Può essere indagato, ma deve avere alle spalle un mandato da eletto in Parlamento o nei consigli comunali e regionali. Sono le regole principali pubblicate dal blog di Beppe Grillo per le primarie online che eleggeranno il candidato alla premier del Movimento 5 Stelle. Attese da giorni, adesso chi ha i requisiti necessari potrà “accettare la candidatura accedendo alla propria pagina”sul sistema Rousseau le ore 12 di lunedì 18 settembre. La lista dei candidati – si legge nella nota pubblica dal blog -verrà poi “sottoposta alla votazione in Rete”. Al voto avranno accesso tutti coloro che si sono iscritti al Movimento 5 Stelle entro l’1 gennaio 2017.
Saranno loro che decideranno a chi affidare il ruolo di “Capo della forza politica che depositerà il programma elettorale sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle per le prossime elezioni”. Potrà proporsi come candidato premier del M5s chi abbia in curriculum un mandato da portavoce nell’ambito delle varie istituzioni nazionali o locali e quanti “non si siano dimessi durante l’esercizio del mandato, non abbiano cambiato gruppo politico”, siano in possesso dei requisiti previsti per le cariche elettive nel Regolamento M5s. Ovviamente per candidarsi non si deve aver “tenuto condotte in contrasto con i principi, valori, programmi, nonché con l’immagine del M5s, del suo simbolo e del suo Garante”. Esclusi dalla corsa, ovviamente, anche le parti ricorrenti o parti in giudizi promossi contro il Movimento e contro Beppe Grillo.
Ovviamente, come nelle precedenti tornate, non potrà candidarsi chi in passato ha “partecipato a elezioni di qualsiasi livello con forze politiche diverse dal M5s” e anche chi è stato semplicemente iscritto a un altro partito. La novità è che le persone indagate non sono automaticamente bandite dalla corsa. Basta che comunichino i carichi pendenti. “Ai candidati a conoscenza di indagini o procedimenti penali – si legge nel blog – verrà richiesto un certificato rilasciato ai sensi dell’art. 335 del c.p.p., nonché i documenti relativi ai fatti contestati e una breve relazione illustrativa dei fatti con autorizzazione espressa alla pubblicazione di tali atti nell’ambito dello spazio riservato a ciascun candidato”. Insomma le inchieste a carico degli aspiranti candidati verranno valutate caso per caso.
Proprio quest’ultima regola, però, ha scatenato le polemiche. “Siamo sicuramente di fronte a una norma ad personam perché sanno che c’è una situazione che pende su Di Maio”, dice Marika Cassimatis, ex candidata sindaco M5S a Genova poi spodestata da Grillo. Su Di Maio, infatti, pende un giudizio in seguito a una denuncia per diffamazione fatta dalla stessa Cassimatis. “A mio avviso il nuovo editto viola il chiaro disposto dell’articolo 7 del Non statuto, in quanto consente la candidatura di soggetti sottoposti a procedimento penale, mentre il Non statuto permette la candidatura di persone che non abbiano in corso alcun procedimento penale a proprio carico, qualunque sia la natura del reato ad essi contestato”, dice invece l’avvocato Lorenzo Borrè,che sta seguendo il ricorso di Mauro Giulivi contro le Regionarie siciliane, dopo aver assistito la stessa Cassimatis. “Beppe Grillo non sarà più il capo politico del M5S. Forse così gli ignoranti lo capiranno, per coloro che non sanno o non vogliono leggere è scritto chiaramente nel post di oggi”, dice – in un post su facebook, Riccardo Nuti, deputato sospeso dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta sulle firme false a Palermo. Attacca il Movimento 5 Stelle, anche Matteo Renzi. “M5s è un partito dove non è più uno vale uno ma uno vuole uno: Grillo vuole qualcuno e lo mette. A livello di amministrazioni comunali il Movimento 5 Stelle sta mostrando, con alcune lodevoli eccezioni, il dominio dell’incompetenza”, dice il segretario del Pd. “Si accingono a una forma di consultazione online – aggiunge Renzi – non tutti i problemi e i pericoli che abbiamo visto arrivare da quel mondo lì, anche solo in termini di tenuta e conservazione dei dati”.