“Oggi, per la prima volta nella storia della Repubblica, i giudici stanno bloccando l’attività di un partito politico”. Matteo Salvini, in una conferenza stampa a Montecitorio, reagisce duramente al blocco dei conti della Lega Nord, una misura cautelare conseguente alla sentenza di primo grado sull’irregolarità nell’utilizzo di fondi pubblici da parte del Carroccio. Il 24 luglio scorso il tribunale di Genova ha condannato a due anni e mezzo Umberto Bossi e a quattro anni e dieci mesi il suo storico tesoriere Francesco Belsito, riconosciuti colpevoli nel processo sulla truffa da 56 milioni di euro ai danni dello Stato. Il giudice ligure ha anche disposto la confisca di 48 milioni di euro dai fondi del partito. Ora che la sentenza è diventa operativa, Salvini si scandalizza e parla di “attacco alla democrazia“.
Il leader della Lega ha il sospetto di una manovra orchestra per colpire il suo partito quando “è in crescita nei sondaggi” e a pochi giorni dal tradizionale raduno a Pontida. “C’è una scheggia della magistratura che fa politica e vuole mettere fuori legge la Lega, vogliono farci fuori, metterci nelle condizioni di non esistere”. “C’è chi vuole mettere il bavaglio al dissenso, ad alcuni milioni di italiani che credono nella Lega”, continua Salvini. “Forse – aggiunge il segretario del Carroccio – dava fastidio che tanti militanti da tutta Italia venissero a Pontida, per una grande giornata di libertà”. Il problema infatti è proprio la festa del partito: Salvini ha spiegato che alcune banche a livello locale (in Emilia, in Liguria, a Bergamo, a Trento) hanno negato l’accesso ai conti correnti di dirigenti locali della Lega chiamati a fronteggiare le spese per l’organizzazione della manifestazione. “Se qualcuno pensa di bloccarci si sbaglia di grosso, andiamo avanti ancora più forti di prima. Pontida la facciamo anche a costo di pagarla di tasca nostra“, dichiara il segretario.
di Manolo Lanaro
La polemica con Renzi – Salvini risponde anche a Matteo Renzi che poco prima, parlando alla festa dell’Unità di Frascati, aveva dichiarato: “Pensate a come sta messo il centrodestra: tutti i giorni la Lega fa la morale a Roma ladrona ma nessuno che dica che c’è un partito che ha rubato i soldi del contribuente”. “Si vergogni – è la risposta di Salvini – al Pd non succede nulla perché evidentemente lui ha più amici dentro la magistratura”.
L’inchiesta sui fondi del Carroccio – La sentenza di primo grado del tribunale di Genova che ora provoca le ire di Salvini riguarda il periodo tra il 2008 e il 2010. In quegli anni, secondo l’accusa, la Lega Nord avrebbe presentato rendiconti irregolari al Parlamento per ottenere indebitamente fondi pubblici. Denaro poi utilizzato in gran parte per le spese personali della famiglia Bossi. Oltre al Senatur e al tesoriere Belsito, sono stati condannati anche i tre ex revisori contabili del partito Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi e i due imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet. L’inchiesta era deflagrata nel 2012 e aveva portato alle dimissioni di Bossi e dei suoi fedelissimi. Il processo era cominciato il 23 settembre 2016 dopo che nel capoluogo ligure era arrivato per competenza lo stralcio d’indagine da Milano.
L’altra condanna a Milano – L’inchiesta della procura meneghina sulle spese dei Bossi, ribattezzata “The Family” come il nome appuntato sulla copertina di una cartella conservata nell’ufficio di Belsito, ha portato invece al processo che il 10 luglio scorso ha concluso il primo grado con la condanna di Belsito a due anni e sei mesi. Insieme a Belsito i giudici milanesi hanno condannato il Senatur a due anni e tre mesi e il figlio Renzo Bossi a un anno e sei mesi. Erano tutti imputati per appropriazione indebita per aver usato, secondo l’accusa, fondi del Carroccio per fini personali. Salvini – che aveva deciso di ritirare dal processo la posizione della Lega come parte civile per i danni d’immagine – aveva commentato così la condanna: “Dispiace dal punto di vista umano. Fa parte però di un’altra era politica. La Lega ha rinnovato uomini e progetti”. Un no comment, invece, era arrivato invece dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni.