È spaccato il quartiere Tiburtino Terzo, alla periferia di Roma, sulla presenza del centro di accoglienza di via del Frantoio. Dopo l’assedio della scorsa notte, alcuni abitanti si sono radunati davanti alla struttura presidiata dalle forze dell’ordine. “Ieri sera è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso – racconta Angelo Gelsomini, un abitante – Non ne possiamo più. Qui la sera dalle 21.30 non si può più uscire. Ubriachi girano in gruppo per dare fastidio alle ragazze, ci sono furti continui”. In molti ripetono “non siamo razzisti, ma non ne possiamo più“.  Da una prima ricostruzione, tutto è nato da una lite in strada tra un eritreo di 40 anni, ospite della struttura, e alcuni ragazzini. Poco dopo una donna è andata nel centro per regolare i conti. Ostacolata nell’uscita da una  cinquantina di migranti ha chiesto aiuto a circa 50 residenti che hanno assediato i cancelli. Alcuni parlano di “sequestro della donna”, ma la versione è stata smentita dalle forze dell’ordine. L’eritreo è stato accoltellato alla schiena. “Li abbiamo accolti, non siamo razzisti ma la tolleranza è finita”. Ma non tutti la pensano così e non sono mancati i battibecchi tra residenti. “Sono qui da 10 anni e non hanno mai dato fastidio né a me né a mia madre” replica un ragazzo arrivando davanti al centro. “Io non difendo loro per principio – ha replicato ad altri residenti che lo criticavano – difendo anche la gente del quartiere che non ha lavoro, difendo chi è povero”.

 

 

 

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