In quel disastro “non imprevedibile” che fu la strage di Viareggio, secondo i giudici, lui giocò un ruolo importante, perché se avesse adottato una “condotta doverosa” avrebbe “certamente evitato” l’incidente del 29 giugno 2009 nel quale persero la vita 32 persone investite dal fuoco sprigionatosi dalla fuoriuscita del gpl da una cisterna del treno merci. Per questo, l’ingegnere Francesco Favo ha meritato 6 anni di reclusione in primo grado. In attesa della sentenza definitiva, è rimasto al suo posto in Rfi. Anzi: dal febbraio 2016, quando era già imputato, la sua situazione lavorativa è addirittura migliorata rispetto all’epoca dei fatti, secondo la deputata dem Cristina Bargero.
“Maggiore prestigio e stipendio”
Che ne ha chiesto conto al governo con un’interrogazione a risposta scritta al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, perché nulla è cambiato anche dopo la condanna dello scorso gennaio. Favo, scrive l’onorevole, “continua a svolgere le funzioni di dirigente Rfi ed anzi, attualmente, dirige il compartimento di Napoli“. Un ruolo marginale? Macché. L’incarico è infatti “più prestigioso”, sostiene Bargero, e anche “più oneroso all’epoca dei fatti a lui addebitati”. Una promozione sotto il profilo delle responsabilità e del portafoglio, insomma.
Rfi: “No, ruolo operativo”
Fonti di Rfi contattate da ilfattoquotidiano.it sottolineano che Favo, “assunto in FS nel 1993 e con un percorso professionale sviluppato interamente nel gruppo”, si occupa oggi “esclusivamente di infrastrutture ferroviarie e della loro manutenzione, in posizione di responsabilità territoriale e non nazionale, e quindi in un settore assolutamente svincolato dagli ambiti relativi alla sua posizione nel processo di Viareggio, che riguardano invece il rilascio della certificazione di sicurezza alle imprese ferroviarie e la certificazione dei rotabili”. Il cambio di ruolo – spiega Rfi – è stata una scelta “attuata dall’azienda e condivisa con il diretto interessato, in attesa che la vicenda processuale arrivi al grado definitivo di giudizio”. Secondo Rete ferroviaria italiana, che non menziona la parte relativa allo stipendio di Favo, il suo ruolo è meno prestigioso dell’epoca.
Gli incarichi di Favo erano di “specifico rilievo”
Tuttavia, pur nel pieno rispetto della non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio, Bargero sottolinea che “è innegabile il rapporto tra funzioni ricoperte all’epoca dei gravissimi fatti e funzioni ricoperte all’attualità” e quindi chiede a Delrio “quali provvedimenti siano stati o intenda concretamente adottare nei confronti di Favo in relazione alla grave condanna” o se non sia opportuno “rimuovere il predetto dirigente dall’incarico attualmente ricoperto destinandolo ad altre funzioni” in attesa della sentenza definitiva. L’interrogazione, presentata il 19 maggio, è finora rimasta senza risposta. Nel frattempo, sono però state depositate le motivazioni che lo scorso 31 gennaio hanno spinto il Tribunale di Lucca a condannare l’ex ad di Rfi Mauro Moretti a 7 anni insieme ad altre 15 persone. Tra cui Favo che – si legge nelle 1.300 pagine che spiegano la sentenza – aveva più volte ricoperto l’incarico di “responsabile della struttura “Istituto Sperimentale” e della struttura “Certificazione Sicurezza Imprese Ferroviarie” tra il 2005 e il 2009, alternandosi con Alvaro Fumi, anche lui imputato nel processo. Le due strutture sono articolazioni della Direzione tecnica di Rfi con un “ruolo di specifico rilievo” nella “sicurezza della circolazione dei treni e dell’esercizio ferroviario”.
Avrebbe dovuto “valutare adeguatamente i rischi”
Di più: perché i tecnici dell’Istituto Sperimentale erano “stati espressamente indicati” da Rfi per quanto riguarda le “competenze tecniche in materia di merci pericolose“. E quindi era proprio compito di quella struttura “valutare e analizzare gli specifici rischi connessi” al trasporto anche del gpl. Mentre l’unità Certificazione Sicurezza Imprese Ferroviarie, pure questa diretta da Favo, aveva “compiti in materia di rilascio, rinnovo, modifica e revoca del certificato di sicurezza alle imprese ferroviarie”, oltre ad avere la funzione di “elaborare norme, prescrizioni e standard per la circolazione del materiale rotabile nonché dei mezzi e delle macchine per la verifica e l’esecuzione dei lavori delle infrastrutture – scrivono i giudici – e il compito di omologare e sovrintendere all’ammissione tecnica del materiale rotabile”. Favo e Fumi, quindi, “in quanto titolari dei poteri e doveri” avrebbero dovuto “procedere ad una adeguata valutazione e ponderazione di tutti i rischi connessi al trasporto delle merci pericolose”, tramite “controlli e verifiche di fondamentale rilievo” per individuare la “normativa tecnica” più consona a “far fronte agli elevati e prevedibili rischi connessi” al quel tipo di trasporto. Un ruolo decisivo, quindi, e non limitato alla “possibilità di fornire indicazioni e pareri tecnici”, come ha sostenuto la difesa.
