Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che ha sempre guardato Suso con gli occhiali da sole, conscia che la luce da lui irradiata fosse da sempre fuori scala. Altre considerazioni.
1. Juve e Napoli continuano a inseguirsi a vicenda, dando costante sfoggio di veemenza e grazia. Entrambe hanno rimoontato due avversarie che hanno sempre sofferto. Inizio shock, poi Dybala e Mertens in cattedra. E non solo loro due. Vittorie pesanti, emblematiche e sintomatiche di due milizie che si contenderanno le prime due piazze. Mietendo vittime con sadismo crasso.
2. Occhio però all’Inter. Con la Roma vince dopo un’ora di medio calvario. I giallorossi prendono tre pali e aspettano ancora un rigore: tanto non hanno meritato di vincere a Bergamo, quanto non hanno meritato di perdere contro l’ex Spalletti. Va però considerata la forza inaudita di Icardi, che ha già fatto 4 dei 47 gol che realizzerà quest’anno prima di vincere Mondiali, Pallone d’Oro e Politiche 2018. Il centrocampo nerazzurro è poi sommamente sontuoso: Borja Valero regna, Vecino sempre più utile. Bene anche Joao Mario. Spalletti è l’uomo giusto per una società incline agli harakiri: l’Inter è l’unica a poter insidiare le armate di Allegri e Che Gue Sarri. Come minimo arriverà terza.
3. Non riesco invece a vedere la Roma nel podio. Posso sbagliare, ma mi pare che il suo potenziale sia giocarsi il quarto posto con il Milan. Il sorteggio in Champions League è stato terrificante (è in grado di eliminare Chelsea o Atletico Madrid?) e Schick è meraviglioso ma non potrà fare miracoli. Oltretutto, e lo dico anche con preoccupazione medica, mi sfugge come un giocatore sia ritenuto non idoneo dalla Juve per poi tornare di colpo sanissimo. Mah. In ogni caso, buona fortuna.
4. Il Var è in auge da sole due settimane, ma sta già sul cazzo a tutti. Sollievo nel Pd: hanno già trovato l’erede di Renzi.
5. È bugiardo lo “0” dell’Atalanta, che paga un calendario carogna. Vale lo stesso anche per il Cagliari, che per un’ora buona ha mediamente irriso un Milan stanco e confuso. Male Calhanoglu, malino Bonucci (il rigore per me c’era). Barella ottimo. Applausi per Montolivo e Cutrone. Fischi (stranamente) per Kessie, il cui troiaio che aziona il gol di Joao Pedro è parso davvero accecante. Se il Milan giocherà sempre così, quarto non arriverà mai.
6. Per tutta l’estate ho dovuto leggere frasi empie e blasfeme su Suso. Per esempio che Egli, in virtù dei tanti acquisti, non fosse irrinunciabile. Quante bestemmie: tutto, nel cosmo, dipende da lui. Se c’è il Sole, è perché lo vuole Suso: Egli stesso è il Sole. Se sentite caldo, è perché c’è troppo Suso. Non per nulla, già nella Critica della ragion pura, Kant rivelava: “Non c’è dubbio che ogni nostra conoscenza incomincia con Suso”. E ancora: “La ragione umana, anche senza il pungolo della semplice vanità dell’onniscienza, è perpetuamente sospinta da un bisogno. E quel bisogno è Suso”. Per poi concludere: “La fede in Suso è talmente intessuta col mio sentimento morale, che io non ho da preoccuparmi in alcun modo”.
7. Sia dunque lode, giacché Suso veglia su di noi, irradiando le nostre vite e concupendole con inesausta iridescenza. Egli è Vita, egli è Luce. Gioiamo.
8. Vedo malino l’Udinese. E non me l’aspettavo. Non stupisce invece il golgota indicibile della Viola. Quando vendi quasi tutti i pezzi pregiati, il minimo che possa capitarti è che la squadra – quantomeno all’inizio – si riveli competitiva come una mietibatti guidata da Pisapia in una gara di MotoGp. Spiace.
9. Farinacci Mihajlovic si gode il Mirabile Gallo e un Ljajic insolitamente lucido. La Spal torna a vincere in serie A. Riecco la Lazio. Crotone-Verona avvincente come un comizio della Picierno. Samp a punteggio pieno. Ma tutto svilisce e scompare, di fronte a Iturbe che dopo neanche cinque minuti fa già ridere tutto il Messico. Idolo assoluto.
10. L’altro giorno ho guardato The Defenders su Netflix. L’ho fatto, principalmente, perché Jessica Jones è sexy da far male. In breve: le forze del Male vogliono conquistare l’immortalità. Per farlo, devono abbattere il muro che conduce alla magica K’un-Lun. L’unico che può riuscirci è l’enigmatico Iron Fist. L’Iron Fist è dunque il Prescelto, l’Eletto: l’ultima speranza del mondo. Nessuno sa chi sia, ma alla fine ne scopriamo l’identità: l’Iron Fist è Nardella.
A lunedì.