Dopo Medici Senza Frontiere, anche le ong Save the children e Sea Eye hanno “sospeso temporaneamente” le missioni di salvataggio nel Mediterraneo. Il motivo è legato ai crescenti rischi per la sicurezza alla luce della decisione libica di istituire una zona di ricerca e soccorso (Sar) nella quale nessuna nave straniera avrà il diritto di accedere a meno che non faccia “richiesta espressa alle autorità” del Paese. Intanto però Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti di migrazione di Msf, in un’intervista a Repubblica attacca il governo spiegando che la decisione di fermare i soccorsi “non nasce tanto da un problema di sicurezza”: il problema è “l’assurda e crudele linea politica del governo italiano e dell’Europa per risolvere il problema migranti. Oggi siamo arrivati a fine di un processo che vuole bloccare donne e bambini in Libia, in un carcere a cielo aperto, tra stupri e torture. Relegare i migranti in un inferno non può risolvere il problema”. E ancora: “I libici oramai possono fare quello che vogliono con il sostegno dell’Europa e dell’Italia. Noi di Msf non vogliamo essere cooptati in questo meccanismo illegale, perverso e disumano“.
Save the children, che insieme a Sea Eye è stata tra le prime a firmare il codice di condotta del governo italiano non sottoscritto invece da Msf, ha fatto sapere che sta valutando l’evolversi dell’intero scenario dopo la dichiarazione della Marina libica. La nave Vos Hestia resta ferma a Malta in attesa di capire se ci sono le condizioni di sicurezza per riprendere le operazioni. L’organizzazione, si legge in una nota, “si rammarica di dover essere costretta a mettere in pausa le proprie operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo a causa delle decisioni dalla Marina Libica di controllare le acque internazionali in cui normalmente opera la nave di Save the Children con l’obiettivo di salvare vite umane. Si tratta di una situazione molto preoccupante per il rischio di sicurezza dello staff e per la reale capacità della Vos Hestia di mettere in atto la propria missione di soccorso”.
Rob MacGillivray, Direttore delle operazioni di Save the Children, ha spiegato che l’ong “è pronta a riprendere le proprie operazioni nella zona di salvataggio, ma abbiamo il dovere di garantire la sicurezza del team e l’efficacia delle operazioni. Prima di poter riprendere la missione dobbiamo avere rassicurazioni in particolare sulla sicurezza del nostro personale, se non le avremo saremo costretti a considerare la sospensione delle operazioni, anche se speriamo di non doverlo fare”. Tuttavia, aggiunge, “la pausa delle operazioni delle navi mette a rischio vite umane e diminuisce la capacità di salvataggio e per questo è necessario poter continuare e riprendere appena possibile”. Save the Children fa sapere anche di essere preoccupata per la possibilità che i migranti vengano riportati in Libia, dove vengono violati i diritti umani.
Le testimonianze raccolte da bambini e ragazzi salvati in questi mesi “parlano di violenze e abusi gravissimi subite anche dai bambini e dalle bambine più piccole. In questo quadro quindi, la preoccupazione che le operazioni di salvataggio possano essere rese inefficaci e che migliaia di persone possano rimanere nei centri di detenzione libici, preoccupa fortemente. È necessario che vengano garantite le condizioni per le operazioni di ricerca e salvataggio ma è altresì necessario anche un forte intervento anche in Libia per garantire che vengano rispettati i diritti umani. Anche alla luce di tutto questo e dell’odierna richiesta di aiuto del governo libico, Save the Children è pronta a fare la propria parte e a continuare a perseguire la propria missione di salvare i bambini, valutando la possibilità di intervenire anche in Libia qualora naturalmente vi siano le giuste condizioni di rispetto dei diritti umani”.
Argenziano di Msf rincara dicendo che “il codice di condotta è solo una distrazione, non ha alcuna base legale. Chi rispetta la legalità siamo noi, come abbiamo sempre fatto. Sono illegali, invece, gli accordi con la Libia, che fanno proliferare gli scafisti e le mafie. Le crisi migratorie si risolvono solo con la gestione ragionata dei flussi. Riprenderemo le nostre attività in mare solo – conclude – se si tornerà alla legge e al diritto internazionale”.
“Oggi abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le nostre missioni di salvataggio”, scrive dal canto suo su twitter Sea Eye. Su Facebook il direttore Michael Busch Heuer scrive: “Il motivo è la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale, dopo che il governo libico ha annunciato una proroga a tempo indeterminato e unilaterale delle acque territoriali, in relazione ad una minaccia esplicita contro le ong private”. In queste circostanze, aggiunge “non è possibile proseguire il nostro lavoro di salvataggio. Sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi”. “Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane analizzeremo attentamente il cambiamento della situazione di sicurezza al largo della costa libico e discuteremo la nostra azione futura” conclude.
Invece Sos Mediterranee ha fatto sapere che sta “controllando la preoccupante situazione da vicino” ma per ora intende continuare le attività di salvataggio. “In seguito alle notizie dalla Libia Msf ha deciso di sospendere temporaneamente le attività di ricerca e soccorso della nave Prudence – prosegue – L’equipe medica di Msf continuerà a fornire supporto all’Aquarius, la nave noleggiata da Sos Mediterranee e gestita congiuntamente da entrambe le organizzazioni. L’Aquarius sta attualmente pattugliando in acque internazionali, rispettando il limite delle acque territoriali libiche, come prescritto dal diritto marittimo internazionale”.