“Violò norme cautelari”. Ma ha fatto carriera
Era quindi “esigibile” ad entrambi “la doverosa condotta di sollecitazione, proposta, segnalazione” e, inoltre, Favo “risulta aver violato – a parere dei giudici – una serie di norme cautelari. Quando era a capo della struttura di Certificazione Sicurezza Imprese Ferroviarie, ad esempio, scrive il tribunale, “non era stata predisposta (…) alcuna procedura in ordine al controllo e alla verifica dei processi manutentivi” da parte dei proprietari dei carri esteri della Gatx utilizzati per il trasporto di merci pericolose. Se tutto fosse andato come previsto dalle norme, invece, sarebbe “inevitabilmente” scattato “il divieto di circolazione del carro poi deragliato” a Viareggio il 29 giugno. Ecco quindi che, secondo i giudici, “l’adozione della condotta doverosa da parte dell’ing. Favo avrebbe certamente evitato il disastro”. Al momento, però, il governo non ha deciso di intervenire: Favo resta direttore a Napoli.
Giustizia & Impunità
Strage Viareggio, dirigente condannato “continua ad avere un incarico con più prestigio e soldi, Delrio lo rimuova”
La deputata Cristina Bargero ha presentato un'interrogazione al ministro dei Trasporti per chiedere di "destinare ad altre funzioni" in attesa della sentenza definitiva l'ingegnere Francesco Favo, condannato a 6 anni per l'incidente costato la vita a 32 persone e dal febbraio 2016 a capo del compartimento di Napoli. Secondo i giudici, "l'adozione della condotta doverosa" da parte di Favo "avrebbe certamente evitato il disastro". Rfi: "Ruolo meno prestigioso dell'epoca"
In quel disastro “non imprevedibile” che fu la strage di Viareggio, secondo i giudici, lui giocò un ruolo importante, perché se avesse adottato una “condotta doverosa” avrebbe “certamente evitato” l’incidente del 29 giugno 2009 nel quale persero la vita 32 persone investite dal fuoco sprigionatosi dalla fuoriuscita del gpl da una cisterna del treno merci. Per questo, l’ingegnere Francesco Favo ha meritato 6 anni di reclusione in primo grado. In attesa della sentenza definitiva, è rimasto al suo posto in Rfi. Anzi: dal febbraio 2016, quando era già imputato, la sua situazione lavorativa è addirittura migliorata rispetto all’epoca dei fatti, secondo la deputata dem Cristina Bargero.
“Maggiore prestigio e stipendio”
Che ne ha chiesto conto al governo con un’interrogazione a risposta scritta al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, perché nulla è cambiato anche dopo la condanna dello scorso gennaio. Favo, scrive l’onorevole, “continua a svolgere le funzioni di dirigente Rfi ed anzi, attualmente, dirige il compartimento di Napoli“. Un ruolo marginale? Macché. L’incarico è infatti “più prestigioso”, sostiene Bargero, e anche “più oneroso all’epoca dei fatti a lui addebitati”. Una promozione sotto il profilo delle responsabilità e del portafoglio, insomma.
Rfi: “No, ruolo operativo”
Fonti di Rfi contattate da ilfattoquotidiano.it sottolineano che Favo, “assunto in FS nel 1993 e con un percorso professionale sviluppato interamente nel gruppo”, si occupa oggi “esclusivamente di infrastrutture ferroviarie e della loro manutenzione, in posizione di responsabilità territoriale e non nazionale, e quindi in un settore assolutamente svincolato dagli ambiti relativi alla sua posizione nel processo di Viareggio, che riguardano invece il rilascio della certificazione di sicurezza alle imprese ferroviarie e la certificazione dei rotabili”. Il cambio di ruolo – spiega Rfi – è stata una scelta “attuata dall’azienda e condivisa con il diretto interessato, in attesa che la vicenda processuale arrivi al grado definitivo di giudizio”. Secondo Rete ferroviaria italiana, che non menziona la parte relativa allo stipendio di Favo, il suo ruolo è meno prestigioso dell’epoca.
