Neanche il tempo di versare le ultime lacrime sulle 14 vittime della follia stragista di Moussa Oubakir e dei suoi complici. La fotografia in cui il premier spagnolo Mariano Rajoy, Re Felipe IV e il presidente catalano Carles Puidgemont posavano insieme a testimoniare che la Spagna è un Paese unito davanti alla strage di Barcellona è sbiadita di colpo. A poco più di un mese dal referendum sull’indipendenza della Catalogna, il governo di Madrid e la Generalitat sono tornati sulle barricate.
A ridare fuoco alle polveri in una giornata molto tesa sull’asse Madrid-Barcellona è stata nella serata di ieri una notizia rilanciata dai maggiori quotidiani del Paese su Joaquim Forn, il ministro dell’Interno della Catalogna: “Ci sono 13 vittime – aveva spiegato venerdì, quando il bilancio era ancora provvisorio, il rappresentante del governo in un’intervista alla televisione pubblica Tv3 – ne abbiamo identificate sette: una donna italiana, una donna portoghese, una donna con doppia nazionalità spagnola e argentina, due catalani e due cittadini spagnoli“, distinguendo così tra vittime di nazionalità spagnola e catalana.
Forn era stato protagonista anche dello scontro scoppiato in giornata tra il suo governo e quello di Madrid. La cellula jihadista responsabile dell’attentato è stata “totalmente smantellata“, aveva affermato il ministro dell’Interno spagnolo Juan Ignacio Zoido in tarda mattinata, parlando dello stato di avanzamento delle indagini: “Possiamo dire che la cellula è stata totalmente disattivata in considerazione delle persone morte, delle persone arrestate e delle identificazioni da parte della polizia”. Immediata è arrivata la risposta del suo collega catalano: “Non voglio contraddire il ministro Zoido – ha replicato dopo pochi minuti Forn – ma questa è un’indagine condotta dai Mossos d’Esquadra (la polizia catalana, ndr)” e ci sono vari canali di investigazione e lavori che non si danno per terminati. Per questo la cellula non si può definire smantellata “fino a quando non sarà stata determinata la sorte di tutti i membri“. Poco più tardi erano gli stessi Mossos a correggere la dichiarazione di Zoido: “Noi non possiamo né confermare né smentire il governo – ha spiegato il portavoce Albert Oliva – i Mossos guidano queste indagini, in coordinamento con la polizia nazionale e la Guardia civile. Vi informeremo quando considereremo che la cellula è stata smantellata”.
Ma Madrid è andata avanti sulla propria strada: la cellula “come gruppo organizzato non esiste più“, la replica del ministero dell’Interno affidata ad Europa Press. Il governo non si muove dalle proprie posizioni, quindi, e a due giorni della strage in Spagna l’allerta resta, pur con dispositivo rafforzato, al livello 4, fissato già nel giugno del 2015. Innalzarlo al livello 5, il più alto, avrebbe consentito all’esecutivo di adottare misure straordinarie, come la mobilitazione delle forze armate e i dispiegamento di 5mila militari per la difesa di siti strategici come stazioni, aeroporti o centrali elettriche.
La giornata delle polemiche si è chiusa con l’Assemblea nazionale catalana, tra le principali organizzazioni indipendentiste della regione, che in serata attraverso uno dei suoi account Twitter ha esortato a non esporre la bandiera spagnola in segno di solidarietà, ma solo la “estelada“, la bandiera simbolo dell’indipendentismo della Catalogna.
La concordia nazionale invocata nelle ore immediatamente successive alla strage, quindi, è già finita. Sbiadita in un colpo anche la fotografia in cui, il giorno dopo l’attentato, il premier spagnolo Mariano Rajoy, Re Felipe IV e il presidente catalano Carles Puidgemont posavano insieme in favore di telecamere a testimoniare che in un momento così difficile per il Paese Madrid e Barcellona erano capaci di dimenticare le tensioni politiche. Le autorità catalane hanno deciso di contraddire quelle iberiche su un tema come quello della sicurezza, centrale nel momento di incertezza che l’Europa attraversa, fattore determinante in vista delle elezioni alle porte in Germania e Austria. Una scelta che è difficile non leggere dal punto di vista politico a poco più di un mese dal referendum con cui Puidgemont chiederà ai catalani di esprimersi sulla secessione da Madrid, consultazione considerata illegale dal governo Rajoy.