto che l’economia fronteggia perduranti difficoltà e i nostri esperti hanno nuovamente corretto al ribasso le proiezioni di crescita: allo 0,9% per il 2025, all’1,2% per il 2026 e all’1,3% per il 2027.
Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026, sottolinea l'Eurotower, "riflettono la diminuzione delle esportazioni e la continua debolezza degli investimenti, in parte a seguito dell’elevata incertezza sulle politiche commerciali e su quelle economiche più in generale. L’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti dei rialzi passati dei tassi di interesse restano le principali determinanti alla base dell’atteso incremento della domanda nel corso del tempo".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "C'è bisogno di un'Europa più coraggiosa, più forte e più giusta. Per questo è necessario andare avanti sulla strada del rafforzamento dell'Unione europea e della sua capacità di iniziativa politica". Così Pierfrancesco Majorino, componente della segreteria nazionale Pd.
"In questo quadro il vertice odierno del Pse ha visto in campo le proposte del Partito Democratico. Il contributo di Elly Schlein è stato essenziale e ha inevitabilmente messo in luce anche le contraddizioni del piano di Ursula von der Leyen. Un piano che ad oggi non porta alla difesa comune, ma al semplice riarmo generalizzato dei singoli Stati nazionali e a inevitabili tagli di voci che vanno invece assolutamente potenziate. Penso a coesione sociale e welfare".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Innovazione protagonista nella serata di ieri a Key - The Energy Transition Expo, nella seconda edizione del Premio 'Lorenzo Cagnoni', che è stato consegnato agli espositori per i sette progetti più innovativi presentati in fiera, uno per ogni settore merceologico della manifestazione, e alle tre Start-up dell’Innovation District dal più alto potenziale innovativo.
A premiare gli espositori, Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director della divisione Green&Technolgy di Ieg, Christian Previati, Exhibition Manager di Key, Francesco Naso, segretario generale Motus-E e Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.
Le aziende premiate sono state: Horay Solar Co., Ltd, Italian Wind Technologies, Energy Dome, Rina, Renovis, Camel Energy GmbH e Alperia. Le tre Start-up che hanno ricevuto il riconoscimento sono state: Trailslight, Reefilla e Sizable Energy.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Innovazione protagonista nella serata di ieri a Key - The Energy Transition Expo, nella seconda edizione del Premio 'Lorenzo Cagnoni', che è stato consegnato agli espositori per i sette progetti più innovativi presentati in fiera, uno per ogni settore merceologico della manifestazione, e alle tre Start-up dell’Innovation District dal più alto potenziale innovativo.
A premiare gli espositori, Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director della divisione Green&Technolgy di Ieg, Christian Previati, Exhibition Manager di Key, Francesco Naso, segretario generale Motus-E e Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.
Le aziende premiate sono state: Horay Solar Co., Ltd, Italian Wind Technologies, Energy Dome, Rina, Renovis, Camel Energy GmbH e Alperia. Le tre Start-up che hanno ricevuto il riconoscimento sono state: Trailslight, Reefilla e Sizable Energy.