In due hanno bussato alla porta della caserma dei carabinieri di Montecchio di Pesaro, perché si sentivano ormai braccati. Devono aver visto il fotogramma diffuso nelle scorse ore, devono aver letto quotidiani e siti, ascoltando le parole degli investigatori: “Li prendiamo, sappiamo chi sono. Le vittime li hanno riconosciuti”. Un terzo lo hanno fermato gli agenti dello Sco della polizia. Adesso agli investigatori resta da rintracciare l’ultimo componente del branco che la notte del 26 agosto ha prima aggredito nel bagno 130 di Rimini una coppia di turisti, picchiando lui e violentando la sua amica, per poi abusare anche di una trans peruviana lungo la statale.
La confessione e le informazioni sul terzo – “Siamo noi ad aver stuprato la donna polacca e la trans sudamericana”, hanno detto i due che hanno confessato. Sono fratelli di nazionalità marocchina, uno di 15 e l’altro di 16 anni. Adesso dovranno essere ascoltati dal pm titolare dell’inchiesta e dal pm della procura dei minori di Bologna, che vaglieranno la veridicità del loro racconto. E inoltre la transessuale verrà convocata per il riconoscimento. Minorenne anche il terzo componente del branco, un congolese, fermato dagli uomini dello Sco e dagli agenti della Mobile grazie alle informazioni fornite dai fratelli subito dopo la confessione. Mentre il quarto sarebbe un 20enne nigeriano, unico maggiorenne dei quattro, definito il capobanda e il più violento del gruppo.
La mossa del fotogramma diffuso – Non sono spacciatori né hanno precedenti i fratelli che sabato pomeriggio hanno ammesso di far parte del gruppo. La pressione degli inquirenti ha dato i frutti sperati. Dopo essersi sentiti accerchiati, i due hanno smesso di nascondersi. La mossa decisiva è stata la diffusione di quel fotogramma che li ritrae di spalle in fuga – ma la polizia ha in mano l’intero video e diverse riprese frontali chiare, utili all’identificazione – comparso oggi su diversi siti, tra i quali quello del Fatto Quotidiano. I due hanno infatti detto agli investigatori di essersi riconosciuti nell’immagine diffusa.
Il nigeriano è irreperibile – Cappuccio bianco, felpa, bermuda, cappellino in testa: così si intravedono nel frame gli stupratori della spiaggia di Miramare. Nella prima immagine a disposizione si vedono tre dei quattro violentatori di spalle. Il frame si colloca temporalmente dopo l’aggressione ai due turisti, quando il branco ha lasciato la spiaggia, e prima di incontrare la transessuale lungo la Statale. Manca all’appello il quarto uomo, il nigeriano che indossava una canottiera la notte delle aggressioni e ora irreperibile. Secondo le testimonianze delle vittime lui sarebbe il leader del branco, il più violento. In una registrazione video acquisita dalle telecamere del comune lungo la Statale, si vede il ragazzo con la canottiera trascinare a terra la trans.
“Sono loro” – A riconoscerli è stata proprio la trans peruviana: “Sono loro”, ha detto quando le hanno mostrato le foto. Li ha riconosciuti tutti. E ha riferito agli inquirenti che tutti nel gruppo parlavo italiano. Secondo il ragazzo polacco, che ne ha identificati due, il branco parlava inglese. La giovane turista, invece, a causa dello choc subito non è ancora riuscita a visionare le immagini delle videocamere.
Forse autori di un’altra aggressione – La presenza di due giovani centrafricani getta nuova luce su un’aggressione in spiaggia a Pesaro, avvenuta il giorno dopo quella di Rimini. Anche in quel caso una coppietta che si era appartata nella spiaggia del Sacro Cuore, su un lettino, era stata circondata da tre uomini, che i ragazzi hanno descritto di colore. In pochi attimi i tre hanno rapinato i cellulari della coppietta tentando di inseguire i ragazzi, che nel frattempo erano scappati urlando.