Gli incarichi di Favo erano di “specifico rilievo”
Tuttavia, pur nel pieno rispetto della non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio, Bargero sottolinea che “è innegabile il rapporto tra funzioni ricoperte all’epoca dei gravissimi fatti e funzioni ricoperte all’attualità” e quindi chiede a Delrio “quali provvedimenti siano stati o intenda concretamente adottare nei confronti di Favo in relazione alla grave condanna” o se non sia opportuno “rimuovere il predetto dirigente dall’incarico attualmente ricoperto destinandolo ad altre funzioni” in attesa della sentenza definitiva. L’interrogazione, presentata il 19 maggio, è finora rimasta senza risposta. Nel frattempo, sono però state depositate le motivazioni che lo scorso 31 gennaio hanno spinto il Tribunale di Lucca a condannare l’ex ad di Rfi Mauro Moretti a 7 anni insieme ad altre 15 persone. Tra cui Favo che – si legge nelle 1.300 pagine che spiegano la sentenza – aveva più volte ricoperto l’incarico di “responsabile della struttura “Istituto Sperimentale” e della struttura “Certificazione Sicurezza Imprese Ferroviarie” tra il 2005 e il 2009, alternandosi con Alvaro Fumi, anche lui imputato nel processo. Le due strutture sono articolazioni della Direzione tecnica di Rfi con un “ruolo di specifico rilievo” nella “sicurezza della circolazione dei treni e dell’esercizio ferroviario”.
Avrebbe dovuto “valutare adeguatamente i rischi”
Di più: perché i tecnici dell’Istituto Sperimentale erano “stati espressamente indicati” da Rfi per quanto riguarda le “competenze tecniche in materia di merci pericolose“. E quindi era proprio compito di quella struttura “valutare e analizzare gli specifici rischi connessi” al trasporto anche del gpl. Mentre l’unità Certificazione Sicurezza Imprese Ferroviarie, pure questa diretta da Favo, aveva “compiti in materia di rilascio, rinnovo, modifica e revoca del certificato di sicurezza alle imprese ferroviarie”, oltre ad avere la funzione di “elaborare norme, prescrizioni e standard per la circolazione del materiale rotabile nonché dei mezzi e delle macchine per la verifica e l’esecuzione dei lavori delle infrastrutture – scrivono i giudici – e il compito di omologare e sovrintendere all’ammissione tecnica del materiale rotabile”. Favo e Fumi, quindi, “in quanto titolari dei poteri e doveri” avrebbero dovuto “procedere ad una adeguata valutazione e ponderazione di tutti i rischi connessi al trasporto delle merci pericolose”, tramite “controlli e verifiche di fondamentale rilievo” per individuare la “normativa tecnica” più consona a “far fronte agli elevati e prevedibili rischi connessi” al quel tipo di trasporto. Un ruolo decisivo, quindi, e non limitato alla “possibilità di fornire indicazioni e pareri tecnici”, come ha sostenuto la difesa.
“Violò norme cautelari”. Ma ha fatto carriera
Era quindi “esigibile” ad entrambi “la doverosa condotta di sollecitazione, proposta, segnalazione” e, inoltre, Favo “risulta aver violato – a parere dei giudici – una serie di norme cautelari. Quando era a capo della struttura di Certificazione Sicurezza Imprese Ferroviarie, ad esempio, scrive il tribunale, “non era stata predisposta (…) alcuna procedura in ordine al controllo e alla verifica dei processi manutentivi” da parte dei proprietari dei carri esteri della Gatx utilizzati per il trasporto di merci pericolose. Se tutto fosse andato come previsto dalle norme, invece, sarebbe “inevitabilmente” scattato “il divieto di circolazione del carro poi deragliato” a Viareggio il 29 giugno. Ecco quindi che, secondo i giudici, “l’adozione della condotta doverosa da parte dell’ing. Favo avrebbe certamente evitato il disastro”. Al momento, però, il governo non ha deciso di intervenire: Favo resta direttore a Napoli.
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Vertice Ue, veto di Orban su sostegno a Kiev. Zelensky: martedì summit tra i “volenterosi”. Meloni: “Riarmo? Termine non chiaro. No all’uso dei fondi di coesione”
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La politica estera cambia la vita delle famiglie, aiuta la gente a capire e anche gli errori fatti. In Italia il casino sui consumi lo ha fatto Salvini: ha fatto una norma sul codice della strada per ridurre gli incidenti e va bene ma non è giusto fare una campagna terroristica sul vino. E poi c'è Trump che fa i dazi ma la roba nostra piace nel mondo e se ci mettono i dazi, ci fregano. I sovranisti di casa nostra dicono 'viva Trump' ma Trump ci distrugge l'economia". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4. "E poi c'è anche l'Europa che è un po' troppo burocratica".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “La sicurezza delle telecomunicazioni è fondamentale, nell’interesse italiano sarebbe singolare scegliere un soggetto francese (con partecipazione azionaria anche cinese?) anziché un sistema tecnologicamente più sviluppato ed all’avanguardia come quello americano. Peraltro notiamo con stupore che, come già avvenuto per alcune case farmaceutiche durante il Covid, un titolo francese abbia guadagnato in Borsa più del 500% in pochi giorni. Siamo certi che, in una fase delicata come questa, ogni scelta vada ponderata esclusivamente nel nome dell’interesse nazionale italiano, senza pregiudizi ideologici, ritenendo gli Usa un partner imprescindibile per la sicurezza e la crescita del nostro Paese”. Così in una nota Paolo Borchia, capo delegazione Lega al Parlamento europeo, e Paolo Formentini, deputato Lega, responsabile dipartimento Esteri della Lega.